3| 𝑴𝒆𝒍𝒂𝒏𝒄𝒉𝒐𝒍𝒚

Where crows lay

Chapter three

Come back, come back and save me


L'aria di festa che brulicava tra gli abitanti del villaggio sembrava un ricordo remoto per le ymbryne e i ragazzi nella villa candida come la neve che ora era attraversata da una costante tempesta. Tessa ed Eleonora non si davano pace, correvano da una stanza all'altra con aria frenetica cercando di organizzare le provviste per quello che si prospettava essere un lungo viaggio. I ragazzi non erano di certo estranei al lavoro costante delle loro ymbryne, la paura e l'incertezza trasparivano senza filtri dai loro volti tesi mentre cercavano di inserire quanto più materiale utile nei sacchi o negli zaini che trovavano all'interno della casa. Ognuno gestiva la tensione a modo proprio, Milo non si staccava da Nancy che in tutta risposta canticchiava una ninna nanna, Pietro non si vedeva da nessuna parte anche se alcuni tonfi dal piano superiore lasciavano intuire la sua posizione, Laerte era completamente assorbito dalle faccende, troppo teso per guardare negli occhi gli altri ragazzi. In cucina Blaise e Ludovico non avevano smesso di cucinare nemmeno per un istante, stipando ciò che preparavano in barattoli di ogni tipo, in giardino invece, cercando di rimanere nascosti agli occhi dei passanti, Peter e Kyle tiravano giù frutti e rami dagli alberi legandoli con le catene che fino a pochi giorni prima bloccavano il cancello.

< Saetta dove sei ? >

< Spicy mi allunghi quel ramo per favore ?>

< Blaise il pasticcio è stracciato, dobbiamo rifarlo>

< non se ne parla nemmeno, ci vorrebbe troppo tempo. Fanne quello che vuoi ma ci serve >

< maledizione dove sono finite le corde ? >

< non ci sono abbastanza bottiglie per l'acqua >

Queste erano alcune delle parole che ogni tanto spezzavano il silenzio e la tensione mentre le ymbryne, i ragazzi e i loro daemon si davano da fare per gestire al meglio la situazione, riempiendo zaini e borse di tutto ciò che sarebbe stato a loro utile. Pietro e Kyle spalancarono la porta di entrata e con l'aiuto dei loro daemon, spinsero la catasta di legno al centro del soggiorno per riuscire a districare i rami e separarli dai frutti. Ogni tanto si udiva un tonfo da qualche stanza ma nessuno ci faceva troppo caso per paura di perdere del tempo prezioso. Tutta la casa era stata messa a soqquadro, cioè che poteva risultare funzionale era stato tolto dagli scaffali, alcuni mobili erano stati distrutti da Saetta e Spicy, utensili, quadri e libri di ogni sorta giacevano in ordine sparso sul pavimento a volte ordinati in cataste pericolanti, aspettando che qualcuno li rimettesse a posto. Molte fotografie vennero private della loro cornice e sotto lo sguardo triste e rassegnato di Nancy e Milo, furono accatastate insieme ai libri in un'unica pila. Portarono quel cumulo di carte, tra cui libri di cucina dall'aspetto inusuale, manuali su come controllare il fuoco, educare i daemon, gli anelli nel mondo, mappe dalle dimensioni enormi e improponibili sulla veranda e rimasero lì a osservare quelli che fino a poco prima erano stati oggetti della loro quotidianità.

< Blaise vieni, devi farli sparire > disse Nancy cercando di farsi udire sopra il frastuono che regnava in casa. Il ragazzo arrivò senza esitare, già troppo impegnato per perdere ulteriore tempo, osservò la catasta di oggetti sparsi sul pavimento di marmo per poi concentrarsi sui due ragazzi

< ne siete sicuri ? Non potrete tornare indietro > disse Blaise cercando il consenso dei due ragazzi con lo sguardo

< dobbiamo far scomparire ogni traccia di noi Speciali da questa casa, lo hanno detto le ymbryne > rispose Milo con sguardo perso e un tono impaurito e indeciso, come se fosse una frase preimpostata. Non riusciva a guardare quel cumulo di carta che presto sarebbe diventato cenere, il suo sguardo vagava inutilmente tra gli alberi i quali, ormai già privati di numerosi rami, non gli potevano dare alcun conforto. Blaise lo osservò per un istante e annuì, sospirando profondamente prima di avvicinarsi al cumulo. Nancy allungò un braccio attorno alle spalle di Milo e lo portò con sè dentro casa, scrutando il suo volto teso e dispiaciuto con apprensione. Mentre varcavano la porta di casa furono quasi travolti da Laerte che correva a rotta di collo verso la veranda, paonazzo in volto. Si fermò bruscamente per non farli precipitare a terra

< avete già accumulato tutti i libri ? C'era anche la mappa? Blaise ha già concluso? > le domande del ragazzo giunsero a raffica mentre cercava ancora di prendere fiato. Milo e Nancy si si scambiarono uno sguardo stranito non avendo mai visto Laerte in tali condizioni

< non ancora, se ti sbrighi magari la può recuperare. Sicuro di volerlo fare ? Le ymbryne ci hanno chiesto di cancellare qualunque nostra traccia per precauzione > il tono di Nancy da preoccupato divenne dubbioso, chiedendosi quali fossero le intenzioni del ragazzo

< se ci perdiamo non possiamo orientarci senza una mappa, per di più senza conoscere quali anelli sono ancora in funzione e quali sono collassati > Laerte non li guardò nemmeno rispondendo in fretta e furia mentre con altrettanta fretta li superava per dirigersi verso la veranda.

Lo videro ritornare poco dopo in compagnia di Blaise, tenendo sotto un braccio la mappa che aveva risparmiato dalla distruzione, la nascose sotto la giacca facendo cenno agli altri di non farne parola a nessuno, non ancora. Varcarono la soglia di casa appena in tempo per udire Tessa ed Eleonora mentre chiamavano tutti i ragazzi in soggiorno con una certa urgenza sotto i loro sguardi tristi, ormai rassegnati a un viaggio incerto e forse a un futuro altrettanto imprevedibile. Tessa si schiarì la voce e passò in rassegna tutti i presenti, assicurandosi che ci fossero tutti, corrugò le sopracciglia notando che mancava qualcuno.

< Nancy, per favore, dopo potresti andare a vedere se Pietro sta bene?> chiese Tessa, rivolgendo un sorriso alla ragazza che in risposta annuì con il capo.

