Introduzione

La gente aveva paura. Non era una paura come le altre, forse più profonda, come se nascondesse qualcosa di disperato, qualcosa da cui, anche se fossimo riusciti a scappare, non ci saremmo mai liberati.

Io però non avevo paura.
Almeno, non come gli altri. Mi chiamavo Amethyst, come la pietra. Una volta, prima che tutti cominciassero a reputarmi una strega, avevo degli amici. Per loro ero solo Maisie, Maisie, senza alcun cognome. Mia madre si chiamava Meredith, a quanto mi aveva raccontato zia Jo, con la quale ero vissuta. Lei non era mia zia naturale, mi adottò  quando mia madre morì, perché tutti gli altri nel villaggio si erano rifiutati di aiutarmi. 

 Adesso anche zia Jo non c'era più. Non c'era più nessuno, a parte il pennuto nero che mi seguiva costantemente, giorno e notte, e a cui avevo dato un nome: Will. Gli avevo appioppato un nome umano per sentirmi un po' meno sola, diciamo, ma in realtà non lo ero poi così tanto. A casa, con me, c'era Derek, il figlio di zia Jo. Non ricordavo quanti anni avesse, dato che non mi ero mai interessata particolarmente a lui o a qualunque altro essere umano maschio nei dintorni. Era un tipo strano, un po' come me: a volte si chiudeva in camera sua e non lo vedevo uscire per tutto il giorno, tranne quando doveva espletare i suoi bisogni. Viveva di notte, nel buio, nella solitudine. Non sapevo come riuscisse a resistere, a sopportare l'oscurità.

Ma in fondo mi chiedevo continuamente come tutti noi facessimo a sopportare quel mondo.
Mi ero sempre posta tante domande, e quasi mai ero stata in grado di darvi una risposta.
Poi qualcosa mi cambiò, trasformandomi in una persona totalmente differente, una marionetta, schiava del governo che manovrava i miei fili a suo piacimento.
Mi accusarono di stregoneria, o meglio, accusarono mia madre, che non c'era più, e quindi passarono a me. Ero una ragazzina e venni accusata di essere la figlia di una creatura di Satana o- come insinuarono più avanti- figlia del diavolo in persona.

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