24 - Eve's Birthday
Capitolo 24
7 luglio 2021
«Mi hanno incastrata.»
Era trascorsa quasi una settimana dall'assunzione di Eve presso la Hybe. Lei non gli aveva dato ulteriori spiegazioni né in che modo PDnim l'avesse obbligata a firmare il contratto e Namjoon non aveva chiesto nulla, ma entrambi erano consapevoli del reale motivo di quel posto di lavoro: tenerla sotto controllo.
In quei giorni, il ragazzo aveva cominciato a conoscerla più a fondo anche sul lato professionale e scoprì che non era così dolce e ingenua come credeva.
Da tempo era solito vederla lavorare con il suo computer portatile a casa mentre, tra una tazza di caffè e qualche bacio rubato, si divertiva a tradurre i testi per il National Geographic. Era innamorato della sua figura, seduta sul divano con le gambe incrociate, il laptop sulle ginocchia e una matita infilata tra i capelli. Spesso indossava delle cuffiette per ascoltare brani jazz, ma da quando lavorava la sera a casa di Namjoon, collegava il computer alle casse via bluetooth e ascoltavano insieme la musica. Lei scriveva al computer, lui si sedeva al suo fianco a leggere un libro, entrambi si concedevano brevi pause per darsi baci che, spesso, divenivano passionali.
Quando si trovavano entrambi in agenzia, Eve subiva una trasformazione radicale. Era precisa, intransigente e mostruosamente professionale e quando capitava di incrociarsi nei corridoi, lei lo salutava solo con un cenno del capo. Il giorno precedente, la maknae line era riuscita a intrufolarsi negli uffici relazioni estere con una banalissima scusa. La sentì riprendere una giovane traduttrice per un errore, obbligandola a riscrivere da capo l'intero testo senza spiegarle dove avesse sbagliato.
«Che senso ha laurearsi in lingue se non sai tradurre un semplice comunicato? Questo lo saprebbe scrivere anche un bambino delle elementari.» snocciolò quelle parole con un tono pacato, calmo, ma al contempo tagliente mentre strappava il foglio con il testo e Jungkook rabbrividì nel vedere la sua Noona così severa contro la giovane traduttrice in lacrime.
Quando i ragazzi riportarono al resto del gruppo quanto visto, Namjoon si riempì di orgoglio. Il suo granchietto era stato buttato in una vasca piena di piranha e riusciva a difendersi e farsi rispettare pizzicando tutti con le proprie chele.
Nonostante lavorasse da pochissimi giorni, il rapper aveva già sentito delle voci di corridoio sulla nuova interprete e molte, purtroppo, erano disdicevoli. Aveva già avuto modo di ascoltare un dialogo tra due impiegati mentre si stava lavando le mani in bagno ed entrambi gli uomini si dilungavano in schifose allusioni sessuali su Eve elogiandone le curve, la forma delle labbra, l'eleganza delle sue mani chiedendosi quanto fosse porca a letto e altre nefandezze che gli diedero la nausea. In quell'occasione, si vergognò di appartenere alla categoria maschile, ma dovette mordersi la lingua a sangue per non intervenire e mandarli a fanculo limitandosi a uscire dal bagno e asciugarsi le mani sui jeans.
Era il sette luglio.
Per quel mercoledì e la mattina successiva, Eve non doveva recarsi in agenzia. Si trovava ancora a letto a stropicciarsi gli occhi e soffocare uno sbadiglio. Nonostante avesse dormito profondamente, era ancora molto stanca.
«Buongiorno, piccola.» Namjoon le diede un bacio leggero sulle labbra.
«Buongiorno a te.» biascicò con voce impastata dal sonno. Si voltò verso il ragazzo e si accoccolò al suo petto nudo e ne assaporò il calore. «Mh, rischio di addormentarmi di nuovo.»
«Come ieri sera.» le picchiettò la punta del naso con un dito prima di baciarla di nuovo sulle labbra.
