Capitolo Ventidue
Quando torniamo verso la moto facciamo partire la chiamata con James, assicurandoci dello stato sia suo che di Harper e se avevano anche bisogno di qualcosa. Come scontato che sia, ci ha subito tranquillizzato sul loro stato e fatto sapere che sarebbe rimasto da Harper fino a domani.
Così, con il cuore per metà leggero, decidiamo entrambi di dirigerci verso l'altro lato ancora sicuramente ammaccato.
Arriviamo davanti la sua porta e dopo aver bussato diverse volte non riceviamo alcuna risposta.
Hunter prende il suo telefono e guarda un attimo l'ora, prima di parlare.
«Che coglione a non averci pensato prima» mi fa cenno con la testa di seguirlo «vieni, so io dove si rifugia a quest'ora»
Mi acciglio e lo seguo confusa «Hunter dove stiamo andando?» percorriamo tutto il perimetro dell'edificio, arrivando alla fine vicino un piccolo stagno.
«Piccoletta ogni persona ha il suo spazio di pace» spiega Hunter indicandomi poco più giù.
E infatti è li che si trova Rush, sdraiato con un cappello a coprirgli il viso, visibile solo grazie al lampione che illumina il giardinetto.
Sospiro e inizio a fare passi indecisi verso di lui.
Hunter gli arriva vicino e si inginocchia, levandogli poi il cappello dalla faccia.
«Ehi amico, so quanto adori questo posto e so anche che in questo momento non vuoi rotture di palle» mi guarda un attimo, accennando un sorriso malioso che mi fa partire un secondo il cuore «ma sai anche tu che superato un certo orario aprono gli erogatori dell'acqua» sospira lentamente «e beh, mancano più o meno cinque minuti prima di farti annaffiare anche tu»
«Lasciami in pace» risponde Rush ad occhi chiusi.
«E se ti proponessi cena con pizza e oltre alla mia spettacolare presenza» alzo gli occhi al cielo «portassi con me la presenza di una super ragazza?»
A quella domanda Rush apre gli occhi, decisamente incazzato.
«Se vuoi prendermi per il culo sappi che-» si blocca quando mi nota dietro di Hunter.
Accenna un sorriso dolce seppur forzato ed io ricambio.
«Nemmeno la tua mobydick?» azzardo, con il soprannome che mi ha lasciato e che tanto ama. Infatti il suo sorriso si amplia maggiormente.
Hunter si alza in piedi e allunga una mano aperta. Rush fa saettare il suo sguardo dal suo amico alla sua mano, finendo poi per afferrarla e tirarsi ti
«Dovremmo ordinare il doppio delle pizze se non vogliamo che mangi le nostre»
Spalanco la bocca e lo guardo tra il divertito e l'arrabbiato.
«Mi sembra giusto» commenta Hunter divertito.
Scuoto la testa indignata, arrendendomi una volta in camera di Rush.
Ordiniamo le pizze e fortunatamente ci arrivano dopo nemmeno dieci minuti. Abbiamo acceso Netflix e in questo momento Hunter è con il telecomando in mano, sfogliando la lista dei film.
Colgo l'occasione per avvicinarmi a Rush e mettergli una mano sulla spalla.
«Come ti senti?»
Mi guarda il tempo di un battito di ciglia, a disagio, per poi tornare a fissare lo schermo.
«Sto bene, sono solo.. boh. Arrabbiato» gli esce una risata breve «Il fatto che lo stia dicendo ai due fratelli di James in qualche modo risulta comico»
Hunter si gira a guardarlo torvo.
«Il fatto che io sia suo fratello non implica il mio preoccuparmi per uno dei miei migliori amici»
Rush annuisce comprensivo ed afferra una fetta di pizza.
«Davvero, sto bene» finisce di mangiare «mi sono sentito preso in giro. Cazzo, mi sono proprio sentito un coglione quando li ho visti» si appoggia pesantemente alla sedia e mi guarda «La cosa che io mi domando è.. perché non dirmelo? Avremmo semplicemente chiuso tutto io ed Harper e avrei augurato buona relazione ad entrambi» fissa Hunter «e sono serio, cazzo» afferra la sua birra e si attacca direttamente dal collo.
«Sono certa che non deve essere stata una passeggiata per loro. Sai che ti vogliono bene.. forse avevano paura di perderti. A volte ti viene da pensare che tenere una cosa nascosta possa evitare di far stare male gli altri, specialmente se sai che la verità li può toccare emotivamente. Non vuoi deluderli» le parole mi sono uscite da sole e inconsciamente i miei occhi vanno ad Hunter. Lo trovo a fissarmi con una strana espressione, prima di distogliere lo sguardo e tracannarsi la birra.
