Twenty-four
-Fa attenzione, hai capito?- si raccomanda Tobias abbracciandomi. Tra mezz'ora partirò per il consiglio e lui è venuto a salutarmi. Detta così sembra che stia partendo per sei mesi e non per una mezza giornata.
-Stai tranquillo, okay? Io starò bene, sei tu a dover stare attento.- dico.
-Ricordati che stiamo parlando dei Pacifici.- mi rammenta.
-E tu ricordati che stiamo parlando degli Abneganti.- gli rammento a mia volta affondando il volto nella sua spalla. Profuma di pulito, di cannella e di cioccolato. Inspiro profondamente, in parte per inebriarmi del suo odore, in parte per rilassarmi.
-Non tutti gli Abneganti sono buoni.- mi sussurra piano contro l'orecchio. Io lo stringo più forte a me.
-Scusa, non era ciò che intendevo.- gli rispondo. Lui mi accarezza i capelli.
-Lo so, Beatrice.- mi dice allontanandomi quel tanto che basta a guardarmi negli occhi. Poi si sporge verso di me e copre la mia bocca con la sua. Mi lascio baciare e una sensazione di calore si diffonde in tutto il corpo. Trasalisco quando qualcuno bussa alla porta.
-Deve essere Marlene.- sussurro staccandomi da Tobias.
-Aspetta.- mi dice lui e io mi blocco con la mano sulla maniglia della porta. Mi abbraccia in fretta e io ridacchio.
-Tranquillo, okay?- dico con un sorriso, poi apro la porta. Marlene è davanti a me, i capelli legati in una coda alta e gli occhi che luccicano per l'emozione.
-Sei pronta?- mi chiede e io annuisco.
-Marlene.- la saluta Tobias da dietro di me.
-Hey Quattro, come stai?- gli chiede. Lui alza la spalle.
-Potrebbe andare meglio, ma potrebbe anche andare peggio.-
-Speriamo che vada meglio e non peggio.- commenta Marlene, e tutti e tre abbiamo chiaramente colto la sfumatura della conversazione. Tobias ci accompagna fino al palazzo di vetro. Hamish è già lì. Saluto Tobias con un veloce bacio e poi ci congediamo.
-Addirittura venti minuti di anticipo? Vengo qui così prima essenzialmente perché devo seguire il protocollo, ma di solito arrivano tutti uno o due minuti prima dell'ora concordata. Sono stupito.- ci dice guardandoci.
-Sì, beh, stare chiuse in casa poco prima di andare al consiglio ad aspettare non era una buona idea. Si rischia di cadere in paranoie e preoccupazioni, e ci terrei ad evitarlo.- spiega Marlene e Hamish ride.
-Felici che siate di buon umore.- dice una voce dietro di noi. Mary e Isobel sono appena arrivate. Saremo noi cinque?
-Aspettiamo George e poi andiamo.- dice Mary.
George è un uomo alto e robusto, con gli occhi acquosi e i capelli castani chiaro. Ha un grosso tatuaggio che gli copre gran parte del collo. Quando arriva ci incamminiamo giù per il Pozzo e poi usciamo e andiamo a prendere il treno. Ci balziamo dentro agilmente e poi ci disperdiamo un po' dentro alla carrozza.
Nessuno dice nulla.
Le gemelle stanno sedute in un angolo a parlottare tra loro, Hamish sta pensando a chissà che cosa e George legge un giornale. Con un sospiro finisce di leggere un articolo e lo chiude.
-Gli Eruditi non fanno che attaccare pubblicamente gli Abneganti... Secondo voi riusciranno a salire al potere?- chiede. Io e Marlene ci guardiamo. A quanto pare la fortuna gira a nostro favore.
-Non lo so, tu speri che ci riescano?- dice astutamente Marlene.
-Non proprio... credo che la cosa migliore da fare sia mettere più di una fazione al governo. Non sono insoddisfatto del lavoro degli Abneganti e sono sicuro che se Jeanine riuscisse a mettersi a capo della città scoppierebbe una dittatura erudita, cosa che non voglio. Dopotutto, se me ne sono andato c'è una ragione.- dice.
George era un trasfazione Erudita?
Hamish annuisce.
-Secondo me le cose dovrebbero rimanere così come sono. Fine.-
Le gemelle non dicono nulla, ma quello che mi interessa è il punto di vista del mio capo. Guardo Marlene.
-Dici che..?- sussurro, e so che ha capito quello che intendo. Possiamo fidarci di lui e raccontagli quello che abbiamo scoperto rendendoci così più semplice il compito di avvertire gli Abneganti, o è meglio evitare? Ma se evitassimo, come potremmo rimanere da sole nel consiglio senza alcun tipo di aiuto?
