30. (𝕱𝖆𝖜𝖓)

La forza di reagire non ce l'aveva.

Era morta, sepolta e sotterrata sotto al glaciale ordine che lui le aveva dato, insieme a quell'inoppugnabile frase.

Vai dove non puoi dare altri problemi.

La rabbia si muoveva sotto la pelle, strisciava e le pungolava le mani, la gola, gli occhi. Le fiamme si agitavano pian piano, in sottofondo. Le sentiva, non che si zittissero mai. Ma era Fawn a non riuscire a parlare, a non trovare la voglia di rispondere ancora, di dimostrare al comandante che in fondo lei... Lei che cosa? Che lei i problemi non li dava, non li aveva mai dati e non ne avrebbe portati altri?

Tutto falso. Chiunque l'avrebbe capito, e lei fino a quel momento aveva solo cercato di nascondere la realtà sotto a strati di tentativi slegati e incoerenti. Chi avrebbe mai potuto crederle, o cosa poteva ancora cercare di dimostrare?

Che non era davvero un mostro.

Emise una risata bassa, sarcastica. Camminò piano, senza curarsi di tutti i cavalieri intorno a lei che forse la guardavano. Qualche foglia sparsa rilasciò degli scricchiolii accartocciati sotto ai suoi piedi, era l'unico suono a spezzare il percorso verso il fondo della carovana. La sua personale processione della vergogna.

Forse erano persino soddisfatti, felici di vederla finalmente abbassare la testa e camminare guardando per terra. Non aveva neanche il coraggio di volgere il viso verso di loro. Le fiamme sarebbero potute uscire in qualsiasi momento, come d'altronde avevano già fatto. Darragh era solo l'ultimo di una lista di fallimenti e crudeltà. Aveva detto di sì all'idea di torturare quei due uomini, perché in fondo il posto che le spettava lo aveva già capito. Lui lo aveva visto, e lei era stata solo preda dell'ennesima illusione...

Ecco perché.

Si era illusa. Per qualche ora gli aveva creduto.

Da qualche parte, giù nell'anima incenerita che covava, Fawn gli aveva dato retta. Come una perfetta idiota, si era fidata dell'unico uomo che aveva giurato di vedere per sempre come un bugiardo, e si era lasciata incantare. Forse non aveva paura di lei, ma credere di essere accettata, mai. Che folle idea. Pensare addirittura che avrebbe potuto considerarla degna di fiducia o di riguardo.

Strinse le piccole mani senza accorgersi delle unghie che le ferivano i palmi.

La rabbia c'era, eccome, ma era meglio lasciarla a ribollire da sola. Farla esplodere avrebbe solo dato ragione a Devon, e lei la verità la sapeva fin troppo bene.

Ce l'ha, ragione.

Inspirò forte, sentiva il battito del cuore attraverso la propria cassa toracica pulsare con più violenza. Una stretta alla testa, la confusione che la opprimeva, la necessità di fare qualcosa, qualsiasi cosa, che fosse correre, scappare, urlare, uccidersi, farsi del male. Lasciar defluire tutta l'impotenza in una maniera qualsiasi, una qualunque, una che non contemplasse le fiamme e non creasse l'ennesimo danno...

«Fawn! Ciao, di cosa hai bisogno?»

Una voce piccola e delicata venne a spezzare l'atmosfera densa che la attorniava come una nuvola di pece. Nulla a che fare con l'ordine freddo che le rimbombava nel cervello.

Alzò il capo: di fronte a lei due occhi celesti e chiari come il cielo d'inverno, la pelle candida e una massa di ricci scuri. Nilde aveva un viso così pulito da indurla a credere che nessun essere umano, di fronte a lei, avrebbe mai avuto il coraggio di provare aggressività. Era come guardare un bambino indifeso, o un cucciolo. Una sincerità disarmante che era sempre riuscita a vincere persino la sua corazza di diffidenza, dal primo giorno.

«Non ho bisogno di nulla, sono stata inviata da voi. Pare che mi unirò al vostro gruppo».

«Oh... non sapevo avessi capacità di guarigione, mi stupisci».

