Prompt: Occhiali da Sole
«Sulle tue gambe ho letto il senso della vita
Dimentica la Bibbia o le pagine di Freud
È meglio se restiamo amici come prima
Ma poi facciam mattina per parlare di noi»
Giovani Wannabe - Pinguini Tattici Nucleari
GIOVANI WANNABE
C'è ancora troppo da dirsi e, per quanto in passato non sia stato così difficile esternare le proprie esigenze, i propri desideri – i propri obiettivi, da qualche anno a questa parte le cose sono molto cambiate. E, anche se pensava di non saperlo, sa benissimo quando è successo, di aver iniziato ad aver paura di concretizzare qualcosa, e quel periodo ha nome e cognome: Nancy Wheeler.
Ci sono tante cose che, l'aver perso Nancy, gli ha insegnato; prima fra tutti che lui non è il figo della situazione che vuole sembrare, ma solo tutto il contrario. Ha capito che dentro di lui c'è un guardiano che si è risvegliato, e non lo ha fatto per riprendersi Nancy ma, piuttosto, per salvare lei e tutti gli altri. Lei è stata solo quel piccolo ingranaggio che ne ha mossi poi molti altri e che gli hanno fatto iniziare a vivere la vita consapevolmente, finalmente attraverso i propri occhi e non da fuori, come uno spettatore passivo, incapace di empatizzare, di capire, di allungare una mano o tirarla indietro, nei momenti giusti.
Perché Steve i suoi rimpianti li ha, e se c'è una cosa che divide ancora un po' lui e Nancy, è di certo il ricordo di Barb. Lei non ha mai nascosto il senso di colpa, lo ha sempre ammesso, ha assimilato il tutto e poi ha provato ad andare avanti, anche forse grazie a Jonathan e no, no, assolutamente no, Steve non lo odia, anzi. Pensa che, fra tanti ragazzi che potevano capitarle lui... lui va bene . E si rende conto, quando ci pensa, che sta approvando una relazione come approverebbe quella di sua figlia con il suo nuovo fidanzato. Perché è così che Steve si sente, da quando è entrate in quella specie di famiglia allargata che vede tutti quei ragazzini che, intanto, sono diventati dei ragazzi e dove ha conosciuto la sua migliore amica, Robin, non prima di prendersi una sbandata allucinante per lei, certo... non è facile per lui non legarsi, oramai. E gli viene quasi da ridere al pensiero che, prima, voleva sembrare tutt'altro e ora, invece, gli sta bene così come è.
Un dannatissimo baby sitter.
E quella risata se la lascia sfuggire, mentre svolta a destra girando il volante con la frizione del palmo della mano, ma sente subito gli occhi di Eddie, seduto alla sua destra, posarsi sul suo profilo troppo impegnato a controllare la strada – e a pensare. Oh, sì, perché se c'è una cosa che Steve fa in continuazione, è pensare.
«Che accidenti hai da ridere?», gli chiede Eddie: ha le gambe incrociate sul cruscotto, e la schiena sempre più un tutt'uno con il sedile. Le mani impegnate a simulare distrattamente l'assolo di chitarra di una canzone che sta passando alla radio e che Steve non conosce ma, da quando lui e Eddie si frequentano – e non è nemmeno sicuro che sia questa la parola giusta, ha iniziato ad ascoltare qualche genere musicale che prima gli era sconosciuto, e ad apprezzarlo.
«Niente, pensavo a una cosa.»
«E perché non fai ridere pure me?», gli chiede l'altro, i suoi occhi ancora puntati addosso: i capelli lunghi gli cadono sul viso – Steve lo vede lanciandogli un'occhiata velocissima, poi i suoi occhi tornano sulla strada e alza le spalle.
«Perché non c'è niente da ridere.»
«Henderson lo dice sempre che ridi da solo alle tue battute, e non mi sorprende, ma ora sono curioso.»
«Quel piccolo bastardello figlio di puttana», risponde Steve, a denti stretti, palesando poi una risata amara. Gira a sinistra, non prima di aver guardato che non arrivi nessuno dall'altro lato della strada. Eddie, però, non smette di guardarlo e lui si sente sotto pressione.
Sono in uno stato di stallo, dove non sono né amici né... fidanzati? Sono usciti insieme per un po', da soli, si sono scambiati qualche bacio, ogni tanto, ma non ne parlano mai. Non parlano mai di quello che sono, o quello che stanno diventando e Steve, a dirla tutta, ha un po' paura che non sia niente. Eddie gli piace, adora passare del tempo con lui: sarà che sono così diversi, praticamente agli antipodi, ma hanno la stessa premura verso le altre persone, lo stesso senso di protezione, sebbene il ragazzo seduto accanto a lui fosse, prima di conoscersi, uno più da fuga appena possibile , dimostrandosi poi invece più coraggioso di quanto persino lui stesso pensasse. Un po' come è stato per lui, sebbene Steve abbia semplicemente trasformato un carattere di merda, in uno altrettanto di merda, ma con un istinto materno quasi patetico che, però, lo rende quello che è. Lo fa sentire autentico, sebbene a volte se ne vergogni.
Praticamente sono due persone impegnate a evolvere, a cambiare, a trovare loro stessi che, però, trovano piacevole spendere del tempo assieme, da soli, scambiarsi dell'affetto tacitamente rubandosi qualche bacio di sfuggita e... tenendosi per mano quando sono seduti in riva al mare, come è successo quella mattina d'estate. Mentre Eddie ascoltava la sua musica metal con il walkman e Steve leggeva una rivista di sport.