-Sì, ci serva aiuto.- dice, poi si gira verso Hamish che è dall'altra parte del vagone con le gemelle, -Hamish, potresti venire un attimo,? Vorremmo chiederti alcune cose...-
George, seduto in un angolo, non ci degna di uno sguardo. Ringrazierò sempre il rumore del vento e dei freni sulle rotaie per nascondere ciò che non vuole essere sentito.
-Ditemi.- ci dice fermandosi davanti a noi e incrociando le braccia al petto. In volto ha un sorriso caldo.
-Ecco.. ehm...- comincio, ma mi sento troppo stupida.
-Cosa?-
-Noi, dopo, vorremmo... poter rimanere da sole in consiglio per una decina di minuti.- sputa fuori in un sussurro Marlene.
-Non se ne parla. È già un miracolo che siate qui, non tirate la corda.- ci riprende dopo un momento. Fa per allontanarsi ma lo afferrò per un polso e lo tiro verso di noi.
-Tu non hai capito. Noi dobbiamo parlare da sole con loro.- dico decisa.
Lui mi fissa.
-Ho già detto di no. Non lascerò che due novelline rischino di mandare tutto a monte per vanità.- ci dice.
-Abbassa la voce.- gli chiedo, -E ascolta: prima di tutto, puoi dirmi qualsiasi cosa tranne che sono vanitosa. Secondo: non te lo chiederei se non fosse davvero importante. E lo è, ma non posso dirti di più.-
Lui mi guarda senza capire.
-Sai, potresti appartenere ai Pacifici.- mi dice, ma non sta scherzando e il suo tono è basso e aggressivo, -Credi davvero che mi basti, rigida? Non ho alcuna, alcuna, intenzione di lasciarti sola con il consiglio neanche un minuto.-
Io e Marlene ci guardiamo . Abbiamo un breve dialogo fatto di "si" "no" "meglio parlare" "meglio tacere" basato essenzialmente sui nostri sguardi. Poi la vince lei: parliamo.
-Abbiamo scoperto che gli Eruditi vogliono rovesciare il governo usando la nostra fazione. E non voglio permetterlo. Quindi, Hamish, deve bastarti. Perché non voglio che i miei genitori muoiano.- dico decisa, sempre parlando piano. Il treno rallenta, siamo vicini al centro.
Per un attimo sembra essere stato preso in contropiede. Rimane zitto e ci guarda a turno.
-Chi mi dice che sia vero? E, supponendo che non vi siate inventate tutto, come vogliono costringermi a combattere? Perché io non ho nessuna intenzione di farlo.-
-Siero di simulazione. Ma ora è troppo lungo da spiegare, ti basti sapere che oggi è l'unica occasione che abbiamo per evitare che capiti il peggio. Ti supplico, ti chiedo solo dieci minuti da sola con il consiglio. Conosco tutti quelli che ci lavorano, ho bisogno di avvertirli.- dico mordendomi il labbro. Non volevo farla uscire in modo così egoistico, ma non ho tempo per spiegare meglio le cose.
Lui mi guarda, e probabilmente coglie la sfumatura di paura e disperazione che sto cercando così ardentemente di nascondere.
Lo vedo annuire piano.
-Non so neanche se sia il caso di crederci o no... ve ne do cinque. Porterò fuori tutti e poi vi lascerò cinque minuti di conversazione privata con il consiglio. Non un minuto di più.- ci dice prima di allontanarsi e so di non poter ottenere nulla di più, ma per ora mi basta.
•••
Mi asciugo le mani sui jeans mentre saliamo le scale del palazzo governativo fino alla sala del consiglio. Respiro profondamente un paio di volte: tra qualche minuto vedrò Marcus, vedrò gente che per anni è venuta a cena da me, vedrò mio padre. Che diamine mi è saltato in mente di venire fin qui?
Marlene mi prende una mano nelle sue e intreccia le dita alle mie.
-Stai tranquilla, andrà tutto bene.- mi sussurra stringendomi la mano.
-Aspettate solo un momento che avviso del vostro arrivo.- ci dice una donna abnegante che riconosco come Erin, l'amica della mamma. Lei mi lancia uno sguardo e io abbasso il mio. Se le vecchie abitudini, abbassare gli occhi in segno di rispetto per qualcuno di più anziano di me, riemergono già ora, cosa accadrà quando entreremo in quella stanza?
-Se faccio qualcosa di troppo Abnegante, bloccami.- sussurro a Marlene con il fiato corto e lei annuisce.
