Capitolo 6 • Il ragazzo misterioso - pt 2

– Rosie e Cocò non vi hanno detto niente sulla profezia? – domandò Castor aggrottando la fronte.

Iris e Berenice scossero la testa.

– Che strano... – mormorò il ragazzo. – Eppure il Mago aveva chiesto loro di farlo.

Il Mago? – articolò Berenice.

In quel momento il gufo bianco tornò a posarsi sulla spalla di Castor e lasciò cadere a terra qualcosa.

– Che cos'è? – chiese Iris avvicinandosi.

Berenice si chinò a raccoglierlo e strabuzzò gli occhi. – Ma è la mappa! – esclamò sventolandola in aria. – Quel piccolo farabutto ce l'aveva...

­Castor gliela strappò di mano e fissò attentamente lo squarcio provocato dagli artigli del gufo. – Dove l'avete trovata? – chiese alzando lo sguardo su Iris e Berenice.

– È scivolata fuori da un vecchio libro che zia Cocò reggeva tra le mani mentre raccontava la leggenda. – spiegò Iris. – Non ci ha mostrato che cosa contenesse, però.

Castor annuì come se avesse avuto la conferma di qualcosa. – Rosie e Cocò devono aver pensato che sarebbe stato meglio se fossi stato io a parlarvene. – mormorò quasi tra sé. – Quasi sicuramente non avreste creduto a una sola parola di quello che vi avrebbero detto se aveste saputo che riguardava voi, ma adesso che avete la prova che la leggenda è vera sarete più disposte ad accettare anche questo. Ora che ci penso dev'essere un grosso colpo per delle umane scoprire una cosa del genere.

Quale cosa? – chiese Berenice che ci stava capendo sempre meno.

­– La cosa di cui parla la profezia.

– Aspetta un attimo. – rifletté Iris ad alta voce. – Le zie sapevano? Di te, di Specchio d'Acqua e di tutto il resto?

– Certo che sapevano. E da parecchio anche. Eravamo d'accordo che appena foste state abbastanza grandi per affrontarlo, avrebbero dovuto dirvelo.

– Dirci cosa? – Berenice stava iniziando a spazientirsi.

– Se la smetteste di tempestarmi di domande forse riuscirei a spiegarvelo. – sbottò Castor seccamente. Porse la mappa alle due ragazze. – Che cosa vedete?

– Un foglio strappato. – borbottò Berenice lanciando uno sguardo torvo al gufo appollaiato sulla spalla del ragazzo. Castor sbuffò e tirò con due dita un'estremità dello strappo.

– No, fermo! – gridò Berenice bloccandogli la mano.

Tu stai ferma. – sibilò il ragazzo scansandola.

Castor continuò a tirare e si udì uno strappo seguito da un sonoro scrocchio, come quando si sfogliano le pagine di un libro rimasto per troppo tempo immerso nell'umidità. La mappa si separò in due fogli identici e il ragazzo li allungò a Iris e Berenice con un sorriso soddisfatto. – E adesso cosa vedete? – chiese trionfante.

Le ragazze si lasciarono sfuggire un'esclamazione di sorpresa. C'era una seconda pergamena dietro a quella che tracciava il percorso fino a Specchio d'Acqua. Erano fatte in modo tale da essere così aderenti l'una all'altra che se non fosse stato per il taglio provocato dal gufo non le avrebbero mai notate.

– La profezia. – spiegò il ragazzo mentre Iris prendeva il foglio con le mani che le tremavano un po'.

Era ricoperto da strani segni dorati, sopra ai quali erano annotate delle parole, la cui lettura risultò comunque incomprensibile a Iris e Berenice dal momento che nessuna delle due riuscì a capire a quale lingua appartenessero.

– È Elfico. – spiegò Castor indicando gli strani segni. – Ormai non ce ne serviamo più, lo utilizziamo solo in occasioni di estrema importanza. Posso? – chiese tendendo la mano a Iris.

Lei annuì e glielo porse con un sorriso.

– Perché a lei lo chiedi gentilmente e a me lo strappi di mano? – sbuffò Berenice lanciandogli un'occhiataccia.

Castor dovette fare uno sforzo immane per non reagire. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo, poi li riaprì e iniziò a leggere con aria stranamente solenne. Le parole uscirono dalle sue labbra come se giungessero da un'epoca remota e ormai dimenticata.