Da quando avevano trascorso la loro prima notte insieme, Namjoon cominciò a fermarsi sempre meno al dormitorio per correre dalla sua Eve. Erano rari i momenti in cui poteva concedersi del tempo libero e le uniche ore disponibili erano quelle notturne in cui potevano dormire insieme, alternando gli appartamenti quando possibile.
Eve si staccò dalle labbra del ragazzo e lo guardò con gli occhi ancora assonnati. «Scusa, sono così stanca che dormirei per altre due ore.»
Namjoon rise malizioso, la fece rotolare al suo fianco a pancia in su e si mise sopra di lei per baciarla di nuovo e infilare le mani sotto la maglietta extralarge che fungeva da pigiama per accarezzarle e stringerle il seno nudo. «Conosco tanti modi per svegliarti, sai?»
«È il solito maniaco, signor Kim.» gli diede un piccolo schiaffetto sulla spalla.
«Con lei sempre, ma diciamo che oggi voglio provare qualcosa di nuovo.» rise sulle sue labbra riprendendo a baciarla con passione mentre le alzava la maglietta per sfilargliela del tutto. «Spero gradisca questa sorpresa, signorina Eve.»
Le solleticò la linea della mandibola con la lingua scendendo lentamente verso il suo seno, completamente scoperto, per morderlo, succhiarlo, baciarlo, provocandole mille brividi in tutto il corpo. Namjoon le accarezzò i fianchi, soddisfatto nel sentirla mugolare sotto il tocco delle sue mani, e cominciò a scendere col capo senza fretta, lasciando su quell'addome così caldo e tremante una scia di baci umidi.
Quando Eve sentì le dita del ragazzo sfilarle le mutandine, alzò il capo e provò a dirgli qualcosa, ma le si mozzò il respiro e ricadde sul cuscino, gemendo.
Namjoon non era avvezzo al sesso orale, a dirla tutta non gli piaceva anche se non poteva negare di averne goduto quando le Army si inginocchiavano ai suoi piedi per prenderglielo in bocca. Se da un lato era piacevole avere le labbra di una donna che cingevano il proprio membro, diversamente odiava praticarlo a tal punto che l'ultima sua volta risaliva alla sua prima ragazza del liceo.
Ma con Eve era diverso, lui amava il suo corpo morbido, il profumo della sua pelle e ne avrebbe assaggiato ogni singolo centimetro con la lingua e con le labbra.
E fu così che Namjoon, con il viso tra le gambe tremanti di Eve, la stava assaporando per la prima volta trovandola deliziosa. Si beò di quei gemiti che divennero sempre più intensi, e più lei si abbandonava al piacere, più lui la accarezzava con la lingua, la esplorava, la torturò con totale devozione.
Dovette tenerle salde le gambe quando l'orgasmo arrivò, facendola divincolare come un serpente che cercava si arrotolarsi tra le sue spire. Namjoon volle godere di quella bellissima visione alzando il capo e continuando a stimolarla con le dita, e ammirò soddisfatto le sue guance arrossate, la bocca socchiusa, i capelli scompigliati sul cuscino e su quel meraviglioso seno turgido. Si chinò verso di lei per catturare la sua bocca in un morbido bacio. «Buon compleanno, Jagiya.»
Eve lo guardò negli occhi, ansimante. Sorrise e gli cinse le spalle per poi, a tradimento, spingerlo di lato e invertire le posizioni. Si era seduta sul suo grembo e lo guardava dall'alto, si leccò le labbra e con un dito percorse una linea immaginaria che partiva dallo sterno, solleticandogli i pettorali, gli addominali fino all'elastico dei boxer di Namjoon e li abbassò con un'estrema lentezza fino a scoprirne il membro eretto.
«Grazie, Yeobo.» sussurrò e lo baciò con trasporto, muovendo il bacino su di esso per permettergli di affondare nel suo corpo bollente.
Sì, Eve si era decisamente destata dal suo sonno e stava gustando un'ottima colazione a letto.
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La macchina si fermò al parcheggio del complesso commerciale Coex. Il centro, situato nel cuore di Gangnam, era un luogo di ritrovo per coreani e turisti, tutti rapiti dalla bellezza della costruzione e della meravigliosa e immensa libreria al centro della hall del Coex Center.
