Parte 26
Hinata's POV
Atterrito e tremante mi alzo, facendo cadere a terra la mia scatola del bento ormai vuota.
Vedo la faccia apprensiva di Kageyama guardarmi confuso.
Allunga un braccio per cercare di capire che cosa stesse succedendo.
Un fischio nelle orecchie mi impedisce di sentire ogni suono attorno a me.
È tutto così ovattato e surreale, come se fosse un sogno dal quale però non riesco a svegliarmi.
Mi sento intorpidito.
Una parte di me vorrebbe fuggire lontanissimo, senza mai più tornare.
Non sono pronto per questo adesso, non sono pronto per vederti.
Un'altra parte di me, quella che mi sta facendo muovere per inerzia, mi spinge ad affrontare la realtà.
Non posso sfuggire al tuo sguardo. Non posso fingere che tu non sia mai esistita e che io... non ti abbia fatto del male.
I sensi di colpa dentro di me sono già ben radicati.
La felicità che ho provato in questi due giorni sembrava aver spazzato via la sofferenza di questi due mesi.
Egoisticamente ho pensato solo a come stessi io e a quello che io provassi.
Non ho prestato attenzione a quello che stavo facendo... alla persona che stavo ferendo.
Se riuscissi a formulare delle scuse, io per te l'avrei già fatte, ma sono incapace di guardarti in viso.
Non posso vedere quanto sei distrutta.
Non ti posso parlare con la felicità negli occhi, mentre tu magari, sei disperata.
Sono arrivato all'angolo che poco fa hai svoltato.
Con il cuore in gola lo svolto.
"Ti troverò dietro quest'angolo o sei già andata via?"
Titubante, provo a dare un'occhiata.
"Qui non c'è nessuno."
Da vigliacco, quale sono, tiro un sospiro di sollievo.
Non posso affrontarti.
Non ancora.
-Che cosa vuoi?-
Una voce femminile mi risveglia dal torpore nel quale mi trovo.
È una voce seccata, tremendamente nervosa, che però non riconosco.
Mi volto verso la fonte della voce.
Una ragazza, con una divisa sportiva.
Portava gli occhiali dietro ai quali dei felini occhi dorati mi stavano minuziosamente studiando.
-Ah... no... io...-
Noto che in spalla ha una sacca da tennis.
"Club sportivo, non credo di averla mai vista... eppure lei sembra conoscermi."
-Se non stai cercando nessuno è giusto che tu te ne vada.- dice secca.
-Scusami... come sai... ci conosciamo?-
La rincorro leggermente, poiché aveva preso a camminare per andarsene.
Il disprezzo sul suo volto mi colpisce in pieno viso.
-Non c'è bisogno che ti chieda come ti chiami. So chi sei. So che cosa vuoi, e no, non ti permetterò di ottenerlo.-
Mi dice, fulminandomi con gli occhi, trincerati dietro le sue lenti.
-Io... forse ci deve essere stato un malinteso, mi dispiace, non credo di conoscerti...-
Studio ancora un po' i suoi occhi dorati, per capire dove l'abbia già visti.
È difficile ricordare, anche se uno sguardo così tagliente, è arduo da dimenticare.
-Non hai bisogno di conoscere il mio nome.
Ma forse ti basta sapere il suo: Miyako Hirose.-
Sentire il suo nome mi fa indietreggiare meccanicamente.
Sento la gola secca, ardere alla disperata ricerca di acqua.
Sentire il suo nome è come colpo, in pieno petto, impossibile da scansare.
Sentire il suo nome mi fa sentire umiliato e
colpevole.
La ragazza dai capelli corvini e dai graffianti occhi dorati mi volta le spalle.
Non ammette alcuna replica, semplicemente se ne va, lasciandomi lì.
Il mio respiro si fa affannoso, le gambe mi tremano.
La sensazione di paura e inadeguatezza che, in quello breve scambio, mi ha trasmesso quella ragazza mi scuote dall'interno.
"Come fa a conoscere il suo nome ?"
Improvvisamente un flashback mi riporta indietro nel tempo.
Vedo chiaramente la sua faccia scocciata accanto a quella di Hirose, il giorno in cui mi aspettarono entrambe fuori dal cancello scolastico.
Mi sembra così vivido quel ricordo, da sentire nuovamente la sua voce dirmi di far leggere la lettera di Hirose, scritta per Kageyama.
