14 - Sentirsi liberi
Fu un dolore lancinante alla testa a svegliarla quella mattina negli Abissi Infernali, la colpì tutto d'un tratto. Il corpo era intorpidito e non seppe come riuscì a mettersi a sedere senza esserne particolarmente affaticata, le mani alla testa dove il dolore stava, fortunatamente, diminuendo man mano. Si guardò attorno dopo essersi sistemata varie ciocche scure dietro l'orecchio, ritrovandosi in mezzo a quattro demoni: i loro corpi nudi erano pieni di lividi e graffi, morsi, sangue incrostato di cui non sembravano curarsene continuando a dormire come nulla fosse. E, ovviamente, Sheera non ricordava molto se non la sua sete di potere e il voler ferire della sera prima.
Un giramento di testa la convinse a cercare di allontanarsi da lì, alzandosi e barcollando un poco essendo debole e riuscendo a raggiungere l'acqua fredda lì vicino. Rimase immersa in essa per qualche minuto buono per potersi levare di dosso il sangue delle demoni e il loro odore che non sopportava già più. Una volta uscita si asciugò con le solite fiamme scure e si vestì, la testa che però continuava a farle male.
– Ma complimenti.– disse una voce, quella di Damon che era nascosto nell'ombra della grotta da molto tempo evidentemente. Si voltò a guardarlo appena, la vista che per un attimo sfocò e ritornò normale. Se ne stava seduto all'entrata bevendo chissà quale suo strano intruglio di cui non voleva assolutamente avere a che fare, l'odore sgradevole che emanava la convinse a tenersi a distanza.
– Pensavo che dopo tre giorni rimasta qui te ne saresti andata, invece ti ritrovo ancora in questa grotta dopo una notte in cui te la sei spassata con Aalis, Vyra e Hirae. Non ti importerà nemmeno di loro conoscendoti, scommetto che non sapevi neppure i loro nomi. E hai rischiato di porre fine alla tua esistenza per qualche ora, lo sai che non devi esagerare col prendere un solo tipo di peccato in una volta sola!– le disse a mo' di rimprovero e lei lo guardò truce all'istante.
– Sta zitto.– gli ringhiò contro.
– Lo sto solo dicendo per te, direi che per la lussuria sei a posto per i prossimi giorni. Torna al tuo lavoro e porta anime che non ne hai prese molte in questi giorni rimanendo qui a fare la femminuccia.– continuò lui. Si ritrovò poco dopo contro la parete rocciosa sollevato da terra, la mano della corvina stretta alla sua gola.
– Non dirmi cosa fare, inutile demone! Ricorda il tuo posto o sai cosa può accadere!– lo minacciò con occhi pieni d'ira, focosi ma freddi e taglienti al tempo stesso. Sentì la sua lieve paura e lo fissò ancora vedendo che la sua ricerca di aria si faceva sempre più disperata e, quando fu al limite, lo lasciò, vedendolo cadere in ginocchio e tenersi la gola boccheggiando.
– Perché sei rimasta qui? Non sei mai stata così tanto nella tua casa, non ci vuoi mai stare.– insistette ancora ma lei non rispose, uscì da lì e se ne andò sparendo in nube nera. Per non vedere. Non vedere lei. Devo starle alla larga, mi rende... strana con quella sua dannata aura positiva... pensò mentre volava già per il Regno Assoluto. Ultimamente era lì che trovava più vittime di aggressioni o morti, gli Yarix erano molto più pacifici se doveva ammetterlo. Non che la cosa le dispiacesse, più anime conduceva a casa meglio era, questo era il suo compito.
Il dolore alla testa si era alleviato fino a sparire nel frattempo e per fortuna. Purtroppo la Dea Nera si poteva sì nutrire di emozioni negative, ma se esagerava nell'accumularne troppa rischiava di stare male seriamente, finendo col morire. Anche se, essendo immortale ed un essere primordiale, si sarebbe ripresa dopo poche ore. Una specie di rinascita. Ma che...
Fu distratta da qualcosa che non capì, c'era qualcosa di strano quel giorno nella capitale Stavira, divenuta tale da poco: delle luci sembravano sollevarsi ovunque illuminando ogni strada rallegrando gli animi di tutti. Fu una figura a saltarle nell'occhio particolarmente e per cui il suo cuore di energia negativa sembrò tremare per un attimo e senza motivo apparente.
Scosse la testa e si trasformò subito in una nube scura, riapparendo in un campo senza alcun Salir nelle vicinanze. Il sole stava calando all'orizzonte e una lieve nebbia iniziava a espandersi per le case che aveva di fronte tra i campi dove Kyra stava in piedi tranquilla. Pareva intenta ad osservare dalla collina il paesaggio sottostante, in mano uno strano oggetto la cui punta era luminosa e che sembrava voler puntare al cielo. Non l'aveva sentita arrivare.