Namjoon avrebbe tanto voluto portare Eve lì e ammirare insieme migliaia di libri proprio come nel cartone animato della Disney "La Bella e la Bestia", ma non poteva permettersi quel lusso che, anni addietro, considerava una scocciatura.
L'autista sbloccò le sicure delle portiere e guardò attraverso lo specchietto retrovisore. «Le auguro una splendida giornata, signorina e buon compleanno.»
«Grazie mille, SeoJoon-ssi.»
Eve aveva instaurato un legame con l'autista, un signore prossimo ai cinquant'anni che aveva capito fin dal primo momento la relazione tra i due ragazzi. Lee SeoJoon era un uomo molto discreto, rispettoso della privacy del proprio cliente, spesso impegnato ad accompagnare a casa la signorina Hartmann prelevandola dalla sede della HYBE e non si sorprese quando vide che l'indirizzo del suo domicilio coincideva con quello del signor Kim.
Indossò una mascherina e un cappello bianco per nascondere il viso da eventuali paparazzi e passanti, una routine ormai assodata ogni volta che doveva recarsi da qualche parte in compagnia di Namjoon.
«Tranquilla, ci saremo soltanto noi due.» la rassicurò prendendola per mano e omettendole la presenza dei bodyguard, ben vigili e nascosti, figura che per qualche motivo turbava la ragazza.
«Hai dovuto prenotare l'intera struttura?»
«Solo questo padiglione e il parcheggio.» rispose ed Eve vide negli occhi di Namjoon un velo di tristezza. Era conscia della prigionia nella quale lui viveva da ormai tanti anni. Come gli disse in quella lontana notte in cui fuggirono in auto dalle sasaeng, la celebrità aveva un prezzo e i Bangtan avevano pagato con la propria libertà, la medesima che lei stessa aveva in parte rinunciato per lui.
«Jagiya, non preoccuparti» le strinse la mano «Saremo liberi appena varcata la porta d'ingresso.»
Entrarono all'Aquarium Coex e vennero accolti dal personale che consegnò loro le guide e i percorsi didattici da seguire durante il tour tra le vasche e grandi vetrate. Namjoon sbirciò Eve levarsi la mascherina e scoprire un bellissimo sorriso e uno sguardo meravigliato di fronte a quello spettacolo della natura racchiuso in tante teche di vetro ed enormi acquari. Durante uno dei loro discorsi, aveva scoperto che la ragazza amava il mondo marino, una realtà misteriosa, affascinante, ancora tutta da scoprire.
«Oddio! Guarda questi che belli.» la vide percorrere i corridoi con l'entusiasmo di una bambina, a volte si voltava verso di lui ridendo, mostrandogli quella fossetta che adorava. «Joonie, lo vedi quello? Si chiama Guppy ed è d'acqua dolce. Molti li mettono insieme al Betta Splendens causando non pochi problemi, oppure insieme ai Cardinali e Neon.»
«Perché non possono convivere?» Namjoon le si avvicinò e si fermò a rimirare il viso della sua ragazza che volgere l'attenzione agli acquari di fronte a loro.
«Dunque, il Betta Splendens è noto per essere un pesce combattente e il maschio attacca gli altri maschi per il territorio e l'accoppiamento. Solitamente i combattimenti sono mortali. Il Guppy è tranquillo, pacifico e di facile riproduzione in cattività, ma i maschi hanno pinne colorate e molto vistose e gli Splendens li confondono con i loro simili e di conseguenza li uccidono.»
«E i neon con i cardinali?» Le accarezzò il capo, portandole i capelli dietro l'orecchio.
«Semplice. Hanno habitat differenti, la temperatura dell'acqua, il PH, i vari batteri, inoltre...»
Eve si dilungò in quella che sembrava una lezione di ittiologia e Namjoon la ascoltava rapito. Erano quelli i momenti che più amava, i loro discorsi, scambi di opinioni o semplici momenti di silenzio abbracciati ad ascoltare musica o guardare un film sul divano a consumare snack.