< ragazzi, sappiamo bene che questa non è una situazione facile. Non sappiamo quanto lungo sarà il nostro viaggio né se avrà un esito positivo ma se rimanete qui > la ymbryne si bloccò, incapace di continuare quella frase. Solo in quel momento fu evidente a tutti i ragazzi il fardello che quella situazione aveva comportato per lei, il volto stanco, la voce impastata a cause delle poche ore di sonno, il tentativo di controllare sempre l'ora in preda al nervosismo

< se rimarrete qui sarete in trappola, non potrete uscire più dai confini di questa casa > Eleonora continuò con sguardo triste, osservando ogni ragazzo con attenzione, voleva essere sicura che tutti capissero davvero la necessità di quel viaggio.

< dove andremo? > Kyle si fece avanti con timore, ponendo la domanda che nessuno aveva ancora osato chiedere per paura di vedere anche nelle ymbryne la stessa indecisione che li attanagliava

< i nostri anelli sono troppo lontani da qui e il viaggio sarebbe ancora troppo rischioso. Faremo una sosta in un anello situato sopra questo villaggio tra le cime dei monti > Tessa rispose con decisione, volendo dare ai loro ragazzi almeno un poco della forza che aveva

< rimarremo lì fin tanto che avremo ripreso le forze, per calcolare come procedere per raggiungere i nostri anelli. Solo allora inizierà la parte più dura del viaggio > la voce di Eleonora risuonò tra le pareti della stanza, lasciando che qualche barlume di speranza comparisse sui volti dei ragazzi

< noi cosa faremo? > Milo guardava le ymbryne speranzoso, cercando nei loro occhi la possibilità di rivedere, presto o tardi, Dorotea

< abbiamo già chiesto ad alcune compagne fidate, Miss Magpie e Miss Kestrel, di iniziare le ricerche, la troveremo, non temere > Tessa si abbassò sulle ginocchia per poter osservare Milo negli occhi, gli mise una mano sulla spalla rivolgendogli un sorriso.

< ora forza, ultimate i preparativi, non dimenticatevi il cibo per i vostri daemon e dividetemi le provviste in modo equo. Avete mezzora, poi ci vedremo al cancello. > con queste parole Eleonora chiuse la conversazione e per qualche istante il silenzio rivestì di nuovo la stanza. Il tempo sembrava essersi fermato mentre i ragazzi si guardavano tra loro, alcuni tristi, altri preoccupati, altri ancora sollevati dopo le parole delle ymbryne. Molti passavano inconsciamente le dita nel folto pelo dei loro daemon che emettevano versi allegri, compiaciuti da quel contatto. Quell'atmosfera surreale durò poco e svanì come era iniziata, dando vita a un nuovo via vai tra stanza, provviste da ultimare e smistare.

Nancy si fece strada tra quella confusione per raggiungere le scale, avrebbe cercato di parlare con Pietro anche senza lo sprono di Tessa, in fondo anche se lo riteneva uno stoccafisso ne avevano passate di tutti i colori insieme e, ora più che mai, dovevano rimanere uniti soprattutto se c'era in ballo la loro sopravvivenza. Arrivata al vano delle scale esitò, si appoggiò al corrimano per sostenersi mentre le gambe le iniziarono a tremare, si sedette sul primo scalino aspettando che quel momento passasse. Seduta lì, nascosta alla vista degli altri, riusciva comunque a vedere il soggiorno e la cucina, un tempo ordinate e pulite, ora in preda a un enorme disordine. Lo sconforto che avvertiva in quel momento non dipendeva solo dal disordine, quelle stanze ormai non le riconosceva più, erano spoglie e tristi, solo una pallida ombra di quelle colorate e allegre che erano state teatro dei suoi giochi infantili, così come dei suoi primi rapporti con la sua peculiarità. Sorrise triste a questo pensiero mentre un'ondata di rabbia la investiva, si alzò di scatto e tirò un pugno al muro con tutta la forza che aveva in corpo, percorse in fretta le scale senza guardarsi indietro, ignorando il bruciore alle nocche. Era ingiusto, pensava stringendo il pugno arrossato al petto, era ingiusto che gli altri avessero ancora qualche certezza mentre loro no, non voleva incolpare le ymbryne ma in quel momento non aveva idea di cosa ne sarebbe stato di loro. Camminava con foga lungo il corridoio mentre la rabbia diminuiva pian piano, lasciando spazio a un senso di incertezza, oltre che a un lieve dolore alle nocche. Prima di entrare nella stanza di Pietro si guardò attorno un'ultima volta e, mentre ispezionava ciò che rimaneva sugli scaffali, il suo sguardo fu catturato da un libro con la copertina di un giallo spento al quale non aveva mai fatto caso. Si sollevò in punta di piedi e lo tirò giù dallo scaffale, facendo cadere altri libri a esso appoggiati, non aveva un titolo così iniziò a sfogliare le pagine e il suo volto si illuminò quando le comparvero davanti disegni di scacchiere e descrizioni di partite conosciute. Pensò di darlo a Pietro, forse lo avrebbe fatto stare meglio o almeno lo avrebbe distratto un poco dal viaggio, con un piccolo sorriso sul volto posò la mano sulla maniglia della porta e spinse, entrando in silenzio nella stanza del ragazzo.

< stiamo partendo Pietro, hai preparato tutto ?> era una domanda inutile e lei lo sapeva, il ragazzo aveva già sistemato ogni cosa. Si vedeva dai letti fatti, la stanza in perfetto ordine, le imposte delle finestre già chiuse e uno zaino disteso di fianco al letto dove il ragazzo era seduto

< lo so Nancy, ora arrivo > non era un buon momento per parlare, la consapevolezza di ciò che stava per accadere investiva tutti a poco a poco e il solo pensiero di una futura normalità diventava sempre più difficile.

Calò il silenzio tra i due ragazzi, interrotto ogni tanto dal ticchettio della lampada a muro, unica fonte di luce in quella stanza. I loro sguardi si incrociavano ogni tanto ma nessuno dei due voleva oppure aveva il coraggio di dire qualcosa, così entrambi si trovarono a ispezionare la stanza, fingendosi interessati a ogni piccolo dettaglio pur di eludere la conversazione.

< ho trovato questo, forse potrebbe interessarti > Nancy si sentiva quasi a disagio, non sapeva nemmeno da dove iniziare, ogni tentativo di conversazione le parse futile in quel momento. Allungò il libro verso il ragazzo, Pietro dapprima lo scrutò stranito, seguendo con la punta delle dita il titolo in rilievo sulla copertina. Dopo un po' di tempo passato in silenzio, studiando con attenzione le pagine lo mise velocemente nello zaino, rivolgendo alla ragazza un minuscolo sorriso che lei sapeva equivalere a un grazie.

< andiamo allora > Pietro si alzò dal letto, afferrò con una mano lo zaino e se lo mise in spalla, uscì dalla stanza senza guardarsi indietro. Lasciò che fosse Nancy a spegnere la luce della lampada, abbandonando tutto ciò che rimaneva nell'oscurità.

