⋆⁺₊⋆ 12 dicembre ⋆⁺₊⋆
Ore 2:00.
Mi rigiro nel letto di Lily. Il profumo alla lavanda sul cuscino dovrebbe aiutarmi a conciliare il sonno, ma resto con gli occhi aperti, fissi sulla cornice sul comodino.
Siamo io e lei, alla sua festa di compleanno dei sedici anni. La foto mi restituisce una Sophie più piccolina e immatura, ma la determinazione e la capacità di crearsi castelli in aria è sempre la stessa.
Ore 2:28.
Mi fa quasi male la testa per il nervoso: vorrei dormire, ma continuo a pensare e pensare e pensare ancora ad Alex, ad un solo muro di distanza, sul divano a dormire come un angelo.
Sapevo già in partenza che provare a dimenticarlo sarebbe stato difficile, ma non pensavo che avrei incontrato così tanti ostacoli. Perché, come faccio a cacciarmi dalla testa un uomo che, solo poche ore fa, mi é stato così vicino che i nostri corpi si toccavano?
Ore 2:52.
La sveglia sul comodino di Lily deve essere rotta, perché il tempo non passa. Mi costringo a chiudere gli occhi, imporre al mio cervello di spegnersi e finalmente dormire, ma non ci riesco.
Provo a rigirarmi sul lato più fresco del letto, a coprirmi fin sopra i capelli con il piumino, a cambiare posizione. Ma nulla sembra funzionare.
Ore 3:13.
Mi sento esausta. Con uno sbuffo, tiro via le coperte, alzandomi del tutto. Mi passo le mani sul viso e tra i capelli. In punta di piedi, attraverso il corridoio fino al bagno dove mi sciacquo la faccia con acqua bollente.
Soltanto adesso mi rendo conto di star morendo di sete. Continuo a camminare fino al soggiorno, facendo attenzione a non fare il minimo rumore e svegliare Alex sul divano.
Ma quando raggiungo la cucina il divano è vuoto: ci sono un mucchio di coperte e il cuscino di Alex, ma di lui nessuna traccia.
Forse nemmeno lui riesce a dormire perché pensa a quello che é successo prima...
Scrollo il capo, portandomi i capelli dietro le orecchie e mi verso un bicchiere d'acqua. La porta-finestra del balconcino si apre con uno scatto metallico.
«Ehi, ti ho svegliata?» Alex indossa il cappotto sopra al pigiama, le guance arrossate dal vento e i capelli in disordine.
Scuoto la testa. «Non riesco a dormire».
«Nemmeno io. Di solito stare fuori al freddo mi aiuta» continua, riponendo il cappotto su una sedia e passandosi una mano tra i capelli umidi di neve. «Mi piace guardare la città di notte».
Non lo sapevo. Cerco di ricacciare tutti i pensieri che, in questo momento, stanno urlando che é rimasto sveglio per me. Non può essere, lui si vede con Irina.
Alex si avvicina al tavolo, il passo leggero per non svegliare Lily, e tira fuori un bicchiere. Si versa l'acqua dalla bottiglia e fa lo stesso con il mio, ormai vuoto.
Il suo sguardo si incupisce. «Allora, mi dici chi è questo Simon?»
La sua domanda mi spiazza, di solito non chiede mai dei ragazzi con cui esco. Bevo un sorso per accompagnare le parole. «Soltanto un ragazzo che ho conosciuto a lavoro. Non so molto di lui in realtà, se non che vive in California ed è qui per le vacanze».
Alex mi guarda senza dire nulla, lo sguardo pensieroso. «Cos'ha? I capelli ossigenati, i tatuaggi sulle mani, i piedi da Bigfoot?»
Ha fatto un elenco esaustivo degli ultimi ragazzi con cui sono uscita, casi umani come direbbe Lily. Un vero disastro. «Nessuno ha i piedi da Bigfoot» dico, facendo un altro sorso. «Simon mi sembra normale. Piace anche a Lily».
Alex rimane a fissarmi con gli occhi aperti. «A Lily piace?» rimarca la domanda, capendo al volo che si tratta di una cosa seria. La mia migliore amica ha sempre bocciato i ragazzi con cui sono uscita in passato, no perché non potessero piacere esteticamente, ma perché lei riusciva a leggere dentro ai loro occhi e, tutte volte, ci azzeccava in pieno.
Alex non si è mai interessato alla mia vita sentimentale e questo discorso mi sta mettendo in imbarazzo più di quanto vorrei ammettere.
«É piaciuta la tazza a Irina?» domando, per cambiare argomento.
Alex fa spallucce. «Credo di sì, anche se mi ha detto che va a fare colazione da Ralph Lauren tutte le mattine».
Che ragazza odiosa, penso. Non avrebbe potuto semplicemente dire che adorava il gesto?
Restiamo in silenzio, io a bere un altro sorso solo per evitare di dire cose cattive su Irina e Alex a guardare i bagliori delle luci di Natale della città.
