Capitolo 57

Ci ho impiegato quasi un'ora per rimuovere ogni residuo di sabbia dai capelli, sembrava essersi attaccata. Dannato Mark, è sempre colpa sua. Questo primo giorno è cominciato male e finito peggio. Be', cosa mi aspettavo, che lui sarebbe stato carino con me? È solo tempo perso, Mark Johnson è un'idiota montato e viziato, non cambierà mai, ne sono più che sicura. Mi chiedo come faccia a piacermi un cretino del genere. Me lo chiedo anche io. Tu parli sempre nel momento meno opportuno, vero? Esco dal bagno, con ancora indosso l'accappatoio e mi sdraio sul letto. Ho ordinato la cena in camera, non mi va proprio di vedere Mark, mi rende solo più nervosa. Spero che il cibo sia buono, non ho idea di cosa mi porteranno, come una scema ho chiesto il menù del giorno. Chissà se quell'idiota uscirà stasera, chissà se porterà qualcuna in camera. Smettila di pensarlo, ti rovini solo il momento relax. Stavolta hai ragione, non devo farmi influenzare dai pensieri, devo solo rilassarmi. Continuo a dirmelo da questa mattina, ma non riesco a convincermi. Qualcuno bussa alla porta della mia camera ed io sono ancora in accappatoio. Maledizione! Non ho altra scelta, devo aprire così.

«Servizio in camera, come aveva ordinato.» È lo stesso ragazzo di prima e il mio viso va in ebollizione, per lo stato in cui mi trovo. Il ragazzo entra in camera, trascinando il carrello con le pietanze, posiziona tutto sul tavolo e mi sorride. Magari Mark mi sorridesse così. In un modo o nell'altro, è sempre nei miei pensieri, non riesco a farne a meno. «Volevo chiederle scusa per lo spiacevole errore che ho commesso oggi pomeriggio.» si giustifica con timidezza. «Suo fratello aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato.»

«Mark le ha detto dell'errore?»

«Sì, ed è giusto così.»

«Era arrabbiato?»

«Sì.»

«Chiedo scusa da parte sua.»

Che figuraccia, chissà come l'avrà mortificato.

«Si figuri, aveva ragione.»

«Non si preoccupi, non è così grave.»

«La ringrazio. Un'altra cosa, mi dia del tu

«Oh... va bene.»

«Sono Cem!» mi porge la mano.

Che nome strano. Sei alle Maldive, che ti aspettavi?

«Io sono Emy.» afferro la sua mano.

«Davvero un bel nome.»

«Grazie.» rispondo timidamente.

«Per qualsiasi cosa mi chiami pure.»

«Sì, okay.»

Cem lascia la stanza, portando con sé il carrello e chiudendo la porta. Vediamo un po' cosa c'è qui, alzo il coperchio e... questo è pollo? Lo annuso, ha un buon odore, speriamo che il sapore sia altrettanto. Alzo l'altro coperchio; del riso in crema di gamberetti. Oh, no, che schifo. Non credo proprio che mangerò questa roba, mi accontenterò del pollo e del dessert.

Metto in bocca l'ultimo pezzo di torta e ripongo i coperchi sui piatti. Mi sento troppo annoiata, questo posto è bellissimo ma viverlo da sola è davvero deprimente. Stai cercando di dire che vorresti essere insieme a Mark? Ovviamente no, avrei voluto che Sam mi avesse accompagnata, ora sarei con lui in qualche locale, avrei mangiato un bel panino carico di calorie e avremmo fatto una passeggiata sulla spiaggia. Come una coppia? Sì, ma solo una coppia di amici. Non mi resta altra scelta che mettermi a letto, ma solo dopo aver fatto portare via questa roba.

Sono passate ore da quando ho chiamato alla reception per il ritiro dei piatti, ormai è sera inoltrata e credo che guarderò un po' di tv, è presto per dormire, anche se sono un po' stanca a causa del viaggio. Sto per accenderla, quando avverto delle risate provenire dalla spiaggia. Mi affaccio al balcone e non riesco a credere ai miei occhi; Mark, insieme a due ragazze poco vestite, stanno barcollando fino all'entrata. Ma come si fa ad essere così idioti? Corro alla porta, la apro e scendo le scale molto velocemente. Devo impedirgli di fare una figuraccia. Arrivo al piano terra e vado a scontrarmi con qualcuno.

«Scusami.» mi giustifico.

È il ragazzo di prima, mi pare si chiamasse Cem.

«Non si preoccupi. Dove va così di fretta?»

«Ehm... io...»

«Mi scusi, che impiccione... Vado a recuperare i piatti nella sua camera.»

«Ah. Ma io non ho la chiave, cavolo, ora sono rimasta chiusa fuori.» mi dispero.

«Non si preoccupi, ce l'ho io, lascerò la porta aperta.»

«Perfetto, grazie.»

Continuo a correre fino ad arrivare all'uscita dell'hotel. Sono riuscita a raggiungere Mark, prima che potesse varcare la soglia con quelle due galline.

«Oh, guarda chi c'è, la sfigata.» sbraita, facendo ridere quelle due.

Non sopporto il fatto che quando sia in compagnia debba sminuirmi. Ma queste tizie non hanno nulla addosso, quell'abito non gli arriva nemmeno al sedere e per di più sono ubriache fradice, una bionda e l'altra mora.

