XIX
Era un diavolo lei,
Estrema, folle, viva
Ma sapeva amare,
Estrema, folle, viva.
Lei.
Lilith
"Vuoi qualcosa da bere?" Mi chiede Tyler, scuoto la testa sorridendo, "no grazie" rispondo, lui mi porge la mano, "allora, che dici? Balliamo?" Lo guardo negli occhi, ho già ballato in passato, "che c'è, pensi che non sia capace?" Ride, io mi mordo il labbro, "avanti, vieni" afferro la sua mano finendo in mezzo alla pista.
"Ci stanno guardando tutti" gli sussurro, lui mi bacia la mano, "no, stanno guardando te" ride sottovoce, gli sorrido sincera.
***
Ci lasciamo cadere su due divanetti, sfiniti ma sorridenti.
Rido.
"Allora, sono un bravo ballerino?" Ridacchio, "c'è un po' da lavorare, ma si, a grandi linee" ride a sua volta.
"Mercoledì?" Gli chiedo, lui scrolla le spalle, "non lo so, andiamo a vedere?" Annuisce e torniamo in pista.
"Tyler, che sta succedendo?" Chiedo guardando il mio vestito tingersi lentamente di rosso, "è sangue?" Sussurro, "non penso, anzi, credo sia un semplice scherzo" mi rassicura, un messaggio illumina il suo display, e, come se gli avessi letto nel pensiero, "rispondi, mela caverò" lui annuisce e mi stampa un bacio sulla guancia.
Bene, alla ricerca di Mercoledì Addams.
Ancora.
"Devo sorvegliare la grotta"
Ma certo, il bosco.
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"Mercoledì!" Urlo correndo fra gli alberi, ma non sento risposta, poggio le mani sulle ginocchia, ho corso un bel po'.
"Lilith" spalanco gli occhi e copro la bocca con le mani, "o mio dio" sussurro, ma prima che possa dire altro la Thornill accorre sulla scena, "oddio, è ancora vivo?" Mercoledì sente il polso e annuisce, sospiro sollevata.
"Allora, pensi che sia stato quel mostro?" Le domando prendendola da parte, mentre l'ambulanza porta via Eugene, privo di sensi.
Mi guarda sicura.
"Ne sono certa, ha colpito ancora" metto le mani sui fianchi, pensierosa.
"Dobbiamo tornare alla Nevermore" sentenzia, "e Tyler?" Domando, "sarà lì, non farti troppe paranoie" mi mordo il labbro, e, dopo un momento di esitazione, obbedisco.
Il giorno dopo
È passato un giorno dal Reven, e per ora Eugene è ricoverato in ospedale, nessuno sa se si riprenderà dal coma.
"Lilith! Concentrati!" Guardo il coach e sbuffo, "che c'è? Hai paura di batterti con me?" La voce di Bianca mi risuona nelle orecchie, la maschera cela i miei occhi rossi, sospiro per ricompormi.
"Affatto, facciamolo" la sfido, ci mettiamo in posizione, "hangar!' Urla l'allenatore, inutile dire che poco dopo Bianca è completamente fuori gioco, tolgo la maschera, la treccia è sfatta e ho il fiatone, ma nonostante questo, sorrido vittoriosa.
Tutti rimangono sbalorditi, lascio cadere la sciabola e lascio la sala con disinvoltura.
Il bello del vincere.
Lo scherma è un modo per sfogare la rabbia, mi diletto anche con il tiro con l'arco, ed è proprio lì che sto andando, al mio primo allenamento con Xavier, che mi farà da tutor.
Anche se la cosa risulta essere completamente inutile, dato il fatto che so già praticare questo sport.
Ho imparato negli anni venti, se non erro.
"Ciao" mi saluta Xavier, "Ciao" ribatto monotona, non voglio perdermi in chiacchere.
Ovviamente.
"Cosa è successo l'altro giorno, nel bosco?" Lo guardo male, ma non sembra cogliere il messaggio.
Tiro l'arco ignorando le sue guide, so perfettamente cosa fare.
Mi guarda storto, cosciente del fatto che io lo stia ignorando.
Bravo, telo devo concedere.
Scocco la freccia con disinvoltura e poggio l'arco accanto a me, "scusa, ma adesso devo andare, ci vediamo Xavier" prima che possa ribattere mi allontano.
"Perché mi avevi chiamata?" Chiedo curiosa, Mercoledì sospira, "sono andata in...un posto e beh, ho visto Goody" mi mordo il labbro, rimanendo in silenzio.
"E?" La incalzo incerta, "mi ha mostrato un cancello, guarda" mi sporgo per vedere meglio il disegno.
"È la vecchia villa dei Graves" spiego, lei mi guarda storto, "come lo sai?" "Beh, sai che ho una cosa come novecento anni, quindi beh, esisto da un bel po'" "giusto" ragiona, "dobbiamo andarci al più presto" annuisco, "quando?" Mi guarda pensierosa, "questa sera" "d'accordo, ti raggiungo io".
Skip time
"Finalmente" alzo gli occhi al cielo, "scusa se ho dovuto volare fino a qui da una casa in mezzo al nulla sorvegliata da un avvoltoio" spiego irritata, "lasciamo stare, andiamo" annuisco.
"Qui non c'è niente Mercoledì" lei si guarda intorno, "lo so, ma qui ho avuto una visione insomma oddio" mi tira a sé, "cosa ci fa il sindaco qui?" Sussurro, lei mi guarda stralunata, "non ne ho idea" risponde, ci scambiamo sguardi di sfida, "pensi anche tu quello che penso io?" Domando, lei annuisce decisa.
"D'accordo, sta parlando al telefono" le sussurro, "bene, entriamo" con un gesto veloce ci infiliamo nel portabagagli del sindaco e chiudiamo la portiera.
Sentiamo il motore accendersi e la macchina parte.
Ho captato la destinazione: il Wathervin. Penso che debba parlare con lo sceriffo Galpin, non sappiamo altro, però.
Arrivate a destinazione, sbirciamo fuori dall'abitacolo, ma prima che possa vedere qualcosa, una macchina investe il sindaco, tiro un urlo di paura.
Dieci minuti dopo siamo sedute davanti allo sceriffo, che ci sta 'interrogando' sull'accaduto.
"Cercavo casa" Mercoledì se ne esce così, trascinandomi fuori dal locale.
"Oddio, è vivo?" Annuisce, come se niente fosse, "non importa adesso" spalanco gli occhi, "cosa significa, che non ti importa? Abbiamo appena visto un uomo investito, insomma!" Sbotto, devo essere ancora sotto shock.
"Non preoccuparti di lui non-" tutto accade così in fretta, "Mercoledì!" Sento una freccia trafiggermi il petto, e poi, il nulla.
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