Rimase immobile. Verso Nilde non riusciva a incanalare nessun moto di stizza o scontrosità, ma pensare di essere addirittura cordiale non le riusciva bene. Le altre figure femminili la spaventavano, da sempre. Forse perché non ne aveva mai avuta una vicina, e l'unica che si fosse affacciata nella sua esistenza aveva rischiato di venire bruciata viva.

«Sì, beh, immagino che nessuno potrebbe vedermi come una curatrice, guardandomi».

Le era uscito spontaneo e lugubre, ma in fondo non le importava. Non aveva più voglia di sforzarsi o apparire amichevole, sarebbe stato inutile.

Nilde non si scompose, alzò le mani verso di lei in segno di scuse e si affrettò a risponderle: «Non volevo dire niente del genere, perdonami. È solo che ti ho sempre vista cavalcare con gli altri cavalieri... Ti invidiavo, sai? Devi essere davvero forte, per riuscire a combattere con loro!»

Erano magri tentativi di consolarla, di certo. Ciò che il resto del mondo pensava di lei e della sua femminilità presunta, o mai recepita, le era più che noto. Fece finta di nulla, la ragazza non aveva colpa.

Movimenti e scalpiccii di zoccoli sul terreno, qualche nitrito e un brusio che venne verso di loro come un'onda, avvicinandosi. Le prime file si stavano rimettendo in marcia, dovevano sbrigarsi anche loro.

«Suppongo che dobbiamo muoverci, dove sono le altre? I vostri cavalli?»

«Non abbiamo mai avuto un cavallo, Fawn. Noi viaggiamo sui carri, ti ricordi?». Nilde le si era rivolta con una certa titubanza, nella voce un'inflessione incerta.

Che cretina. Lo sapeva, viaggiavano insieme da settimane, dormiva con loro. Si era sempre fatta gli affari propri, in effetti.

«Giusto...»

Notò che Nilde accennava un piccolo sorriso. «Vedrai che ti abituerai, andiamo! Lily e Cia dovrebbero essere già sul carro. Yulia è sparita, aveva detto che sarebbe scesa a cercare qualche erba».

Si guardò attorno, circospetta. Avevano la capacità di riconoscere le piante selvatiche a occhio nudo, con sicurezza? Lei si era sempre affidata agli speziali, e aveva solo quel suo dannato libro privo di lettere. Loro sapevano leggere, di sicuro.

Ma non ebbe il tempo di ponderare sulle proprie frustrazioni. Nilde la prese per una mano e la trascinò con sé, incurante della sua faccia stupita all'idea che la toccasse con noncuranza.

Lily starà per Lilibeth. Cia... Ciara, forse? Yulia, ha detto che si chiama la terza. Devo ricordarmeli subito.

Superarono gli uomini a cavallo di fronte ai due piccoli carri che le aspettavano: dovevano essere la scorta dedicata a loro. Altri due chiudevano le spalle della compagnia, più in là. Oltre il parapetto di legno, che chiudeva quel mezzo di trasporto abbozzato, spuntò la testa bionda di una ragazza, alzandosi. Doveva essere rimasta sdraiata fino a quel momento. Occhi sottili e mento leggermente appuntito, trasalì un poco quando le vide arrivare verso di lei.

«Lily, Fawn verrà con noi, d'ora in poi, c'è stato un cambio di piani. Abbiamo una nuova recluta».

Il trillo sereno di Nilde non ebbe effetto nel togliere la patina di sconcerto dal volto della giovane curatrice, le cui sopracciglia aggrottate rimasero fisse. Fawn abbassò lo sguardo. Il minimo che poteva fare era non sconvolgere troppo le loro abitudini o dare loro modo di avere paura.

«Benvenuta, ragazza. Quanto sei abile, con le arti curative? Hai imparato da qualcuno?»

Si voltò con la testa verso l'origine della voce, sull'altro carro, mentre Nilde la aiutava a salire sullo stesso mezzo di Lily. Una donna più matura di tutte loro la guardava con aria assorta, ma tranquilla, i capelli scuri raccolti in una crocchia. Qualche filo ingrigito sfuggiva all'acconciatura tirata all'indietro e tradiva la sua reale età, insieme a qualche piccola ruga intorno alla bocca piena e gli occhi castani. Pensò che da giovane dovesse essere stata molto bella, lo sguardo profondo riusciva a calamitare persino lei. Nascondeva qualcosa di strano, a cui non sapeva dare un'identità.

