Capitolo 15

"Gli ho dato il cuore e lui lo ha preso soltanto per stritolarlo a morte e scagliarmelo sulla faccia... Gli esseri umani sentono con il cuore, Ellen, e poiché lui il mio lo ha distrutto, non posso più provare alcun sentimento nei suoi riguardi; né vorrei provarlo, nemmeno se lo vedessi gemente a patire da questo momento fino al giorno in cui morirà."

(Emily Bronte, Cime tempestose)



Respira veloce, la mano ancora gli trema. Credeva di riuscire a controllare la rabbia e il dolore che la vista di Flinn gli provoca, ma a quanto pare si è sbagliato. L'Incantatore si volta verso Tania, che cammina al suo fianco con vacua fissità. Guardare quegli occhi e ricordarli imploranti mentre lo pregavano di risparmiarla gli fa venire un magone in gola.

E' per un Bene Superiore. Vlad lo diceva sempre: percorri i tuoi obiettivi fino alla fine, a qualsiasi costo. E lo sto facendo. Lui non è mio padre, non è mio padre. Io sono Theodore Donovan, non Alexander Flinn.

"E' tutto pronto per il rituale?" chiede, e la strega annuisce guardando la sua collega.

"Il vampiro e il licantropo sono in preparazione. Abbiamo il sangue di demone ed Elisa ha imparato a memoria la formula magica. Mason è andato a prendere l'umano."

"Bene." Gli fa male la testa, le gambe sono deboli, ha il sapore di sangue in bocca, ma deve resistere. Si passa una mano tra i capelli arricciati, fermandosi sulla ciocca rossa sulla sua fronte sudata. I vampiri non sudano, ma la sua parte umana gli provoca questo piccolo inconveniente. "I vampiri sono stati fissati alle catene per la trasposizione di energia?"

"Sì. Alcuni di loro hanno creato problemi che hanno richiesto un intervento più drastico." Un intervento più drastico. Non vuole sapere cosa le streghe avessero fatto loro. Non importa, se il suo piano riuscirà cambierà il futuro, manterrà sua madre umana e cresceranno insieme come una famiglia. Però non può evitare di immaginare il viso di suo zio Caleb mentre guardava Tania colpirlo con un incantesimo. Anche solo osservando lei sente una fitta al petto.

Scusami, zia.

"Non importa. E i Daemonios?"

"Neutralizzati." La sua voce era gelida, priva di sentimento. "Ne abbiamo conservato uno per l'incantesimo." Alexander sospira, fermandosi di scatto quando una fitta al cuore più forte delle altre lo fa sobbalzare e crollare a terra, tossendo sangue. Le due streghe si chinano verso di lui, porgendogli una fiala contenente un liquido denso e marrone, simile a fango. Lui la stappa e la bevve tutta d'un fiato, facendo una smorfia disgustata. Non può andare avanti ad integratori ancora a lungo, il suo cuore sta per fare il suo ultimo battito, ma sapeva a cosa andava incontro quando ha letto di quel rituale nella biblioteca dei Tribuni.

"Ottimo lavoro, ragazze." Si ferma davanti alla camera di sua madre, trovando la porta chiusa. Avverte uno strano calore quando pensa che rivedrà sua madre viva, anche se probabilmente sarà furiosa con lui.

Non capisce che lo sto facendo per lei, ma lo avevo messo in conto.

