Capitolo 3 - La Paladina e il Gurubashi [Revisionato SENZA ILLUSTRAZIONI]
Erano passate almeno un paio d'ore da quando Lort e il Cavaliere si erano lasciati alle spalle le mura di Katel Seas.
Lort allungava il collo dinnanzi a sé, preoccupata di non vedere ancora la città di Rovotorto.
"Non temere, mia cara! - la rassicurò il suo allenatore, decifrando l'espressione crucciata sul suo volto – ci vogliono un altro paio d'ore per raggiungerli. Trattieni il tuo entusiasmo ancora per un po'!".
La ragazza sorrise, e proseguirono il cammino in silenzio.
Ad un certo punto, Sir Lou si fermò.
Lort, che proseguiva distrattamente, solo dopo un po' si accorse che il Cavaliere non era al suo fianco, e si girò nella sua direzione con aria interrogativa.
"Che succede?" chiese lei a bassa voce.
Gli occhi scuri del Cavaliere guardano circospetti attorno a sé, all'apparenza non badando alle sue parole.
"Eppure... credevo di averti insegnato tutto. E soprattutto di non abbassare la guardia - Il tono della voce del maestro, da gioviale si era fatta serio , come quando la rimproverava - Principessa... ascolta!".
Lort obbedì. Intorno a loro non sentiva niente.
Sapeva che non era normale che in una foresta ci fosse così tanto silenzio.
Quasi contemporaneamente, afferrarono le loro spade dalle guaine, pronti ad affrontare qualsiasi minaccia si nascondesse attorno a loro.
Per minuti che parvero interminabili, non successe niente.
Lort, tesissima più che mai, avanzava lentamente puntando la sua lama dinanzi a sé, ora verso destra, ora verso sinistra.
"Non agitarti così, Lort!" sussurrò il maestro.
La sua allieva stava facendo troppi sbagli. Doveva restare concentrata.
Lort si girò verso di lui in segno di qualche approvazione.
Le doppie sopracciglia del Cavaliere, da piegate con aria di dissenso, si inarcarono.
All'improvviso vide il suo maestro impallidire di terrore : "Attenta!".
Rumori di passi, pesanti e veloci, sull'erba, fecero scuotere la terra sotto i piedi di Lort.
Un urlo disumano si levò sopra la sua testa.
Lort si girò e vide innanzi a sé la creatura che aveva urlato: un troll.
Successe tutto in un attimo: il troll alzò il braccio armato per colpirla, ma il Cavaliere si parò in tempo dinnanzi alla principessa e provò a tirare un fendente al mostro .
Bloccata dall'inaspettato attacco, la bestia si ritrasse per evitare di essere affettata al petto.
Fu allora che Sir Lou, agile e scattante, le saltò addosso.
E i due cominciarono a combattere, mentre la ragazza si limitava a fissarli paralizzata dalla paura.
Voleva intervenire, ma non sapeva dove colpire: il Cavaliere era rapido e riusciva a scansare le manate di quell'essere, e quest'ultimo si dimenava e ruotava su sé stesso furioso .
D'un tratto, ritrovatosi seduto sulle spalle del mostro, il cavaliere gli coprì gli occhi con le mani.
"Lort! Ora!" urlò il Cavaliere rivolgendosi a lei.
La soldatessa si svegliò dalla paralisi e, stringendo forte la mano nell'elsa della spada, fece un fendente davanti a sé.
Colpì la parte del corpo che stava più vicina a lei, ossia il polpaccio sinistro del troll.
La lama penetrò nella carne facendo uscire un sottile fiotto di sangue, e il mostro ululò di dolore.
"Punta più su! Più su! Sul costato! O sulla schie...naaaa!" urlò così l'ultima sillaba, perché finalmente la bestia l'aveva afferrato, e con tutta la forza che aveva, l'aveva scaraventato per terra, facendo volare per aria un mucchio di foglie e di erba.
Lort era terrorizzata.
In quel momento, temeva che il troll concentrasse l' attenzione su di lei.
Si nascose dietro le fronde degli alberi, e da lì osservò.