La prese per i fianchi e continuarono il tour all'interno dell'Aquarium osservando tantissime specie di animali marini come tartarughe, pinguini, foche ed Eve non smetteva di sorridere, estasiata da quel luogo che non aveva mai avuto occasione di visitare.
«Sei pronta per la prossima sala?»
«Direi di no. È così speciale?»
Namjoon rise. «Sì. Vieni con me e chiudi gli occhi.»
Eve si lasciò guidare nell'oscurità e le venne in mente quel pomeriggio trascorso al Parco della Calma mattutina. Il ragazzo le aveva chiesto di chiudere gli occhi e aprirli, per ritrovarsi in un paradiso pieno di tulipani.
Gli strinse le mani e sentì l'eco dei loro passi. Doveva essere un ambiente molto grande e molto freddo a causa dell'aria condizionata impostata su una temperatura molto bassa per preservare le vasche.
«Bene, ora stai qui ferma fin quando te lo dico io, ok?»
Eve annuì e Namjoon si allontanò da lei di qualche passo, il necessario per catturare la sua espressione una volta aperti gli occhi.
La osservò rapito, in mezzo a quella stanza illuminata dalle luci azzurre e soffuse dell'acquario. Si morse il labbro per sentire dolore, per accertarsi di vivere la realtà e non un bellissimo sogno.
«Aprili.» mormorò e prese il cellulare per immortalare quel momento per lui unico.
Eve aprì gli occhi e li sgranò, incredula. Le sue iridi brillarono come stelle e le labbra si aprirono per la sorpresa. Namjoon l'aveva condotta all'Ocean Kingdom, una delle due attrazioni più famose dell'Aquarium che consisteva in un'immensa vetrata di diversi metri quadri e mostrava un ambiente marino che ospitava diverse creature, tra cui squali toro, pesci da branco e mante.
La ragazza si portò le mani alla bocca, estasiata da cotanta meraviglia e si rivolse a Namjoon che la stava filmando. «È incredibile, Joonie.» mormorò e camminò verso l'imponente vetrata con la medesima sorpresa di una bambina di fronte la figura di Babbo Natale. Posò una mano sul freddo vetro, come se volesse entrare in quel mondo abissale e danzare con i pesci come una sirena.
Una manta maculata forse curiosa o affamata, si avvicinò lentamente all'altezza della mano di Eve, sfregando il muso contro la vetrata per qualche secondo per poi andarsene, volteggiando nell'acqua con la medesima eleganza con la quale era arrivata.
Namjoon la fotografò, rapito da quell'immagine surreale che, involontariamente, la sua ragazza gli aveva donato.
«Allora, ti piace?» chiese, avvicinandosi a lei.
«È stupendo!» esclamò felice e Namjoon ne approfittò per darle un bacio, fregandosene della presenza dei bodyguard nascosti nell'ombra, obbligati al silenzio per contratto.
Rimasero a lungo all'interno dell'Ocean Kingdom ad osservare quel piccolo angolo di mondo sommerso, abbracciati come due ragazzi comuni e completamente persi in uno di quei loro momenti che Namjoon amava.
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Jimin stava sistemando l'ultima decorazione sulla torta di fragole e meringhe. «Secondo te le piacerà?»
«Per me sì, l'importante è che sia buona.» Baek, appoggiato contro lo stipite della porta, guardava Eve in soggiorno mentre descriveva con entusiasmo il tour all'Aquarium Coex. «Ma guardala, sembra una ragazzina.»
«Joonie-hyung le ha fatto una bella sorpresa. Non sapevo fosse un amante degli acquari.»
«Ne aveva uno d'acqua dolce. Era piccolo e molto grazioso. I suoi genitori erano contrari e lo smontarono.»
A Jimin cadde per terra il pacchetto di fiammiferi. «Per quale motivo?»
