Twelve
Il mattino dopo mi sveglio allegra. Sta notte ho sognato Tobias che mi baciava.
Cerco continuamente di scacciare il sorriso dalla faccia, ma ogni volta si riforma. Alla fine smetto di provarci. Lascio i capelli sciolti e abbandono le solite magliette abbondanti a favore di una che lascia scoperte le spalle, rendendo visibili i tatuaggi sulla spalla e sulla clavicola
-Che ti prende, oggi?- mi punzecchia Christina mentre andiamo a fare colazione. Ha gli occhi ancora gonfi di sonno e i capelli arruffati che formano un'aureola increspata intorno al viso.
-Be', sai... il sole splende, gli uccellini cinguettano.-
Lei mi guarda con un sopracciglio inarcato, come per ricordarmi che siamo in un tunnel sotterraneo.
-Lascia che si goda il buon umore.- interviene Will. -Potrebbe non capitare mai più.-
Gli do una sberla sul braccio e accelero il passo. Il cuore mi batte forte perché so che entro la prossima mezz'ora vedrò Tobias. Mi siedo al solito posto, accanto a Uriah, di fronte a Will e Christina.
Sento il bisogno di parlare con qualcuno di quello che è successo ieri, ma non saprei con chi. Christina e Will sono da escludere, non sono sicura che sarebbe una buona idea. Sposto il mio sguardo su Uriah.
-Come mai così felice oggi?- mi chiede alzando un sopracciglio mentre mi allungo a prendere un toast e inizio a spalmarci della marmellata.
Ho bisogno di dirglielo assolutamente, ma devo essere schiva.
-Ecco...- comincio, ma non so come continuare. Lancio un'occhiata a Will e Christina: stanno ridendo forte per qualcosa che ha detto lui. Ne approfitto -Sono uscita con quello della festa ieri.-
Uriah per poco non si strozza con il succo d'arancia.
-E?- mi sprona. Io guardo gli altri due.
-Dopo.- e lui annuisce. In questo momento entra Tobias. Mi lancia una veloce occhiata e poi va a sedersi al tavolo con Zeke e Shauna.
Ora posso morire felice.
-Oggi è il giorno dello scenario della paura.- dice Will. -Secondo voi, riusciremo a vedere il nostro?-
-No.- Uriah scuote la testa. -Si attraversa lo scenario di uno degli istruttori, me l'ha detto mio fratello.-
-Ooh, e di quale istruttore?- chiede Christina, ravvivandosi all'improvviso.
-Spero che sia lo scenario di Quattro.- continua
-Perché?-
La domanda mi esce in un tono troppo aggressivo e vorrei potermela subito rimangiare.
-Sembra che qualcuno sia di umore ballerino.- Christina alza gli occhi al cielo. -Come se tu non volessi sapere di cos'ha paura. Si comporta così da duro che probabilmente teme i marshmallow, i tramonti molto luminosi, o robe del genere. Meccanismo di compensazione.-
Scuoto la testa.
-Non sarà il suo.-
-Come fai a saperlo?-
-Ho solo tirato a indovinare.-
Ripenso al padre di Tobias nel suo scenario della paura. Non lo farebbe vedere a tutti.
Lo guardo per qualche secondo e per un momento mi guarda anche lui. Il suo sguardo sembra ghiaccio, e io distolgo il mio.
•••
Lauren, l'istruttrice degli interni, ci aspetta con le mani sui fianchi, fuori dal corridoio delle simulazioni.
-Due anni fa- dice -avevo paura dei ragni, di soffocare, di rimanere intrappolata tra mura che mi si stringevano lentamente addosso, di essere buttata fuori dagli Intrepidi, di morire dissanguata, di essere investita da un treno, della morte di mio padre, di essere umiliata pubblicamente e di essere rapita da uomini senza volto.-
La guardiamo tutti senza espressione.
-La maggior parte di voi ha tra le dieci e le quindici paure nel suo scenario. È questa la media.-
Chissà quante ne avrò io.
-Qual è il numero più basso che avete mai registrato?- chiede Lynn.
-In anni recenti- risponde Lauren -quattro.-
Non ho più guardato Tobias da quando eravamo in mensa, ma ora non riesco a farne a meno. Tiene gli occhi fissi sul pavimento. Sapevo che quattro era un numero basso, abbastanza basso da diventare un soprannome, ma non immaginavo che fosse meno della metà della media.
Chino la testa. È una persona eccezionale, e ora non mi guarda nemmeno più.
-Non lo scoprirete oggi, quante ne avete- continua Lauren. -La simulazione è settata sul mio scenario, per cui vi troverete le mie paure, non le vostre.-
Guardo Christina negli occhi. Avevo ragione, non attraverseremo lo scenario di Quattro.
-Te l'avevo detto.- sussurro.
-Taci.- mi dice infilandomi un dito nelle costole.
-Lo scopo di questo esercizio, tuttavia, è solo farsi un'idea di come funziona la simulazione, per cui ognuno di voi ne affronterà una soltanto.-
Lauren assegna a ciascuno di noi una paura a caso. Io sono nelle ultime file, per cui entrerò tra gli ultimi. A me è capitata la paura del rapimento.
Poiché non sono collegata al computer, mentre aspetto non posso vedere le simulazioni, ma solo come vi reagiscono le persone. È perfetto per distrarmi dai miei pensieri su Tobias: stringo i pugni quando Will scaccia via dei ragni che non posso vedere, o quando Uriah cerca di spingere muri a me invisibili, e sorrido quando Peter diventa rosso fuoco per qualcosa che gli succede durante la sua esperienza di "umiliazione pubblica". Infine arriva il mio turno.
L'ostacolo non sarà facile per me, ma poiché sono stata capace di manipolare tutte le simulazioni, non solo questa, e poiché ho già attraversato lo scenario di Tobias, mi sento tranquilla mentre Lauren mi infila l'ago nel collo.
La scena cambia e comincia il rapimento. Sotto i miei piedi il pavimento diventa un manto erboso, e intorno alle mie braccia e sopra la mia bocca si stringono delle mani. È troppo buio per vedere qualcosa.
Sono vicina allo strapiombo, sento il ruggito dell'acqua. Mi balena nella mente l'immagine del mio corpo che precipita nell'oscurità, la stessa immagine che ora ricorre nei miei incubi. Stringo i denti: non posso urlare, non posso e basta. Cerco di ricacciare indietro le lacrime.
Non è reale, Tris, non lo è.
Sapevo che sarebbero tornati a prendermi, sapevo che ci avrebbero riprovato: la prima volta non gli è bastata.
-Ferma.- ordina una voce rude.
Le mani spariscono e le luci si accendono. Sono di nuovo nella sala di cemento. Tremo tutta e mi premo le mani sulla faccia. Ho fallito. Ho perso la testa, ho perso la lucidità. La paura di Lauren si è sovrapposta alla mia.
E tutti mi hanno visto. Tobias mi ha visto.
Sento dei passi. Tobias viene verso di me e mi afferra un polso, costringendomi a guardarlo.
-Che diavolo era quello, Rigida?-
-Io...- Il respiro mi sale a singhiozzi. -Io non...-
-Controllati! Sei patetica.-
Qualcosa scatta dentro di me e lo fisso.
Una vampata mi percorre tutto il corpo portandosi via la debolezza; lo schiaffeggio così forte che le nocche mi bruciano per l'impatto. Lui mi fissa, la guancia tutta rossa, e io lo guardo a mia volta.
-Stai zitto.- gli sibilo contro, a bassa voce. Con uno strattone libero il braccio ed esco dalla stanza.
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