«Cosa diavolo hai combinato?» chiedo irritata.

«Non sono affari tuoi, questa notte mi divertirò da matti.» sghignazza, contagiando quelle due.

È chiaro che anche lui sia ubriaco.

«Non credo proprio, non puoi portare queste due in camera.»

«Ah, sì? E scommetto che sarai tu ad impedirmelo, vero?»

«Già!» esclamo convinta. «Andate via!» ordino a quelle due, ma loro non accennano a muoversi.

Scoppiano in una risata convulsiva, sembrando due pazze scappate da un manicomio.

«Mark, torna sopra con me.» lo imploro, sembrando patetica. Lui ride di nuovo e allora mi rendo conto che così non funziona. Forse so cosa fare, spero solo che mi ascolti. «Va bene, va pure, io esco. Addio.» lo oltrepasso.

Continuo a camminare verso la spiaggia, per un paio di metri, quando mi afferra per un braccio.

Bingo!

«Dove diavolo credi di andare?»

Mi libero violentemente dalla sua presa e mi volto. «Non sono affari tuoi, questa notte mi divertirò da matti.» ripeto la sua frase, imitandone la voce.

Mi guarda male e poi mi afferra nuovamente, attirandomi a sé. «Ora verrai di sopra con me!»

Che puzza di alcol, ma quanto ha bevuto?

«Non ci penso nemmeno.»

«Voi due, andate via.» ordina alle due ragazze.

«Ma non eri single?» chiede la ragazza bionda.

«Già, infatti, lei è... mia sorella.»

Lo guardo con occhi fuori dalle orbite. Quando gli fa comodo sono sua sorella? L'alcol gli ha fuso gli ultimi due neuroni che gli erano rimasti.

«Certo, ed io sono tua nonna.» ironizza la mora, facendo ridere la bionda e poi finalmente vanno via, inciampando di tanto in tanto.

«Che troie.» si lamenta Mark.

«Bene, fratello, addio.» mi libero dalla sua presa e mi dirigo verso l'entrata dell'hotel.

«L'hai fatto apposta, non è vero?» mi blocca, sbattendomi alla parete.

Non vorrà dare spettacolo proprio qui?

«Cosa ho fatto?»

«Hai mandato all'aria la mia serata per un capriccio del cazzo.» Riesco solo a ridere, che idiota. «Smettila!» urla.

Assumo un'aria quasi seria. «Io non ho mandato all'aria proprio niente.»

«Sì, invece, sei una stronzetta del cazzo.» Ma perché dice sempre la parola cazzo? Be', questo è l'ultimo dei suoi problemi. «Solo perché vorresti che scopassi te, non mi permetti di farlo con altre?»

Oddio, è completamente fuori di testa. Magari lo pensa perché l'hai baciato? È sempre stato lui a baciarmi, ma questo non c'entra nulla, è troppo convinto dei suoi pensieri.

«Va tutto bene?» la voce di Cem mi fa sussultare.

«E tu chi cazzo sei?» sbraita Mark.

«Lei mi sta mancando di rispetto?» gli chiede autoritario.

«Ma chi, io? No.» ironizza.

«Signorina, l'accompagno in camera?»

«Dove l'accompagni? Ti spacco la faccia!» cerca di raggiungerlo ma glielo impedisco.

«Mark, basta, calmati!» I suoi occhi sono rossi e furenti, non voglio che faccia a botte con questo ragazzo, deve darsi una controllata. «Cem, ci penso io qui, grazie ancora.»

«Come desidera.»

Cem va via e Mark comincia a guardarmi più male del solito. «Lo conosci?» Meglio non rispondere. «Io lo ammazzo se prova a toccarti!»

«Ma cosa dici, è solo il ragazzo delle consegne, l'hai dimenticato?»

«Non me frega un cazzo, quello ti vuole!»

Ma quanto dev'essere ubriaco per pensare una cosa del genere? Secondo lui tutti mi vogliono, è completamente matto.

«Smettila, ora! Andiamo, ti accompagno in camera.»

«Non ho bisogno del tuo aiuto, stronza!»

«Va bene, vattene a fanculo allora!» sbotto irritata e mi dirigo verso l'ascensore.

Dopo pochi istanti, mi sento bloccare di nuovo. «Per favore, scusami, non sono me stesso.» si giustifica, piagnucolando.

Non ho parole, davvero.

Siamo arrivati in corridoio, la sua porta è chiusa e spero solo che abbia le chiavi con sé.

«Mark, le chiavi?»

Infila le mani in tasca e fruga al suo interno. «Cazzo! Porca puttana! Le ho perse.»

Spero stia scherzando, non voglio ritrovarmi in camera con lui.

«Controlla nelle tasche sul retro dei jeans.» suggerisco.

Spero vivamente che ci siano. Ascolta le mie parole e infila le mani nelle tasche posteriori, tirando fuori le chiavi. Menomale, che sollievo. Me le porge e apro la porta della sua stanza.

«Grazie.» sussurra, dopo averlo accompagnato a letto.

Mark che mi ringrazia, fa davvero ridere.

«Di nulla.»

Chiude gli occhi e posso finalmente andare via.

«Mi piacerebbe molto scoparti, Emy.» lo sento sussurrare.

Forse ho sentito male. Cacchio, no, l'ha detto sul serio. È impazzito, completamente. Devo scappare via, immediatamente.

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