Sheera inclinò la testa da un lato osservandola incuriosita e forse anche affascinata: indossava in vestito bianco come gli altri giorni che l'aveva vista e le cadeva leggero lungo il corpo valorizzando le sue forme armoniose e delicate. La schiena era per metà scoperta, delle catenelle le cadevano alle spalle e alcune erano avvolte intorno al collo cadendo poi tra le scapole prive di ali. I capelli erano raccolti, e persino le poche ciocche ribelli parevano avere un ordine tutto loro.
Forse la fissò troppo a lungo dato che la chiara si voltò a guardarla. Sorrise subito nel notare la sua presenza, percepì in un istante la sua felicità nel rivederla per chissà quale motivo. Le aveva risposto in malo modo qualche giorno prima, non ce l'aveva con lei? Questa ragazza è strana. Parlo io poi...
– Buongiorno. Anzi, buonasera ormai.– le disse Kyra tornando a guardare le luci tra le strade. Sheera la raggiunse mettendosi al suo fianco, anche se un po' distante.
– Sono giorni che non ci sei. Tutto bene?– aggiunse dopo qualche minuto rimaste entrambe in silenzio. Si passò una mano tra i capelli scuri lasciati cadere liberi lungo la schiena come a volersi stiracchiare, la sensazione di pesantezza che si stava alleviando.
– Sì sì, dovevo staccare un po' la testa.– fu la sua risposta. Era rimasta distante da lei apposta ma, in quel momento, era come se non volesse altro che la sua presenza. Quando mai le accadeva?
– Ehm, che succede qui piuttosto?– domandò guardando incuriosita ciò che teneva in mano: un semplice ramo di un albero trasformato in una specie di bacchetta alla cui punta vi era un fiore luminoso.
– Sei uno spirito incorporeo da sei anni e non hai mai visto né saputo di questa festa che si celebra ogni anno e lo stesso giorno in tutto il Regno Assoluto?–ridacchiò Kyra come a non volerci credere.
– Beh, quando venivo qua era notte fonda e non c'era un bel niente, perciò la colpa non è mia.– si difese la corvina incrociando le braccia al seno sentendosi come... in imbarazzo? Era possibile?
– Dimenticavo che stai da poco nei Mondi durante il giorno. Vieni!–
– Ehi, ma cosa...–
Kyra la prese per mano trascinandola giù per la collina assieme a sé correndo senza che l'altra potesse dire qualcosa od opporsi o anche solo capacitarsi di quello che stava accadendo. Una volta in fondo, dove la città iniziava, la chiara si mise dietro di lei lasciando la presa ma mettendole le mani sugli occhi. Questo fece solo aumentare il disagio, o più che altro il fastidio per il calore che si estendeva lungo il suo corpo in un brivido, nella corvina.
– Sei strana.– le disse non capendo cosa avesse in mente.
– Prima ascolta ciò che hai intorno.–
– Ma se lo sto già facendo? Non sono sorda.–
– Per tutti i cieli, quanto sei difficile...– la sentì bisbigliare.
– Guarda che ti sento.– sottolineò portando una mano sulla sua cercando di levarsela dagli occhi ma Kyra la fermò.
– No, fai come ti dico.– insistette, sembrava tenerci alla cosa.
– Non ascolto mai nessuno e dovrei iniziare oggi con te? Sei seria?–
Sheera ridacchiò, era proprio fuori di testa quella ragazza che però non si scompose rimanendo ferma.
– Posso stare così anche per mesi se vuoi.–
– Non ci riusciresti.– la stuzzicò come la sua indole le dettava, ogni attimo colpo poteva trasformarsi in una discussione succulenta.
– È una sfida per caso?–
Kyra però sembrava davvero motivata ed intenzionata e, alla fine, Sheera sospirò per la prima volta arresa, o più che altro non voleva rimanere ferma per chissà quanto.
– Che devo fare allora?– sbuffò già annoiata ma cercando di prestare un minimo di attenzione.
– Ascoltare.–
Avrebbe ribattuto volentieri ma non disse nulla concentrandosi sull'udito: voci di bambini che ridevano, i loro passi veloci mentre correvano e giocavano, calici che si toccavano in un brindisi, parole senza senso di uomini e donne già ubriachi, i loro cuori a battere, il sangue caldo che scorreva in loro che per poco non le svegliò la fame. Poi un fruscio lieve. Cosa poteva essere? In quel preciso momento Kyra la liberò e davanti a sé luci fluttuanti dominavano la città. No, quelle non erano luci bensì anime di cui i Salir non sembravano minimamente fare caso, o meglio, non le potevano vedere a differenza loro.
