IX

Chi è stato distrutto,
sa come distruggere


Lilith


1437, Londra

"Lady Addams, che onore" mi bació la mano guantata e forzai un sorriso di cortesia, "lord, il piacere è tutto mio" mi inchinai leggermente, "quale buon vento la porta qui, my lord?" Chiesi pacata, "la regina Tatiana mi ha chiamato" rimasi immobile, aspettando un continuo.
"Non avete davvero saputo?" Chiese sorridendo, scossi la testa, curiosa.
"La regina non vi ha informata della nostra unione?" Mi irrigidii e deglutii a vuoto, ero tanto arrabbiata.
Come si era permessa di fare una cosa del genere?.

Salii le scale e raggiunsi Madre, affacciata alla finestra della sala del trono.
"So già cosa vuoi dirmi, Lilith" strinsi le mani fra la stoffa, stropicciando la gonna.
"Come vi siete permessa di farmi questo, cosa vi ho fatto di così terribile per meritare un gesto di tale crudeltà?" Madre sospiró, non si scompose affatto alle mie parole.
"Sai bene perché non ti ho messa al corrente della notizia, non è vero, Lilith?" Digrignai i denti, "perché avrei rifiutato, mossa audace, devo riconoscerglielo" lei sorrise appena, "non mi importa cosa pensi, tu farai quello che dico io" il suo tono divenne severo, quasi per mettermi in allerta.
Ma io non mi sarei abbassata alle sue richieste, la vita era la mia e ne facevo quello che volevo io.
Neanche Madre poteva mettere piede nei miei spazi, non mi feci intimidire, anzi.
"Non lo farò, Madre" affermai decisa, "oh e invece si, sarai sorvegliata, giorno e notte, non scapperai mai più" sibilò, ma io avevo già strutturato il mio piano.
"Rimane un no, Madre" uscii così.

Camminai per i corridoi, per chiudermi in camera, ma non prima di aver rubato il pugnale di Padre dalla sua stanza.

Chiusi la porta e ghignai.
Senza paura, e senza alcun rimorso, afferrai il coltello per il manico per poi conficcarmelo nel cuore.

Presente.

Scatto seduta e tossisco rumorosamente, sono ancora qui.
Che peccato, pensavo che durasse un po' di più, ahimè, il destino ha voluto ciò per me, oggi.
Oggi?
Mah, in verità non ho la minima idea di che giorno sia, ma basterà accendere il telefono.
Riacquisto il controllo del mio corpo e mi alzo lentamente, metto bene a fuoco il paesaggio intorno a me.
Sono rimasta dove sono caduta, meglio così, nessuno si è accorto della mia non presenza, e io mi sono goduta a pieno il pisolino, aiuta a schiarirsi le idee, uno dei pochi vantaggi dell'immortalità.
O qualunque cosa sia.

"Bene, si torna alla realtà" sospiro annoiata con le mani sui fianchi, "con chi parli?" Sussulto e mi volto lentamente, "oh, ciao Xavier" sforzo un sorriso, ma non sono molto brava in questo tipo di cose.
Inclina leggermente la testa e mi guarda, "mi stai facendo la radiografia?" Lo prendo in giro ridendo, lui mette le mani in tasca, "nah, ti conosco già quanto basta" mi schiarisco la voce, mi sento a disagio.

"Cosa, intendi?" La mia voce trema un po', lui fa spallucce, "che, so come sei fatta, insomma, il tuo carattere e compagnia bella" "mi stai pedinando?" Lui sbuffa, "sai chi mi sembri in questo momento?" Scuoto la testa, "Mercoledì".

Ma porca miseria!

Sbuffo dal naso, visibilmente irritata.
E presumo che lui lo abbia notato.
"Perché ti sta antipatica?" "Chi?" "Mercoledì, non fare la finta tonta" incrocio le dita stringendo i pantaloni della divisa.
"Non mi sta antipatica, mi sa solo di una che vuole sempre essere al centro dell'attenzione, tutto qui" non risponde.

"Ho visto tutto" lo fisso, confusa, "cosa?" "Ti sei buttata dal balcone".

Maledizione.

"Lo hai detto a qualcuno?" Quelle parole mi escono dalla bocca senza controllo, "no, perché avrei dovuto?" "Beh, hai appena visto una persona cadere da un'altezza simile, io avrei chiamato la Weems, se non addirittura un'ambulanza!" Sbotto, senza alcun motivo in verità.
"Sapevo già che non ti sarebbe successo nulla" spalanco gli occhi, "si Lilith, ho visto la tua trasformazione in fenice, la notte dea serenata di Mercoledì" mi mordo un labbro, "ho fatto delle ricerche e so tutto, ma una domanda mi sorge spontanea" mi si avvicina un po', "perché buttarsi da lì? Insomma, sei consapevole del fine di questo tuo gesto, ma perché?" Sospiro, ormai mentire non serve più a molto.

"Beh, quando sto male lo faccio, è come...se qualcuno mi staccasse la spina, come...un interruttore, la mia vita è ferma, ma sto bene" rispondo, rido, senza alcun motivo.

"Sai, in questi anni mi sono pugnalata, sparata, impiccata, soffocata, annegata, mi hanno persino uccisa due o tre volte" mi sorprende il fatto che lui non si sorpreso.

"Beh, un bel metodo per scacciare via il dolore, ma adesso sei punta da capo, no?" Mi fisso le mani, "almeno trovo finalmente un po' di pace, vivere in eterno è estremamente stancante, non lo auguro a nessuno" sussurro, "capisco" "e comunque, questo tuo tentato omicidio" mima con le virgolette, "a cosa era stato dovuto, sentiamo" sbuffo.

"È colpa sua" sibilo più a me stessa che a lui, che infatti mi fissa curioso, con giusta ragione.

"Di chi parli, Lilith?" Chiede preoccupato, stringo i pugni e i miei occhi cambiano colore, da azzurri, a rossi.
La rabbia.

"Di Mercoledì Addams".

  

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top