Capitolo 5

Dopo essermi pulita per bene e fatto una lunga doccia, finendo tutta l'acqua calda, me ne sto tranquilla in camera, a leggere un bel libro di un autore sconosciuto. La mia quiete viene immediatamente interrotta dalle urla di Cindy al piano di sotto. Chiudo il libro e raggiungo la cucina, le urla provengono da lì.

«Ma che diavolo hai combinato a quel labbro, sei osceno!» sento, mentre scendo di fretta le scale.

Credo proprio che Mark ne abbia combinata una delle sue, forse si è tatuato il labbro, come le braccia? Ridacchio al pensiero, mentre arrivo a destinazione.

«Che succede?» chiedo.

Cindy rivolge lo sguardo su di me e Mark si volta di scatto, lasciandomi sbigottita. Ora capisco le urla di sua madre, si è fatto un piercing al labbro inferiore, lato destro. Ma non mi sembra una cosa tanto grave, insomma, lui fa di peggio con me.

«Non sono affari tuoi!» sbraita lui, passando al mio fianco e dandomi una spallata abbastanza violenta.

Che idiota!

«Hai visto? Ha fatto uno di quei cosi al labbro.» risponde Cindy, con disgusto.

«Cosa?» cerco di restare seria, ma è quasi impossibile.

«Quegli orecchini orribili.»

«Un piercing?»

«È davvero oltraggioso, rovinarsi il viso in quel modo.» Non riesco a trattenere una risata. «Non prendermi in giro, Emy, è orribile con quel coso.»

Smetto di ridere, ma il mio sguardo resta ironico.

«Non pensarci, in fondo è lui quello che ha il viso rovinato, no?» cerco di consolarla.

Lei ha sempre odiato i piercing e i tatuaggi, io invece li trovo sexy e poi sul corpo perfetto di Mark lo sono ancora di più. Cosa diavolo sto pensando, cacchio! Non intendevo dire che Mark sia sexy, perché non lo è affatto!

Ritorno su e lo incontro in corridoio, pronto a regalarmi uno dei suoi bellissimi sguardi irritati, come sempre. Mi chiedo che problemi abbia, ma non riesco a venirne mai a capo. Infine si chiude in camera, sbattendo la porta senza alcun motivo. Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo, esasperata dal suo comportamento folle e senza senso. Raggiungo la mia camera e mi siedo alla scrivania, pronta per studiare, ma i pensieri ritornano di nuovo a lui; strano che non mi abbia ancora fatto uno dei suoi dispetti infantili. Devo continuare a stare in guardia, la giornata non è ancora finita e potrebbe giocarmi un brutto tiro stasera. Quanta pazienza ci vuole con quel demonio, non credo di riuscire a sopportarlo oltre.

«Tesoro, svegliati, è ora di cena.» la voce di Cindy mi riporta nel mondo reale.

Non mi ero accorta di essermi appisolata con la testa sui libri. Colpa di Mark che mi ha sfiancata. Mi alzo ed esco dalla camera, fino a raggiungere la cucina. Ci sono soltanto Bryan e Cindy, di lui nessuna traccia. Dove sarà andato? Non mi riguarda, anzi, meglio se non c'è, così evitiamo di litigare.

«Dormivi, cara?» mi domanda Bryan.

È sempre così gentile e pieno di riguardi nei miei confronti.

«Sì, mi sono appisolata. Dov'è Mark?» Perché l'ho chiesto, perché?

«È di sopra, non vuole scendere per la cena.» risponde Cindy.

Sembra preoccupata per lui. Forse dovrei andare di sopra e pregarlo di scendere? No! Devo restare qui e ignorarlo, non mi va di sentirlo urlare. Vorrei tanto sapere cosa gli passa per la testa. Non vuole che lo tratti da fratello, okay, ma almeno potremmo essere amici? Che cosa assurda, io e Mark amici, devo essere proprio scema per pensarlo.

***

«Sam Watson ti ha chiesto il numero di Mark?» Tiffany scoppia a ridere.

«Dai, smettila... e poi non me l'ha chiesto, mi ha lasciato il suo da consegnare a Mark.»