Le ymbryne avevano deciso di partire con il favore delle tenebre, dunque quando i ragazzi arrivarono al cancello il sole era già calato, il cielo era tetro, coperto da una foschia scura che lasciava intravedere solo uno spicchio di luna, candida come il latte. L'oscurità sarebbe stata loro utile, non avevano avuto occasione per disfarsi dei loro abiti antichi e consunti e il loro aspetto avrebbe potuto generare domande qualora avessero incontrato qualcuno. Ciò, però, non accadde, il gruppo riusciva a districarsi tra i vicoli del villaggio con facilità, prestando attenzione a non osservare troppo le case. Ogni tanto qualcuno sussultava, allarmato da una luce che si era appena accesa o da un rumore particolare. La notte però era loro alleata, il buio ricopriva le vie e le case appena illuminate dai lampioni circostanti, sembrava attutire anche i rumori dei loro passi sull'asfalto, i loro respiri affannati. Seguirono il corso del fiume, o meglio lo scrosciare dell'acqua, fino al ponte che ben presto li condusse all'ingresso della foresta. L'oscurità non li abbandonò nemmeno tra gli alberi che, con le loro chiome fitte, nascondevano ai ragazzi anche la visione della luna, alcuni rami sembravano protendere verso il cielo in una silenziosa preghiera, altri invece si abbassavano fino a toccare terra. Le loro radici nodose spuntavano dal terreno coperto di arbusti, sassi e segatura, costringendo i ragazzi a osservare bene dove mettevano i piedi se non volevano inciampare. Nella notte le ombre allungate dei rami e degli alberi diventavano enormi, si allungavano verso i ragazzi, sembravano poterli afferrare nel loro abbraccio legnoso. Era solo quando calava la notte che il bosco iniziava a cantare, le foglie, mosse dal vento, creavano un fruscio che solleticava le orecchie dei presenti non sempre in maniera rassicurante. Per calmare la paura alcuni avevano iniziato a conversare del più e del meno, a voce bassa, per non disturbare la tranquillità di altri.

Anche le ymbryne parlavano tra loro, eppure dal tono concitato delle loro voci non si poteva dire che il loro argomento fosse casuale

< sei sicura che andrà bene? > la voce di Tessa non era di più che un sussurro

< dovrà per forza, sai anche tu che ci serve una tappa intermedia prima di dividerci > Eleonora mantenne lo stesso tono della compagnia, anche se con un lieve vena di incertezza

< lo so, lo so ma ho paura della loro reazione >

< Tommaso è sempre stato disponibile con noi, anche dopo....>

< non dirlo nemmeno. Avrebbe tutto il diritto di rifiutare il nostro arrivo >

< anche dopo che ci siamo presi cura di loro? Tessa, al massimo dovrebbe portare rancore solo verso Dorotea >

< hai ragione, tuttavia dopo la abbiamo incontrata senza di loro >

< era un invito aperto, non è colpa nostra se nessun altro si è presentato>

< non avrebbero nemmeno potuto raggiungerci, senza una ymbryne >

< Tessa, non rimuginare nel passato >

< mi manca, Eleonora>

< manca anche a me e molto ma non possiamo riportarla indietro. Inoltre possiamo sempre sperare che una piccola parte di lei sia ancora tra noi >

< Anna! Hai avuto ulteriori notizie sulla piccola? > la donna sgranò gli occhi, improvvisamente speranzosa

< A dire la verità no, tuttavia c'è una buona probabilità che si sia salvata anche se avrà sofferto molto > per un po' il silenzio cadde sulle due donne che di tanto in tanto, si voltavano per controllare che tutti i loro ragazzi fossero presenti.

< Eleonora, mi devi promettere che insieme faremo tutto il possibile perché tutto torni come prima > Tessa si voltò verso la compagna, rallentando il passo per poterla guardare negli occhi

< te lo prometto, su tutti i corvi di questo mondo > Eleonora ricambiò il suo sguardo senza aggiungere altro, tutto quello che c'era da dire se lo erano già scambiato guardandosi

< che si posano sulla nostra porta, sopra un busto di Minerva che sovrasta la nostra porta...>

< si posarono, e niente più > risero insieme per un istante, a bassa voce, lasciando che quel suono si confondesse con i bisbigli dei ragazzi, Eleonora posò una mano sulla spalle di Tessa e la strinse un poco, c'erano sempre state l'una per l'altra sia in tempo di guerra che di pace, questo non sarebbe cambiato. Un piccolo sorriso illuminò i volti di entrambe, prima di continuare quel viaggio con lo sguardo fisso sul terreno o al cielo.

Poco lontano dalle due donne, verso la fine della fila, regnava il silenzio, carico di tensione, preoccupazione e concentrazione, nessuno aveva una gran voglia di parlare. Per questo Pietro, Laerte e Nancy si limitavano a tenere d'occhio i più piccoli assicurandosi che non si allontanassero, scambiandosi ogni tanto qualche occhiata fugace per poi distogliere subito lo sguardo. Pietro, da quando avevano varcato il cancello della villetta, non aveva pronunciato una parola, dopo non molto aveva estratto dallo zaino il libro sugli scacchi che Nancy aveva trovato e, da allora, non aveva mai smesso di leggerlo. Nessuno si allarmò più di tanto, d'altronde erano tutti scossi e sarebbe stato ingiusto aspettarsi da ognuno lo stesso comportamento, eppure era già da un po' che Laerte lo osservava con curiosità e, alla fine, decise di avvicinarsi

< quando una persona legge un libro, di solito va avanti con le pagine > fece un cenno al libro che Pietro aveva tra le mani, rivolgendo al ragazzo uno sguardo interrogativo

< non fare tanto il simpatico...lascia che gli altri proseguano > Pietro allungò una mano verso Laerte, fermandolo per un istante mentre aspettava che gli altri li precedessero di qualche metro prima di continuare

< non è solo un libro di scacchi, o almeno per Dorotea non lo era > la voce di Pietro era un sussurro mentre si rivolgeva a Laerte, porgendogli il libro per far notare anche a lui ciò che aveva scoperto

< lettere sopra ogni pezzo...cosa potrebbe significare secondo te? > Laerte mimò il tono dell'altro, sbirciando la pagina con sguardo stupito e dubbioso

< non lo so ma si ripetono anche quando vengono spiegate le aperture, guarda > Pietro sfogliò velocemente il libro fino a raggiungere la pagina desiderata. Una scacchiera copriva la pagina di sinistra per intero, ogni pezzo era nella sua posizione iniziale e ogni pezzo nero aveva una o più lettere scritte sopra, nella pagina seguente c'erano tante piccole scacchiere con le corrispondenti didascalie, nonostante i pezzi fossero i posizioni diverse, le stesse lettere si ripetevano anche nei disegni più piccoli.