Balbettò una risposta flebile: «Non sono nulla di che, so cucire e conosco i principali rimedi. Non ho mai avuto un maestro, ho solo osservato e praticato molto. E poi...»

Tentennò. Rivelare che usava il fuoco demoniaco in suo possesso non era il modo migliore per farsi accettare.

«Poi?» la incalzò lei. Doveva trattarsi di Ciara, associò il volto con cui aveva dormito molte notti a una vaga presentazione avuta settimane prima.

«Ho i miei modi di richiudere tagli e interrompere i sanguinamenti, se serve».

«Tuoi modi? Intendi forse i tuoi poteri?»

Annuì con la testa, in silenzio, mentre si accucciava nell'angolo opposto e più lontano rispetto a Nilde e a Lily. La giovane bionda non le aveva ancora scollato gli occhi di dosso.

«Beh, è una proprietà niente male. Potrai esserci utile, solo gli dèi sanno quanto questi uomini non si facciano scrupoli nel farsi affettare. Più spesso di quanto non dovrebbero». Accompagnò il tutto con un sorriso sghembo.

Rimase ancora in silenzio. Nei pochi momenti trascorsi assieme durante il viaggio si erano dimostrate innocue, ma non si erano date alcuna confidenza. Il solo fatto di dover adempiere alla stessa mansione le obbligava a parlare?

Sì, forse sarebbe stato corretto. Era lei, la scontrosa.

Azzardò una frase qualunque: «Non sono troppo pratica di erbe, non le riconosco e non le ricordo a memoria. Sarò felice di osservarvi e imparare».

Troppo impostata.

«Ma certo, Fawn! Stai tranquilla, a noi fa solo piacere. Avremo un nuovo passatempo con cui affrontare tutte queste interminabili ore di viaggio».

Un risolino candido. Nilde sapeva essere una creatura così leggiadra... non sembrava appartenere alla sua stessa specie.

È un'umana, infatti.

Ci ripensò: anche Idalia non era umana. Anche tutte le sue compagne ribelli non lo erano. Il vero problema non era la sua natura di Mistero, solo l'essere quanto di meno affascinante e aggraziato potesse essere stato concepito.

Tirò le maniche del mantello un po' di più e vi chiuse dentro le dita, nascondendole, con fare nervoso. Sistemò meglio le gambe davanti a sé, appoggiata contro il bordo di legno del carro, la schiena al cavallo e la faccia rivolta verso la radura.

Non si erano ancora mossi, ma che aspettavano?

«Eccomi! Eccomi! Ci sono, scusate!»

Una voce più che acuta, tanto da darle una sensazione di immediato fastidio, le raggiunse. Verso la loro posizione correva la figura bassa e minuta dell'ultima ragazza, Yulia. Fawn ebbe la stessa sensazione di quando l'aveva incontrata la prima volta: un folletto dei boschi, uno di quelli usciti dalle poche storie che suo padre le raccontava durante l'infanzia. I capelli cortissimi, inusuale per una giovane donna, i tratti fini e la corporatura esile. Non si stupì di quel tono di voce: la bocca, il naso, il collo, tutto ciò che in Yulia era pensato per lasciar passare dell'aria era stato progettato in formato microscopico, diverso da quello dei comuni esseri umani.

Non c'era spazio, in lei, utile a produrre un suono più corposo.

«Aspettavamo te, come ogni volta. Almeno sei riuscita a trovare qualcosa?»

Ma allora sa parlare.

Lily si era rivolta verso l'amica con fare sdegnato. Quella le rispose con una linguaccia e salì sul secondo carro, sistemandosi vicino a Ciara. «Poca roba, solo qualche foglia di capelninfa». Fawn notò il ciuffo rigoglioso e verdognolo che teneva in mano, tante piccole foglioline dai bordi tondi che sbucavano dal pugno chiuso.

