Capitolo 74 - Yesterday's fears haven't gone away (Pt. 2)
Giulia sospirò nuovamente, cercando di fare ordine tra i pensieri che la stavano mandando in confusione. Si rendeva conto che di tempo ne mancava ancora – anche se, doveva ammetterlo, due mesi potevano passare davvero molto in fretta-, ma le preoccupazioni avevano cominciato ad emergere sin dalla fine degli esami di maturità. Temeva di non riuscire a trovare un appartamento decente in tempo, aveva paura che lei e Caterina non sarebbero riuscite a mantenersi lontane da casa, dubitava perfino di riuscire ad ambientarsi a Venezia. E se avesse cominciato ad odiare quelle maledette calli e tutti quei canali dopo solo un mese? Magari sarebbe scappata e tornata a casa senza avvisare nessuno.
Forse nemmeno la facoltà di Lingue che aveva scelto le sarebbe piaciuta.
Forse sarebbe stata bocciata a tutti gli esami e si sarebbe accorta che l'università non faceva per lei. O, addirittura, nemmeno avrebbe passato il test d'ammissione.
-Giulia? Ci sei?-.
Filippo l'aveva scossa leggermente, come per riportarla alla realtà. Si era persa completamente nei suoi pensieri, aspettando troppo tempo per rispondergli:
-Stavo ragionando- si giustificò lei, mordendosi nervosamente il labbro inferiore – Insomma ... E se stessi facendo la cosa sbagliata? Se non facesse per me? E se magari cambio idea e decido di tornarmene a Borgovento? Magari mi sentirò completamente sperduta in un posto che non conosco quasi per niente, e mi dispererò-.
-Sono dubbi assolutamente normali- Filippo le carezzò lentamente la schiena, scostando appena il lenzuolo che copriva il corpo di Giulia – È ovvio non essere del tutto sicuri di aver preso la decisione giusta. Lo potrai dire solo con il tempo. E se poi deciderai che non ne valeva la pena ... Deciderai allora. Ora è inutile farsi mille pare mentali-.
-Ma avrei perso un mucchio di tempo, nel caso prendessi la decisione sbagliata-.
-In ogni caso ti sarà servito per capire cosa vuoi davvero fare della tua vita, e cosa vuoi diventare. Non sarà tempo sprecato-.
Giulia trattenne un sorriso, nell'ascoltare le parole da vecchio saggio che Filippo le aveva appena rivolto. In parte si sentiva più tranquilla, ma immaginava che tutti i dubbi che l'attanagliavano in quel momento se ne sarebbero andati solo dopo molto tempo.
-Tu come ti sentivi l'anno scorso?- chiese, cercando di ricordare l'estate dell'anno passato: non le era mai parso che Filippo fosse particolarmente preoccupato, almeno non così esplicitamente.
-Ero un po' come te- Filippo rise appena, come se avesse riportato alla mente ricordi felici e che ricordava con affetto – Ma ero anche tanto curioso e pronto ad iniziare qualcosa di nuovo. E poi guarda il lato positivo: hai Caterina, e starete nello stesso appartamento. E hai anche me, Nicola, Alessio, e per tua fortuna anche Pietro. Noi, invece, l'anno scorso non potevamo fare altro che aiutarci reciprocamente mentre andavamo verso l'ignoto. Tu hai già avuto qualche assaggio per prepararti alla nuova vita che avrai qui-.
Giulia annuì impercettibilmente, rimanendo in silenzio: Filippo aveva ragione su tutta la linea, non si sarebbe ritrovata da sola ad affrontare tutte quelle novità. Quello sembrava essere il pensiero più confortante tra tutti: era sicura di poter contare su qualcuno, di poter avere la certezza che a fianco aveva qualcuno disposto ad aiutarla nei suoi mille dubbi e nelle sue ansie.
Eppure, tra la curiosità e la voglia di iniziare da capo, con Filippo a fianco, e la paura che tutti quei cambiamenti le provocavano, sembrava esser la seconda a vincere, almeno per il momento.
Giulia serrò gli occhi, lasciandosi cullare dall'abbassarsi ed alzarsi regolare del petto di Filippo; inspirò profondamente, sentendo nelle narici il profumo della pelle dell'altro, così famigliare e così rassicurante.
Sarebbe riuscita a sentirsi a casa anche a Venezia? Se lo domandava da molto, e sapeva che la risposta si sarebbe fatta attendere ancora un po', lasciandola nell'insicurezza e nel disorientamento.
Al momento decise di farsi bastare dove si trovava ora.
*
Sono ancora vive le parole dette tra di noi
Le confondo nel ricordo
Che ho vissuto come un sogno*
Alessio si raggomitolò meglio tra le coperte, stringendosi nelle spalle e cercando di ignorare i brividi di freddo che gli percorrevano il corpo.