< non potrebbe essere una qualche tecnica di memorizzazione? > Laerte osservava quelle pagine con avida curiosità mentre la sua mente era all'opera

< potrebbe, certo ma allora perché metterle sempre su ogni scacchiera, le sarebbe bastato inserirle nei disegni delle aperture >

< e se fossero le iniziali di qualcosa? > Laerte parve illuminarsi davanti a quella proposta

< ci avevo pensato anche io ma di ciò che conosco non c'è nulla che corrisponda a queste iniziali, nulla che abbia senso almeno > Pietro scosse la testa, a sua volta perplesso davanti a quello che sembrava un mistero irrisolvibile

< c'è una dedica per caso? > Laerte si animò di nuovo, iniziando a sua volta a sfogliare le pagine fino a raggiungere la prima

< alla mia cara Dorotea il coltello di acciaio, sempre tuo Fephil > recitò Pietro in un sussurro seguendo con un dito quelle parole, tracciate sulla carta con un inchiostro rosso

< non ho idea di chi sia, tu? > Laerte sembrava speranzoso mentre si rivolgeva all'altro ma anche quella luce venne interrotta dall'espressione rassegnata di Pietro

< nemmeno io > Pietro sospirò, per poi riporre nello zaino quello strano libro

< tranquillo lo so già, non ne farò parola con nessuno > Laerte osservò Pietro con un piccolo sbuffo, gli rivolse un piccolo sorriso e, con sguardo ancora pensieroso, raggiunse Kyle e Benedetta, poco distanti da loro.

Proprio quando le conversazioni, dapprima sussurrate, si fecero più intense e i ragazzi parvero acquisire una certa familiarità con il bosco che li circondava da ogni lato le ymbryne, con un gesto della mano, imposero il silenzio fermandosi di colpo in un punto dove gli alberi sembravano diradarsi, lasciando spazio a un fitto sottobosco. Tra i fruscii delle foglie degli arbusti si poteva udire, sempre più vicino, il rumore dell'acqua che sembrava infrangersi sulle rocce sottostanti. A poco a poco i ragazzi si fecero avanti, raggiungendo le ymbryne, perdendosi a loro volta nel paesaggio che la natura gli mostrava. In quel momento si trovavano su un fianco poco ripido e per la maggior parte boscoso di una montagna, le cui pareti erano solcate da piccole cascate che scendevano lungo le rocce per poi fluire in un altro corso d'acqua. Un ponte in legno che ora li sorreggeva seppur in modo precario, permetteva che i ragazzi potessero osservare il flusso impetuoso dell'acqua che scorreva quindici metri sotto di loro. Molti ragazzi si ritrassero alla vista di quel salto così grande che li separava non solo dal fiume ma anche dalle rocce frastagliate che avevano la funzione di argine.

Eleonora fece un passo avanti, scrutò il vuoto sotto di loro, tentò di sporgersi avanti ma non appena si appoggiò alle sbarre del ponte esse si sgretolarono tra le sue dita. Nessuno ormai veniva in questo luogo, né, a quanto pareva, a qualcuno importava troppo del suo aspetto o della sicurezza. Il ponte, di un legno scuro rafforzato solo alla base da pali di ferro ormai arrugginiti, era quasi crollato per metà. Se la parte dove ora si trovavano loro poteva essere stabile, nonostante qualche asse mancante e l'assenza di ogni barriera, l'opposto valeva per l'altro lato. A pochi passi dalla parte di bosco opposta, il ponte si interrompeva bruscamente, non c'era nemmeno traccia delle assi che, un tempo, dovevano essere state presenti, lasciando una vista vertiginosa sulle rocce scure sottostanti. Il sottobosco, gli arbusti, i rami degli alberi più bassi, si sporgevano verso quel lato del ponte, rendendo impossibile camminarci sopra senza piegarsi in due.

< dovrebbe essere qui, andiamo >

Mosse ancora qualche passo fino ad arrivare al bordo del ponte, osservò l'acqua sottostante senza alcuna paura nello sguardo, sembrava quasi un gesto abituale

< non vorrai dire saltare? Ci faremo male > al contrario di Eleonora, Kyle era stato colpito in pieno dalla paura, per quanto cercasse di nasconderlo, le braccia tese lungo i fianchi e il volto corrucciato, lasciavano trasparire il suo stato d'animo

< è un anello come un altro, l'entrata è sulla superficie del fiume, per questo non vi accadrà nulla. Ora però dobbiamo muoverci: Nancy, Milo, Kyle e Benedetta verranno con me, gli altri con Tessa > fu sbrigativa nel dare le istruzioni, mettendo in chiaro come non avessero tempo da perdere, chiamò a sè i quattro ragazzi, spronandoli ad avvicinarsi al bordo del ponte privo di parapetto. Guardarono giù all'unisono e Benedetta e Milo non trattennero un verso di stupore mischiato a timore. La ymbryne porse le mani a Kyle e Milo che mimarono il gesto con gli altri, così, formando una catena si mossero piano, un piccolo passo dopo l'altro, quando finalmente raggiunsero il bordo a un cenno della ymbryne si piegarono sulle ginocchia e saltarono. Dal ponte si sentì qualcuno urlare ma oltre a quella voce non avvertirono altri rumori, neppure il suono del loro impatto con l'acqua. Tessa dovette insistere perché Blaise non andasse da solo per verificare le loro condizioni, la donna controllò l'orologio che aveva al polso e dopo pochi minuti ripetè i gesti della compagna. Una volta presi per mano i ragazzi, saltarono all'unisono. L'aria fredda investì i loro volti, insieme a una sensazione spiacevole allo stomaco, strinsero i denti e aspettarono l'impatto che, anche questa volta, non avvenne. Non appena sentirono i pantaloni bagnarsi per il contatto con il fiume, un brivido li attraversò e lo stomaco sembrò fare una capriola, alcuni sospirarono a quella sensazione familiare: erano entrati nell'anello.

Aspettarono qualche secondo prima di aprire gli occhi, per essere del tutto sicuri, poi a uno a uno lasciarono che la luce calda del sole gli illuminasse, rivelando il paesaggio verde che li circondava. Si trovavano sull'argine del fiume, anche se sembrava più ampio di quello che scorreva sotto il ponte, si girarono, scrutando le montagne sopra di loro per cercarlo, invano. Tra i due versanti delle montagne, collegate fino a poco prima, da quelle travi sconnesse, ora c'era solo il vuoto, nessun segno della presenza di costruzioni umane. I ragazzi si scambiarono sguardi perplessi, cercando di capire in che periodo si trovassero dato che il paesaggio in sè e per sè era il medesimo di poco prima. Le ymbryne, al contrario, erano intente a osservare ben altro, tra gli alberi che circondavano il fiume si potevano udire delle voci, fruscii di rami accompagnato da qualche risata divertita e, ogni tanto, delle parvenze di persone che correvano da un tronco all'altro cercando di nascondersi. Anche i ragazzi se ne accorsero e si avvicinarono a Tessa ed Eleonora, attendendo un ordine su cosa fare, le due donne però rimasero in silenzio, lo sguardo dritto davanti a loro, sembravano essere capaci di scrutare perfino le profondità di quella foresta per esaminarla centimetro per centimetro.