Kir istalir... Hekislia... Nuiellohor... Anvenar... ma che accidenti vuol dire? – domandò Berenice.

E mentre le due ragazze seguivano con gli occhi le parole sulla pergamena, Castor iniziò a tradurre.

Il Male da tempo avvolge Sempreverde e Roccascura,
ovunque dilagano la rabbia e la paura.

La guerra imperversa brutale e spietata,
ma la sorte degli Elfi può ancora essere cambiata.

I Custodi dell'Antico Potere un giorno torneranno,
per giungere fin qui il Portale d'Acqua varcheranno.

Provengono da un regno lontano e sconosciuto
una terra misteriosa che pochi hanno veduto.

Dal Fiore e dalle Stelle il loro nome è nato,
fin dalla loro venuta alla luce ha iniziato a scriversi il loro fato,

perché il destino ciò che accadrà ha già scelto
e corre loro incontro rapido e assai svelto.

Non sono né Fate, né Elfi, né Maghi,
e neppure discendono dalle famiglie dei Draghi,

ma l'Antico Potere sa come la pace preservare
e se tali creature ha scelto, ciò si deve rispettare.

L'Antica Armonia di un tempo verrà ripristinata
e l'ira dell'Elfa dagli Occhi di Ghiaccio sarà infine placata.

I prescelti però di aiuto bisogno avranno
se il loro compito a termine portare vorranno.

E rammentate bene quello che sto per dirvi
perché in futuro molto potrà servirvi.

I Custodi dell'Antico Potere quello che noi non sappiamo sanno
e ciò che noi abbiamo loro ancora non hanno.


– Oh, adesso sì che è tutto molto più chiaro. – ironizzò Berenice. – Ho solo una domanda. Dov'è che la profezia dovrebbe parlare di noi?

Castor sbuffò e ripose la mappa e la profezia in una sacca di cuoio che portava legata alla cintura. – Pensavo che gli umani fossero senza poteri, non senza cervello.

– Ma come ti permetti? – s'indignò Berenice.

– Sentite. – disse Castor cercando di riprendere l'autocontrollo. – Ho poco tempo e troppe cose da spiegare. Cercate di collaborare, va bene?

– Sei tu che non collabori. – borbottò Berenice.

Castor alzò gli occhi al cielo, ma si impose di mantenere la calma. – Il Portale d'Acqua non vi dice niente?

Iris stette qualche istante in silenzio. Fu colta da una strana sensazione. Come se avesse finalmente trovato le tessere mancanti di un puzzle, ma non avesse ancora capito bene dove piazzarle. Si rese conto che quello di cui parlava la profezia era qualcosa di grande. Qualcosa di grande e meraviglioso. Quelle parole le ricordavano qualcosa anche se non le aveva mai sentite pronunciare prima di allora.

– Specchio d'Acqua! – esclamò Iris.

– Che? – domandò Berenice.

– La leggenda, Berenice. Il passaggio nel lago! E il regno lontano e sconosciuto agli Elfi non è altro che...

Gli occhi di Berenice si illuminarono. – ...il nostro mondo! – concluse emozionata.

– Esatto. – confermò Castor soddisfatto. – Pochissimi Elfi sono venuti qui. Ormai ci eravamo quasi dimenticati degli umani. Il Portale d'Acqua si è chiuso quando è iniziata la guerra tra Sempreverde e Roccascura e da allora è sempre rimasto sigillato. Fino a qualche giorno fa.

– Chi è stato a riaprirlo? – domandò Berenice.

– Nessuno, si è aperto da solo. – spiegò il ragazzo.

– Da solo? – Iris lo guardò perplessa.

– Non si conosce il motivo, ma è il Portale stesso che decide se e quando aprirsi.

– Il Portale... decide di aprirsi, eh? – ricapitolò Berenice poco convinta.

– È l'Antico Potere che lo guida. Forse ha percepito la vicinanza dei Custodi e ha capito che era giunto il momento. – ipotizzò Castor.

Iris sentì una strana vibrazione pizzicarle il corpo. Come se i pezzi del puzzle stessero finalmente andando al loro posto. – Castor? – chiese quasi certa di aver capito. – Quanti sono i Custodi dell'Antico Potere?

