59. Sgorbio

Lunedì mattina, il giorno tanto odiato da tutti i lavoratori e gli studenti al mondo.
Il giorno in cui siamo costretti ad abbandonare le comode e calde coperte del letto e sfuggire ai sogni soltanto per arrivare puntuali in una stanza piena di gente che cerca di insegnarti qualcosa.
Siamo onesti, nessuno ha un motivo per amare il lunedì, ma non è che anche gli altri giorni siano meglio,no?
Così la pensava Esther, insomma... Che motivo c'era di odiare così tanto un giorno se poi tanto gli altri erano uguali? Solo perché avevano la fortuna di venire dopo, dovevano essere avvantaggiati ed essere amati da tutti? Non aveva senso!

Eppure per Esther quel lunedì mattina, dopo che Noah la lasciò a scuola, si sentiva più persa del solito, inadeguata.
Sentiva come se quella giornata sarebbe andata via via peggiorando, così, si sentiva questo cattivo presentimento e sperava tanto non si averasse, dato che non aveva né le forze e  né la voglia di arrabbiarsi o di subire qualcosa.

Si sedette come sempre al suo posto nell'ultimo bianco e aspettò che la lezione iniziasse.
Ma il casino che la circondava non cessava, e ciò le fece intuire che probabilmente l'insegnante non fosse ancora arrivata.
Sbuffò e posò il mento su un palmo della mano, era solo la prima ora e già voleva tornare a casa.

A casa... Chissà cosa sta facendo Noah, chissà se è andata a lavoro, chissà se Nicco l'ha lasciata andare dopo che si è arrabbiato...
Si chiese sospirando senza accorgersene.

Chissà perché si è arrabbiato tanto...

Non l'aveva mai sento urlare così tanto, solitamente la sua voce la rassicurava e tranquillizzava; persino quando si arrabbiava con lei cercava di non superare il limite.

Ma è stata Noah ad alzare la voce...

Niccolò il tono della voce lo sapeva regolare benissimo, ma probabilmente erano state le parole da lui dette che l'avevano fatta riscaldare così tanto, e sono stati i gesti di lei a farlo scaldare così tanto.

Sì, così ha più senso.

Si disse fiera di aver fatto il punto della situazione.

-Esther- si sentí chiamare all'improvviso, la solite voce irritante le rubò la calma nella quale era entrata e la fece girare di prepotenza, nonostante sapesse che ella non poteva vederci.

-dove sono i miei compiti? - domandò con tono sapiente

-nel...nella tua cartella?- ipotizzò la bambina alzando un sopracciglio, che ne sapeva lei? Lasciò perdere riconoscendo la voce di Federico, il bambino con cui si voleva sedere il primo giorno.

-non fare la finta tonta Moriconi, venerdì ti ho chiesto di farmi i compiti, gli hai fatti? Dove sono? -

-non me lo hai chiesto, me lo hai ordinato, è diverso-

-a maggior ragione avresti dovuto farli, allora? Sto aspettando- sbuffò impaziente tenendola ferma di schiena contro la parete

-c'è solo una persona da cui prendo ordini in questa classe, ed è l'insegnante, quindi a meno che tu non sia cresciuto d'improvviso e ti sia trovato un lavoro simile, puoi anche andare perché non ho svolto i tuoi compiti- rispose con arroganza

Federico non ci pensò due volte e colpí la sua guancia che divenne subito rossa.

-fai la sostenuta, Moriconi? - la provocò avvicinando il suo viso al suo, guardandola negli occhi che nel frattempo cercavano di trattenere le lacrime.

-lasciami- borbottò abbassando lo sguardo per evitare di mostrare gli occhi lucidi

-non hai ancora capito? TU QUI NON COMANDI - urlò stringendole i polsi ai lati della testa.

Esther sentiva le lacrime minacciare di scendere e per di più si sentiva osservata, probabilmente la classe aveva smesso di fare casino per non perdersi la scena e naturalmente non facevano altro che stare zitti o ridere alle provocazioni del compagno.

Menomale che almeno io non posso vederli
Pensò in silenzio.

-lasciami i polsi almeno... Ti prego... Mi stai facendo male... - lo supplicò liberando alcune lacrime, si sentiva umiliata, così imbarazzata davanti a tutta la classe che stava ferma a guardare come se stesse assistendo ad un rodeo.

Odiava sentirsi ma soprattutto mostrarsi così fragile, sempre con le lacrime agli occhi e il labbro ricurvo all'ingiù.