< Tessa, Eleonora > una voce piena di allegria e apprensione giunse dal bosco e, al contempo, tutte le altre si zittirono di colpo. Un ragazzo si fece strada tra gli alberi, doveva avere la stessa età dei ragazzi più grandi anche se i suoi abiti vivaci e dai mille colori lasciavano intendere come, in realtà, non fosse altro che un ragazzino.

< Tommaso > Tessa fu la prima a reagire al suono di quella voce e, vedendo quel volto che doveva esserle così familiare, oltrepassò l'argine del fiume, dirigendosi verso di lui con aria sollevata. Eleonora la raggiunse poco dopo, sembrava più diffidente della compagna ma si mostrò comunque sicura quando invitò i ragazzi a seguirle.

< forza venite, siete solo voi? >la domanda, seria e concitata, lasciò perplessi i ragazzi ma non le ymebryne che si limitarono a un cenno veloce del capo. Si scambiarono uno sguardo sollevato che non sfuggì all'attenzione di Tommaso

< sapete anche voi cosa è accaduto > si avvicinò alle due donne, pronunciando sottovoce quelle poche parole, con tono stizzito, scoccando uno sguardo di disprezzo al luogo che lo circondava come se il vero destinatario di quel sentimento fosse lì vicino

< si ma loro no, quindi se potessi non lanciare occhiatacce alle nuvole come se lei fosse qui sarebbe perfetto, grazie > Eleonora si fece avanti, seccata da quella risposta a suo avviso immatura. Era proprio come se lo ricordava, un eterno ragazzetto con lo stesso suo bagaglio di esperienza, la infastidiva e non poco il solo pensiero di cosa avesse affrontato fin da bambino mentre avrebbe dovuto esplorare il mondo con i suoi occhi neri, lasciare che la pioggia bagnasse i suoi ricci castani con il sorriso sulle labbra. Avvertì una pressione sulla sua spalla e sussultò, voltandosi i suoi occhi incrociarono quelli di Tessa che sembrava averle letto nel pensiero. Entrambe erano piene di rammarico, rancore e senso di colpa, con tutte queste emozioni rivolsero un altro sguardo a Tommaso, lui dovette capire, si sentì quasi a disagio davanti a sentimenti così forti che abbassò il volto, ricalcando con la punta della scarpa il percorso delle radici che spuntavano dal terreno.

< posso giocare con lei? > fu una voce gentile a spezzare la tensione che si era creata e Tommaso alzò appena lo sguardo, incrociando quello di un bambino che non poteva avere più di dieci anni e gli occhi marroni pieni di curiosità verso ciò che lo circondava.

< Magari più tardi Milo, forse prima è meglio se ..> Eleonora intervenne in fretta, posando una mano sulla spalla del bambino prima di essere interrotta da un'altra voce, questa volta conosciuta, quella di Tessa

< Anna! > i ragazzi non la avevano mai vista così allegra, la osservarono stupiti prima di rivolgere l'attenzione verso la ragazzina indicata da Milo che ora ricambiava lo sguardo di Tessa con i suoi occhi verde scuro, colmi di affetto.

La ymbryne le andò incontro, si muoveva lentamente come se davanti a sè si trovasse un animale in gabbia e non una ragazzina di al massimo undici anni. Tessa allungò una mano verso di lei, invitandola ad avvicinarsi, in risposta la ragazzina la osservò con gioia, come se la conoscesse da una vita, si avvicinò di qualche passo, appena titubante e, ignorando la mano che la donna le porgeva, con un salto cinse le braccia intorno alla ymbryne lasciando che Tessa, sorpresa da quel contatto improvviso, ricambiasse il gesto. La ymbryne accarezzò la sua chioma di ricci rossi, le sembrò di compiere un viaggio nel passato, si trovava in quello stesso luogo ma Anna era più piccola, la guerra non era iniziata e la loro unica preoccupazione era il ritardo di Tommaso a cena. Gli occhi le pizzicarono a allentò la presa fino a scioglierla, passandosi una mano sul volto, impedendo a quella che le sembrava una piccola lacrima di uscire.

< sono felice di vederti > non le chiese nulla su come fossero arrivati in quel luogo o su come stessero in quel momento. Anna sorrise, come per rassicurarla che stavano tutti bene, per loro finalmente il tempo si era fermato, fu il suo turno ora di porgere la sua mano verso la donna, lei la prese senza esitazione e insieme si diressero verso la fitta boscaglia, scomparendo alla vista degli altri.

Tommaso aveva ascoltato la conversazione con partecipazione, sembrò quasi commosso e dovette tossire un po' di volte prima di rivolgersi di nuovo a Eleonora che gli stava riservando uno sguardo severo, come se volesse leggere ciò che passava per la sua mente. La ombrina sussurrò qualcosa a Milo che si mise a correre nel bosco inseguendo le due figure, invitò gli altri ragazzi a seguirlo e a uno a uno essi salirono l'argine e si inoltrarono nel bosco, alcuni rivolgendo un sorriso curioso a Tommaso.

< non pronuncia una parola da anni ormai > Tommaso abbassò la voce, era ormai rassegnato davanti alle conseguenze di tutto quello che avevano passato

< mi dispiace > la ymbryne era quasi a disagio nel vederlo in quel modo, così abituata alla sua natura sbarazzina e ribelle

< fa nulla, ce la caviamo. Dai vieni ti faccio conoscere gli altri davanti a un piatto caldo > gli scappò un sorriso e l'ombra che prima attraversava il volto scomparve. Si diresse a sua volta verso il fitto della boscaglia districandosi tra quegli alberi come se fosse in quel luogo da una vita, senza nemmeno l'ausilio di un sentiero.