-Bene, allora. Ora entreremo qui dentro, avanzeremo le nostre richieste e dopo di che ascolteremo la loro risposta portando avanti un dibattito. Tris, Marlene, voi due dovrete solo guardare.- ci spiega Hamish e noi annuiamo.
Lascio andare la mano di Marlene non appena Erin esce dicendoci che possiamo entrare. Varchiamo la porta e ci troviamo in un corridoio lungo circa tre metri. Proseguiamo; Hamish è in testa, dietro di lui le gemelle, poi io e Marlene e dietro di noi George.
Davanti a noi c'è una porta grigia: un Abnegante di cui non ricordo il nome la apre e noi entriamo.
-Wow.- sussurra Marlene al mio fianco e io non posso che annuire. Per un breve, intenso momento la mia ansia e la mia paura scompaiono lasciando posto allo stupore. Il soffitto della sede del consiglio è alto almeno cinque metri e in cima il soffitto è di vetro, un po' come quello della sede degli Intrepidi.
Davanti a noi, disposti a ferro di cavallo, ci sono tutti e venti i consiglieri. Proprio al centro c'è Marcus mentre alla sua destra c'è mio padre. Lo vedo di sfuggita e di colpo tutta l'ansia e la paura ripiombano su di me.
-Ora andiamo al centro e esponiamo le nostre richieste.- ci sussurra George mettendoci una mano sulla schiena e spingendoci avanti.
Io e Marlene ci scambiamo un'occhiata veloce.
-Benvenuti.- dice Marcus alzandosi in piedi, -a cosa dobbiamo la visita?-
-Vorremmo discutere di alcune proposte riguardanti la nostra fazione.- dice Hamish.
Marcus sorride, ma quando lo guardo non posso fare a meno di ricordare le cavità vuote dei suoi occhi nello scenario di Tobias. Distolgo lo sguardo. C'è troppo grigio intorno a me. Avanziamo tutti e una parte del mio cervello registra che Mary ha iniziato a parlare, ma io sono troppo impegnata a sembrare normale per prestare attenzione. Una parte di me ha in testa i miei migliori amici che in questo momento sono tra i Candidi, un'altra pensa a Uriah e a Tobias dai Pacifici e la terza pensa a quanto quello che sto per fare sia pericoloso e stupido. Cosa mi è saltato in testa di propormi?
Mi riscuoto quando le voci tutt'attorno a me tacciono. Guardo Hamish e vedo che mi sta guardando.
-Prenderemo in considerazione la vostra proposta. Vi prepariamo il verbale. Grazie.- dice un uomo alla sinistra di Marcus. È il padre di Susan e Robert, il signor Black.
-Certo. Lascerei che siano le ultime arrivate presso il nostro ufficio ad occuparsi di questa parte burocratica, per fare esperienza. Ragazze, vi aspettiamo fuori.- dice Hamish e gli altri lo guardano straniti ma non dicono nulla. Mentre guida tutti fuori mi guarda e apre tutte e cinque le dita della mano. Cinque minuti. Annuisco.
Io e Marlene ci guardiamo di nuovo. Come iniziamo un discorso?
-Ecco fatto, ora potete andare.- dice mio padre porgendo il verbale. Teniamo entrambi gli occhi bassi mentre Marlene lo prende.
-Potete andare.- insiste Marcus. Faccio un piccolo respiro e alzo lo sguardo su di lui.
-No, non possiamo. Non ancora.- dico.
Tutti i membri mi guardano perplessi.
-E perché no?- chiede il padre di Susan.
-Perché... ecco... non è stato facile convincere Hamish a lasciarci venire e noi...- dice Marlene. Mi guarda e capisco che non sa cosa dire: devo parlare io.
-Quello che Marlene sta tentando di dire, è che non siamo venute qui per "fare esperienza" ma per avvertirvi.- dico, e ogni parola che pronuncio mi fa sentire un po' più sicura di me.
-Avvertirci?- chiede mio padre. Per la prima volta da quando siamo entrate lo guardo. È uguale a come è di solito, con gli abiti grigi e i capelli bruni tagliati corti. I suoi occhi, azzurri come i miei, mi guardano e per un attimo mi sembrano i soliti occhi caldi del mio papà, ma improvvisamente mi sembra che non mi stia più guardando davvero. La consapevolezza che per lui ora non sono che un'Intrepida un po' mi ferisce, ma non ci dò peso e continuo, guardandolo. Ho delle priorità al momento.
-Sì,- dico, -un po' di tempo fa noi e alcuni nostri amici abbiamo iniziato a notare delle cose strane: un nostro amico che si occupa della video sorveglianza ha visto Jeanine parlare con i nostri capi fazione. Poco dopo l'abbiamo sentita noi stesse confabulare con Eric e Max. Allora ho deciso di indagare direttamente tra gli Eruditi, e una mattina presto, quando tutti dormivano, sono andata da Caleb.-
Il poco di colore che era rimasto sul volto di mio padre svanisce nel nulla.
