He Asks Of Me(2/2)
Capitolo XLIV
"Edward: E così il leone s'innamora dell'agnello...
Bella: Che agnello stupido...
Edward: Che leone folle e masochista..."
(Twilight- Stephanie Meyer)
-Castiel... Mi hai fatto attendere-
Varcai la soglia, trovandolo seduto sulla scrivania. Due bottiglie vuote sul tavolo. Un calice nella mano destra. Sembrava spossato. I capelli scuri arruffati e le guance rosee. L'instabilità all'interno dei suoi gesti.
Uriel doveva essere decisamente ubriaco.
-Nessuno mi ha mai fatto attendere oltre i 10 minuti...-
Che pretenzioso...
Alzai gli occhi al cielo, entrando nella stanza. Geyser rimase sull'uscio con gli altri due uomini. E con un cenno della testa mi disse di proseguire. La porta venne chiusa alle mie spalle, lasciandomi completamente solo. In balia dell'uomo folle dagli occhi insidiosi.
Immerso in una stanza nel lontano stile ottocentesco. Le pareti decorate da qualche cervo o antico arazzo medievale.
- Non hai nulla da dire...? Per Avermi fatto attendere?-
Se voleva sentirsi dire scusa, avrei preferito di gran lunga mangiarmi la lingua.
-Mi stavo vestendo...- replicai, sostenendo il suo sguardo.
Lui scosse la testa. Un sorriso fioco sulle labbra.
-Come siamo eleganti...-
Lo sguardo fermo sui miei pantaloni signorili e sulla camicia azzurra. La vista assottigliata, e la testa piegata di lato. Sembrava assorto in qualche modo. Sorpreso di vedermi in quello stato.
-Mia sorella ti ha trattato bene...-
Riportò l'attenzione di nuovo sul mio volto.
-Nairobi non ti ha torto nemmeno un capello... Perché?-
Una domanda fatta più a se stesso che a me. Un pensiero per il suo cuore e non per la mia mente.
-Perché?!-
Irruppe improvvisamente come un vulcano, buttando con furore gli oggetti sul pavimento. Trasecolai, un tantino sconcertato dai suoi modi di fare.
Forse un Uriel ubriaco era anche peggio...
-Perché Castiel?-
Scossi il capo a mia volta. Scombussolato dalla sua reazione.
-Non dovresti chiederlo a me...-
Uriel si accigliò alzandosi dalla sedia. E senza esitazione venne nella mia direzione.
Mi ritrovai, come solito, braccato contro la parete. Immobilizzato sul posto.
-Non azzardarti a parlarmi in questo modo!-
Sospirai, distogliendo lo sguardo.
- Io non posso risponderti Uriel... Posso rispondere soltanto di quello che so-
Abbassò lo sguardo per un qualche secondo sulle punte delle mie scarpe.
Le mani sulle mie spalle.
-Non mi basta...!-
Tutt'ora non capivo cosa volesse da me, né perché pensasse che io fossi la risposta alle sue domande.
-Non capisco cosa vuoi sentirti dire...- interferii con cautela.
Il tono misurato e basso.
Eppure, senza preavviso, estrasse un dissuasore elettrico dalla lunga tasca della giacca in pelle. E lo sventolò come una bandiera davanti a me.
Spalancai gli occhi riconoscendo l'arma.
Dave ne aveva una identica.
Serviva per stordire il soggetto colpito e
paralizzarne i movimenti.
La mia testa fu invasa da diverse domande senza via di uscita.
Del perché non potesse parlarmi come una persona normale?
E perché... Doveva sempre ricorrere alla violenza?
Nonostante lo sguardo implorante, lui non si arrestò, e in preda a un attacco folle si avventò su di me; spingendo il teaser contro il mio fianco destro.
Un rantolo tormentato lasciò le mie labbra, e caddi a terra contorcendomi su me stesso.
I muscoli contratti al massimo, a causa della scarica di elettricità nel mio organismo.
Il male era così atroce da farmi gemere. Forse la mia prima esperienza di vero dolore fisico.
-Non mi basta Castiel...! Dimmi cosa possiedi al dì fuori di me?!-
Strinsi gli occhi, sdraiato sul fianco. I muscoli in agonia e il respiro mozzato.
Un cuore...
Mi morsi il labbro inferiore, voltandomi sullo stomaco, la fronte contro il freddo pavimento.
Uriel aveva ogni cosa che avresti potuto desiderare: Fama, ricchezze, fascino e giovinezza.
Eppure, il suo cuore era vuoto.
Privo di ogni cosa che avrebbe potuto riempire il cielo di luce e la notte di stelle.
Un cuore capriccioso che voleva soltanto una persona al dì fuori della sua portata.
-Rispondi bastardo!-
Mi colpì con la punta della scarpa sullo stomaco, girando il mio corpo verso di lui.
Respiravo con molta fatica. E malapena riuscivo a parlare.
-Te ne darò un'altra se non cominci a parlare!-
E lo avrebbe fatto di nuovo se non fosse stato per Nairobi.
- Uriel almeno dagli il tempo di riprendersi... Lo hai appena stordito con una scarica di elettroshock -
Sua sorella entrò da una porta secondaria che non avevo notato prima.
L'umore neutro ma nemmeno troppo felice. Se non erravo, pareva leggermente scocciata.
