idontwannabeyouanymore

i don't wanna be you anymore
billie eilish
nei media

nuda, si sentiva nuda. spogliata di ogni maschera, non c'era nulla che la distraesse dal suo riflesso proiettato nello specchio. non era lei quella che vedeva, non poteva esserlo davvero. mosse una mano: pelle marcia e cicatrizzata si mosse da quell'altro lato.

dall'altro lato, uno sguardo fisso le penetrava la pelle, piccole lame affilate la uccidevano ogni volta che quegli occhi si posavano sopra di lei. era come combattere contro un nemico invisibile, e in questo caso quel nemico la conosceva fin troppo bene e sapeva quali punti deboli andare a colpire.
si fissavano negli occhi, due facce della stessa medaglia ma erano quasi due persone diverse ㅡ capelli chiarissimi da sembrare quasi bianchi, occhi smunti e annegati dai pianti, gli zigomi marcati dal digiuno totale, tanto bianco che sembrava una stanza d'ospedale: e forse lo era anche, lei era imprigionata tra le bianche pareti della sua mente, rinchiusa in quell'agonia mentale che da anni la torturava.

"non voglio essere te."

l'unico sbaglio che commetteva era non ascoltarsi mentre diceva quelle frasi. non faceva nulla per cambiarsi e non essere l'immagine riflessa in quell'anima di vetro che tanto odiava. parlava tanto e la notte si disperava, ma poi non muoveva un dito per dare una svolta alla sua vita.
cadeva a pezzi due volte al giorno, mattina e sera, quando passava davanti allo specchio e si copriva gli occhi con la mano per non vomitare.
squadrava ogni difetto possibile e poi scappava, scappava da sé stessa e piangeva dove nessuno poteva sentirla.

"non voglio più essere te."

se le lacrime si potessero imbottigliare, lei starebbe annegando in un mare di stupide bugie inutili a cui neanche lei credeva. non voleva sentirsi in colpa, non voleva stare male. non voleva sprofondare ancora più giù ㅡ aveva già toccato il fondo ormai.

morta, era ormai morta. l'istinto primordiale di sopravvivenza era sparito. forse, oramai, non ci provava neanche più a cambiare le cose.
le mani appoggiate al vetro iniziavano a diventare fredde, mentre un dolore più antico la scuoteva da dentro e lei non riusciva a toglierselo di dosso. solo ciò che rifletteva i suoi sentimenti ㅡ lo specchio ㅡ conosceva il modo in cui si autodistruggeva. archiviava le sensazioni che ormai erano diventate vecchie perché non era più in grado di provare nulla di diverso da quella bianca apatia, mentre la sua bocca pronunciava quella frase decine di migliaia di volte, appannando il vetro dello specchio.

"non voglio più essere te."

lo urlava, stavolta, lo urlava, arrabbiata. era spaventata e non le importava di essere sentita da qualcuno. basta, si diceva, ora basta. ora il bianco si mischiava al rosso ed era un vortice e lei aveva iniziato a ridere ridere ridere e lo specchio rideva con lei e lei girava su sé stessa e le facevano male le braccia e anche le gambe. le pareti della stanza si erano macchiate di rosso ㅡ ora sua madre avrebbe urlato parecchio ㅡ ma non le importava molto. lo specchio era appannato e non rifletteva più la sua immagine e i suoi occhi iniziavano ad essere stanchi di tutto quello.

"non voglio essere te. non più."

e stavolta era una promessa, e stavolta l'avrebbe mantenuta. c'era un peso nel suo stomaco che la stava portando sul fondo del mare, sempre più giù, fino a che l'acqua non bucava i polmoni e gli occhi non si riempivano di sabbia e gli animali marini avrebbero mangiato le sue pallide ossa per anni.

si guardava fissa allo specchio, che mai aveva riflettuto occhi così vivi. occhi negli occhi, stavolta era viva e non aveva paura. si indicava con violenza, il dito a macchiare la superficie leggermente appannata dello specchio. era la fine, lo aveva capito.

"non voglio più essere te. non più. ora basta."

ora basta.
fu un attimo, la forza di un pugno, il rumore di qualcosa che si rompe, i cocci di vetro a terra, le nocche insanguinate, bianco, rosso, ma niente più riflesso.
sorrise, finalmente, dopo anni.
sua madre urla, ma non le importa.
il sangue sulle mani continua a scorrere copioso, ma non le importa.
il vetro è sparso ovunque per terra, ma non le importa.
rompere uno specchio porta sette anni di sfortuna, ma non le importa.

forse, finalmente, è felice.

n.d.a.
dedicato a chi non si piace, ma anche a chi si ama essendo sé stesso, a chi non ha paura di mostrarsi così com'è. dedicato a chi è spaventato dal suo riflesso ma comunque non smette di lottare.

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