Poi capisco il perché della sua espressione. In un certo senso anche noi abbiamo tenuto nascosto ciò che c'è stato fra noi.
Mi bevo la mia coca e finiamo di mangiare la pizza.
Rush sembra aver analizzato meglio tutta la storia perché è visibilmente molto più calmo.
«Ho dato della troia ad Harper e lanciato un pugno a James» sussurra, strofinandosi una mano sul viso.
«Diciamo che James ha avuto modo di rifarsi» commenta Hunter indicando con un cenno della mano il taglio al labbro di Rush.
A quel dettaglio mi acciglio leggermente. Odio anche solo pensare che abbiano fatto a botte.
«Ti fa male?» gli chiedo leggermente preoccupata.
Fa una scrollata di spalle «Tuo fratello tira pugni peggio di Jarrett Hurd» sputa ironicamente, scatenando una risata da parte di Hunter.
Rimaniamo per tutta la durata del film, dopodiché decidiamo di andar via.
Quando siamo davanti la moto ripenso alla frase di James sul fatto che sarebbe rimasto da Harper fino a domani, cosi..
«Ti va di» mi schiarisco la voce «fermarti da me?»
Si gira di scatto a guardarmi, circospetto.
«Da te? A dormire?»
Arrossisco in due secondi netti e mi torturo le dita delle mani.
«No, beh.. si. Se ti va, James rimarrà da-»
«Va bene» ride scuotendo lentamente la testa «Sei adorabile quando arrossisci» dice divertito, portandomi ad arrossire ancora di più. Mi allunga il casco, con uno strano luccichio negli occhi.
«Andiamo?» annuisco sorridendo e lo afferro.
Oltrepasso la porta di casa e mi giro a guardarlo, agitata come non mai.
Lo vedo chiudere la porta di casa e poggiare le chiavi nel cestello sul mobile.
«Allora..» dico in preda a un attacco di isteria.
Hunter fa un passo verso di me ed io ne faccio uno indietro.
«Allora..» mi imita, cercando di nascondere un sorriso.
Vengo raggiunta dalla sua stazza, il mio naso che adesso quasi sfiora il suo dopo che si è chinato per raggiungere la mia altezza.
Sfiora leggermente le mie labbra con le sue, solleticandomi il contorno con il suo respiro.
Le palpebre mi vibrano e stringo le mani in pugni, cercando di calmarmi.
«Sei ancora disposto a provarci sul serio? A farti conoscere» gli chiedo in un sussurro incerto.
La voglia di baciarlo è tanta, veramente tanta, ma devo avere la certezza delle sue idee perché non posso rischiare di fare di nuovo lo stesso passaggio e ricevere un risultato altrettanto uguale.
Adesso le cose devono avere chiarezza.
Allontana di poco il suo viso e mi guarda negli occhi.
«Sono disposto a provarci, ma questo non ti assicura niente. Lo sai vero?» mi chiede con voce chiara e sicura.
Mi mordo l'interno guancia e con una mano arrivo ad accarezzargli una guancia.
Poi annuisco.
E il secondo dopo lui mi bacia.
Inspiro aria in questo bacio, e realizzo ancora una volta di quanta poca importanza si danno spesso ai baci.
Adoro l'esatto secondo in cui si uniscono due labbra, quel primo contatto di morbidezza, non tutti arrivano a capire che è proprio la punta dell'iceberg. Perché attiva un meccanismo incredibile, il respiro ansante, le mani che iniziano a muoversi di testa loro, cosi come i piedi.
I morsi che vogliono accompagnarli, la voglia di stringersi proprio come quel semplice contatto.
Uniti, vicini, caldi.
Arriviamo non so come in camera mia e ci denudiamo in una velocità rara.
Quando lo sento entrare dentro di me, non distolgo per un secondo gli occhi dal suo viso.
Il brivido che avverto al passaggio della sua mano sulla mia gamba, che afferra e se la porta dietro la schiena.
Il suo movimento, uno spingere deciso, un armonia tra i nostri corpi che spaventa. Sembra come ballare un lento o lo stesso mare che abbiamo visto oggi, quando la corrente sbatte le onde sulla sabbia ferocemente, per poi ritirarsi e trascinarsi tutto dietro.
Forse sono i miei occhi a vedere oltre ciò che stiamo facendo, ad immaginare colori come emozioni e dare importanza anche ad un suo sfioramento di dita e paragonarlo ad una stretta del mio cuore.