La casa di legno, col tetto a spiovente e ampie finestre su entrambi i piani, rimaneva nascosta nella foresta e sembrava fondersi con la boscaglia circostante, passando inosservata a occhi indiscreti tanto incoscienti da raggiungere quel luogo. Al contrario di quanto potesse sembrare dall'eterno, superati i quattro gradini e oltrepassata la porta in ferro battuto, Eleonora si trovò davanti a un ampio soggiorno, in mezzo al quale regnava indiscusso un lungo tavolo da pranzo, costruito con lo stesso legno delle pareti, che poteva ospitare un gran numero di persone. La stessa sala era spaziosa, quattro divani posizionati lungo altrettante pareti della stanza ne delimitavano lo spazio e di fronte al tavolo, sul lato opposto alla porta d'ingresso, una stufa rossa forniva d'inverno il calore necessario anche se ora veniva utilizzata come se fosse una mensola. Tutti i ragazzi erano già arrivati e stavano chiacchierando tra loro, in parte ancora stupiti della presenza di quell'anello fino a poco prima sconosciuto.

< forza sedetevi > come un padrone di casa Tommaso invitò gli altri a prendere posto, rivolgendo ai nuovi arrivati un piccolo sorriso, per poi dirigersi in una stanza attigua che doveva essere la cucina, giudicando dai profumi che raggiungevano la sala da pranzo.

Si sistemarono casualmente, in tutta fretta, erano piuttosto affamati dato che non erano riusciti a fare una sosta dopo l'inizio del viaggio e soprattutto i più piccoli erano stanchi, ogni tanto si passavano una mano sugli occhi per rimanere svegli, oppure giocavano con i loro daemon che si stavano rincorrendo sul pavimento e tra le gambe del tavolo e delle sedie. Poco dopo Tommaso posò una grande pentola fumante sul tavolo, stufato e patate a quando diceva, il ragazzo passò una parte della cena a ognuno di loro, finché non finì. Lasciò la pentola sul tavolo per poi prendere posto vicino ad altri due ragazzi dell'anello che sembravano avere qualche anno in più di loro, iniziarono a parlare tra loro lasciandosi scappare qualche risata ogni tanto. Quello fu interpretato come un segnale dai ragazzi che a loro volta si rivolsero ai vicini, iniziando a parlare o a conoscersi. Tessa ed Eleonora, seduta una di fronte all'altra, si scambiarono uno sguardo divertito, rivolgendo una ultima occhiata ai loro ragazzi per poi iniziare a mangiare la loro parte in silenzio.

Mentre Milo mostrava ad Anna Saetta, facendola correre tra le sue braccia, seduti accanto a lui Laerte e Pietro avevano iniziato a conversare con un ragazzo che si era lasciato scappare una affermazione che li aveva incuriositi

< davvero, non voleva dire nulla e poi perché vi interessa ? > il tono difensivo e irritato lasciava intendere ben altro e i due non distolsero lo sguardo dal ragazzo del quale non conoscevano nemmeno il nome, aspettandosi che continuasse la frase. Vedendo che la sua bocca sembrava cucita a Pietro sfuggì uno sbuffo e fece cadere la forchetta sul piatto, producendo un tintinnio cristallino, proprio mentre stava per dire qualcosa Laerte lo precedette, non particolarmente rassicurato dall'espressione del ragazzo.

< vedi, una nostra ymbryne, Dorotea, è scomparsa e ci farebbe davvero comodo sapere qualcosa in più su di lei > Laerte cercò di essere accomodante anche se la curiosità nel suo sguardo tradiva l'impazienza che provava

< smettila di rimpinzarti e dicci quello che sai > Pietro non si lasciò interrompere quella volta, rivolgendosi con rabbia verso il ragazzo che sgranò gli occhi per un istante

< se è quello che volete allora vi accontento > il tono annoiato con cui parlò fece alzare gli occhi al cielo a Pietro che lo esortò per un'ultima volta con lo sguardo

< almeno possiamo sapere come ti chiami ? > Laerte iniziava ad avvertire a sua volta il nervosismo di Pietro

< Raffaele. Ora non dite un'altra parola o perdo il filo del discorso > posò la forchetta e il coltello sul tovagliolo con cura meticolosa, alzando poi lo sguardo verso i due che erano ancora sulle spine

< questo è quello che so quindi non ci sarà bisogno di fare domande. Allora, quello che vi sto dicendo risale ai tempi della guerra, durante una tregua che è avvenuta tra i corvi e gli speciali. C'erano tre fazioni tra le ymbryne: quelle che erano disposte a siglare un patto con i Corvi poiché in parte appoggiavano il loro pensiero qualunque esso fosse delle quali faceva parte Dorotea, il secondo gruppo totalmente opposto al primo che vedeva la guerra come unica soluzione e poi c'era l'ultima fazione, convinta di non avere le risorse per combattere e poichè sapevano che i corvi non potevano entrare negli anelli, proponevano di nascondersi finché non fosse giunto il momento opportuno. Di questa fazione facevano parte le vostre ymbryne e anche la nostra, erano in poche e per questo non vennero considerate, anzi le ymbryne delle altre fazioni cercavano di farle passare dalla loro parte. Dorotea riuscì a convincere la nostra ymbryne, promettendole protezione e un rifugio sicuro per tutti noi e lei accettò, alcuni dicono che fosse malata. Dorotea riuscì a prevalere nel Concilio e la tregua fu siglata ma non durò a lungo. Mentre la nostra Ymbryne e alcuni di noi si recavano nel rifugio indicato da Dorotea caddero in una imboscata, Eleonora e Tessa che dovevano raggiungere lo stesso luogo ma a un intervallo di tempo di distanza accorsero in loro aiuto ma non poterono fare molto. La nostra ymbryne morì combattendo e con lei i ragazzi che la accompagnavano tranne una, Anna. Tessa la portò nel nostro anello, coperta di ferite e sangue, ebbe l'ingrato compito di riferimento l'accaduto mentre Eleonora medicava la ragazza. L'episodio fece scalpore, perfino Dorotea cambiò idea e allora gli scontri iniziarono un'altra volta, poi il resto lo conoscete > sospirò, riprendono fiato.

Guardò i due ragazzi un'ultima volta, quasi spazientito come se lo avessero costretto con la forza a raccontare ciò che sapeva, riprese coltello e forchetta tra le mani e continuò a mangiare come se nulla fosse accaduto. Pietro e Laerte si scambiarono uno sguardo, non capivano come quello che avevano appena saputo li avrebbe potuti aiutare ma entrambi sembravano essere d'accordo sul fatto che la chiave fosse in quel libro di scacchi. Laerte pensava a questo quando fece per alzarsi, per poi essere fermato da Pietro che mettendogli una mano sulla spalla lo spinse di nuovo sulla sedia

< non possiamo andare ora, quando tutti si alzeranno da tavola consulteremo il libro > Pietro sussurrò, cercando di non farsi sentire. Laerte annuì ed entrambi tornarono a osservare i loro piatti senza riuscire a mandare giù un altro boccone per l'impazienza.