«Che risorsa preziosa. Immagino siano tutti desiderosi di curarsi la tosse, durante una spedizione di guerra».

«Non si sa mai, tesoro mio! Anche la tosse, se non trattata, può dare spiacevoli conseguenze e terribili fastidi».

«Certo...». La bionda sbuffò, prima di reclinare la testa contro il bordo legnoso. Se non altro aveva smesso di guardarla male.

Yulia non le disse nulla, pareva non essersi neanche accorta della sua presenza. Prese ad aprire la propria bisaccia e sistemarvi dentro il reperto vegetale.

I mezzi si misero in moto, infine, trascinati dai cavalli al passo. Davanti e dietro di loro, le guardie che le seguivano con fare annoiato. Non sembravano neanche particolarmente prestanti, con tutta probabilità il comandante aveva inviato là dietro i peggiori della compagnia. Ebbe modo di capire subito quanto l'avanzamento ciondolante del carro le desse alla testa.

Esordì con fare secco: «Potrebbero almeno darci un cavallo per ciascuna, non si può proseguire con questa lentezza. Non lo trovate esasperante?»

Quattro sguardi straniti si posarono su di lei nello stesso istante: Cia era calma, ma incuriosita. Lily aveva alzato un sopracciglio in maniera vistosa, e la squadrava. Fu la piccola Yulia a risponderle: «Io non so cavalcare, cara! O almeno, non quanto serve per poter fare questo viaggio. Sei la ragazza che incendia cose, tu?»

Avvampò.

«Sì, sono io». Non ci aveva pensato. Era così strano credere che non riuscissero a fare una cosa tanto semplice. Ma d'altronde, lei era analfabeta.

Si aggiunse Ciara: «Noi ci troviamo bene, non ne abbiamo mai sentito la necessità».

Borbottò: «Beh, io lo chiederò. È ridicolo dover proseguire così».

Una voce dolce: «Prova a domandarlo al comandante, è un uomo molto comprensivo».

Nilde era tanto cara e buona, ma ad affermazioni del genere proprio non poteva rimanersene pacata. Sbottò: «Comprensivo? Parliamo dello stesso uomo borioso che si crede superiore al resto del mondo e impartisce ordini senza senso, vero?»

Si morse il labbro. Aveva parlato troppo. Non era neanche vero. Era solo lei il problema, ma non lo disse. L'astio era l'unica difesa che riusciva a concedersi per non soccombere.

Notò che il tono di Nilde si fece più basso. Non riusciva ad andarle contro per indole, ma era chiaro come si fosse risentita: «Non sono d'accordo con te, si presta a un compito molto complicato e non ci ha mai fatto mancare nulla. Perché lo segui, se hai quest'opinione?».

Perché lo seguo? Perché sono una stupida e credo di poter valere qualcosa.

No, per Lyam, forse. Per vendicarmi...

Si stupì. La vendetta, sì. Proteo. Quando lo aveva dimenticato?

Ignorò il silenzio denso che si abbatté sul gruppo e cercò di concentrarsi sulle immagini che conosceva così bene. Sullo scopo dell'intera missione, sul fatto che avrebbe dovuto trovare quell'uomo e fargli patire le pene più atroci. Non lo poteva fare, da dentro uno stupido carretto che andava a passo di lumaca, lontana da chiunque fosse incaricato di lanciarsi in battaglia. Aveva bisogno di un nuovo piano, quel maledetto le aveva ancora una volta messo i bastoni tra le ruote.

Innanzitutto, serviva ottenere un cavallo.

«Non ti preoccupare. Un po' di sano astio, in una compagnia, è normale. È chiaro a tutti che tu e il comandante avete un paio di questioni in sospeso. Nilde lo difenderebbe a prescindere, anche dovesse iniziare a darci terriccio per colazione».

Era stata Ciara a riprendere quella conversazione, interrompendo l'imbarazzo che si era creato. Fawn non se ne stava neanche preoccupando, ma fu costretta a tornare con l'attenzione su di loro.

Parlò anche Yulia, la vocetta intervallata a risatine: «Nilde è la sua prima sostenitrice da sempre, lo sappiamo bene».

