|•Chapter 10•|

Le porte si aprirono: "signorina il suo tempo è scaduto."
L'agente mi indicó la porta ed io scossa, mi voltai come per scappare.
C'era qualcosa fuori posto, che non andava.

Avevo già affrontato troppe cose nel giro di poche settimane, ma ora che si era messo pure lui di mezzo...

Pezzi di suoni scomposti, appartenenti a rumori diversi.

Persone diverse, situazioni diverse.

Non credo avrei mai potuto unirle insieme e trovare una risposta a tutto.

Quelle maledette risposte, Dio.

Questa estate stava arrivando in un modo peggiore rispetto a tutte le altre.

Era scosso pure l'agente, dopo la vista di quel ragazzo che avrei dovuto cancellare dalla mia mente sin dal primo momento in cui avevo deciso di proferirgli la parola.

Il ragazzo che inconsapevolmente aveva occupato momenti importanti della mia vita, facendomi crescere di volta in volta.

Era vero, trovavo del bene anche in lui.

Che per il suo modo di fare, sembra non ne abbia.

Quando insieme guardavamo il cielo da zone diverse e scrivevamo ciò che provavamo era come vivere momenti insieme, come fossimo collegati, le nostre idee erano le stesse.

Vedevo del bene in lui, perché vedevo me.

Vedevo me che ho sempre avuto una radice interiore che faceva crescere il bene, alcune volte più veloce del male.

Poi veniva tagliata dalle ferite e quando si cicatrizzava e ricresceva se provava a lottare contro il male, soffriva.

Si frantumava a poco a poco e si distruggeva da sola.

Era tutto dettato dal destino.

Da quella maledetta prima volta.

Ce ne sarebbero state tante altre di volte, ma nessuna sarebbe mai stata così letale come la prima o l'ultima.

Stavano arrivando tanti dottori a soccorrere l'anima del diavolo.

Non erano consapevoli di ciò che torturava quella specie di umano.

Io lo sapevo, dall'inizio ma ho sempre provato ad aiutarlo, a credere che la radice del bene fosse presente anche in lui.

Ma quella persona era morta dentro.

Ed il vuoto si impossessava della sua anima vuota, sorgente del male.

Urlava il mio nome, ero letteralmente fottuta.
Ero nella merda.

Corsi verso l'ascensore, con le lacrime agli occhi.

Perché avrei dovuto meritare anche questo?

Fra tutti proprio lui, no.

Non c'era gente nell'ascensore, si stava chiudendo.

Ma venne bloccato da un bastone.

Era un anziano, inquietante.

Aveva i vestiti che avevano dato a quella belva la prima volta che lo vidi qui.

Questo uomo aveva con sé anche una macchina di quelle che si trascina, una di quelle che serve per inalare ossigeno credo.
Forse aveva un tumore ai polmoni.

Mi venne una certa tristezza dinnanzi alla scena.

Distolsi lo sguardo per non farlo sentire a disagio e sentii il rumore che faceva quella macchinetta, i suoi respiri.
Faceva paura.

Dovevo andarmene via, subito.

Corsi fuori e con il fiatone mi fermai in un muretto.
Sentii il rumore dell'accensione di una macchina, mi sporsi un po'.
Era quel ragazzo che avevo visto nell'ascensore, prima di arrivare da quel mostro.
Sembrava vi fosse un velo di tristezza mischiata alla rabbia che però prevaleva nei suoi occhi.
La macchina placcata in nero dava l'impressione di un ragazzo che proprio amava il nero in tutto e per tutto, nonostante i suoi occhi da angelo.

Quando tornai a casa, mia madre e mio padre erano tornati pochi minuti dopo fortunatamente.

C'era troppa fortuna in tutto ciò che facevo, non scoprivano alcun mio movimento e cazzo se non andava bene.
Assolutamente.

Ogni volta mi scoprivano, uff.

Quando andai a dormire, era importante prendere sonno.

C'erano troppi pensieri nella mia testa che neanche la musica sentivo più in certi momenti.
Solo i miei dubbi e rancori.
Solo la mia amarezza.