Baek sospirò. «Perché non doveva avere distrazioni dallo studio, né lei né suo fratello. Non hanno avuto vita facile.» si avvicinò alla torta e guardò la targhetta a forma di cuore con la scritta Happy Birthday Noona di cioccolato in rilievo. «Ma ora la vedo felice per la prima volta grazie a Namjoon. È come se volesse recuperare tutti gli anni perduti della sua vita.»
Il minore accese un fiammifero e guardò per un momento la piccola fiamma danzare su quel bastoncino di legno. «Ci penseremo tutti noi a regalarle ogni sorriso per ogni lacrima versata, Baek-hyung.» sorrise fiducioso prima di accendere tutte le candeline e portare la torta in soggiorno.
«Noona, esprimi un desiderio!» urlò divertito Seokjin sovrastando la consueta canzone intonata dai ragazzi.
Eve si chinò sulla torta, sorridente e raggiante. Chiuse gli occhi e soffiò sulle candeline pronta a udire le risate divertite che riecheggiavano nella stanza. «Io non so cosa dire, sono senza parole.»
«Potresti iniziare con un grazie.» Taehyung le stampò un bacio sulla guancia, l'abbracciò forte. «Tanti auguri, Noona.»
«Ehi Tae! Lasciala anche a noi!» Brontolò Hoseok seguito da Jimin.
Fu un susseguirsi di ringraziamenti, baci sulle guance, abbracci e risate. Fu il turno di Yoongi che si morse il labbro a disagio quando si avvicinò a lei per farle gli auguri.
«Buon compleanno.» mormorò a bassa voce, con le mani in tasca e la guardò appena. Gli mancò l'aria quando Eve lo abbracciò per ringraziarlo, gettandogli le braccia al collo. Il cuore batteva all'impazzata e un brivido corse lungo la spina dorsale. Non doveva muovere alcun muscolo né cedere, ma smise di respirare quando sentì il respiro di Eve solleticargli la pelle.
«Mi dispiace.» bisbigliò in un soffio e Yoongi tremò appena, sorpreso di come quella donna riuscisse a scrutargli nel profondo dell'anima e percepire i suoi sentimenti. Ricambiò quell'abbraccio, respirò a fondo il profumo dei suoi capelli, della sua pelle sperando di inebriarsi per un'ultima volta l'aroma del sandalo e della vaniglia, invano. Si avvicinò al suo orecchio, nascondendo le labbra dietro quei ricci impregnati dal profumo fresco che apparteneva ad un altro uomo. «Sto bene, sono veramente felice per voi.» sussurrò e incontrò lo sguardo di Eve prima di sciogliere l'abbraccio e lasciarla alle cure di Namjoon, poco distante da loro.
La festa proseguì tranquilla, tra bevute di birra, pollo fritto e risate. Baek si rilassò totalmente, osservò divertito i suoi ospiti e rivolse uno sguardo a Eve che si trovava dalla parte opposta del tavolo, impegnata a leggere un messaggio ricevuto sul cellulare. Non poté evitare di notare la sua espressione radiosa e un sorriso colmo di felicità.
«Ehi! Hai ricevuto gli auguri dalla tua nipotina?»
«Non solo.» alzò il capo e voltò verso di lui il cellulare, mostrando la fotografia di una bambina bionda che indossava una maglietta con scritto "I'm going to be a big sister". «Divento zia per la seconda volta!»
«Davvero?» Taehyung, insieme a Jimin, le si avvicinò rapido e guardò la foto. «Che carina! Ti somiglia da morire!»
«No, lei è decisamente più bella!» Eve continuò a guardare con amore il viso paffuto della sua nipotina. «Spero di poter essere a casa quando nascerà il bambino.»
«Casa?» Jungkook masticò lentamente una patatina fritta. «Non è questa la tua casa?» lanciò un'occhiata veloce a Namjoon per tornare sulla ragazza.
Il rapper deglutì a vuoto.
Casa. Aveva dato per scontato che Eve avesse scelto di rimanere in pianta stabile in Corea e non aveva mai preso in considerazione che, in futuro, potesse prendere il primo volo e tornare nel suo paese d'origine dove, ad attenderla, aveva suo fratello, sua nipote e i suoi genitori. La sua vera famiglia.