Si volta ancora verso Tania, sorridendole. "Vai da Theodore e controlla che gli serva qualcosa. Se ha fame contatta Cory e digli di portare due umani vivi. Non voglio nutrirlo solo a sangue stantio. Oh, e digli che da domani mattina sarà libero di andare dove vuole." Tania annuisce e scompare in un lampo, lasciando l'Incantatore da solo con Elisa. Domani sarà tutto finito, il suo futuro sarà salvo. Apre la porta, aspettandosi di trovare Stefano a sbarrargli la strada, invece non c'è nessuno. Gli ci vuole un momento a capire lo scempio in cui riversa la stanza, il letto spostato e mezzo rotto e un corpo sanguinante legato e svenuto al letto, con il viso ancora in rimarginazione. Di Kirsten, neanche l'ombra. "E' riuscita a scappare." sibila, stringendo la maniglia della porta fino a quando non la sente deformarsi sotto la sua mano. Conosce sua madre dai racconti dei vampiri, l'ha sottovalutata. Potrebbe rovinare tutto. Perché fa così? Lui lo fa solo per lei. Per loro. Perché vuole più bene a quel mostro assassino di Alexander? E' confuso e non vuole esserlo, non ci è abituato. Si volta verso Elisa, l'occhio rosso sembra fuoco vivo dentro l'iride. Il fantasma però non fa una piega. "Trovala. Adesso!"

Kirsten's POV

Vlad è veramente lento, ma non posso biasimarlo: la rigenerazione delle mani gli ha tolto le ultime energie rimaste e la sete gli impedisce di usare la supervelocità o il suo potere speciale. Fotunamente sa orientarsi bene all'interno della sua vecchia casa, anche se non perde occasione di spiegarmi in quale guerra abbia depredato questo o quell'arazzo.

"Vlad, sinceramente, non mi interessa." sbotto al suo terzo arazzo depredato durante la battaglia contro Vladislav per la riconquista del suo trono. Il biondino mi affianca nella corsa, dicendomi di svoltare a destra. "Dove stiamo andando?"

"Sento la presenza di Alexander nei paraggi." mi spiega, e a quelle parole accelero, rischiando di scivolare sul tappeto. Sono completamente sporca di sangue, così come Vladimir, ma fortunatamente le impronte rosse si confondono con ciò che ci circonda. "Da questa parte." sussurra, scendendo le scale. Dopo qualche metro si ferma davanti ad un muro completamente spoglio, sorridendo. "Trovato." Alzo un sopracciglio, riprendendo fiato e guardandolo come se fosse pazzo.

"Sicuro che la sete non ti abbia dato al cervello?"

"Taci, stupida femmina."

"La stupida femmina sta per evirarti, Principe di Valacchia." Scimmiotto il suo tono più solenne, ma lui non mi calcola, passando una mano sui mattoni spogli.

"Quando ero al trono mio padre e mio fratello erano stati assassinati. Non volevo correre lo stesso rischio." Mentre parla accarezza la parete con cura, le dita sottili e bianche come la neve in contrasto con il rosso mattone. "Così ho fatto costruire qualche passaggio segreto qua e là. Alcuni portano all'esterno, altri sono vicoli ciechi in cui imprigionavo i miei prigionieri più celebri. Mi divertivo a guardarli morire di fame e di sete, non hai idea quanto." ridacchia, facendo pressione su quattro mattoni in ordine sparso. "Tuo figlio sembra conoscere bene casa mia. Non so perché, non so come, ma è così. Quindi saprà anche di questi posti." Quando stacca la mano dall'ultimo mattone parte della parete si infossa, slittando verso destra e aprendo un passaggio nel muro. Rimango a guardarlo a bocca aperta, mentre Vladimir sorride con le labbra nere. "Fa molto Diagon Alley, lo so, ma ha stile." Sorrido di rimando, ma torniamo entrambi seri all'istante, entrando nel pertugio. La prima cosa che sento è il forte odore di sangue che appesta la stanza, poi un tonfo sordo, seguito da un'imprecazione colorita.

"Fottuto bastardo, cosa fai qui? Ti ha mandato a darmi il colpo di grazia, vero?" Cosa? Alla luce del fuoco riesco a distinguere la figura di Vladimir a terra, sovrastata da quella di...

"Alex!" grido, tirandogli un calcio che lo coglie di sorpresa, facendolo rotolare su un fianco e liberando Vladimir, che si rialza in un lampo. Il vampiro mi guarda con stupore, prima di riconoscermi e abbandonare la posizione di guardia. Rilassa le spalle e mi guarda con stupore, come se non si aspettasse di vedermi ancora viva.