-Non ti immischiare Nairobi! Non ci provare nemmeno!-
Uriel urlava come un forsennato. Un'incandescenza precoce e bollente.
Non avevo mai visto così tanta rabbia verso il prossimo.
-Se ora lui sta soffrendo è anche in parte colpa tua!-
-Come sarebbe colpa mia?!-
La voce di lei si fece più alta e furiosa.
-Perché ogni piccolo verme che ho portato in questo luogo! Tu gli hai lasciati esangui. Hai giocato con loro e poi gli hai lasciati morire!-
Piccolo verme..?
Era così che Uriel si riferiva all'essere umano?
-Quando ti ho spedito questo involucro di merda! L'ho fatto perché volevo che tu lo facessi a pezzi! Volevo che lo rovinassi come hai fatto con quelli prima di lui!-
Si fermò, portando gli occhi su di me.
-Ma invece... Tu l'hai risparmiato-
Uriel socchiuse gli occhi, lo sguardo improvvisamente incuriosito.
-E così ha fatto anche Ariana...-
🔹FOLLIES🔹
Allungai un braccio, avvolgendo le dita attorno al bicchiere di vetro.
La mano mi tremava e così anche il resto del mio corpo.
Non riuscivo a spiegare la reazione del mio corpo. Né perché stessi così tanto in ansia.
Lo stomaco mi si chiudeva e la fame sembrava essere lontana.
Il mio organismo era contro di me, e se tentavo di mangiare mi veniva da sboccare.
Sospirai coprendo le pietanze che mi avevano portato nella stanza; velando il vassoio con un grosso coperchio argentato.
Mi sentivo stressata e svigorita, come una pianta abbandonata dalla natura.
Le voci nella mia testa silenziose, mute come la stanza dell'hotel in cui mi trovavo.
Mi alzai dal divano dirigendomi nella camera da letto, dove mi andai a coricare con un macigno sul cuore.
Qualcosa continuava a farmi male, a consumarmi le forze. Non stavo affatto bene e la mia temperatura corporea pareva alzarsi. Una febbre inaspettata, che non faceva parte dei miei piani.
Pertanto, non riuscivo nemmeno a distrarmi; e la mia mente continuava a soffermarsi su tutto il caos che si era creato con il rapimento di Castiel.
🔹🔹
[Francia - Lyon] _ Flashback
-Sai Ana...-
Uriel stava disteso sopra il corpo di lei.
Una sua abitudine ormai. Dove egli provava un bizzarro conforto nel averla sotto di lui.
Nel sapere che nessuno sarebbe mai stato in grado di sottrarla dalla sua mano.
Anastasia al contrario non sapeva come comportarsi la maggior parte delle volte.
Dal momento che le interessava il ragazzo ma non la sua attitudine. Ovvero,Uriel era di per sé una persona affascinante, ma non il carattere violento e ossessivo. E anche se lei non era migliore di lui, poteva comunque riconoscere i sintomi di un ragazzo instabile.
Insicuro e abusivo.
-Sono davvero felice che le suore del collegio mi hanno parlato di te-
Uriel aveva il viso immerso sul petto di lei, nell'incavo del suo collo.
E sereno respirava il profumo dei suoi capelli bagnati e della sua pelle dopo il bagno.
-Insomma chi avrebbe mai pensato, di trovare un gioiello come te, nascosto in un posto simile...-
Anastasia portò lo sguardo sulla chioma del ragazzo appoggiato su di lei.
-A saperlo sarei venuto a cercarti prima...-
Uriel e lei si incontravano spesso di notte, quando tutti andavano a dormire e stavano lì fino al sorgere dell'alba, per poi ritornare nelle rispettive dimore.
🔹🔹
Rinvenni dal lontano flashback, al suono del cellulare sul tavolo.
Nonostante la stanchezza decisi di rispondere. Mi trovavo in un hotel fuori città, nella speranza di essere sempre più vicina al magazzino dove Uriel lo teneva nascosto.
-Hansel?-
-Anastasia! Ho tentato di rintracciarti un centinaio di volte!-
La sua voce era accaldata, con una nota di preoccupazione.
-Scusa...-
Un lungo silenzio cadde sulla linea.
Nella quale potei benissimo raffigurare il suo volto perplesso
-Stai male stasia...?-
Sorrisi appena, all'idea che la mia "spina nel fianco" mi conoscesse così bene.
-Nulla di allarmante-replicai.
Gli occhi socchiusi e il respiro accorto.
-Posso azzardarmi a farti una richiesta alla quale tu non devi dissentire?-
Storsi la bocca, avendo già intuito l'imminente domanda.
-No Hansel...-
- Sì Invece! Sto arrivando lì!-
Alzai gli occhi al cielo, sapendo che non potevo persuadere una persona cocciuta come lui. Non potevo dirgli di lasciar perdere.
-Ma scusa non ti hanno mica arrestato?-
Cercai di trovare una scusa, seppur in vano.
Hansel sospirò, per poi sciogliersi in una breve risata.
-Stasia... Dovresti saperlo ormai-
Scossi il capo dimenticando che non poteva vedermi.
-Nessuno riesce a fregarmi tesoro-
Chiusi gli occhi, sprofondando sui cuscini.
La febbre si stava facendo sentire e così anche la voglia di dormire.
-Nessuno... Eccetto te-
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