Zaira è ancora tra le mie braccia, rilassata, ignara di tutto quello che mi sta passando per la testa.

Io, invece, non riesco a fermarmi.

I miei occhi scendono lungo il suo corpo, seguono ogni curva, ogni centimetro di pelle che vorrei esplorare.

E poi arrivo lì.

Al suo culo.

Perfetto.

Tondo, alto, stretto nei suoi jeans attillati.

Mi manda fuori di testa.

Non l’ho mai visto senza vestiti.

Mai davvero.

E cazzo, ora che lo guardo non riesco a smettere di pensarci.

Come sarebbe senza niente addosso?

Quanto sarebbe morbido sotto le mie mani, tra le mie dita?

Il pensiero mi prende alla sprovvista, mi scorre nelle vene come una fottuta droga.

Mi immagino a stringerlo con forza mentre la scopo da dietro.

A vederlo muoversi contro di me, seguire il ritmo dei miei colpi.

Mi immagino i segni rossi delle mie dita sulla sua pelle chiara, i morsi che potrei lasciarle sulle cosce.

Potrei prenderla ovunque.

Sulla parete.

Sul letto.

Sul tavolo della cucina.

Potrei spingerla contro la porta, costringerla a restare ferma mentre la faccio tremare.

Potrei farle diventare le gambe molli con la lingua, tenerla aperta sotto di me finché non implora.

Potrei piegala su qualsiasi superficie, afferrarla per i fianchi e farle perdere la testa.

Potrei farla impazzire, farle capire che non la lascerò andare finché non sarà completamente mia.

Merda.

Mi si contrae lo stomaco, un calore bruciante mi scende lungo la schiena.

Zaira non si accorge di nulla.

O forse sì.

Perché si muove appena, si sistema tra le mie braccia, e senza saperlo preme il suo culo contro di me.

Il mio respiro si ferma.

La voglia di prenderla subito, qui, adesso è devastante.

Ma mi trattengo.

Per ora.

Perché quando succederà, non la lascerò camminare per un bel po'.