Sei Ancora Tu
Lei non si gira.
Resta lì, con la schiena dritta, immobile.
Come se fingesse di non aver sentito.
Ma lo so che ha sentito.
Lo so dalla tensione nelle sue spalle.
Dalla mano che si stringe leggermente a pugno.
Dal modo in cui il suo respiro è cambiato.
Zaira è brava a fingere.
Ma io la conosco troppo bene.
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La guardo.
E per la prima volta dopo mesi…
La vedo davvero.
La pioggia le ha bagnato i capelli, rendendoli più scuri, più selvaggi.
I suoi occhi, quegli occhi scuri che mi hanno sempre fottuto la testa, sono rivolti a terra.
Le labbra leggermente socchiuse, come se volesse dire qualcosa…
Ma non può.
O forse non vuole.
È più magra.
Le guance più scavate.
Ma Cristo, è sempre bellissima.
Anche coperta di fango, sangue e pioggia.
Anche con lo sguardo spezzato.
Anche mentre sta cercando di andarsene di nuovo.
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Faccio un passo avanti.
Poi un altro.
Le sono vicino, abbastanza da sentire il calore del suo corpo nonostante il freddo.
«Non farlo,» dico piano.
Lei non risponde.
Mi bagno le labbra, il petto che mi brucia.
«Non andartene di nuovo.»
Ancora silenzio.
Mi stringo i pugni, cerco di calmare il panico che mi sta soffocando.
Perché se se ne va adesso…
Potrei non rivederla mai più.
«Ti prego, Zaira.»
La mia voce è un sussurro spezzato.
«Perdonami. Torna da me.»
La vedo chiudere gli occhi un secondo.
Il suo corpo si irrigidisce ancora di più.
Ma ancora non si gira.
Ancora non dice niente.
E io non so se devo continuare a sperare…
O se ho appena perso l’unica cosa che abbia mai contato davvero.
Zaira si muove appena.
Un piccolo gesto.
Un respiro più profondo.
Poi, lentamente, si gira.
E all’improvviso è di nuovo davanti a me.
Dopo mesi.
Dopo tutto.
È così vicina che potrei sentirne il battito del cuore.
Ma quello che mi uccide di più…
È lo sguardo nei suoi occhi.
Dolore.
Rabbia.
E qualcosa che assomiglia troppo alla paura.
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Non resisto.
Alzo una mano, la porto vicino al suo viso.
Non la tocco.
Non ancora.
Aspetto.
Lei non si ritrae.
Non scappa.
Mi fissa.
Le sue labbra socchiuse, il respiro irregolare.
E per un secondo, tutto torna come prima.
Tutti i litigi, le provocazioni, le fughe…
Non contano più.
Esistiamo solo noi due.
Come se il tempo non fosse mai passato.
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«Mi hai appena salvato la vita,» sussurro.
Zaira non dice nulla.
Abbassa lo sguardo, le ciglia scure che tremano leggermente.
«E se non avessi rischiato?» continuo, più piano.
«Se avessi fatto quello che volevo io, se fossi rimasto fermo…»
Deglutisco, la verità che mi si ferma in gola.
«Sarei morto.»
Il suo viso si contrae appena.
E allora capisco.
Capisco che ha paura di perdermi tanto quanto io ho paura di perdere lei.
Capisco che mi ama ancora.
Anche se non lo dice.
Anche se mi ha lasciato.
Anche se ha cercato di dimenticarmi.
Perché se fosse stato il contrario…
Non sarebbe qui.
Non avrebbe rischiato la sua vita per salvare la mia.
Non starebbe guardandomi come se volesse urlare…
Ma non può.
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«Mi dispiace,» dico.
Le mie parole sono basse, rotte.
«Per tutto.»
Per averti chiamata pazza.
Per averti detto che eri un pericolo.
Per averti fatto credere che non volevo più te.
Lei mi guarda.
Un istante eterno.
Poi respiro forte.
E senza pensarci più…
Mi avvicino per baciarla, sperando che lei non scappi sta volta.
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