Non seppe cosa iniziò a provare, ne rimase colpita forse per quante anime pronte a sbocciare stessero nello stesso luogo. Accadeva in ogni parte del Regno Assoluto quello spettacolo? Erano così luminose le anime prima di prendere vita a differenza di quando lei le strappava via dai corpi morti. Ritornavano così una volta che si liberavano dei propri peccati negli Abissi Infernali, pronti per poter rinascere sotto nuove spoglie?
– In questo giorno porto un po' di positività prima che il freddo arrivi, in modo che affrontino il resto dell'anno senza arrendersi.– le spiegò Kyra accanto a lei.
– E ognuna di queste anime sono nuove vite che vengono create grazie alla loro positività, ai desideri.–
– Desideri?–
Sheera la guardò confusa e Kyra la guardò non capendo la sua reazione, prima di ricordarsi con chi avesse a che fare.
– Oh, giusto, non quelli che tu immagini penso. Sono desideri... diciamo innocenti. Cose che cambiano sé stessi e non il volere un oggetto materiale che vanno a stimolare l'avidità, ad esempio.– le spiegò e la corvina ritornò a guardare le luci. Non sapeva che potessero essere definiti desideri anche un qualcosa del genere, li aveva sempre ritenuti inutili o stupidi.
– Quindi è opera tua. Ecco perché poi ci sono poche vittime nelle settimane successive e molta energia positiva.– disse in un sospiro di chi ogni anno doveva scovare rimedi alternativi nel prendere energia negativa.
– Ops, scusa. Ma è il mio lavoro dopotutto.– si giustificò Kyra ridacchiando facendola alzare gli occhi al cielo che si stava scurendo sempre di più. Fu distratta poco dopo dall'espressione meravigliata della Dea Bianca mentre osservavano le stelle, sentendola poi parlare.
– Peccato non aver visto prima la notte, se avessi saputo che era così il cielo sarei rimasta a guardarlo per ore ed ore.–
Sheera si rese conto che lei conosceva bene la notte, ne aveva visto infinite sfumature ma la cosa non valeva per l'altra. Il contrario era per il giorno molto prevedibilmente. Si stupì anche con quanta voglia di imprimere nella mente la bellezza della notte vedeva in lei, proprio perché le era nuovo a differenza sua. Un pensiero le balenò in mente e iniziò ad allontanarsi sperando che l'altra la seguisse.
– Ehi, dove vai?– abboccò infatti la chiara.
– A toccare le stelle.– le disse senza voltarsi.
– Ma non si può, non è possibile farlo...–
– Tu dici?– le stuzzicò la curiosità voltandosi per un attimo. Kyra nel vederla si bloccò: suoi occhi viola scuro non erano freddi, tutt'altro. Sembravano divertiti e che nascondevano qualcosa. Erano davvero ammalianti. Così la seguì senza nemmeno pensarci e affiancandola poco dopo sentendo subito il suo profumo invaderle le narici. Era così buono, simile al profumo di rose che incontrava nei campi degli Yarix, solo un po' meno dolce e più tagliente, non sapeva definirlo.
– Perché ti fermi qui?– le domandò non capendo cosa avesse in mente quando si fermarono in un campo che si interrompeva e ricominciava a qualche metro più sotto. Fa solo domande questa?
– Salta.– le rispose secca Sheera.
– Aspetta cosa? Ma se saranno come minimo cinque metri!?–
– Sei una Dea immortale, non avrai paura di un po' di altezza?– la stuzzicò guardandola maliziosa, Kyra che si sentì avvampare e anche sottovalutata.
– Per niente.–
– Bene.–
Kyra non fece in tempo a capire le sue intenzioni che la corvina la prese mano saltando, trascinando pure lei di sotto in un istante. Purtroppo, a differenza di Sheera, non riuscì ad atterrare in piedi e si ritrovò tra l'erba del campo, pronta a lamentarsi per il suo gesto avventato e improvviso. Tuttavia, fu distratta immediatamente da una miriade di luci che si innalzarono dal suolo e volarono in giro e illuminando il tutto, il manto stellato della notte schiarito appena solo dalla luna. Lucciole... Era così meraviglioso e magico, non aveva mai visto niente di simile e le erano sembrate per davvero delle stelle per qualche secondo. Una lieve risata la riportò alla realtà, dove Sheera la guardava divertita non capendone il motivo. Aspetta, non era maliziosa, stava quasi per ridere davvero... ne rimase colpita cercando di non darlo a vedere.
– Che c'è?– la invitò a condividere il suo pensiero.