Faceva caldo fuori, come era normale che fosse quando la metà di luglio era appena passata, e ancora non riusciva a capacitarsi di come potesse essergli venuta la febbre proprio nel periodo più caldo dell'anno. Se l'era controllata per l'ennesima volta giusto pochi minuti prima, constatando sconsolato e innervosito che la maledetta febbre c'era ancora. Solo qualche linea, stavolta, ma non se n'era ancora andata del tutto dopo più di quattro giorni.
Alessio chiuse gli occhi, lasciando la testa ciondolare stancamente, prima di appoggiarsi meglio contro la testiera. Fu in quel momento di calma apparente che sentì un leggero bussare alla porta, prima che Pietro la aprisse lentamente per entrare. Alessio si costrinse ad aprire gli occhi e a voltarsi verso di lui: lo vide tenere in mano una tazza fumante, probabilmente contenente del tè caldo, e quel dettaglio lo fece sentire stranamente bene. Forse al mondo esisteva ancora qualcuno che voleva prendersi cura di lui.
-Ti va di bere qualcosa di caldo?- Pietro avanzò verso il letto di Alessio, facendo ben attenzione a non rovesciare il contenuto della tazza – Lo so che non è il massimo a metà luglio, ma potrebbe farti bene-.
-In questi ultimi giorni mi stai viziando, lo sai?- replicò Alessio, la voce rauca e tutt'altro che vivace. Prese in mano la tazza che Pietro gli stava porgendo, dopo essersi spostato di lato per lasciargli spazio e farlo sedere di fronte a sé sul materasso.
-Preparare un tè non è certo un gran sacrificio- Pietro si sistemò meglio sul letto, osservando distrattamente Alessio mentre prendeva un primo sorso della bevanda bollente – La febbre come va?-.
-Un po' meglio, ma sembra non se ne voglia andare facilmente-.
-E il tuo umore è migliorato?-.
-Perché diavolo mi fai domande stupide quando puoi arrivarci benissimo da solo alla risposta?-. Alessio si pentì subito di aver parlato con quel tono stizzito, non appena vide il pentimento evidente sul viso di Pietro.
Si sorprese di se stesso: era apparso ben più infastidito di quanto non avrebbe voluto, ma era evidente che Dopo una settimana quell'argomento lo lasciava ancora turbato: non aveva affatto voglia di parlare di suo padre proprio in quel momento, anche se sentiva il bisogno di sfogarsi, la rabbia che ancora fagocitava dentro di lui.
-Scusa. Avrei dovuto immaginare che avessi ancora i nervi a fior di pelle-.
Alessio osservò lo sguardo di Pietro abbassarsi, e rivolgere gli occhi scuri altrove mentre farfugliava quelle parole in velocità. Sembrava essersi pentito anche di essersi seduto lì, come se avesse voluto andarsene da un momento all'altro. Lo sguardo colpevole che gli si era dipinto in faccia non fece altro che far sentire Alessio ancora peggio.
-Sono odioso quando faccio così, non è colpa tua- Alessio sospirò, reggendo con una mano la tazza e lasciando con l'altra una leggera carezza sulla gamba di Pietro – È che ancora non riesco a smettere di pensare a lui-.
-Questo l'avevo intuito- annuì l'altro, ripresosi e dopo essersi voltato di nuovo verso Alessio, un sorriso mesto stampato in viso – Di solito se sei di cattivo umore, per un motivo o per un altro, è sempre a causa di tuo padre-.
Alessio bevve un altro sorso per prendere tempo: in quegli ultimi giorni gli sembrava di esser tornato lo stesso Alessio demoralizzato e rassegnato di due anni prima. Aveva provato a chiamare Riccardo numerose volte, e nemmeno una volta aveva ricevuto risposta, o anche solo un messaggio da parte sua per dirgli di smetterla. Aveva solo ascoltato gli squilli del cellulare suonare a vuoto, un silenzio eloquente che non era mai stato interrotto.
Era stato semplicemente ignorato. Come era sempre stato, d'altro canto.
-Pensavo di aver superato tutto questo- mormorò, a mezza voce – Invece mi sembra di essere tornato indietro a due anni fa, quando mi tenevo tutto dentro e non ne volevo parlare con nessuno-.
-A me ne stai parlando ora- il sorriso di Pietro si addolcì impercettibilmente, mentre si sporgeva appena verso di lui – Direi che è una gran bella differenza rispetto a due anni fa-.
-Ma ne sto parlando solo con te- ribatté Alessio, scuotendo il capo con fare contrariato – Non l'ho detto nemmeno a mia madre, tantomeno a mia sorella. Neanche fosse un segreto di Stato-.
"E probabilmente non lo racconterò mai".
Non lo avrebbe fatto neanche spinto dal bisogno di sapere cos'era successo durante la telefonata tra i suoi genitori, cosa avevano deciso per il divorzio, cosa si erano detti.