«È uguale.» ride ancora più sonoramente. Fortuna che in classe non sia arrivato ancora nessuno. «È troppo divertente, non avrei mai creduto che Watson fosse gay.»

«Neanche io, sono rimasta praticamente spiazzata. Ma avrei dovuto immaginarlo, uno così non si sarebbe mai interessato ad una come me.» abbasso lo sguardo sul banco.

Possibile che mi stia sbagliando?

Tiffany afferra il mio mento e mi costringe a guardarla negli occhi. «Smettila di pensarla in questo modo, qualsiasi ragazzo vorrebbe stare con te!» Tutti vorrebbero stare con me però nessuno ci prova. Mi viene da ridere, ma è una risata amara. Apro la bocca per dibattere e smentire ogni cosa, ma lei ricomincia a parlare, impedendomelo: «Non cominciare a dire stronzate del tipo "non sono bella, non sono abbastanza, non sono alla moda", perché mi fai incazzare! Certo, forse dovresti fare qualcosa per il tuo look» mi lancia un'occhiata a tutto il corpo ed io mi sento un po' a disagio. «ti copri troppo, nascondendo la tua femminilità. Ti ho vista molte volte negli spogliatoi e non sei niente male, hai un bel corpo e delle belle forme, sei molto bella.»

Non sarà gay anche lei, spero. Ma che dico. Ridacchio al pensiero e ancora non posso credere che mi stia dicendo queste parole, lei è così diversa da me, bella, simpatica, estroversa e poi è stata a letto con metà liceo, ma non è mai stata presa in giro, tutti la volevano realmente. È la mia migliore amica e mi va bene così com'è.

«Be', io...»

Mi poggia un dito sulle labbra per zittirmi. «Non contraddirmi, Emily Johnson, so quello che dico!»

E se sa quello che dice, allora è così. Entrambe scoppiamo in una fragorosa risata, attirando l'attenzione dei nostri compagni appena entrati in classe. Le sue parole mi hanno ridato un po' di fiducia e forse ha ragione sulla questione del look, dovrei vestirmi in modo diverso, magari scoprire di più la mia femminilità. Il problema è che non mi sento all'altezza. Il problema è che non ne hai il coraggio! Mi ricorda il mio cervello. Non voglio attirare troppa attenzione su di me, ecco. Quando Sam si è offerto di accompagnarmi a casa, credevo di interessargli, invece voleva solo saperne di più su Mark. Mi sono sentita così delusa, soprattutto imbarazzata e anche un po' umiliata. Quell'idiota di Mark è sempre ben voluto, nonostante il suo caratteraccio, si diverte a prendere in giro le ragazze, le usa per una notte e poi le butta via, come un vecchio paio di jeans strappati. Che ragazzo superficiale. Riguardo a Sam, credo che nessuno sia al corrente del suo orientamento sessuale, altrimenti non avrebbe tutte quelle ragazze che gli sbavano dietro. Peccato che tra di noi non ci sia molta confidenza, altrimenti gli avrei posto alcune domande, giusto per capire e togliermi ogni dubbio.

L'ora di educazione fisica è quella che odio di più, non so mai come va a finire, spesso i maschi giocano a football, coinvolgendo anche qualche ragazza, ma a me non piace per niente. La cosa peggiore di tutta questa storia, è che a qualche metro da noi ci sono Mark e i suoi stupidi amici, stanno giocando a basket. Almeno la palestra è grande abbastanza da contenere un intero stabilimento scolastico. Scruto meglio verso di loro e resto scioccata nel vedere che Sam è con loro. Cosa ci fa con quella gentaglia? E poi non aveva detto di voler lasciare il basket? Ma certo, che stupida! È lì perché voleva conoscere Mark. Ma che scusa avrà trovato?

La partita è appena cominciata, stavolta il professore ci ha imposto la pallavolo ed io non faccio altro che osservare quei due, ignorando completamente ogni palla che viene verso di me. Muoio dalla voglia di sapere di cosa staranno parlando e poi è la prima volta che vedo Mark parlare con qualcuno con così tanta calma. D'un tratto si allontanano dalla squadra ed io sento urlare il mio nome. Mi volto di scatto verso le mie compagne e un dolore lancinante in pieno viso mi assale. Cado sul pavimento, perdendo i sensi. 

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