Il cavaliere tentò di rialzarsi in tempo, ma il troll lo afferrò per il collo e cominciò a strangolarlo.
Sentire i gorgoglii dalla gola del suo maestro che stava per morire per lei, che invece di combattere se ne stava nascosta, la fece sentire un'ingrata vigliacca.
A che sono serviti quegli anni di duro allenamento, Lort?
Raccolse in sé tutto il coraggio che aveva e uscì fuori dal suo nascondiglio.
Afferrò il sasso più grosso che trovò a terra e lo lanciò verso la bestia, colpendolo alla nuca.
Il troll si bloccò tutto d'un tratto.
"Ehi, Testone!" urlò lei, più per la rabbia che per il coraggio.
Il troll si girò lentamente verso di lei, con un ringhio sommesso.
Prendendo fiato, la ragazza fece un gesto che molti riterrebbero tanto stupido quanto folle: gli parlò in trollese.
"Wewe! Ma tu sij' pazz'? Che vuliss' fa', eh? Vuliss' shcassa' a cap al maestro mio? Ij song' venut pa' fa' a pace, nun a' guerra! Ja fernì de fa' accussì'! Lasciace ij e puortece dal re tuo, capisc'?".
Il troll fece una faccia ebete.
Sembrava esterrefatto e confuso.
Lort, riprendendo fiato per il discorso, non capì perché facesse quella faccia.
Mollò la presa sulla sua vittima, che si accasciò al suolo boccheggiando, e si girò del tutto verso di lei.
La vociona del troll proferì una semplice domanda: "Che hai detto?".
Lei restò di stucco.
"Ma... come? Non... non mi ha capito?" mormorò Lort, sorpresa quando lui.
"Non capisco. Credevo di aver rispettato ogni singola regola della grammatica trollese e di aver messo l'accento nei posti giusti!" cominciò e dirsi tra sé e sé.
"Forse ho parlato troppo velocemente e non mi avrà sentito... - borbottò riflettendo ad alta voce - ...o forse chiudo troppo le e... dove ho sbagliato? Dove?".
"WE WE!".
La voce tuonante proprio sopra la sua testa la fece sobbalzare, risvegliandola dai suoi pensieri.
Alzò gli occhi, e il suo sguardo si incrociò con quello del troll.
Si era avvicinato senza che lei se ne accorgesse nemmeno .
"T'aggia fatt 'na domanda! Che hai detto?" ripete il troll seccato.
Lort non disse una parola. Si mise ad ammirare il troll che gli si parava davanti.
Era alto più di due metri, dalla pelle blu, con due braccia grosse e muscolose che le facevano ombra.
Indossava solo un paio di brache di pelliccia, e al collo portava una collana con tre teschi umani.
Sulle spalle larghe e ingobbite, c'era una testa era grossa e spigolosa, e sotto il naso adunco una bocca piena di denti aguzzi, con due zanne lunghissime e ricurve, come quelle dei mammut, tra cui portava infilati due anelli, uno per ogni zanna.
Ai lati della testa due lunghissime orecchie a punta.
Aveva i capelli bianchi, coi riflessi argentati, legati in una mezza coda di cavallo, che ricadevano mossi sulle spalle.
"Allora?" chiese il troll rabbioso, aspettando ancora una risposta.
Lort era a bocca aperta.
E lentamente, un largo sorriso si allargò sulla sua faccia.
Trattenendosi le guance con entrambe le mani, si mise ad urlare come una donnetta:
"Oh mio Dio! Un troll! Un vero troll! Sono davanti ad un troll! Aaaaaaah!".
Il suo urletto isterico per poco non fece saltare dallo spavento il troll, che fece una faccia sconvolta.
Non aveva mai visto un umano reagire così : lei saltellava come un grillo, urlava come la ragazzina che era, e scrollava le mani in preda ad un attacco di euforia.
"Scusami scusami!" disse Lort, cercando di riprendere fiato e di mantenere la calma.
"E' solo che è la prima volta che mi trovo davanti ad un troll! - spiegò Lort, allargando le braccia verso la sua enorme stazza - Voglio dire guardati! Sei fantastico!".
Cominciò a girargli intorno, ammirandolo e tempestandolo di domande.
