ATTO XXV - Verità - Un eredità inaspettata

Firenze 1548, Volta Stellata 01 marzo

Ludovico

Tornai a Volta Stellata con il cuore più leggero, avevo aiutato i due ragazzi e stavo iniziando a stare meglio anche con me stesso.

E la cosa mi faceva piacere anche se non riuscivo proprio a essere felice davvero. Il mio pensiero volava sempre a Cecilia, al fatto che non ero riuscito a salvarla, se non l'avessi messa incinta lei probabilmente sarebbe stata ancora viva.

Sospirai abbassando lo sguardo. L'aria primaverile mi accarezzava il viso teso mentre mi domandavo cosa avesse in mente il granduca Cosimo. Era da tempo che non si faceva sentire e anche Amalia sembrava scomparsa.

Bella nitrì facendomi sobbalzare, davanti a me vi era l'eremita.

-Mio signore...

-Sono felice di vedere che stai bene ragazzo mio.

Notai un sorriso sotto l'ampio cappuccio, così smontai da cavallo trovandomi di fronte lui.

-Cosa succede?

-So che vuoi forgiare una spada per Dafne e insegnarle a combattere.

-È vero, so che probabilmente mi riterrete un pazzo ma...

-Non sono qui per giudicarti, ho piena fiducia in te e lo sai bene. Penso che tu voglia che lei sia indipendente da te. So che dietro questa tua decisione c'è anche il senso di colpa che provi nei confronti della tua povera moglie, Cecilia.

Quelle parole mi lanciarono senza fiato come sempre l'eremita aveva dimostrato di conoscere molto bene le mie intenzioni.

-Vedo che non vi sfugge nulla.

Non sapevo cos'altro aggiungere, anche perché il mio signore aveva già detto tutto.

-Ho una cosa da darti.

Mi tese un sacchetto di stoffa che io attaccai alla cintura.

-Cosa contiene?

-Ti servirà per forgiare la spada per Dafne, ora torna a casa, c'è qualcuno che vuole assolutamente incontrarti.

Salii di nuovo a cavallo con la testa piena di domande.

-Sapete chi mi vuole vedere?

-Lo scoprirai da solo, ragazzo ora vai.

Non sapevo cosa volesse dire, ero certo che mi stesse nascondendo qualcosa, sentivo che dovevo sbrigarmi a tornare a Volta Stellata.

Quando arrivai in vista della tenuta rimasi sorpreso nel vedere che vi era una carrozza davanti.

La cosa mi lasciò perplesso.

Cosa ci faceva una carrozza davanti a Volta Stellata?

Che fosse il misterioso visitatore di cui mi aveva parlato l'eremita?

Andai verso le stalle e consegnai Bella a Roberto.

-Andate signore, c'è una persona importante che vuole vedervi al più presto.- affermò lo stalliere mentre tornavo verso la casa.

Appena varcai la soglia notai subito Maria che saliva le scale con in mano un vassoio con sopra due bicchieri e una bottiglia di vino rosso.

-Signore meno male che siete qui!

La voce di Carlotta attirò la mia attenzione e subito notai la mia governante avvicinarsi con aria concitata.

-Cosa succede Carlotta? - chiesi senza capire cosa stesse succedendo.

-È arrivato l'avvocato degli Antinori.

-L'avvocato degli Antinori?!

-Sì, chiede di voi e vi aspetta nello studio.

Il cuore mi salì in gola, cosa poteva volere un avvocato da me?

Sapevo che mio padre aveva dei debiti economici con gli Antinori, ma, dalla lista che avevo trovato nello studio di mio padre, dovevano essere estinti.

Velocemente salii le scale e quando arrivai davanti alla porta dello studio e presi un profondo respiro prima di entrare.

Aprii la porta e vidi Maria uscire con un sorriso.

Non sapevo cosa si fossero detti lei e l'avvocato, ma non avevo tempo per saperlo.

L'avvocato degli Antinori era un uomo basso e tarchiato, dai capelli radi neri e gli occhi castani. Vestiva una giacca rossa e dei pantaloni neri.

-Messer Ludovico? -

-Esattamente - affermai serio.

-Sono Anselmo Cattaneo, avvocato della famiglia Antinori. - Si presentò l'uomo tendendomi la mano.

Io la strinsi e accennai un sorriso.

-Sono onorato di conoscervi.

Mi sedetti dietro alla mia scrivania e osservai l'avvocato di fronte a me, cercando di capire il motivo per il quale Cattaneo fosse venuto a Volta Stellata.

-Immagino che vi starete chiedendo, Messer, il motivo per il quale mi sono recato da voi - iniziò l'avvocato.

-In effetti è così.

-Il mio assistito messer Tommaso Antinori è morto due giorni fa.

-Mi dispiace.

