XXIII

Affezionatevi di nascosto,
dura di più

Mercoledì


"Zio Fester!" Esclamo felice.
Felice è un parolone ma, ve lo concedo.
Solo per questa volta.

"Puntuale come sempre mia piccola Mercoledì" si toglie il cappello in modo galante e mi sorride.
Cosa ci fa qui?

"Cosa ci fai qui Zio?" Chiedo mentre camminiamo verso la Nevermore, "oh beh, facevo un giro e-" lo trucido con lo sguardo, "presumo invece che tu stia scappando dalle autorità. Di nuovo" scandisco, lui fa spallucce con aria innocente.
Alzo gli occhi al cielo.

"Già che sei qui, avrei bisogno del tuo aiuto" lui si volta a guardarmi, "dí pure, avanti" mi schiarisco la voce, "hai saputo degli attacchi di un mostro?" Gli domando, "vagamente" apro la porta della capanna di Eugene.

"Qui non ti scoprirà nessuno" lo precedo, metto le mani in tasca e gli mostro uno dei tanti disegni di Xavier che ritraggono il mostro, lui lo osserva un attimo per poi posare il suo sguardo su di me.

"Si chiamano Hyde" inclino la testa, "ne hai mai visto uno?" Lui annuisce, "era una pianista professionista" lo ascolto in silenzio, "si è trasformata durante un'esibizione" mi mordo l'interno guancia, "non sai altro?" Scuote la testa, ma poi sembra ripensarci.
"Ma forse c'è qualcosa che potrebbe dirci di più".

***
Scendo le scale del club della Belladonna seguita da Zio Fester.
A quanto pare c'è un diario qui, nascosto in una cassaforte (che Mano sta cercando di aprire) dove si custodiscono informazioni su ogni tipo di creatura.

Finalmente un crack ci indica che Mano è riuscito nel suo intento, infatti, eccolo lì, un vecchio libro.
Non vedo l'ora di vedere cosa contiene.

***
"Mercoledì"
No Lilith, perché capiti sempre nei momenti meno opportuni.
"Ciao" lei guarda zio Fester e alza un sopracciglio, "è mio zio, Fester, è qui in visita" lo squadra in silenzio.
"Mh" mugugna soltanto, faccio spallucce e la supero, ignorando il motivo per cui mi avesse cercata.

"Ecco, li ho trovati" Zio Fester accorre al mio fianco e analizziamo insieme l'immagine dell'Hyde, davvero orrendo.
Ma pur sempre affascinante.
Aggrotto le sopracciglia quando leggo vengono risvegliati da elettroshock o ipnosi, gli Hide rimangono fedeli al loro padrone, ovvero colui o colei che lo risveglia.

Rabbrividisco.

"Che razza di squilibrato potrebbe mai risvegliare uno di questi cosi?" Domando in realtà più a me stessa che a lui.
"Non ne ho idea" risponde mio zio pensieroso quanto me.
Chiudo di scatto il libro quando sento bussare alla porta.

"Ciao" squadro Enid dall'alto in basso, indifferente.
"Che c'è?" Chiedo atona, lei si avvicina alla parte colorata della stanza e prende un piccolo smalto, "niente, dovevo recuperare questo" alza il braccio in modo che io possa vederlo, incrocio le braccia.
"È la terza volta in 24 ore che ti dimentichi qualcosa" la rimprovero, lei cambia espressione, irritata.
"Tanto ero solo di passaggio" mi fa una smorfia per poi sbattere la porta alle sue spalle.

"Zio?" Mi guardo intorno, "Zio?" Ripeto, "Fester!" Sento un rumore proveniente dal letto di Enid, ed eccolo lì, mio zio, nascosto in mezzo a una valanga di peluche colorati.
Ma che schifo.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.

Caffè Wathervine

"Chi era la rossina che ti ha salutata prima?" Chiede zio Fester analizzando una bottiglia di ketchup, sbuffo innervosita, "nessuno" mento, "nessuno?" Fulmino Tyler con lo sguardo.
Ma cosa succede? Oggi mi va tutto male.
Più del solito insomma.
"Piuttosto, chi sei tu, ragazzo?" Alterno lo sguardo da Tyler a Zio Fester e sospiro, rassegnata.
"Tyler, Tyler Galpin piacere di con-" zio Fester ridacchia, mentre Tyler si massaggia la mano dolorante.
Mio zio e i suoi trucchetti squallidi.
"Perdonalo" dico atona, lui annuisce e, confuso, torna al bancone.

"Mercoledì" una voce fin troppo familiare mi fa gelare il sangue nelle vene.
Ma proprio non vuole lasciarmi in pace.
"Ti devo parlare" "aspet-"
Con la sua velocità poco umana mi trascina suo retro, incrocio le braccia, infastidita.

"Che cosa c'è di così urgente Lilith?" Chiedo irritata, "oggi ho trovato, l'altro pezzo del disegno, quello che raffigura il pellegrino" sgrano gli occhi e le faccio cenno di continuare, "e un, bracciale di bronzo" inclino la testa, "il bronzo brucia le fenici, le fa del male" la fisso confusa.

"Fa vedere" annuisce e tira fuori il disegno, lo osservo un attimo per poi unirlo al mio.
Si completano perfettamente.
Sono l'uno la metà dell'altro.

"Penso sia un avvertimento" spiega, ma la sua voce trema, "cosa non mi dici Lilith?" Deglutisce a vuoto e incatena i suoi occhi ai miei, è chiaramente spaventata.
"Ho paura" la sua voce è quasi un sussurro, "di cosa?" Sospira, "il bronzo, significa che" abbassa lo sguardo, "qualcuno mi vuole, morta" la guardo stralunata.
Perché mai dovrebbe minacciare Lilith?
Mi correggo.
Perché solo, Lilith?
Infondo, ci siamo entrambe in quel maledetto disegno.
Osservo il disegno che ho fra le mani e lo fisso per un tempo che mi sembra infinito.

"Hai la vaga idea di chi possa essere stato?" Rompo il silenzio, lei sembra pensarci su.
"La stessa persona che mi ha sparato al Wathervin e che mi ha colpita con quella freccia la notte dell'incidente del sindaco" sentenzia sicura.
"Bella osservazione" lei annuisce, ma la paura nei suoi occhi non svanisce, così, decido di porle quella domanda.

"Lilith" torna a guardarmi, "tu, tu sei immortale, perché dovresti aver paura di un braccialetto di bronzo?" "Perché, perché ci rende deboli, vulnerabili, e se tenuto a lungo sui nostri corpi, ci fa bruciare, per sempre" non so come reagire.
"Guarda" tira fuori un fazzoletto e mi mostra il famoso (e letale?) Oggetto.

Sospira e lo prende con le dita.
Gli occhi le si fanno rossi, di un rosso più intenso, che non le avevo mai visto.
Tira un urlo che mi fa gelare il sangue nelle vene, così, reagisco e glielo tolgo dalle mani.

"Ma che fai?" Lei barcolla suo posto, "volevo dimostrarti quello che mi aspetta".

Di male in peggio.
Adesso ne ho avuto abbastanza.
Chiunque ci stia pedinando, sappi una cosa.

Ti troverò.

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