Accanto a loro l'atmosfera che si respirava era ben diversa, tutti si stavano divertendo, chiacchierando animatamente per conoscersi meglio e confrontare le esperienze che, da Speciali, avevano vissuto. Ogni tanto anche i daemon partecipavano a quei momenti, dunque non era raro vedere un cane tentare di salire sul tavolo, un serpente arrotolarsi sulle gambe di una sedia o un pettirosso che volava sulle loro teste.

Milo e Kyle, seduti accanto ad Anna le raccontavano di tutto e di più, cosa era accaduto nella villa e come erano giunti fin lì, lei li ascoltava attentamente e le sue espressioni lasciavano intendere che fosse interessata a quel racconto così particolare. Tuttavia quando i due nominarono Dorotea, il volto della ragazza parve incupirsi, rivolse lo sguardo al piatto ma sembrava che stesse guardando il vuoto. I due ragazzi, preoccupati da quel cambiamento improvviso, scambiandosi uno sguardo, cercarono di rimediare

< qual'è la tua peculiarità ? Ce la puoi far vedere in giardino se ti va > Milo posò una mano sulla spalla della ragazza per riscuoterla dal suo mondo , le rivolse un piccolo sorriso mentre si alzava dalla sedia, invitando Saetta a sistemarsi sulla sua spalla.

Anna, dopo un piccolo momento di esitazione, prese un foglietto dalla tasca e una matita, si fermò, osservando il foglio come se potesse oltrepassarlo con lo sguardo, con la matita a mezz'aria ancora assorta nei suoi pensieri. Finalmente la abbassò, iniziò a scrivere lentamente, lettera per lettera, soffermandosi ogni tanto su quella seguente, poi allungò il foglio verso di loro in modo che potessero leggerlo. Milo e Kyle sgranarono gli occhi, stupiti e ammirati da quella semplice parole scritta sulla carta. La ragazza si alzò, fece un gesto verso Tommaso che si limitò ad annuire per poi condurre i due verso la porta principale che si affacciava sul cortile della casa, o meglio, il bosco. Aspettò che la porta si chiudesse alle loro spalle, chiuse gli occhi, respirò a fondo e poi scomparve, un attimo prima era sulla scalinata, accanto a Kyle, quello dopo li salutava allegramente qualche metro più in là, appoggiata a un pino. Milo rise di gusto, riempiendo i boschi con la sua allegria, poi si concentrò e dopo un po' le sue braccia si allungarono parecchio, arrivando a toccare un ramo di un pino poco distante da lui, al quale si aggrappò e, usando le sue braccia come una liana, raggiunse Anna che aveva assistito con occhi sgranati a quel piccolo numero. Dopo fu il turno di Kyle, concentrandosi su una pigna, caduta tra l'erba, la osservò con intensità, essa si alzò dal terreno a poco a poco, superando anche i rami più alti degli alberi, poi scese velocemente seguendo una piccola orbita finendo a pochi passi da Milo e Anna.

Dalla porta udirono qualcuno battere le mani, voltandosi videro Tessa ed Eleonora e, accanto a loro, molti dei loro amici, Tommaso e i suoi compagni. A Milo non sfuggì lo sguardo di intesa tra le due ymbryne che si presero la mano per un istante, chiusero gli occhi e sparirono in un turbine di piume scure. Quando esse si diradarono una poiana e un allocco volavano tra le fronde degli alberi, mescolandosi con l'azzurro del cielo, sfruttando le correnti del vento per compiere acrobazie sopra le loro teste. Ogni tanto si avvicinavano per poi allontanarsi all'improvviso e i loro versi squillanti riempivano il tacito silenzio che si era creato davanti a quella visione molto rara. Sembrava che si stessero divertendo per conto loro, i loro versi dicevano frasi che solo loro potevano capire, Tommaso in particolare fu colpito da loro e non potè nascondere un'ombra di malinconia sul volto. Il ragazzo si fece avanti con un sorriso sul volto, deciso a prendere parte a quel piccolo gioco, si avvicinò a un albero accompagnato dal suo serpente che gli strisciava accanto, toccò con la punta delle dita la corteggia e poco dopo lo sollevò dal terreno senza difficoltà. Prima che qualcuno potesse rimanere sorpreso Tommaso lo lanciò a Benedetta che lo prese in mano senza alcuna difficoltà, suscitando stupore tra i presenti

< sai modificare la densità degli elementi della realtà, lo stavi pensando prima mentre ora stai pensando a una torta di pere, o sbaglio ? > la ragazzo lanciò l'albero di nuovo a Tommaso che lo ripose nella buca creata e, ripetendo i gesti di prima gli ridiede la sua massa iniziale

< e tu sai modificare i pensieri, non vorrei pensare alla Torre di Siena in questo momento, sai soffro di vertigini > questa risposta generò una sonora risata collettiva, adornata dai versi dei due uccelli che sembravano apprezzare quella scenetta.

Mentre in cortile, tra le fronde degli alberi che circondavano la casa l'atmosfera era divertita, al suo interno c'era un'aria pesante. Tre ragazzi infatti mancavano all'appello e, approfittando della distrazione degli altri, si erano rifugiati in una stanza più appartata, per non essere uditi da nessuno.

< cosa ce ne facciamo di quello che ci ha detto? > entrambi erano impazienti ma Pietro lo era in particolare, si rigirava il libro tra le mani, cambiando posizione sul letto ogni secondo, senza essere capace di rimanere fermo.

< devono avere un qualche valore, ci ha detto quello che ci serviva alla fine, no? > dall'altra parte della stanza Laerte era fermo, appoggiato con la schiena al muro, fissando il vuoto.

< ci sta dicendo qualcosa che non riusciamo a capire, se non ne veniamo a capo non potrò farne parola con Tessa ed Eleonora > Pietro sbuffò, mettendosi seduto sul bordo del letto, dando le spalle all'altro. Aveva ancora il libro tra le mani e stava leggendo quella dedica incisa sulla prima pagina come se volesse imaparla a memoria, quando la porta si aprì cigolando.

< cosa dovreste capire esattamente ? Non provate a nascondermelo, è da stamattina che siete più agitati del normale > i due si voltarono verso l'origine di quella voce e tirarono un mezzo sospiro di sollievo quando videro un volto familiare, Ludovico.

< nulla di importante e comunque tu come puoi conoscere il mio nervosismo normale se ci siamo conosciuti cinque giorni fa? > Pietro rispose subito al ragazzo, era seccato ma Ludovico non ci fece troppo caso, il suo tono gli sembrò normale. Dunque si rivolse verso Laerte, sperando di ricevere un qualche chiarimento

< avevamo trovato quel libro alla villa e c'è una dedica per Eleonora, pensavamo di portarglielo in realtà, vuoi venire con noi? > Laerte ignorò lo sguardo di rimprovero di Pietro, cercando di togliere l'attenzione di Ludovico dal libro che il ragazzo aveva ancora in mano.

