Controllo (O Quasi)


Arriviamo a casa senza dire troppo.

Lei è stanca, io sono distrutto.

Ma cazzo, la mia testa non si ferma.

Provo a concentrarmi su qualsiasi altra cosa, sul fatto che abbiamo vinto, che siamo vivi.

Ma poi lei si cambia.

E tutto il mio autocontrollo va a farsi fottere.

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Indossa dei pantaloncini cortissimi, di quelli che sembrano più biancheria che vestiti.

Culotte nere, aderenti, perfette.

Le sue gambe sono lunghe, toniche, scoperte quasi fino ai fianchi.

La maglia è larga, ma non abbastanza da distrarmi dal resto.

Il mio sguardo scivola inevitabilmente su di lei.

Sul modo in cui quei fottuti pantaloncini le avvolgono il culo alla perfezione.

Sul modo in cui ogni suo movimento fa salire appena il tessuto, scoprendo ancora di più la pelle chiara.

Deglutisco, mi passo una mano sul viso.

Non pensarci.

Non pensarci.

Cazzo, ci sto pensando.

Mi scopro a immaginare come sarebbe afferrarla da dietro, farla piegare sul letto, farla gemere ancora prima di toglierglieli.

Mi schiarisco la gola, distolgo lo sguardo prima di farmi sgamare.

Ma lei mi conosce troppo bene.

«Che hai?» chiede, lanciandomi un’occhiata.

«Niente,» rispondo, forse troppo in fretta.

Lei stringe gli occhi, sospettosa.

Ma per fortuna, non insiste.

Si avvicina, si arrampica sul letto e si sistema accanto a me.

Si appoggia contro il mio petto, il suo corpo caldo contro il mio.

E io?

Io mi arrendo completamente.

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Una mia mano si sistema automaticamente sul suo fianco, le dita che tracciano cerchi lenti sulla pelle morbida.

L’altra…

Sul suo culo.

Cristo.

La tengo senza pensarci, le dita che stringono leggermente la curva perfetta.

Non resisto.

Non posso.

Lei non protesta.

Anzi, si sistema meglio, si rilassa tra le mie braccia.

E io capisco che questa è la mia rovina.

Perché dormirò così, con il suo corpo attaccato al mio, con la mia mano dove non dovrebbe stare.

E cazzo, non so come farò a non svegliarla nel modo in cui voglio.

Zaira si addormenta prima di me.

Il suo respiro diventa lento, regolare, caldo contro il mio petto.

Ma io?

Io rimango sveglio.

Con la mia mano ancora sul suo culo, con la mia testa che non smette di farmi pensare a quanto la voglio.

A quanto cazzo è perfetta tra le mie braccia.

A come sarebbe averla tutta per me, in ogni modo possibile.

Ma cazzo, devo smetterla.

Mi sforzo di calmare il respiro, di chiudere gli occhi.

È stata una giornata di merda, ho bisogno di dormire.

E così, finalmente, mi lascio andare.

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La mattina dopo mi sveglio per primo.

Zaira dorme ancora, profondamente.

Il suo corpo è rilassato, il viso nascosto parzialmente nel cuscino.

I suoi capelli si spargono sulla federa, alcune ciocche le ricadono sulla guancia.

È bellissima.

E dannatamente sexy, anche senza rendersene conto.

Mi muovo piano, stacco il braccio da sotto di lei senza svegliarla.

Mi alzo dal letto, mi stiracchio leggermente.

Poi vado a vestirmi.

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Prendo un paio di jeans scuri, leggermente aderenti, comodi ma non troppo larghi.

Poi scelgo una maglia nera attillata, semplice ma perfetta per il caldo.

Me la infilo, mi passo una mano tra i capelli per sistemarli velocemente.

Poi mi giro.

E la guardo.

Zaira è ancora lì, addormentata, il suo petto che si solleva piano ad ogni respiro.

C’è qualcosa di fottutamente bello nel vederla così.

Tranquilla.

Vulnerabile, ma al sicuro.

Mia.

Mi avvicino piano, mi appoggio con una mano sul materasso vicino a lei.

La osservo, il mio sguardo che scorre lungo il suo viso rilassato.

Poi, all’improvviso, le sue palpebre si muovono leggermente.

Si stiracchia piano, il respiro ancora lento e pesante.

Poi i suoi occhi si aprono.

E la prima cosa che vede…

Sono io.

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