Se ne sarebbe rimasto in silenzio tenendosi tutto dentro, come sempre.
-Ad Alice ne hai mai parlato?- Pietro glielo chiese esitante, ma Alessio non attese per scuotere il caso.
-No-.
-Davvero?-.
-No, a meno che non abbia parlato nel sonno dicendo tutto quel che mi passa per la testa su mio padre- replicò Alessio, trattenendo a stento una risata ironica – Di certo da sveglio non le ho mai detto nulla. Non lo nomino proprio, figurati se intendo dirle cos'è successo una settimana fa. Non credo capirebbe-.
Pietro annuì in silenzio, lo sguardo grave e perso chissà dove:
-Forse si preoccuperebbe per te-.
Alessio rimase in silenzio. Non era del tutto vero che fosse convinto che Alice non avrebbe capito. Magari non avrebbe compreso a fondo tutto il malessere che aveva vissuto negli anni passati, ma avrebbe di sicuro cercato di incoraggiarlo. E forse era proprio ciò che voleva evitare: non ci teneva a farsi guardare con pena, a sentirsi dire vuote frasi di consolazione con cui non avrebbe saputo cosa farci. Non aveva voglia di far sapere in giro del suo rapporto difficile con Riccardo, non aveva voglia di sopportare ancora certi sguardi compassionevoli. Non voleva essere visto come un poveretto che non era nemmeno capace di tenere il padre accanto a sé.
Nell'ultima settimana non aver visto Alice gli era stato d'aiuto: la febbre gli aveva fornito la scusa adatta per rinchiudersi in casa, per sparire un po' di tempo senza farla preoccupare o insospettire eccessivamente. Non avrebbe dovuto spiegarle a cos'era dovuto il suo pessimo umore, e ciò lo confortava molto.
-Anche io lo ero, quando mi sono reso conto cosa stava succedendo- Pietro continuò a parlare, rabbuiato in viso – Avevo paura che potesse andare male-.
"Ed è andata male".
Alessio però non lo disse ad alta voce. Si limitò a scostare lo sguardo, girandosi per appoggiare la tazza ormai quasi vuota sul comodino. Si sentiva lo sguardo di Pietro su di sé, ma aspettò ancora qualche secondo per accumulare sufficiente coraggio per tornare a guardarlo.
-Sono ancora preoccupato-.
Pietro si stava torturando le mani, gli occhi ora abbassati come se si sentisse in colpa.
-Solo un ingenuo poteva pensare che potesse risultarne qualcosa di buono- parlò piano Alessio, buttando fuori l'aria e scuotendo il capo, la rabbia che cominciava a lasciar posto alla rassegnazione – Ma non potevo fare finta di niente. Hai idea di cosa voglia dire passare due anni senza nessuna spiegazione, senza vedere e senza sentire tuo padre? Poteva anche essere morto, e l'avrei saputo troppo tardi per fare qualsiasi cosa-.
Alessio sentì gli occhi pizzicare, e si sforzò di non perdere la calma apparente che era riuscito a mantenere fino a quel momento. Rimase anche lui con il capo abbassato, troppo in imbarazzo per mostrare quegli occhi lucidi.
-Ho paura che, ormai, non ci sia più alcun modo per tornare indietro. Devo rassegnarmi al fatto che ormai sono praticamente per metà orfano-.
-Non è detto che sarà così per sempre. Potrebbe ritornare sui suoi passi, ripensarci- Alessio alzò gli occhi solo nel sentire la mano di Pietro poggiarsi piano sulla sua spalla, in un moto di tacito affetto – Sei suo figlio, cazzo, non il primo sconosciuto che passa per la strada-.
-Ero suo figlio anche una settimana fa, eppure mi ha dato le stesse attenzioni che si danno ad uno sconosciuto che passa per strada- Alessio sbuffò con amaro sarcasmo – Non gli importa, e dopo due anni mi devo rassegnarmi a questo-.
*il copyright della canzone (Alessandra Amoroso - "Bellissimo") appartiene esclusivamente alla cantante e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Abbiamo visto, in questa seconda parte, quali sono i dubbi e soprattutto le preoccupazioni di Giulia riguardanti il futuro... in effetti come darle torto? Vi siete mai trovati nella sua situazione, con gli stessi pensieri e preoccupazioni?Il focus si sposta poi sull'ultima "coppia" dei nostri protagonisti. Ancora una volta Alessio è alle prese con il fantasma di Riccardo la cui non-presenza appare sempre più pesante e, ancora una volta, è Pietro la persona al suo fianco, l'unico capace di farlo parlare e sfogare. Riuscirà a far star meglio l'amico?Tornate mercoledì per provare a scoprirlo!
Kiara & Greyjoy
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