Due lacrime silenti, mi bagnano le guance.
" Questa ragazza era con Hirose quel giorno.
Sarà sua amica..."
Lei disse "Non ti permetterò di ottenere quello che stai cercando."
Credo che abbia ragione.
Ciò che vorrei, dentro di me, non credo di poterlo ottenere.
Perché io al tuo posto, Hirose, non so se riuscirei a dartelo.
Al tuo posto io, non avrei fatto tutto quello che tu hai fatto per me... per noi.
Ciò che voglio è qualcosa di ancora più difficile da guadagnare dell'amore: il perdono.
La tua amica mi ha messo in guardia, qui non c'è più nulla per me.
Potrei semplicemente continuare a vivere la mia vita, dimenticando tutto quello che è successo.
Omettendo di averti conosciuta, scordando il suono della tua voce ed i colori del tuo viso.
È un'impresa impossibile, anche per il codardo quale sono.
Ed ecco che il destino si beffa ancora una volta di me.
Ancora una volta mi pone davanti una triste realtà: la persona a cui ho fatto più male è una persona che mi assomiglia terribilmente.
Come posso dimenticare il colore dei tuoi capelli, dei tuoi occhi se sono esattamente come i miei?
Come faccio a guardami allo specchio sorridendo, se tu sei in lacrime?
Quel giorno al parco, la tua mano gentile mi diede un po' di coraggio.
Spingesti Kageyama a parlarmi dopo che tra di noi c'era del silenzio.
Lo esortasti a pensare ai suoi sentimenti, davanti la foto che tu mi scattasti.
Mi aiutasti per telefono, accompagnasti Kageyama al concerto e... lo lasciasti venire da me.
Se oggi noi siamo quel che siamo, è solo grazie a te.
Credevo che tu ti fossi inserita nella sua vita per allontanarlo da me.
Credevo tu fossi apparsa sul suo cammino perché rappresentassi la sua scelta.
Invece tu eri lì per indirizzarlo verso di me, nonostante nessuno dei due ancora vedesse.
Eri lì per fargli capire cosa provasse realmente.
Sei stata la forma dei suoi pensieri più reconditi, la sua guida nel deserto che era sua anima.
Lo hai condotto da me, con dolcezza, e adesso ti sei fatta da parte senza voler rivendicare alcun diritto.
Inizio a piangere, lacrime tristi e amare.
Avresti potuto far qual che volevi, avresti potuto odiarmi e chiudermi fuori.
Lui prima o poi avrebbe ceduto alle tue pressioni.
Ma non potevi prenderti un cuore che non ti apparteneva.
Non volevi che i suoi occhi si posassero su di te senza realmente vederti.
Non volevi stringere la sua mano e sentirla fredda e distante.
Dentro di te lo sapevi, dentro di te tu lo hai sempre saputo.
Eppure non lo hai abbandonato.
Gli sei stata accanto nei momenti in cui aveva bisogno di non sentirsi solo e ripudiato.
Ed infine lo hai lasciato venire da me.
Vorrei tornare indietro a quel giorno in cui consegnasti la lettera, per prevenire tutto questo.
Vorrei darti l'aiuto che eri venuta a cercare da me, quel giorno nel parco.
Vorrei averti dato subito le risposte di cui necessitavi, per darti una spalla salda abbastanza su cui poter contare.
Sono stato cieco Hirose.
Eri sul mio cammino e non ti ho degnata neanche di uno sguardo.
Il cielo è ancora scuro, lentamente una leggera pioggia inizia a cadermi addosso.
Le gocce vanno a mescolarsi con le mie lacrime aspre.
Non ho neanche il diritto di piangere in questo modo.
Eppure, arrogantemente, mi approprio anche di questa cosa.
La pioggia prende a cadere più fitta e minacciosa.
Il fragore che produce, quando si schianta a terra, è quasi assordante.
"La tempesta sei tu, Hinata."
Ancora una volta mi trovo a ricordare quelle parole.
Pensavo che il peggio fosse passato, che il sole era finalmente sorto sul mio orizzonte.
Mi sbagliavo poiché i nuvoloni non sono ancora andati via.
Sento il rumore dei tuoni in lontananza, risuonare nel mio cuore.
Kageyama ha appena svoltato l'angolo per venire a cercarmi.