«Forse è meglio che vada, ho il turno allo Stardust tra qualche ora» in realtà non ho nessuna voglia di dormire, vorrei restare qui a guardare le lunghe ciglia di Alex, il suo profilo rigido.
«Si, ma certo» lui si alza in piedi, come riscosso da un sogno ad occhi aperti. «Buonanotte, Soph».
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⋆⁺₊⋆ 𝒜𝓁ℯ𝓍'𝓈 𝓅ℴ𝓋 ⋆⁺₊⋆
Guardo Sophie chiudersi nella stanza di mia sorella, il passo leggiadro come se stesse danzando su una nuvola e i capelli sciolti, lunghi sulla schiena. Fisso un secondo di troppo il suo pigiama — il mio in realtà — ma su di lei sta molto meglio.
Il divano è pieno di coperte, con il mio cuscino di traverso. Ho provato a dormire, ma nella mia testa martellava un pensiero fisso. Il viso di Sophie, contorto dalla sorpresa, quando abbiamo iniziato a giocare alla switch.
E poi il suo sorriso, quando le é arrivato quel messaggio da Simon. Non avevo provato mai, prima d'ora, un sentimento così forte di protezione nei suoi confronti.
No, devo essere sincero con me stesso. Ho provato gelosia.
Quando a settembre ho rotto con Irina e mi sono licenziato dalla Summit, ero preda di una voragine oscura e ogni giorno precipitavo sempre di più, sempre più giù.
Sentivo di non essere capace a fare nulla, mi imponevo di svegliarmi presto la mattina e allenarmi in piscina, ma era come se non vivessi davvero. Come se fossi vuoto dentro, senza un piano da seguire, niente che avesse un ordine logico e quantificabile e matematico.
Come se facessi tutto solo perché il mio senso della sopravvivenza mi ordinava di farlo. Tutto qui. Senza passione o sentimento.
Almeno, fino a Sophie. Da tutto dicembre mi sento diverso, come se fossi tornata la persona che ero prima. Lei ha tirato fuori il vecchio Alex.
E adesso mi sono così tanto abituato alla sua stravagante presenza, che non averla vista per un paio di giorni mi é sembrato come smettere di respirare. Mi sono tanto abituato ad averla vicino che mi sembra impensabile che abbia una vita all'infuori di me.
Che conosca altri ragazzi. Che abbia voglia di uscirci insieme.
Ma, in fondo, non ho anch'io la mia vita? Irina sembra davvero cambiata. Non parla più solamente dei suoi impegni in campagne di beneficienza o dei suoi viaggi nello chalet dei suoi genitori in Svizzera.
Ieri, quando ci siamo incontrati da Mon Cherie per bere una cioccolata calda e consegnarle il mio regalo, lei era sinceramente felice di vedermi. Era sorpresa — e sorprenderla non è affatto facile — per il pacchetto incartato che le ho dato.
Sembrava lontana dalla principessa di ghiaccio che tutti immaginano e credono che sia: non aveva nessun filo di trucco a mascherarle i lineamenti del viso, né orecchini o collane di diamanti. Soltanto un maglione e un paio di jeans. E un sorriso che, negli anni, le ho visto rivolgere soltanto a me.
Era un po' in imbarazzo e mi ha confortato il cuore vederla così. Come io l'ho conosciuta al college, sotto ad un cielo primaverile profumato di rose, ormai qualche anno fa.
Eppure, é rimasta distaccata per tutto il tempo.
Eppure, non ho sentito un fuoco ardermi le ossa come quando sono stato con Sophie.
Forse mi sono preso il raffreddore e sono preda di deliri febbrili. Dev'essere per forza così.
Perché conosco Sophie da quando è piccola, da quando — insieme a Lily — ha interpretato un albero nella recita di fine anno alle elementari. Da quando facevamo i tuffi a bomba nella piscina gonfiabile dietro casa.
Da quando si metteva le bucce delle arance sui denti e faceva morire dal ridere mio padre. Da quando tentava di nascondere il suo diario segreto sotto al tessuto dei maglioni.
Lei é come una sorella per me. La migliore amica di Lily. La stessa bambina con le trecce rosse che dormiva nel lettino insieme a Lily. Sarà anche cresciuta e adesso è una giovane donna intraprendente e determinata, ma è sempre la stessa.
Stesso viso, stesso sorriso, stessa capacità di far ridere con uno sguardo, stessa bontà d'animo, stesso cuore che si innamora troppo in fretta e senza condizioni. Stessi commenti sagaci e battute divertenti. Un vulcano di positività e zucchero mescolato al talento e alla passione.
Mi sdraio sul divano, il braccio sotto la testa e contemplo il soffitto. Aspetto che il sonno arrivi a reclamarmi, ma la mia mente non mi dà un secondo di tregua.
Vedo il viso di Sophie, ancora e ancora.
Sento la sensazione del suo corpo contro il mio, ancora e ancora. Eppure, siamo stati vicini tante di quelle volte che non dovrei reagire così.
Alla fine, il sonno arriva soltanto quando mi arrendo alla mia mente, con nelle orecchie il suono della sua risata.
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