E lui, forse per confusione, forse perché non sapeva in che altro modo reagire, le rispondeva pure.
"Guarda che orecchie! Sei... un Gurubashi, giusto?"
"Ehm... sì?".
"Un Gurubashi... guerriero? Quindi vai in modalità... Berserker?" quest'ultima parola la disse gongolando, prendendo una pausa per immaginarsi la scena.
La modalità Berserker nient'altro è che uno stato di ira incontrollabile, che rende i guerrieri, troll ma anche orchi, ancora più grossi, forti e feroci, impossibili da sconfiggere e domare.
Lort aveva sempre sognato di vederla.
"Beh...Sì..." il Gurubashi cominciava a sentirsi inquietato da quella piccola presenza attorno a sé.
" Oh Dio! Guarda che zanne! - mormorò la fanciulla, ammirando le dimensioni dei suoi morali esposti, spessi come tubi - come riesci a tenerle così bianche ed intatte? Non sono pesanti?".
"Ehm, io...".
"Guarda! Le tre dita! - Lort gli prese la manona e la confrontò con la sua - beh, cinque sono troppe. Ve lo dico io che sono quintomunita... pure i piedi! Come fate a reggervi su due dita? Non portate delle calzature? ".
L'umana aveva appena superato il limite.
Il Gurubashi non poteva crederci.
Lo stava... Toccando?
Scrollò la mano per liberarsi la sua presa.
"Cosa ti salta in mente? Lasciami andare!" sbraitò lui, distanziandosi da quell' abominevole creaturina.
Prese fiato e le tirò in faccia un urlo disumano.
La foresta intorno a loro sembrò reagire a quel urlo: fruscii tra gli alberi e le foglie segnavano che qualche piccolo abitante della foresta, che in quel momento sostava nelle vicinanze, si era appena dato alla fuga.
Dopo un po' calò il silenzio.
Il Gurubashi riprendeva fiato, aspettandosi che anche la ragazza gli voltasse le spalle e fuggisse via.
Ma lei non si mosse, e continuava a fissarlo con occhi idolatranti.
Se possibile, il suo sorriso si allargò.
"Uau... Un urlo da troll... fico!" biascicò lei euforica. Scoppiava dalla gioia.
Menò un altro dei suoi urletti isterici.
Questo era davvero scassa-timpani, tant'è che il troll, avendo la sua razza un udito molto sensibile, si tappò le orecchie.
"Oh! Spegni 'sta sirena, t'ho detto!" urlò spazientito.
La fanciulla obbedì, tremando per trattenere l'eccitazione.
Sembrava una pentola a pressione pronta ad esplodere.
In pochi secondi il Gurubashi era stato messo K.O.
Riprendendo fiato, fissò con tanto d'occhi quella creaturina inquietante.
Da dove diavolo era uscita fuori?
"Tu...Tu dovresti... scappare!" mormorò affaticato.
"Perché dovrei scappare?" chiese lei, continuando a sorridere come un'ebete.
"Come perché? - esclamò esasperato lui - Devi essere spaventata!".
"No. Non sono spaventata." rispose lei.
"Ma come cazz' è possibile? - sbraitò lui, guardandola in cagnesco - ho tre teschi al collo. Tre cape 'e muort di criaturelli umani! Che aggia accis' co'ste mani! Pe' entra' nella tribù! Sono un assassino! Davvero non ti spaventa questo?".
"Ho visto di peggio." rispose lei, indifferente.
Se prima si sentiva solo minacciato, l'autostima del troll adesso era stata appena distrutta.
Ho visto... di peggio.
"Certo, uccidere dei bambini è terribile. - precisò lei - Ma si tratta delle vostre leggi, a cui non posso permettermi di dare un giudizio né di contrastare. Per ora. ".
Il troll era sfinito.
"Comunque sul serio, i troll non mi fanno paura. - spiegò la cavaliera - io amo la vostra razza! Conosco tutto sulla vostra cultura, persino la lingua!".
"La lingua!? Aspè!!! Quindi... famm' capì... - lo interruppe lui, alzando le tre dita davanti a sé per zittirla - ... Prima stavi parlann' ...".