«Kookie, tranquillo. Per me Seoul è la mia vera casa, credo sia il luogo in cui mi sia fermata di più. Dico bene, oppa?»
Baek terminò la sua lattina di birra e di dedicò a un pezzo di pollo fritto. «Se contiamo gli anni universitari direi proprio di sì, però la nostra vera casa è stata a Edimburgo.»
Eve spense il cellulare riponendolo sul mobile vicino. «La Scozia, che meraviglia. Ti ricordi di quel posticino dove cucinavano quel fish & chips? Lo sogno ancora, era buonissimo!» Si voltò verso Jimin che la guardava incuriosito. Gli pizzicò una guancia. «Mi piacerebbe tornare lì con tutti voi. A quel tempo potevo mangiare pesce fritto e bere Guinness tutti i giorni e risvegliarmi fresca come una rosa. Ora invece crollo sul divano a metà sera.»
«Questo è perché sei vecchia, mia cara!»
«Fottiti, oppa!» Gli lanciò una lattina vuota che, prontamente, Baek scansò.
Namjoon li osservò battibeccarsi, ricordare vecchi aneddoti e condividerli con i ragazzi. Eve raccontò alcuni dettagli del famoso viaggio lungo la Route66 e sulle meraviglie dell'entroterra americano mentre l'uomo, tra un sorso di birra e l'altro, si divertiva a ricordare i tempi universitari, di come Eve usciva dai locali di Hongdae con la borsa piena di bigliettini con numeri di telefono, prontamente gettati nella pattumiera o delle serate al karaoke insieme ai compagni di corso.
Namjoon si sentì in pace anche se geloso di quell'insolito legame che univa la sua ragazza con l'ex compagno. Sette anni di relazione con un'attuale convivenza non erano facilmente cancellabili, soprattutto se negli anni successivi al loro rapporto si era aggiunto il capitolo scopamicizia tra una relazione e l'altra.
Ma Eve era ormai sua. Lei lo aveva scelto come suo compagno, né Baek né tantomeno Yoongi. Solo e unicamente lui.
La risata di Jimin lo destò da quei pensieri, attirando l'attenzione su Hoseok che stringeva tra le mani il controller della Nintendo.
«Bene, voglio vedervi ballare.» puntò con un dito il fotografo e la ragazza. «Ci sono altri due controller. Chi vuole giocare a Just Dance?»
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Erano da poco rientrati a casa. Eve si tolse le scarpe e rivolse a Namjoon uno sguardo felice. «Grazie mille, è stato uno dei più bei compleanni della mia vita.»
«Per te questo e altro.» le baciò la fronte e andò in soggiorno per posare la busta con i regali che aveva ricevuto dai ragazzi.
Amava la sua semplicità, come la gioia per una semplice gita all'acquario e una festa casalinga.
Eve era un meraviglioso yin yang. Namjoon apprezzava quella personalità cangiante spesso riflessa nella sua quotidianità. Il suo armadio custodiva abiti semplici come vestiti acquistati online, magliette ordinarie, consunte, jeans, leggings e gonne, ma un angolo nascosto celava qualche capo d'alta moda come quell'indimenticabile nero di pizzo di Dolce e Gabbana.
«A cosa pensi?» Eve lo abbracciò da dietro, premendo il morbido seno contro la sua ampia schiena.
«A te.» rise, voltandosi per guardarla in viso. «Vorrei vederti sempre con questo sorriso luminoso.»
La prese per la vita e la condusse al divano. Infilò una mano nella tasca della felpa, stringendo tra le dita la scatolina che nascondeva da quella mattina. Era nervoso e aveva atteso di cogliere il momento giusto per darle il suo regalo di compleanno.
Alla fine, aveva ceduto al consiglio di Jimin e, bardato come un ladro e accompagnato dalla sorella, si era recato in gioielleria.
«Hai la ragazza e non mi dici nulla?» sussurrò KyungMin al fratello che arrossì, nascosto dietro quella fastidiosa mascherina.
«Sí, ma non dirlo a mamma e papà. Non ancora.»