La loro fiducia nelle mie capacità mi commuove.

"Kirsten." Sussurra il mio nome, facendomi partire un brivido lungo la spina dorsale. "Sei proprio tu?"

"Sì." lo rassicuro, affiancandomi a Vladimir, disorientato quanto me. "Non vogliamo farti del male, ma dobbiamo sbrigarci. Usciamo di qu..." Non riesco a terminare la frase. Alex mi colpisce forte, stringendo le braccia intorno a me e attaccando le sue labbra alle mie con tanta forza da sbattere contro i miei denti. Rimango spaesata per un attimo, senza capire, ma lui non mi da il tempo di ricambiare, facendo combaciare le nostre fronti.

"Sono felice di vederti." dice, accarezzandomi una guancia. Gli sorrido, facendo lo stesso con la sua e sentendola gelida al contatto con le mie dita.

"Anche io." Due colpi di tosse ci interrompono, e Vladimir indica la poltrona vicino al fuoco con noncuranza.

"Lui lo molliamo qui?" Lui chi? Lo raggiungiamo, e quando vedo Richard svenuto e sporco sento il cuore stringersi in una morsa. Come lo hanno ridotto? Almeno è ancora vivo. "Sarebbe un peccato. Richard è il più carino nel tuo gruppo, anche se ammetto che Joshua ha il suo fascino."

"Lo hanno torturato." spiega Alex, mentre io rimango leggermente spiazzata dall'affermazione di Vladimir.

Ha più di quattrocento anni. Chi sei per giudicare?

Il biondo sospira, quasi rassegnato. "Quindi lo molliamo qui."

"No!" sbotta il moro, caricandoselo sulle spalle. "Non abbandono i miei amici." dice, guardando Vladimir in un modo che induce l'altro ad abbassare lo sguardo. Io non dico nulla, limitandomi a voltarmi per imboccare l'uscita, ma mi blocco all'istante vedendo qualcuno in controluce davanti a me. Riconosco gli occhi da gatto di Elisa guardarci inespressivi dall'altra parte della stanza e indietreggio di un passo, estraendo il paletto. I due vampiri ancora in piedi la notano poco dopo, e Vladimir si passa una mano tra i capelli.

"A quanto pare il vostro bambino prodigio si è accorto nella nostra assenza." mormora, ed Alexander abbandona il corpo di Rick di nuovo sulla poltrona, per poi superarci.

"State indietro. Siete troppo deboli." Vladimir però lo affianca, facendo schioccare le dita e il collo.

"Non se ne parla." dice, e adesso entrambi formano uno scudo davanti a me. Vedo Dracul guardare Alex con un'intensità che non avevo mai visto, gli occhi azzurri ardono mentre pronuncia le fatidiche parole: "Neanche io abbandono gli amici, Alexander." Il vampiro sbarra leggermente gli occhi, per poi dare una rapida occhiata al suo mentore. Quando vedo un angolo della su bocca alzarsi, capisco che Vlad ha fatto centro.

"Sicuro di riuscire a stare al passo, vecchietto?"

"Porta rispetto al Terrore della Valacchia, moccioso." Sospiro di sollievo, pur consapevole che è solo una pace momentanea. Alex si volta verso di me, dicendomi di stare indietro. Io lo ignoro, affiancandomi a lui ed estraendo il paletto dalla cintura.

"Ma perché ci provo ancora?" chiede a nessuno in particolare, per poi tornare a fissare Elisa con una minacciosità che ammansirebbe un leone inferocito. "Liz, in memoria dei vecchi tempi ti do la possibilità di scansarti prima di farti male."

"Wow, così sì che la intimorisci." Lui mi guarda in malo modo, ma prima che possa dire qualcosa il rumore di una risata trattenuta. Guardo Elisa con gli occhi sbarrati, capendo che è proprio lei che sta cercando di non ridere. Io e gli altri ci guardiamo, spaesati, mentre lei non accenna a smettere.