"Sì! Parlavo trollese!"concluse lei sorridendo.
Ma, vedendo l'espressione disgustata che il Gurubashi aveva assunto, il sorriso le si incrinò.
"Non... Non l'ho parlato bene?".
"Era 'na chiavica." risposte lui secco.
"Ah." ora Lort non sorrideva più.
A quanto pare, non era così brava a parlare in trollese come pensava.
Il troll era rimasto offeso dal gesto omicida compiuto verso la madrelingua.
"Ah ecco perché hai detto che... Credevo di saperla parlare...".
Era paonazza. Il suo primo incontro con un troll era iniziato malissimo.
"Beh, non è arte 'ra toia! O ci nasci o nun a sai parlà! - concluse altezzosamente Jehn - tsk! Un umano che prova a parlà trollese...".
"E vabbé, c'ho provato, scusami. Uffà." sbuffò lei.
Chinò il capo a terra con aria delusa, mormorando qualcosa di incomprensibile tra le labbra e calciando a terra coi piedi.
Il suo tentativo di superare le barriere linguistiche era fallito .
Jehn non poteva fare a meno di osservarla e pensare quanto quell'umana fosse strana.
Ma stava ancora lì, davanti a lui, senza arretrare alla sua vista.
E questo minacciava il suo orgoglio da troll.
Ma cercò di non trapelare la sua insicurezza.
"Tsk! Un'umana che vuole impara' o' trollese...- l'apostrofò, guardandola con aria altezzosa - Ma si può sapere chi sij ?".
Avrete capito quanto si fosse abbassata la tensione della battaglia e la confidenza avesse preso il sopravvento.
Lort non ci vide niente di male, nel dire ad un troll straniero tutta la verità.
Riacquistata sicurezza, gli rispose a tono: "Io sono la principessa Lort, e sto viaggiando verso Rovotorto per poter parlare col re! Il mio obbiettivo è di convincerlo a portare la pace tra i nostri due regni. Gurubashi! Voi ci avete trattenuto per troppo tempo, e adesso io e il mio maestro di scherma, Sir Lou, vorremmo proseguire per la nostra strada. Facci passare...".
Puntò la spada verso di lui.
"Altrimenti... Mi vedo costretta ad affrontarvi e farvi del male. Cosa che davvero mi spiace. Come vi dicevo prima, io adoro la vostra razza. E voglio solo portar la pace ."
Rimasero a fissarsi così per un po' di tempo.
Jehn aveva seguito il suo discorso fino alla parola principessa, poi da lì il suo cervello si era messo ad elaborare.
La principessa.
Una principessa vale molto più di qualche contadino umano spaventato e un gruzzoletto preso al volo mentre fuggiva dalle spade e dai forconi.
Inoltre, era la figlia del re nemico.
Tenerla come ostaggio per il re Rastakhan avrebbe giovato moltissimo.
E lui si sarebbe liberato di tutti i debiti, e perché no. Anche ricompensato!
Pensare a quello lo fece sorridere.
Nel frattempo, il Cavaliere Lou si era ridestato e debolmente rialzato.
Benché intontito, era ancora vivo!
Senza farsi sentire, si era avvicinato alle spalle del Gurubashi.
"Questo è per avermi rovinato la messa in piega, mostro..." mormorò lui.
Alzò la sua spada, pronto a infilzarla sulla schiena della bestia.
Ma ci voleva ben altro a Jehn per farsi colpire da un omiciattolo come quello.
Senza nemmeno voltarsi per ascoltare la ragazza, girò la mazza e gli diede un colpo allo stomaco.
Il Cavaliere gemette tutto dolorante, e Jehn lo colpì sulla testa, facendolo stendere a terra, tramortito.
Lo trascinò sotto di sé e si sedette su di lui.
La caduta pesante di quel deretano trollesco sulla schiena del povero umano quarantenne gli fece scappare un rantolo di dolore.
"Non... Respiro..." sussurrò il cavaliere con voce soffocata.
Nel frattempo, la ragazza aveva fatto tutto il discorso descritto prima.