Mano nella mano, come se nulla fosse, come fanno le coppie.
E, dunque, sono una coppia, loro?
«Quindi?», lo incalza Eddie, quando vede che Steve non risponde e si gira a guardarlo, i suoi occhi neri sono illuminati da una luce intensa di curiosità e purezza, malgrado quello che ha dovuto vedere, nel sottosopra. Malgrado abbia visto morire quella ragazza innocente di fronte ai suoi occhi, in quel modo orribile... i suoi occhi continuano ad avere e restituire una luce vitale che non ha eguali e, per quanto ricorda, prima di lui Eddie non l'ha mai avuta, quella scintilla negli occhi. Si chiede se sia anche merito suo, se è ancora lì, tutto intero, masticato da un trauma ma non divorato.
«Pensavo al fatto che sono finito a fare il baby sitter a quei ragazzini senza che nessuno me lo chiedesse.»
«Tu sai fare sempre tutto, per quello fai anche questo, no?»
«Eh?», chiede Steve, lanciandogli un'occhiata al volo, confuso.
Eddie alza le spalle e toglie i piedi dal cruscotto. Li posa per terra, come un essere umano normale – e, per inciso, Steve non permette a nessuno si camminare sul suo cruscotto, solo a Eddie e non sa se è perché non sa come dirgli che non può o perché, in fin dei conti, guardare le sue gambe distese e coperte dai suoi skinny jeans strappati sulle ginocchia gli dà un senso di benessere interiore.
«Quello che ho detto: sai fare un sacco di cose, quindi il baby sitter è solo l'ennesima marcia in più.»
Steve sbuffa via una risata amara. «Tu hai una visione così distorta di me che sembro sempre uscito da uno di quei tuoi eroi di D& coso... come si chiama.»
«D&D», lo corregge, ma senza saccenteria anzi, c'è un tocco di noia nel doverlo ribadire forse per la quarantesima volta da quando si conoscono. «Forse sei tu quello che ha una visione troppo distorta di sé. Sei talmente impulsivo, certo volte, che non ti rendi nemmeno conto di quante cosa sei in grado di fare. Sei... fermo in qualche punto del tempo, chissà. Forse quando non eri così.»
«Io sono sempre stato così.»
«No, non che io ricordi o... be', non sarei qui, immagino», risponde Eddie e lo vede girare il viso verso il finestrino. Incrocia le braccia al petto, quasi a disagio.
Steve alza le sopracciglia e si ferma a un semaforo rosso, e finalmente può guardarlo.
«In che... in che cazzo di senso? Che intendi dire? Che per come ero prima non potevo piacerti come persona?»
«No, intendo dire che io non potevo piacerti come persona, all'epoca. Se sono qui è perché anche tu vuoi, no?», chiede Eddie e Steve annuisce, non del tutto convinto di dove stia andando a parare quella conversazione. «E se lo vogliamo tutti e due qualcosa vorrà pur dire, insomma... la giornata al mare decisa all'ultimo momento, e poi le altre cose che succedono tra di noi... insomma, hai capito, no?»
Ha capito. O almeno crede di aver capito. E si fissano per un momento talmente lungo che il tempo quasi si sgretola sotto i loro piedi: il tramonto tinge di rosso il cielo, e le strade, e il parabrezza e tutto quanto, persino la sua anima confusa. Gli occhi neri di Eddie che riflettono la palla di fuoco che sta sparendo pian piano all'orizzonte, e sembrano racchiudere tutte quelle cose che proprio non riescono a dirsi.
Steve non sa che dire. In certe occasioni non sa mai che dire, così si avvicina semplicemente al suo viso e, prima che un bacio leggero dato a fior di labbra si trasformi in altro, qualcuno suona il clacson dietro di loro e li fa sobbalzare.
Entrambi tornano immediatamente alle loro posizioni iniziali, e sono come due statue di sale pronte a spaccarsi al primo scossone.
Il sole continua a scendere, dietro un palazzo di vetro che, invece, ne amplifica la luce gialla ma, a pensarci bene, non sarà mai forte come quella che ha visto poco fa negli occhi di Eddie, che ora sta disperatamente cercando alla radio una canzone che faccia casino, così da nascondere, forse, quello che loro sentono dentro. Gli è quasi grato.
Steve prende gli occhiali da sole che aveva infilato nel colletto della maglietta con i fiori hawaiani e li inforca immediatamente, come a voler nascondere a Eddie – e pure a se stesso – che le cose si stanno facendo più serie del previsto e che non sa più come controllarle.
Eddie fa lo stesso. Infila i propri e torna muto, con le braccia sulle ginocchia, quando riporta le gambe distese sul cruscotto.
Si guardano per un instante, e non ci riescono. Scoppiano a ridere, forse sapendo esattamente cosa passa ad entrambi per la testa.
«Forse un giorno ce lo diremo chiaro e tondo senza nasconderci dietro agli occhiali da sole, che dici?», ironizza poi Eddie e Steve ride, senza riuscire a trattenersi.
Raccoglie la provocazione: «Sì, penso che un giorno ci riusciremo», e, detto questo, la mano piena di anelli dell'altro si posa leggermente sulla sua, stretta intorno al cambio manuale della sua auto e, senza dire altro – non c'è bisogno di dire altro, prosegue il viaggio verso casa e, chissà, magari oggi è un giorno diverso. Magari oggi avranno il coraggio di concretizzare qualcosa. Fino a quel momento, almeno per ora, va benissimo così.
Fine
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top