Guardò Nilde: era arrossita vistosamente. Un fiotto improvviso di sangue era salito a colorarle la pelle, sotto la coltre di riccioli che presero a ballare. Muoveva la testa a destra e a sinistra, la calma serafica di poco prima ormai sparita: «Smettetela! Non mi sembra proprio il caso, e comunque ve lo state inventando».

«Ma per piacere, lo sanno anche le dannate foglie di Yulia».

Sì, Lily poteva dirsi la sua preferita. L'avrebbe schifata da lì all'eternità, forse, ma quel modo secco e fiero era l'unico a non farla sentire inadeguata...

Fawn parlò senza pensare: «Ti piace veramente?»

Nilde non rispose, e d'altronde lei non seppe spiegarsi perché le fosse uscita una domanda del genere. Avevano tempo da perdere, comunque, tanto valeva riempirlo in qualche modo. Anche con le storie d'amore, ormai la sua intera permanenza sulla terra pareva essere votata ad aiutare altri amanti.

Scacciò con forza l'immagine degli occhi di Dylam dalla mente. Quel blu l'aveva sempre confortata, ma da qualche giorno le dava solo la sensazione di trovarsi in un incubo.

L'ipotesi di ritrovarlo in una veste maledetta, trasformato in un'arma di guerra, sarebbe venuta a trovarla presto. Quella stessa notte, probabilmente. Si accoccolò meglio con la schiena contro il legno, all'improvviso sembrava così freddo. Si schiacciò addosso il mantello, sfregò un poco con la mano sul torace, all'altezza dello sterno. Sentiva delle brutte fitte acute. Provò a massaggiarsi.

«Rispondo io: non è che le piace, è proprio persa» riprese Lily.

«Partita per una traiettoria senza ritorno!» aggiunse Yulia, tra le risate.

Nilde si sperticò in una serie di proteste, tra i gridolini delle altre due e qualche altra battuta sarcastica di Lily, che manteneva un'espressione scorbutica ma lasciava trapelare quanto la scena divertisse anche lei. Erano in intimità, avevano confidenza, si volevano bene. Era chiaro. Fawn non sapeva più cosa volesse dire sentirsi parte di un gruppo, di una cerchia, non viveva momenti spensierati come quello da tanto tempo. L'ultimo risaliva al periodo dei ribelli, o alle scorribande con Cian e Fynn. Le mancava tutto, e non le mancava davvero.

Forse un posto per la leggerezza non esisteva più, dentro di lei.

Fu dentro a quel turbinio di piccole emozioni femminili, frasi concitate e voglia di trovare una sensazione ormai impossibile, che parlò: «Ti aiuto io. Se ti piace sul serio, dovresti fare dei tentativi. Non sprecare il tuo tempo senza agire, fidati, non ne vale la pena».

Accennò un sorriso, anche se sapeva quanto potesse apparire triste.

Nilde si limitò a pigolare: «Non dare retta a queste sceme, davvero. Vedremo».

La sua nuova amica tenne gli occhi bassi e fece finta di guardarsi le dita, come a cercare qualsiasi mezzo per scampare a quell'argomento fastidioso. Però qualcosa era successo. Aveva detto che avrebbero visto, magari c'era qualcun altro che avrebbe potuto rendere felice.

«Bambina, neanche il tuo tempo è finito, sai. Io posso capirti meglio di loro».

Si voltò piano, un po' stupita. Ciara guardava lei, gli occhi scuri ancora più impregnati di quel qualcosa che prima non aveva saputo definire. Dentro c'era il dolore, lo intuì solo a quel punto.

Era lui, a renderla tanto bella?



🦌🤎⚔️🔥

Stavolta un capitolo piccolo, cerbiatti!

Lo trovo però importante, un po' perché Fawn mancava da troppo ed eravamo curiosi di capire cosa pensasse dopo la terribile uscita di Devon...

Un po' per l'entrata in scena di quattro nuove forze della natura xD

Come le avete trovate, le nostre care guaritrici?

Fawn riuscirà davvero a farsi delle amiche? E il piano di vendetta?

E il piano di far accasare Nilde con Devon? :')

Ci vediamo martedì! Torneremo proprio da lui🤎

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