– Due. – rispose il ragazzo sorridendo. Iris e Berenice si guardarono. Sembrava impossibile da credere, eppure...

La sorte degli Elfi può ancora essere cambiata.

– Dal Fiore e dalle Stelle il loro nome è nato... – ripeté Iris cercando di non farsi travolgere dal turbinio di emozioni che si dibattevano dentro di lei. La ragazza deglutì. Il fiore. L'iris.

– Berenice è un personaggio della mitologia greca. – mormorò a fior di labbra Berenice. – Conosco bene la sua storia. Si dice fosse una regina che promise di donare agli dei i propri capelli se suo marito fosse tornato vittorioso dalla guerra. La sua preghiera fu esaudita e la donna mantenne la parola. Depose nel tempio i suoi bellissimi boccoli, che scomparvero e salirono fino al cielo, dove formarono la costellazione che ne porta il nome.

– Mi congratulo per l'intuizione. – si compiacque Castor accennando un applauso. – Siete voi i nuovi Custodi dell'Antico Potere.

Le due ragazze spalancarono la bocca e lo fissarono in silenzio.

Le nuove Custodi, vorrai dire. – lo corresse Berenice quando ebbe superato il primo momento di stupore. – Siamo due ragazze, se non te ne fossi accorto.

– Dev'essermi sfuggito. – disse Castor ridendo, e la ragazza dovette trattenersi dal rifilargli una gomitata tra le costole.

– Ma che cosa significa? – chiese Iris corrugando la fronte. – Chi sono esattamente i Custodi? Che cosa fanno?

– Dominano il fuoco. Controllano l'acqua. Governano la terra. Parlano con gli alberi. Conoscono i segreti del cielo e delle stelle. Scatenano tempeste e terremoti. Sanno volare più veloci di una raffica di vento. – Castor le guardò negli occhi una alla volta. – Vengono scelti per preservare l'equilibrio tra i popoli magici. E sono le creature più potenti che esistano.

Berenice fece un fischio d'ammirazione. – Roba forte.

– Già. – ammise Castor passandosi una mano sulla nuca. – È abbastanza forte. – Il ragazzo si interruppe e guardò Iris. Era diventata pallida. – Ti senti bene?

Lei deglutì. Non pensava che sarebbe mai riuscita a fare nessuna delle cose che aveva detto Castor. Non si sentiva affatto potente. E anche se ci fosse riuscita, come avrebbe potuto controllare tutti quei poteri?

– Iris? – la chiamò Castor.

Lei fece un sorriso nervoso. – Ho solo scoperto che al prossimo gesto che faccio posso scatenare il finimondo, ma a parte questo, sì, va tutto bene.

Castor rise. – Stai tranquilla, non farai niente del genere. Non hai mai usato la magia in vita tua, dubito che potresti combinare qualche disastro. I poteri non saltano certo fuori da un momento all'altro. Bisogna che qualcosa li scateni. Voi siete delle umane, dentro di voi non c'è ancora la minima traccia di magia, ci vorrà del tempo prima che impariate a compiere i primi incantesimi.

Iris si guardò le mani. In effetti non sembrava che fosse cambiato niente. Sospirò sollevata e la paura lasciò di nuovo il posto all'entusiasmo.

– Ma c'è dell'altro. – aggiunse Castor.

– E sarebbe? – chiese Berenice aggrottando le sopracciglia.

– Voi – Il ragazzo fece una pausa e le guardò fisso negli occhi, – siete destinate a porre fine alla guerra secolare che imperversa nelle Terre degli Elfi. O almeno questo è quello che dice la profezia.

Iris e Berenice non riuscivano a crederci. Entrambe avevano decine di domande che turbinavano loro in testa, ma nessuna delle due riusciva ad esprimerle a parole.

– Anche la leggenda delle zie ne parlava. – mormorò Iris facendo scivolare lo sguardo lungo le increspature argentate del lago.

– Hai vinto, Elfo, devo ammettere che questa cosa inizia a piacermi parecchio. – esclamò Berenice raggiante. – Ho sempre desiderato vivere un'avventura del genere.

– Sbrighiamoci allora. – disse Castor accarezzando distrattamente l'elsa del pugnale. – Non vorrei che la vostra avventura finisse prima di cominciare.

A Iris quella frase non piacque per niente.

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