10.

La piccola difatti ci aveva messo poco ad addormentarsi e, dopo la medicina, il rossore sul suo viso stava pian piano svanendo segno che la febbre si stava abbassando. Era ancora tardi, notte fonda e Toby sentiva il tubare delle civette fuori dalla finestra, nonostante fosse chiusa.
Ben era steso dall'altra parte del letto, mentre lui era steso al lato opposto. La bimba invece si trovava al centro.
《Sei sveglio?》
Il mormorio del biondo gli arrivò dritto all'orecchio; sì che era sveglio. Steso di lato, ad osservare il muro aveva gli occhi più spalancati delle civette fuori.
Non riusciva a dormire tanto e poi i pensieri avevano preso il possesso della sua testa.
Pensava troppo, ricordava anche chr sua madre glielo diceva sempre. Ma non era colpa sua.
Anche quando uccideva le persone, lui pensava sempre.
Pensava anche quando era nella relazione con Ben,  si trovava bene. Non si trovava bene. Fin troppi pensieri. Lui avrebbe voluto grattarsi via il cervello e godersi quella momentanea felicità con il biondo. Perché nulla durava per sempre, no ?
Almeno avrebbe vissuto un po' bene.
Ma il suo cervello non lo aveva risparmiato nemmeno in quello, aveva fatto del male non solo a sé stesso ma anche alla persona a cui una volta teneva così tanto.

《Sí...》
La sua risposta non arrivò troppo tardi.
Un sospiro gli uscì dalle labbra. Non voleva girarsi per non rischiare di schiacciare la piccola, ma sentiva lo sguardo di Ben incollato sulla schiena.
《Già sai come voleva chiamarla ?》
Sapeva a cosa si riferiva.
Non ci aveva pensato: era stato troppo impegnato a disperarsi per il bene della bambina.
Aveva un nome, no ?
Dopotutto i genitori scelgono i nomi prima della nascita.
Però lei non aveva un nome, almeno per lui.

《Volevo chiamarla ...》
Chiuse gli occhi, un tic gli mosse la spalla; al solo pensiero di sua madre o sua sorella sentiva il nervoso sfiorargli ogni singolo muscolo. Lo faceva sentire così male quella situazione del cazzo.
《Lyra...o Connie.》

《Sono due nomi così diversi che non si possono unire. Magari li puoi mettere vicini ?》
Toby scosse la testa e fece piano quando si andò a girare verso Ben, lo guardó: era così bello sotto il chiarore lunare. Le lacrime nere sembravano due diamanti e gli occhi più luminosi di tutto il cielo stellato.

《Mh, può darsi. Ma io stavo pensando un'altra cosa ...》

《Non vuoi chiamarla così ?》

Toby scosse lentamente la testa:《No.》

《E a cosa stavi pensando ?》
Sussurrò Ben. La mano del castano si spostò verso la sua guancia, stranamente da quanto pensava il più basso non si spostò  e i loro occhi affondarono gli uni in quelli dell'altro.

《Che sono stato un coglione a lasciarti.
Ben...io ti amo ancora.》

Gli occhi del biondino si spalancarono; al castano mancò un battito quando non lo rispose, poi Ben strinse le labbra e si avvicinò lentamente a lui con il viso. Un sorriso si disegnò sulle labbra rosse e sottili.
《Fanculo, Tobias. Ti amo anch'io. Non ho mai smesso.》
E le sue labbra si unirono a quelle di Toby. 
Fu una sensazione strana ma bella; quel paio di morbide labbra sulle sue, gli fecero esplodere il cuore in mille pezzi. Era così felice ma era anche consapevole di una cosa: non avrebbe mai più lasciato Ben. Non avrebbe mai più sentito le voci nella testa che gli sussurravano delle cose strane.
Avrebbe amato Ben e quella bimba più di ogni altra cosa al mondo.  Avrebbe scelto la felicità.

Fine.

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