-zitta, zitta devi stare. Capito? DEVI STARE ZITTA- urlò ancora facendole trattenere un singhiozzo.
Quanto non sopportava le urla. Le trovava come la cosa più odiosa e inutile al mondo. Certo potevano sentire in caso di aiuto, ma altrimenti erano del tutto inutili; insomma l'orecchio umano ci sente bene, perché allora la maggior parte della gente ha il bisogno di urlare per farsi capire?

-Fede sta arrivando l'insegnante! Eccola Fe'!-  forse queste furono le urla che più apprezzò in quel momento, dato che indicavano l'arrivo della maestra.

Il bambino subito si staccò da lei, ma non prima di sussurrarle: "fanne parola con qualcuno e ti assicuro che oltre alla vista ti faccio perdere l'uso della parola".
Da lì, per tutta la giornata, Esther tacque.

-scusate il ritardo ragazzi, ma ho dovuto occuparmi di questo ragazzo un po' ribelle, oggi passerà quest'ora con noi - si scusò la maestra ed Esther tirò un sospiro di sollievo nel riconoscere la maestra Titti, l'unica che sembrava volerle bene in quell'ammasso di copie irritanti.

-avanti vatti a sedere, puoi sederti... Ahm... Oh lì affianco ad Esther c'è un posto libero, vai caro - lo invitò la maestra e il bambino obbidí senza dire nulla.

Se al posto della maestra Titti ci fosse stata la maestra Bridgite, quel ragazzo già non esisterebbe più dato che non ha detto nemmeno "buongiorno".
Pensò Esther tra sé e sé.

-Ciao Esth - le sussurrò il bambino con un sorriso beffardo ed Esther alzò subito la testa sorpresa, era davvero chi pensava lei?

-Alex? - si pentí subito di aver detto quel nome ripensando alle parole di Federico poco prima.

-che hai fatto sulla guancia? - domandò il rosso ignorando la sua domanda.

Esther tacque, questa volta per davvero e abbassò lo sguardo. Non poteva, non doveva farne parola con nessuno.
Senza volerlo, solo a ripensarci, altre lacrime le rigarono il volto.

-Hey! Che fai? Non volevo, io... Perché? - domandò il bambino preoccupato e allo stesso tempo stupito dalla reazione dell'amica.

Ella scosse la testa e si asciugò le lacrime. Perfetto. Pensò, ora si era mostrata fragile anche davanti a lui.

Alexandro si guardò attorno, ignorando la voce dell'insegnante che tentava di spiegare e notò che un altro bambino, moro, occhi neri e sguardo perfido, gli fissava dall'inizio dell'ora.

-c'entra un bambino? - domandò cercando di capirci meglio, lei stette zitta, ma non negò con la testa, in qualche modo voleva farglielo capire.

Alexandro guardò un'altra volta il bimbo di prima e fece unaa faccia disgustata, era davvero brutto quel bambino.

-Non è per caso lo sgorbio che ci sta fissando da mezz'ora? - domandò indicando senza scrupoli il bambino dietro di lui che lo guardò in malo modo.

Esther alzò le spalle in totale silenzio.

-ah già, non lo puoi vedere. Beh meglio per te, è davvero brutto! - le sussurrò nell'orecchio e lei dovette trattenere un sorriso.

-guarda che ti ho sentito, rosso- lo chiamò Federico con tono arrogante

-beh? Bravo, son contento per te, almeno ci senti bene- gli rispose lui totalmente disinteressato senza rivolgergli lo sguardo.

-è lui vero? - domandò poi alla bambina quando notò che si era irrigidita ascoltando la voce del moro.

Ella non rispose e Alexandro fece un sospiro "ok è lui".
Sospirò e senza pensarci la strinse al petto, facendole alzare lo sguardo sorpresa dal gesto, lui non era mai stato un tipo affettuoso.

-Alan quando ha saputo che andavo in classe tua mi ha detto di stare attento a te, quindi questa probabilmente è una cosa che farebbe Alan e mi andava di farla- spiegò lui facendo spallucce per poi tornare a guardarla in viso

-o forse sto sbagliando? - domandò dobbioso intenzionato a spostare il braccio, ma Esther lo bloccò e lo rimise dov'era prima, scosse la testa e lo strinse forte.
Aveva bisogno di quell'abbraccio.

La maestra  li vide abbracciarsi con la coda dell'occhio e sorrise ingenuamente.
Fece finta di niente e continuò la lezione.

Mi sto impegnando a pubblicare due volte a settimana, non fidatevi ma apprezzate ♡
(anche perché probabilmente domani informatica mi cazzia... Quindi shhh)
Ciao ciao ❤️
-Fla :)

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top