❪ 117 ❫ ⸻ back to normal.

𝐑𝐈𝐓𝐎𝐑𝐍𝐎 𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐍𝐎𝐑𝐌𝐀𝐋𝐈𝐓𝐀'.
❝ Non capisci i sentimenti. ❞

⸻ "𝐄𝐍𝐓𝐑𝐀", 𝐇𝐀 𝐒𝐄𝐍𝐓𝐈𝐓𝐎 𝐀𝐋𝐄𝐗𝐀𝐍𝐃𝐑𝐈𝐀 𝐃𝐈𝐑𝐄 𝐒𝐔𝐎 𝐏𝐀𝐃𝐑𝐄 𝐐𝐔𝐀𝐍𝐃𝐎 𝐇𝐀 𝐁𝐔𝐒𝐒𝐀𝐓𝐎 𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐑𝐓𝐀 𝐃𝐄𝐋 𝐒𝐔𝐎 𝐔𝐅𝐅𝐈𝐂𝐈𝐎. Sospirò e aprì la porta, entrando e sedendosi sulla sedia su cui le fece cenno di sedersi. "Mi hai chiamato?"

Tom annuì. "Ho pensato che dovremmo parlare di ogni problema che abbiamo l'uno con l'altro. Voglio che le nostre lotte finiscano, Lex".

Le labbra di Alessandria si separaro sotto shock.

Tom alzò un sopracciglio al suo silenzio. "Lex?"

"Mi dispiace", scosse la testa, scattando fuori. "Sono solo un po' scioccata. Questo è tutto".

Annuì, appoggiandosi alla propria sedia, con le mani incrociate e le gambe una sopra l'altra. "Vai avanti."

". . .Dovrei solo dire un problema che hai te?"

"Sì."

"Okay", annuì Alexandria, accigliata nel pensiero. "Non puoi capire i sentimenti."

"Non li ho mai provati", Tom si strofinò il viso con ansia. "Mi fai impazzire con la tua mancanza di rispetto."

"Mi dispiace, cercherò di essere più rispettosa", sospirò Alexandria, sentendosi in colpa. "Non hai mai tempo per me."

"Cercherò di avere più tempo per te", disse. "Ti dimentichi di tutto quello che ho fatto per te."

"C'è di più, vero?" Chiese a sua figlia consapevolmente.

Tom sospirò. "Sono un cattivo padre?"

Sbatter le palpebre un paio di volte, improvvisamente scioccata di nuovo. "Certo che no", rispose sinceramente con un cipiglio. "Non avrei potuto chiedere un padre migliore".

"La mia mancanza di sentimenti. . . ti fa male?"

Esitò, ma annuì, non volendo più mentire. "A volte."

Tom si chinò in avanti, con un aspetto serio mentre fissava sua figlia. "Eri così negligente e perfetta. Cos'è successo?"

Il suo viso passò da triste ad arrabbiato, ma il dolore sul suo viso glielo fece capire rapidamente.

Tom pensava che fosse colpa sua, Alexandria era ferita e aveva il cuore spezzato.

Non era necessariamente. . . con il cuore spezzato. . . (le piaceva credere che nulla potesse spezzarle il cuore) ma le cose con cui aveva a che fare, nessun normale 16enne avrebbe dovuto affrontarlo.

Era solo una bambina. Una semplice bambina.

E per Tom, lei sarebbe sempre rimasta così.

"Mi dispiace. . ." Alexandria guardò in basso, scuotendo la testa. "Mi dispiace tanto."

"Non hai fatto niente di male. . ."

"Ti ho deluso diverse volte. E per questo mi dispiace davvero".

"Lex. . ." si alzò, camminando verso l'angolo della stanza "Mi hai sempre resa orgogliosa. Non mi hai mai deluso".

Lei gli diede un'occhiata. "Sappiamo entrambi che non è vero".

Tom lo ignorò, versandosi da bere. "C'è qualcos'altro che vuoi dirmi?"

Sua figlia lo guardò mentre si sedeva sulla sua sedia e prendeva un sorso dal bicchiere di alcol nelle sue mani. "No. . ." corresse immediatamente la sua bugia e la sistemò: "Sì. Sono quasi morta due volte nelle missioni in cui mi hai mandato. Draco— Malfoy mi ha salvato la vita entrambe le volte".

La mano di Tom si strinse intorno al vetro. "Suppongo che dovrei ringraziare il ragazzo in qualche modo", borbottò dopo alcuni minuti di teso silenzio, ma i suoi occhi non lasciarono mai sua figlia. "Perché non me l'hai detto prima?"

"Tu reagisci in modo eccessivo."

"No, non lo faccio. . ." si fermò quando lei alzò un sopracciglio. "Bene, certo lo faccio. Perderei la testa se ti perdessi. Cos'è successo quelle due volte, comunque?"

E così Alexandria gli disse tutto.

Da come Draco l'aveva spinta fuori strada da una m ok maledizione omicida nella loro prima missione a come si era preso cura di lei quando ha colpì la testa nella loro ultima missione.

E Tom, essendo il padre protettivo che era, ascoltò con la sua indivisa attenzione.

E forse — si spera — il loro legame tornerebbe presto alla normalità.

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