Appena finito, il troll attuò il suo piano.
Prima si rialzò da terra, poi, senza lasciare il tempo al cavaliere di riprendere fiato, fece un inchino, schiacciandolo con il suo piedone.
La riverenza che faceva alla principessa voleva essere elegante e formale, ma con tutta la sua stazza e i modi rozzi, il troll risultò davvero impacciato.
Con una voce solenne e falsa, incominciò : "Mi perdoni, vostra altezza! Non sapevo che foste una reale! Né che foste diretti verso Rovotorto! Vi lascerò passare...".
Lort, che era rimasta impalata in quella posizione, con la spada puntata in aria, perse tutta la grinta che aveva.
Il comportamento del Gurubashi era diventato da freddo a caldo in pochi secondi.
"Davvero?".
Chiese, con una vocetta che manifestava tutta la sua incredulità.
Il troll, rialzandosi, ma sempre tenendo bloccato a terra il poveruomo sotto il suo pesante piede, rispose: "Sicuro! Posso pure accompagnarvi se volete...".
Lort abbassò la spada incredula : "Ci porteresti da Rastakhan?!".
"Eccerto!" rispose lui, un bel sorriso a trenta denti e due zanne.
A Lort quell' atteggiamento non convinceva.
"Un momento... Perché ti disturberesti tanto per portare due umani al tuo re?"chiese, con aria scettica.
"Beh perché... Perché... Eh. Pecchè?" Jehn rimase bloccato a riflettere sul perché farebbe un'azione del genere.
Sir Lou alzò un po' il capo e le urlò in fretta: "Principessa! Qualsiasi cosa vi dica, non dategli retta! Scappat...".
Non finì in tempo la frase per via del piedone puzzolente che gli tappò la bocca.
" Per... 'o fatto 'ra pace! - rispose finalmente il troll, schioccando le dita - Sì! Mi sembra proprio 'na buona idea! Vulisse esser proprio o' primo, ad appoggiarla! Simm' stanchi! 'Ra guerra... 're spese pa' ra affrontà... allearsi porterebbe a tantissimi vantaggi... Pecchè nun c'abbiamo pensato prima...".
Jehn non credeva ad una sola parola di quella che la sua linguaccia diceva, ma si sforzò il più possibile per sembrare interessato all'argomento, aggiungendo alla sua risposta quel poco che sapeva di politica ed economia.
La principessa, sorpresa da quello che la sua brillante idea aveva suscitato in un troll di passaggio, abbassò la spada e si era messa ad ascoltarlo, annuendo ogni tanto in segno di approvazione.
Eh sì, era troppo fiera di sé e del suo piano geniale.
Se ad un solo troll si era mossa la mente in questo modo per una scelta così rischiosa ma innovativa, figurarsi gli altri!
"Insomma... te vulisse appoggià! Vale la pena tentare... " concluse lui, mezz'ora dopo.
Per qualche secondo la ragazza lo fissò, con aria scettica.
"Oh santissimi Loa che ci proteggono... Fate che ci creda!" pensò Jehn, sudando freddo.
Non ebbe bisogno di invocare gli altri Loa, perché alla fine lei gli sorrise.
"Non sai quanto mi rendi felice!" squittì lei, tutta contenta.
Tossì e si riprese : "Bene. Accettiamo l'aiuto che ci vuoi offrire!".
Il Gurubashi tirò un sospiro di sollievo.
Lort posò la spada nella fodera e girò i tacchi .
"Orsù allora! - tuonò lei, a petto in fuori piena di determinazione - camminate dinnanzi a noi e guidateci verso il re Rastakhan!".
"Oh, non voglio che vi roviniate le scarpette, principessa..." dissentì Jehn.
Il tono della voce era diventato minaccioso.
"Scarpette? Veramente sono stivali quelli che..." girò lentamente la testa verso il troll.
La frase le si bloccò in gola.
L'ombra di una delle sue manone si abbassava su di lei.
"Insisto. Lasciate che vi porti io." ringhiò il troll, con un sorriso inquietante sul volto.
"Principessa! Nooo!" urlò il Sir Lou, allungando un braccio con aria melodrammatica.
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