-Ora sarebbe troppo lungo spiegare come e perché lo sappiamo, ma abbiamo scoperto che gli Eruditi vogliono attaccare gli Abneganti per prendere il potere. Mio fratello ha detto che Jeanine tiene giornalmente discorsi sulla vostra corruzione e sul bisogno che al potere ci sia chi predilige la conoscenza all'altruismo.- dico, -Per cui siamo venuti qui per avvertirvi. Hanno intenzione di iniettare un siero da simulazione agli Intrepidi e di usarci come esercito. Non saremmo coscienti, e vi uccideremmo senza battere ciglio.-
I consiglieri ci stanno agitando.
-Perché dovremmo crederti? Ora non sei più una di noi.- mi apostrofa Marcus. Mi avvicino lentamente a lui.
-Perché dovresti credermi? Che alternativa hai, Marcus? Bada bene: per quanto mi riguarda sei liberissimo di non credermi, di considerarmi una traditrice e tutto quello che vuoi. Ma dimmi questo: non mi credi, ma sei davvero disposto a rischiare? Sei davvero disposto a rischiare la vita di tutta la tua società, di uomini, donne e bambini innocenti? Perché se la risposta è che sei disposto a rischiare solo perché non accetti che ci siano dei trans fazione che hanno scelto una fazione diversa dalla tua, allora sei un egoista.- dico, e improvvisamente mi sento potente come mai prima d'ora. Marlene mi guarda come se avessi appena iniziato a parlare in greco antico, -E poi, nel caso in cui tu non lo avessi notato, mio padre, mia madre e la famiglia di una delle mie migliori amiche sono ancora Abneganti. Non ho intenzione di far condannare la mia vecchia fazione dalla mia nuova fazione. E non ho intenzione di prendere parte a tutto questo. Non sarò la carnefice dei miei genitori né di nessun altro.- dico cercando di mantenere la calma. Abbiamo ancora pochi minuti a disposizione.
Marcus fa per aprire la bocca, ma mio padre lo ferma. Quando lo guardo, il suo sguardo è tornato quello di sempre.
-La conosco, Marcus. Non mentirebbe. E poi ci aspettavamo qualche mossa azzardata da parte degli Eruditi, e devi ammettere che questa è esattamente da Jeanine.- gli dice piano.
-Che cosa ti fa pensare di conoscerla? Non è più stata tua figlia dal momento in cui ha scelto gli Intrepidi.- dice, e io non posso fare a meno di dare ragione a Tobias quando dice che doveva andarsene. Se il mio ipotetico futuro figlio decidesse di trasferirsi in un'altra fazione, non penso che il mio affetto nei suoi confronti muterebbe. A giudicare da come lo guarda mio padre, lui è d'accordo con me. Questa cosa mi consola. Marcus continua. -Ma sì, ammetto che è una cosa degna della mente malata di Jeanine.-
Il padre di Susan si volta a guardarmi.
-Che cosa dobbiamo fare?- chiede.
Questa volta è Marlene a parlare.
-Abbiamo già avvisato i Pacifici e i Candidi, in questo preciso momento alcuni nostri amici sono da loro per metterli al corrente. Pensiamo che l'attacco avverrà quando tutti sarete al vostro quartiere, quindi domenica prossima. Essendo il siero ancora in fase sperimentale, a detta di suo fratello, verrà somministrato poco prima, in linea di massima tra venerdì e sabato. Abbiamo tempo fino ad allora per agire.- spiega.
-Abbiamo? Perché abbiamo?- chiede uno degli amici di Marcus che ho visto solo un paio di volte nella mia vita.
-Perché non ho messo a rischio la mia vita andando da mio fratello e i nostri amici non hanno messo a rischio la loro hackerando i computer dei nostri capi fazione per niente. Ci siamo dentro fino al collo.- dico.
Qualcuno bussa.
-Avete fatto o no?- ci chiede George entrando.
-Arriviamo, abbiamo chiesto un chiarimento su una dicitura ma si sono accorti di aver sbagliato e lo hanno dovuto rifare, arriverà a momenti.- dico veloce con un sorriso.
Aspettiamo che esca e mi rigiro verso il consiglio.
-Va bene. Risolveremo questa situazione, ma ora dovete andare. Grazie, Beatrice.- mi dice mio padre con un sorriso. Sorrido a mia volta e poi, prendendo per un polso Marlene, mi affretto ad uscire.
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