«Ad una sola condizione!» gli pungolò il fianco con un dito. «Voglio conoscerla, almeno in fotografia!»
Le accarezzò i capelli, tirandola a sé per darle un bacio, gustando quelle labbra di cui ne era ormai dipendente.
Da giorni aveva realizzato quanto fossero profondi i sentimenti per lei e si chiese se, forse, non stesse correndo un po' troppo. I coreani erano frettolosi in tutto, amore compreso. Si fidanzavano ufficialmente dopo il terzo appuntamento, snocciolavano promesse d'amore senza pensare al reale peso di quelle parole e spesso, troppe volte, si tradivano l'un l'altro prima di arrivare al fatidico sì, quella parola che univa per l'eternità due individui.
Eve si accoccolò tra le sue braccia, un'abitudine nata ancora prima della loro relazione quando, nei fine settimana, Namjoon la invitava a casa sua per una pizza finendo poi abbracciati sul divano a guardare la televisione.
«Jagiya.» mormorò sulle sue labbra. «Vorrei donarti altri momenti come questi, ma...»
«Lo so.» lo zittì con un altro bacio. «Non devi sentirti in colpa. Sapevo a cosa sarei andata incontro stando con te e non me ne pento.»
«Grazie, Eve.»
La ragazza si lasciò cullare dalle braccia di Namjoon, alzò il capo incrociando i suoi occhi scuri. «Mi sono sempre chiesta perché, tra tutti i nomi, hai scelto di chiamarmi Eve. Ne esistono centinaia che cominciano con la e.»
Le orecchie assunsero veloci la più intensa tonalità del rosso e le labbra si curvarono in quella sua tipica risata infantile che faceva impazzire tutti, Eve compresa.
«Prometti di non ridere?»
La vide annuire e puntargli contro i suoi occhioni, curiosa.
«Vedi, prima del mio debutto ero il brillante studente di Ilsan dal quoziente intellettivo straordinario e tutti si aspettavano da me grandi cose. Ero quell'uno per cento della scala nazionale ad aver conseguito i massimi risultati agli esami d'ingresso per l'università. Ero un numero. Poi ho incontrato Sleepy che mi presentò a Pdogg e Si-Hyuk e sono diventato un trainee e dopo un rookie. Anni di sacrifici e tante lacrime, è vero, ma ero felice insieme ai miei ragazzi. In seguito, è arrivato il successo e la mia vita è tornata ad essere un numero. Insieme ai BTS ero l'idol delle classifiche, dei premi e ovunque io andassi, la gente voleva entrare nella mia vita solo e unicamente per un proprio tornaconto. Non mi sono più fidato di nessuno, soprattutto dopo quello che mi ha fatto MinHee.»
Namjoon di morse il labbro e fissò intensamente Eve negli occhi, abbracciata a lui che lo ascoltava, totalmente assorta da quell'enorme giro di parole.
«Tu sei la prima persona, in tutta la mia vita, ad avermi colpito davvero. Quella volta, in ascensore, mi trattasti come una persona comune. Non ero l'idol, né lo studente con centoquarantotto di quoziente intellettivo, solo uno stronzo qualsiasi che ti era caduto addosso. Ho cominciato a pensarti da quella sera e senza volerlo, mi hai trascinato nel tuo mondo. Mi bastavano quei pochi minuti in ascensore con te per essere felice e ho cercato le scuse più banali per parlarti e rompere il ghiaccio, come quella volta che ti portai le borse pesanti facendo quattro piani a piedi. L'ascensore non era rotto, ho mentito per stare più tempo con te.»
Le accarezzò una guancia con il pollice asciugandole una lacrima sfuggita da quegli occhi increduli.
«Sei l'unica che mi ha considerato un semplice essere umano. Non so se posso paragonarlo a un colpo di fulmine o al destino, sono scettico su queste cose, ma quando ti proposi quel gioco era perché volevo conoscerti sul serio, scoprire chi si cela dietro questa donna che si commuove di fronte ad una scultura al Louvre, che riesce a trarmi in inganno cucinando piatti provenienti da varie parti del mondo o che non ha problemi a farsi vedere struccata con addosso una semplice maglietta dei Queen e un paio di culotte.»