Il suo viso è abbastanza preoccupato.
Appena mi vede, fermo, mi raggiunge.
Mi mette un braccio intorno le spalle e mi porta al riparo sotto un cornicione.
-Ma che cosa stavi facendo lì fermo?- mi dice affannando.
Non rispondo.
Non ho una risposta valida neanche per me stesso.
"È dunque, questo, l'amore?"
Mi ritrovo a pensare, stretto tra le braccia di Kageyama, mentre aspettiamo che smetta di piovere con tutta questa violenza.
È dunque, questo, l'amore?
Mettere i propri sentimenti davanti a tutto anche a costo di ferire un'altra persona?
Essere felice di quello che si ha nella propria vita, mentre qualcun altro ha dovuto rinunciarvi?
Volgere lo sguardo altrove, per non vedere la sofferenza che si è creata?
Come posso giudicare i miei sentimenti più sinceri, rispetto a quelli che provava lei?
Come posso sostenere di essere più in diritto di lei di stare qui, adesso, tra le tue braccia?
Certo, tu alla fine hai scelto me.
Ma se non ci fosse stata lei, tu Kageyama, avresti capito?
Avresti aperto i tuoi occhi?
Mi stringo al tuo petto.
Tu mi accogli poggiando il tuo mento sulla mia testa.
Un brivido di freddo mi fa avere la pelle d'oca.
Nonostante siamo ad Agosto, la pioggia che cade è gelida.
Ti guardo, il tuo viso è serio e concentrato, come sempre.
Quando ti accorgi del mio sguardo su di te, mi sorridi.
Non lo avevi mai fatto.
Non mi avevi mai rivolto uno sguardo così carico di tenerezza.
Ti sei accorto che dentro sto male ?
Mi scaldi il cuore, anche se i pensieri che ho in testa sono un peso troppo grande.
Piano, ti chini su di me per lasciarmi un bacio innocente sulle labbra.
Poi un altro ed un altro ancora.
Prendi la mia testa tra le mani e ricominci a lasciarmi piccoli baci, partendo dagli angoli della mia bocca per tutta la sua lunghezza.
-Ma che fai...- dico, sorridendo non appena mi lasci parlare.
-Sei pensieroso, forse è colpa mia... sto provando a rimediare. Funziona?-
Ti abbraccio ancora più forte.
"Tu funzioni sempre Kageyama."
Mi alzo sulle punte per permetterti di baciarmi più facilmente.
Tu, di buon grado, accetti.
Mi baci teneramente, affettuosamente.
Piano e con delicatezza.
Non sono gli stessi focosi ed incontenibili dell'altra notte o di poco prima in palestra.
Non sono carichi di perversi desideri.
Sono lenti, dolci, pieni, teneri, soffici, caldi, premurosi.
Mi lascio trasportare dalla sincera melodia che i tuoi baci adesso, mi trasmettono.
Restiamo immobili, abbracciati con la pioggia che imperversa fuori, a baciarci.
Incuranti del fatto che siamo a scuola e che qualcuno potrebbe vederci.
Non ci importa in questo momento di essere giudicati, condannati e sminuiti.
Per noi adesso non conta altro che il contatto tra le nostre labbra nonostante sappiamo che, là fuori non tutti possono capire il nostro modo di vedere il mondo.
Non tutti possono capire e non tutti possono accettare.
Va bene così, finché ci sarai tu, sono pronto ad affrontare qualsiasi cosa.
Restiamo uniti fino a quando non si interrompe un po' di piovere e possiamo uscire dal nostro rifugio.
Mi prendi per mano, per un tratto di strada.
La sento calda stretta alla mia.
Iniziamo ad avviarci verso la nostra palestra.
Prima di essere visti dagli altri tu lasci la presa.
Non sono arrabbiato, so che ancora non te la senti e lo accetto.
Anche gli altri sono bagnati in palestra.
Il clima è accogliente come sempre, iniziamo a scherzare tra di noi, stuzzicandoci e facendoci delle battute.
Ti vedo infastidirti ed arrabbiarti.
Ti vedo metterti sulla difensiva quando ti viene detto qualcosa che non approvi.
Ti vedo indifferente quando parlano di cose che non ti piacciono.
Ma soprattutto, per la prima volta, ti vedo sorridere anche assieme agli altri.
Non sei più da solo, Kageyama.
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