"Mi avevano detto che eravate spassosi." dice, guardandoci tra le lacrime. Sono confusa. Cosa le prende? Forse la presa dell'Incantatore di sta allentando e lei si è ricordata di noi? "Siete davvero come vi hanno descritti." Si ricompone subito, aggrottando le sopracciglia di fronte alle nostre espressioni stupite. La vedo guardarsi le mani, per poi battersele sulla fronte. "Oh già, mi ero dimenticato di essere Elisa."

"Credo che Alex le abbia fatto partire più di una rotella." dice Alexander, per poi approfittare della distrazione di lei per un attacco frontale. Elisa però è più veloce ed alza una mano, facendo bloccare Alex sul posto. Conosco quell'incantesimo. Tania lo aveva usato su di me, a scuola, la prima volta che vidi Alexander.

"Fermo lì, vampirello. Lasciami spiegare." dice, poi alza la mano e schiocca le dita, venendo avvolta da un lampo di luce accecante. Quando questa si dirada torno a guardare la persona davanti a me, rimanendo a bocca aperta. Il paletto mi cade di mano, provocando un suono secco a contatto contro il tappeto. Gli occhi da gatto ci sono ancora, ma i capelli biondo scuro sono più corti e mascolini, le spalle più larghe, anche l'altezza è cambiata, aumentando di qualche centimetro. Il ragazzo che adesso è davanti a noi mi fa pensare alla versione maschile di Liz. "Eccomi." esclama, per poi scrollare le spalle e toccarsi il petto con una mano. "Peccato, mi ero quasi abituato al seno." Io sono ancora sconvolta, e mi chiedo se abbia appena assistito ad una operazione di cambio di sesso in stile magico, o qualcosa di simile. Tra di noi solo Vladimir è vagamente consapevole di quello che sta accadendo, mentre Alex sbraita di lasciarlo andare. Quando lo fa cade a terra, muovendo i muscoli intorpiditi. "Scusa, Alexander. Ma sei così impulsivo."

"Chi cazzo sei tu? E cosa ci fai qui?" sbraita, rialzandosi a fatica ed ostacolandomi la vista. Quello fa un mezzo inchino, per poi guardarsi intorno.

"Elisa non vi ha parlato di me? Strano, credevo di sì. Sorella degenere."

"Sorella?" esclamiamo tutti e tre, ed ho una strana sensazione di déja-vù che mi riporta davanti a Crystal, la madre di Elisa, in quel bosco in cui ho ucciso mio zio a sangue freddo. Lo stregone fa un passo avanti, sorridendo cordiale.

"Permettetemi di presentarmi: sono Elia Tower, undicesimo discendente di Jebedia Tower, allievo di Merlino, e fratello gemello di Elisa." Fratello gemello? Quindi è lui il secondo dei famosi gemelli Tower. Avevo sentito parlare di loro, ed ora che ci penso Elisa ne aveva accennato qualcosa, ma senza mai rivelare dove si trovasse l'altro. Credevo fosse in Italia. Elia mi guarda con fissità, la maglietta nera che indossa rende la sua pelle ancora più chiara. "Mia cugina mi ha mandato un segnale dicendomi di venire ad aiutarvi quindi, in poche parole, sono qui per salvarvi il culo." Alle nostre espressioni diffidenti, lui rispose con un gesto noncurante. "Le domande dopo. Ora andiamo, dobbiamo uscire da questo posto prima che l'Incantatore si accorga che..."

"Scusa se ti interrompo." dico, per poi puntare un dito verso la porta da cui è entrato poco fa. Proprio lì, adesso, la sua versione femminile ci guarda con il vuoto negli occhi. Lui fa un passo indietro, mentre io mi passo una mano tra i capelli, esasperata. "Credo se ne sia accorto."


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top