«Joonie, io...» le tremò la voce. Guardò il ragazzo con gli occhi velati di lacrime.
«Quello che sto cercando di dirti è che tu sei la mia Eva che mi ha spinto a mangiare la mela del peccato, la prima donna che mi ha fatto perdere il nume della ragione. Non posso dirti se ora siamo ancora nell'Eden o all'inferno, ma so che sono felice come non lo sono stato mai grazie a te. Mi sento un semplice uomo quando siamo insieme, non un personaggio famoso. Un banale essere umano che vive per una meravigliosa creatura come te.»
«Io...È la cosa più bella che abbia mai sentito.» Eve si portò le mani sulla bocca e scoppiò a piangere. «Non sono così speciale, non mi conosci veramente.»
Namjoon prese la scatolina nascosta dalla tasca della felpa e gliela porse. «Invece sì. So come sei e vorrei poter mostrare al mondo intero la splendida donna che illumina la mia vita, ma purtroppo non posso. Non ora e non come vorrei.»
Eve prese con mani tremanti il pacchetto, sgranando gli occhi quando vide l'elegante nastro rosso che riportava in caratteri dorati il nome di Cartier. Sciolse lentamente il fiocco e aprì la confezione trovando al suo interno, appoggiato su un cuscino di velluto nero, un bracciale d'oro bianco.
«Joonie, questo è...» le parole le morirono in gola dall'emozione quando riconobbe il gioiello, il famoso bracciale dell'intramontabile collezione Love di Cartier.
Namjoon le prese delicatamente il polso sinistro, accarezzandolo con il pollice e le mise il braccialetto impreziosito da un diamante incastonato al centro. «Mi hanno mostrato diverse varianti, uno era dotato di un cacciavite per sigillare per sempre una promessa d'amore, ma in qualche modo vedevo in quello una sorta di prigionia. Noi ci siamo cercati l'un l'altro, due perfetti sconosciuti e abbiamo scelto di diventare un noi.»
Intrecciò le dita con le sue e portò il dorso della sua mano alle labbra per baciarlo.
Eve lo guardò in volto quando la sua attenzione cadde sul polso sinistro di Namjoon dove, mezzo nascosto dalla manica della felpa che indossava ancora, brillava una copia identica del bracciale.
«Ma quello...»
«Sì, li ho presi in coppia.» Si levò finalmente la felpa, accaldato e sudato, libero di mostrare il suo bracciale nascosto dalle maniche fin dalla mattina per non rovinare la sorpresa che, miracolosamente, era riuscito a non spoilerare come suo solito.
Eve osservò entrambi i bracciali, due copie identiche entrambi posizionati sui rispettivi polsi sinistri.
«Io...» singhiozzò commossa alternando le risate con il pianto. Alzò il viso incrociando il sorriso luminoso di Namjoon. Non riuscì a terminare la frase. Lo abbracciò, gettandosi tra le braccia cercando le sue labbra per baciarlo, per ridere su quella bocca carnosa e dirgli che anche lei era felice perché finalmente si sentiva un banalissimo essere umano, non più un numero.
Angolo Autrice
E siamo giunti anche al compleanno di Eve. Sono consapevole che molti di voi, me compresa, dovranno ricorrere all'insulina per riequilibrare il giusto livello di zuccheri, ma ho sempre visto in Namjoon una persona estremamente romantica, capace di donare tutto sé stesso per la persona amata e gettarsi a capofitto nelle relazioni amorose.
Per quanto riguarda il famoso bracciale citato, esistono diversi modelli, dall'oro giallo al bianco, da quello tempestato di diamanti al basic fino al più celebre con la chiusura a vite con un piccolo cacciavite personalizzato.
Quello citato nel capitolo è il seguente:
https://www.cartier.com/it-it/bracciale-love-1-diamante_cod25372685655709570.html#dept=EU_Bracelets_Love
A presto!
Borahae 😊💜
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