Ma, se anche così fosse, vorrei che nessuno me lo dicesse mai. Perché avere questa visione delle cose, mi fa stare bene.
Io.. sono veramente felice.
Il mattino dopo mi sveglio e non trovo Hunter accanto a me a dormire, come invece immaginavo. Cosi mi alzo, stiracchiandomi i muscoli e mi incammino verso la cucina, sperando almeno di trovarlo li.
Ed è cosi, mi dico quando la sua immagine mi riempie gli occhi.
Seduto sullo sgabello e piegato verso il bancone, con il caffè su una mano e con l'altra a smanettare il cellulare.
«Buongiorno» gli dico, arrossendo subito dopo quando si gira verso di me.
Ed è insolita come reazione, dopo che.. insomma.
«Buongiorno piccolina» apre le labbra in un ghigno «dormito bene?»
Mi sistemo meglio i capelli e vado verso la macchinetta del caffè. Che disagio.
«Si, e tu? Come mai già sveglio? Hai lezione presto?» gli domando. Mi verso il caffè e mi siedo allo sgabello accanto il suo.
Si gratta un attimo dietro la testa e torna a fissare il cellulare.
«No, devo fare delle cose per il lavoro. Tu?»
Scuoto la testa, bevendo poi un sorso.
«Ho lezione di pomeriggio, cosi mi hanno messo il turno di mattina»
Annuisce lentamente, scendendo con lo sguardo poi sul mio seno.
«Tra quanto devi attaccare?» mi domanda con un tono di voce che diverso da prima, portandomi a chiudere le gambe di scatto.
Menomale che c'è il bancone tra di noi.
«Ehm.. un ora e mezza, all'incirca»
Sale a guardarmi negli occhi nuovamente, con un ghigno che non promette nulla di buono.
«All'incirca» ripete allundosi ad afferrarmi per i fianchi e in un nanosecondo mi ritrovo sopra di lui «Beh.. menomale che ho la moto e che posso portarti al lavoro in meno di dieci minuti» sussurra, per poi scendere a darmi baci aperti sul collo.
Adoro i baci sul collo, sono uno dei miei punti deboli e da questa notte sembra averlo capito anche lui.
Sospiro e gli cingo il collo con le braccia.
«Sono proprio fortunata allora» sospiro ancora quando la sua erezione si fa pesante fra noi.
Hunter risale con rapidi baci fino a raggiungere le mie labbra, che assapora lentamente.
Si alza in piedi senza staccarsi da me, portandomi con lui e poggiandomi sul top della cucina.
Mi esce un risolino quando la sua mano sfiora un mio fianco, che fermo subito quando con una pressione sul petto mi fa sdraiare completamente.
Oh madonna.
I suoi occhi percorrono tutto il mio corpo e quando si soffermano su un punto in particolare, mi trattengo dall'alzarmi ed andarmene.
Con una mano mi sfiora il profilo, sorprassando le labbra schiuse e oltrepassando il collo in una carezza lieve.
Gira intorno al mio seno, scatenando eccitazione visibile sul mio capezzolo che si indurisce come pietra.
Lo tortura con un suo pollice, facendomi ansimare senza controllo. Continua il suo percorso fin quando raggiunge i miei pantaloncini.
Mi guarda, con un sorriso malizioso, poi me li sfila insieme le mutandine.
Quando la sua mano tocca la mia parte più sensibile, mi innarco come corda di violino, chiudendo gli occhi.
Lo sento mugugnare in apprezzamento, forse di trovarmi felice delle sue dediche attenzioni.
E mentre continua la premura sul mio corpo sento il movimento di una zip, poi il frusio di capi che si muovono.
Apro gli occhi e lo trovo bellissimo, e nudo, a guardarmi dall'alto.
Gemo quando le sue dita fanno un movimento più mirato, centrando perfettamente il mio piacere.
Poi mi afferra per le gambe e mi avvicina a lui, fin tanto da farci sfiorare.
Sono schiuma che rimane delle onde, sono completamente, irrimediabilmente alla sua mercé.
Hunter fa un lungo sospiro, chiudendo per un attimo gli occhi.
Quando lo riapre hanno tutta una sfumatura loro, mezzi annebbiati dall'eccitazione.
«Piccolina» sussurra mentre avverto di poco la sua entrata e con la poca lucidità rimasta lo guardo sorridermi furbo «voglio sentirti cantare per tutta la durata della canzone»
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