-Anche a me era un grande uomo. Comunque il mio assistito non aveva eredi legittimi, ma, stando alle informazioni che mi ha dato il mio assistito prima di morire, egli aveva una figlia illegittima. Nata da una relazione tra messer Antinori e madonna Aurora Frascati una nobile di Mantova morta dando alla luce la bambina. - raccontò Anselmo.

-Capisco messer Cattaneo, ma posso sapere cosa centro io in tutta questa storia? - domandai con il mio solito senso pratico.

-A quanto ho avuto modo di conoscere voi avete nella vostra tenuta una ragazza. Sospetto che sia la figlia del mio assistito.

-Posso sapere con quali prove potete sostenere questa ipotesi?- domandai incrociando le braccia sul petto.

L'avvocato si passò una mano sulla fronte bagnata di sudore.

-La ragazza dovrebbe avere con sé una croce d'oro che dovrebbe esserle stata affidata dalla madre.

-Se volete lo chiedo alla diretta interessata.

-Sono d'accordo con voi.

Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai alla porta. Chiamai Maria e le chiesi di andare a cercare Dafne.

Le dissi inoltre di dire alla ragazza che avrebbe dovuto portare quella croce che teneva in un cassetto della sua cassettiera in camera.

- Arriva subito messer Cattaneo. - dichiarai tornando a sedermi.

Dafne

Maria era venuta a cercarmi con un messaggio urgente di messer Ludovico. Voleva cheo lo raggiungessi nel suo studio con la croce che mi aveva affidato mia madre anni prima. Ero in giardino con Elia e stavo cucendo dei vestiti per lui visto che non ne aveva di nuovi. L'arrivo di Maria mi aveva fatto sobbalzare.

-Non preoccuparti per Elia, penso io a lui - sorrise la cameriera prendendo in braccio mio figlio.

-Grazie mille.

Appoggiai il mio lavoro incompleto sulla panchina di legno che si trovava davanti alla parete più assolata di Volta Stellata che si trovava sul retro, vicino alla porta che dalla cucina portava al cortile.

Andai nella mia stanza tirando fuori la croce d'oro e salii velocemente le scale che portavano allo studio di messer Ludovico.

Ludovico

Dopo qualche minuto sentii bussare alla porta de mio studio.

-Avanti.

La porta si aprì ed entrò Dafne un po' impacciata con in mano il crocifisso d'oro che teneva sempre chiuso in quel cassetto. Quando le avevo chiesto il motivo lei mi aveva risposto che non le andava di metterlo perché era troppo sfarzoso per lei.

-Vieni, vieni Dafne. - le sorrisi.

Non volevo che si sentisse in imbarazzo.

L'avvocato si alzò dalla sedia e la osservò come se avesse davanti a sé un gioiello raro e prezioso da valutare.

-Buongiorno, signora, io sono Anselmo Cattaneo, avvocato della famiglia Antinori.

-Piacere, avvocato, cosa posso fare per voi?- domandò Dafne visibilmente imbarazzata.

-Potrei vedere la croce che tenete in mano?

Lei gli tese il crocifisso e l'uomo lo esaminó con attenzione, per non incorrere in errori.
Dopo qualche secondo alzò lo sguardo verso Dafne con un sorriso luminoso.

-Sì, non avevo dubbi siete voi la ragazza che cercavo.

-Cosa intendete dire?

-Mia signora, voi siete la figlia illegittima del mio assistito e amico Tommaso Antinori, morto qualche giorno fa. Tutto il suo patrimonio va a voi e ai vostri figli se mai ne avrete.

Dafne aveva sgranato gli occhi senza riuscire a dire niente. Quando si riscosse guardò il legale e diede voce ai suoi pensieri.

-Avvocato ne siete certo? Perché io non so nemmeno di cosa state parlando... e se vi sbagliaste?

-Mia signora il mio assistito mi aveva lasciato gli appunti di lavorazione e i disegni del crocifisso che aveva fatto fare per madonna Aurora Frascati che era vostra madre. Io sono certo che siete voi.

-Ma il fratello di messer Antinori potrebbe avere delle obiezioni in materia - intervenni io.

-No, non può perché il mio assistito aveva fatto testamento in modo che nessuno potesse contestarlo. Comunque sia nella mia carrozza ho il denaro che vi è stato lasciato in eredità inoltre vi ha lasciato Villa Antinori del Cigliano.

Dafne sorrise appena, non sapeva come reagire di fronte a quella rivelazione. Lei in realtà era un ereditiera.

-La vostra governante mi ha fatto mettere il baule nella vostra stanza. Quando vorrete venire a vedere la tenuta ditemelo. Il mio studio si trova in una via vicino a Palazzo Vecchio. Ora purtroppo devo proprio andare.

Compresi che si stava congedando. Chiamai Maria che lo accompagnò fuori e io rimasi solo con Dafne. Quando mi guardò compresi che voleva parlarmi.

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