Non raccontai la storia a nessuno per il resto dei giorni, ma la cosa più inquietante era stata una.

Quei caspita di stivali sul tetto di un garage con un camice in una busta.

Erano comparsi dopo una giornata di pioggia e mi facevano paura in un certo senso.

A cosa erano collegati?
Non ci arrivano degli indumenti così, senza salirci o comunque avere uno scopo.

Erano in alto, ma casa mia essendo a più piani superava perfettamente la loro posizione in altezza.

Sembrava come se fossero stati usati solo una singola volta.

Quel camice color verde bottiglia era sporco di fango.

Volevo spingermi più in là per osservarlo da vicino e provare a capirne qualcosa in più.

"Che cosa stai facendo qui, Serena?"
Fui interrotta da mia madre e corsi subito dentro, dicendole che volevo solo guardare le nuove piantine che aveva acquistato.

Anche se in realtà non le avevo nemmeno calcolate.

"Ti piacciono?"chiese lei, fiera della sua scelta.

"Certo!"risposi io cercando di essere il più sicura possibile. Non volevo dirle perché fossi fuori realmente, magari avrebbe chiamato la polizia e addio a tutte le tracce che avrei potuto studiare io.

"E dimmi...quale preferisci di più?"ma quante domande?

"Mamma, non credi sia l'ora di andare a dormire ora?"era buio pesto ormai.

"Uhm...va bene. Buonanotte."rispose poco sicura del mio modo di cambiare discorso, era ovvio che lo avesse notato.

"Notte mamma."urlai e corsi nella mia stanza.

*strumenti, ticchettii, vibrazioni*

"Non mi voglio alzare ancora uff."bisbigliai con poca voce.

*strumenti, ticchettii, vibrazioni*

"Chi diamine può chiamare alle 3 del mattino?"

'Mogliee' lessi nello schermo e risposi.

Quel nome lo avevo lasciato da quando avevamo iniziato a costruire il nostro forte legame.

Non riuscii nemmeno a parlare.

"Cazzo, sono rinchiusa nel bagno delle donne in una discoteca e non so se uscire dai qui."disse velocemente.

Alzai il busto e risposi:"Ancora in discoteca? Per quale motivo non dovresti uscire?"

"Mi piacciono sia Davide che Angè."

"Ti ucciderei se solo io fossi lì e non ti conoscessi."biascicai.

"Ommaa, scusa, sono confusa e devo scegliere con chi andare."

"Scegli colui che ti fa provare più emozioni."

"Sono alla pari, non saprei...e se andassi con Davide, la Federica si arrabbierebbe perché piace pure a lei..."la interruppi.

"E perderesti pure Angè, magari per una stupida scommessa o cotta. Vai con Angè, poi vedrai come vanno le cose e deciderai."

"È che io...ma io C-COSA?!"

"Muovi il culo Bea, esci di lí e vai con Angè, tanto poi trovi tant'altra gente che ti sta dietro."

"Vado, capo. Hahaha."Ridacchiai chiudendo la chiamata.

Ripresi sonno dopo un po'.

Ma mi risvegliai alle 5 del mattino, c'era parecchio caldo.

Sentivo dei rumori e mia madre aveva lasciato la serranda un po' alzata.

La casa abbandonata davanti alla mia, sembrava diversa.

C'era qualcosa di strano in una delle tante porte che la riempivano ed ovviamente la porta strana era proprio quella davanti alla mia.

Nessuna colomba, nessuna persona sveglia.

Pensai fra me e me.

Avete presente quando qualcuno apre una porta molto vecchia e cigola?
Questo era il rumore che sentivo.

Non riuscivo a muovermi dalla paura, ma l'unica cosa che mi fu più utile era quella di far cadere il lenzuolo sul mio viso e nascondermici dentro sperando che sarebbe andato tutto bene.

❤•Spazio Autrice•❤

Scusate il ritardo, ma per l'ennesima volta ho deciso di pubblicare il capitolo solo dopo diversi giorni che in realtà poteva andare bene.
Questa volta ho applicato diverse correzioni, spero non ci siano errori.
Grazie ancora ai lettori che magari sono presenti.
Beh...Quel poco che è rimasto.














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