< va bene> Ludovico era ancor diffidente ma meno di prima. Pietro e Laerte tirarono un sospiro di sollievo mentre uscivano dalla stanza, seguiti dall'amico.

I tre attraversarono il corridoio vuoto che portava al soggiorno, non trovando nessuno superarono la porta di ingresso, il suono delle voci dei loro compagni li sorprese, non li avevano sentiti cos' allegri da giorni ormai e a Ludovico spuntò un piccolo sorriso sulle labbra. Da lontano riuscirono a scorgere Tessa e le andarono incontro, lei fece lo stesso, quasi preoccupata di non averli visti prima

< e voi dove eravate? > posò una mano sulla spalla di Laerte, osservando gli altri due come se fosse capace di avere quell'informazione senza che pronunciassero una parola. Per un attimo a Pietro sembrò come se lei sapesse già tutto, si convinse che doveva essere solo una soggezione e si rivolse alla ymbryne

< stavamo cercando Eleonora in realtà, sai dove potrebbe essere ? > Pietro si rivolse a Tessa, cercando di non farle notare la sua agitazione. Fu sorpreso dunque nel vedere che fu l'espressione di Tessa a cambiare, diventando all'improvviso preoccupata

< pensavo che fosse dentro casa > Laerte fu l'unico ad accorgersi del tono allarmato della sua ymbryne, per quanto avesse tentato di nasconderlo.

< sono sicuro che gli altri sanno dove si trova > rispose con calma, cercando di controllare la sua agitazione, un riflesso di quella di Tessa. Laerte sapeva che la donna non si agitava per un nonnulla, doveva essere davvero preoccupata ed era proprio ciò a farlo allarmare.

In poco tempo il gruppetto si disperse, ognuno chiese in giro se qualcuno la avesse vista, se si ricordassero dove era andata ma non riuscirono a ricavarne nulla. Sembrava essersi volatilizzata nel nulla, senza alcuna spiegazione, proprio come era successo a Dorotea e sui volti di chi aveva sperimentato le conseguenze della propria pelle, si dipinse una profonda paura. Ben presto la preoccupazione si diffuse anche tra gli abitanti dell'anello nel bosco e la paura si fece strada tra di loro, senza che riuscissero a controllarla. Vedendo che così non avrebbero ottenuto niente si divisero in piccoli gruppi, cercando di coprire un'area quanto più grande possibile. Tessa fu l'unica a insistere ad andare da sola, si trasformò nella sua forma animale senza attendere conferma e si librò in volo sulle loro teste, lottando contro le correnti del vento che volevano guidarla. Ogni tanto si potevano udire i versi dell'uccello tra le fronde degli alberi e solo allora molti ragazzi si accorsero di quanto quel linguaggio paresse umano, ogni tanto riuscivano a capire cosa stava dicendo. Molto più spesso però quei versi erano acuti, come se il volatile stesse provando un dolore fisico e a Laerte, che aveva conosciuto a fondo Tessa, quegli strilli disperati sembrarono quanto mai un pianto. Lasciarono che volasse per contro suo, avevano quasi timore di invadere una sua sfera privata, così si divisero nei piccoli gruppi, scambiandosi solo qualche parola di saluto.

Pietro, Milo, Benedetta, Kyle e Laerte si stavano occupando dell'area sud-est del bosco, vicino all'uscita sul retro della casa, avevano percorso parecchi metri senza trovare alcuna traccia utile, erano tutti scossi da quella nuova sparizione e nessuno aveva il coraggio di parlare. Pietro era agitato, non riusciva a smettere di pensare al libro che si trovava ancora nel suo zaino, ogni tanto rivolgeva uno sguardo a Laerte che però era troppo impegnato a guardare il terreno per notarlo. Milo si avvicinò a Pietro poco dopo, cercò la mano del più grande e la strinse forte, si scambiarono uno sguardo veloce e Pietro non potè fare a meno di notare un velo lucido che gli ricopriva gli occhi. Si abbassò sulle ginocchia gli posò entrambe le mani sulle spalle, gli sussurrò qualcosa all'orecchio che sembrò rasserenare Milo e si rimise in piedi, cingendo con un braccio le spalle del più piccolo e continuando a camminare. Percorsero un altro tratto di strada, interrompendosi quando Benedetta si piegò in due, con una mano sullo stomaco, gemendo a causa di un dolore improvviso

< sto bene, sto bene > allontanò la mano di Kyle che stava tentando di sorreggerla e proseguì, guidando la fila, ignorando gli sguardi preoccupati del ragazzo. Il momento di tranquillità che seguì non durò molto, venendo interrotto all'improvviso quando tutti i ragazzi avvertirono una leggere fitta allo stomaco, si scambiarono sguardi incerti, cercando di capire se anche gli altri la avessero sentita e non appena tutti annuirono una nuova paura si dipinse sui loro volti.

< non ditemi che è quello che penso, vi prego > Kyle fu il primo a parlare, seguendo ciò che al momento gli diceva l'istinto

< invece pensi giusto, siamo in un altro anello > Benedetta sussurrò quelle parole ma, nel silenzio della foresta, risultarono perfettamente udibili. Respirarono all'unisono e iniziarono a guardarsi intorno, cercando di trovare una via di uscita tra gli alberi che ora assomigliavano a un labirinto.

Heyla, mi ci è voluto molto per scrivere questo capitolo ma, come vi sarete accorti, è un mattone unico di avvenimenti e non potevo dividerlo. Ora l'azione sta entrando davvero nel vivo, alcuni personaggi stanno scoprendo cose nuove, alcuni segreti dal passato vengono a galla, conditi da qualche momento divertente. So bene quanto sia amara la fine del capitolo ma una bella botta emotiva è quello che era necessario per lo sviluppo e per risvegliare qualcuno in particolare.

Come avrete notato abbiamo incontrato due nuovi personaggi e sì sono miei, uno dei due è piuttosto importante e rivestirà il ruolo che sarebbe spettato a un oc se la scheda fosse davvero arrivata. Quindi queste due povere anime, si spartiranno un poco i compiti che quell'oc avrebbe avuto perché, non avendo uno straccio di niente tra le mani, non posso inventarmi tutto di sana pianta. Gli altri personaggi del nuovo anello saranno tutti secondari, per riempire la scena se volete metterla così anche se saranno funzionali in un secondo momento.

Ora che i nostri ragazzi sono divisi come pensate che reagiranno? Eleonora dove diamine è finita? Pensate che Milo abbia ragione nel dare alle lettere quel significato?

Con questi interrogativi vi saluto, mi auguro che il capitolo, anche se lungo, vi sia piaciuto ugualmente.

Pecy.

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