– Dovresti vederti, sembri una bambina.–
Avvampò di nuovo mentre la Dea Nera le porgeva la mano per aiutarla a rialzarsi e, una volta in piedi, si ritrovarono entrambe piuttosto vicine. In sé percepì uno strano formicolio o brivido lungo il corpo nell'incrociare il suo sguardo viola scuro e il suo tocco freddo.
– G-grazie.– disse staccandosi e osservando intorno a sé camminando un po' per distrarsi cambiando argomento.
– È questo che fai quando non hai nulla da fare?–
L'altra scosse la testa.
– Per niente. Generalmente le infastidisco lanciando qua e là qualche sasso mentre penso.– si riferì alle lucciole che ancora volavano intorno prima di sedersi per terra dove l'erba era meno umida.
– E a che pensi?–
Le si avvicinò sedendosi anche lei, sentendola sospirare. Le sembrava abbastanza tranquilla se parlava di sua spontanea volontà e rispondeva senza risposte brusche. Perché non approfittarne?
– Dubito che tu voglia saperlo davvero.–
– Chi lo sa, magari sì.– provò ad incoraggiarla. Avrebbe scoperto qualcosa in più da quella Creatura Oscura che non sembrava per niente ciò di cui tutti avevano paura? In quei giorni le sembrata un semplice persona con poteri magici simili ai suoi, nient'altro.
– Non... non ti senti mai come in trappola? Come se il destino fosse sbagliato? Abbiamo dei compiti da svolgere ma perché non possiamo decidere noi quando venirne meno e quando no? Le nostre essenze ci guiderebbero quando necessario, lo fanno già. Quindi, non capisco tutta la questione dei turni e di cosa fare o no. Perché venire controllati? Non siamo noi le personificazioni di poteri primordiali a poter decidere?–
Le sue parole la colpirono, sicuramente anche per la lunga frase che mai prima di allora aveva sentito uscire dalla sua bocca, e poi perché era esattamente ciò che aveva pensato lei settimane prima. Non tutto, ovvio, ma in fondo erano le stesse. Sheera poi si stese, la schiena fredda contro il terreno caldo e l'erba a solleticarle la pelle, le mani sugli occhi a stropicciarseli.
– Lascia stare, sono solo una pazza maniaca che ha idee malsane oltre alle torture ed uccisioni!– disse subito dopo. Per un attimo le sembrò ferita da qualcosa e le dispiacque. Che potesse pensare che la vedesse come una stupida?
– In realtà...– iniziò a dire.
– Ci ho pensato anche io. Mi piacerebbe sapere perché siamo coscienti se alla fine anche come sfere di energia facevamo tutto questo. Ho provato a chiedere a Selena ma non mi risponde. Chissà se lo sapremo mai.– continuò e notò subito che, nel momento in cui pronunciò il nome dello Spirito della Luna, l'altra si irrigidì. Percepì addirittura rabbia. Che fosse successo qualcosa tra loro? O forse la Dea Nera non sopportava nessuno come sempre? Eppure con lei parlava e stava smettendo di lamentarsi della sua presenza. O forse non lo aveva mai fatto?
Senza che se ne accorgesse, la sua mano si ritrovò tra i capelli scuri di Sheera giocherellandoci, erano così morbidi ed irresistibili. Al sol contatto, però, la corvina tolse le mani dagli occhi e la guardò. Non capì cosa le passasse per la testa, di nuovo. Le dava fastidio l'essere toccata? Voleva andarsene da lì? Aveva sbagliato qualcosa? Non ne aveva idea. Sapeva solo che erano così profondi, magnetici.
– Scusa, non so perché l'abbia fatto.– le disse togliendo la mano, avvampando nuovamente.
– No, era... rilassante. Non volevo metterti in soggezione comunque.– intervenì l'altra distogliendo lo sguardo notando la sua reazione, il battito accelerato nelle sue orecchie.
– Solo... non sono abituata ad avere qualcuno che mi ascolti o cose del genere.– aggiunse mettendosi a sedere di nuovo e guardandosi le mani.
– Non parli con i tuoi demoni?–
Sheera sorrise in un modo strano, forse malinconico? Triste? Arrabbiato?
– Non sono esseri con cui parlare. A loro interessa solo di sé. Cosa che a te non sembra...– disse, l'ultima frase quasi un sussurro. Perciò Sheera in fondo era sola esattamente come lei. Cosa faceva nel suo mondo? Si annoiava? Stava per conto suo?
– Perché continui a cercarmi Kyra? So che l'hai fatto in questi giorni.–
La chiara rimase spiazzata da quella domanda. Come l'aveva saputo? Non ne aveva idea.
– I-io...–
Cosa poteva dirle? Non ne aveva la più pallida idea neppure lei del perché. Che fosse la sua disperata voglia di non stare sola?
– Non lo so ma... è come se fossi libera con te.–
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