CAPITOLO 56


''Sarà la centesima volta che mi alzo in piedi e poi mi risiedo di nuovo, altro che gli squat che faccio quando ci alleniamo!'' bofonchio indolenzita massaggiandomi le cosce. Posso bearmi solo adesso della sensazione delle carezze sul muscolo stressato, prima che il prete appresso a tutti gli altri fedeli mi costringano ad alzarmi di nuovo.

''Se tu facessi bene gli squat quelle giornate in cui ci andiamo ad allenare insieme, adesso non ti staresti lamentando per l'acido lattico'' mi risponde Raul avvicinandosi al mio orecchio per farsi capire bene nonostante il suo tono di voce basso.

Io e il mio ragazzo adesso che è finita la scuola e il tempo è più mite abbiamo deciso di tenerci in allenamento entrambi. Ne approfittiamo perché adesso che è estate e ci possiamo vedere più spesso, dedichiamo due giorni alla settimana allo sport, per quanto sia possibile. Perciò che ci rechiamo nella villetta delle rose, nonché la villetta dove ho perso la verginità, perché è l'unico luogo più intimo e solitario dove allenarsi senza sentirsi in imbarazzo per gli sguardi degli altri. Questa iniziativa è partita da me quando mi sono ricordata che ancor prima che ci mettessimo insieme, Raul mi aveva rivelato di essere attratto da ragazze robuste e con forme. Allora fissandomi su questo pensiero ho avuto paura di non essere abbastanza per i suoi gusti, dunque qualche giorno dopo, gli ho proclamato di volermi allenare per rassodare il mio sedere.

Alzo gli occhi al cielo per il suo tono derisorio e nel frattempo mi faccio aria con il pezzo di carta dove stanno scritte tutte le canzoni che recitano in questa chiesa.

''Quello non ti dovrebbe servire per seguire la messa?'' mi rimbecca di nuovo il mio ragazzo a cui ai lati degli occhi si sono formate delle pieghe, segno che è divertito da quello che sto facendo.

''Guarda da che pulpito! Quello che non smette di parlare perché annoiato dalla situazione. E comunque non è colpa mia se in questo posto fa un caldo da pazzi!'' mi lamento forse con troppa enfasi perché alcune persone devote al Signore si girano per lanciarmi un'occhiataccia. La quale interpreto come un caloroso invito a tacere. Sfoggio il mio sorriso più contrito e ritorno a prestare attenzione allo spilungone di fianco a me.

''Almeno ci ho provato! Vedi che bravo fidanzato che sono? Io mantengo le promesse, che ti credi?'' scherza nuovamente sebbene non ci sia nulla di falso in ciò che ha detto.

Riporto a galla il giorno in cui mi ha chiesto di sposarlo, nel bel mezzo di una litigata. A primo impatto mi era sembrata una sciocchezza, una cosa dettata dalla sua impulsività, una richiesta poco ponderata, l'ultima sponda su cui fare affidamento per farmi rimanere tra le sue braccia. Ho preso del tempo senza rimettere in mezzo l'argomento convinta che si sarebbe reso conto dell'assurdità della sua proposta in una situazione come la nostra. Ho passato i giorni a credere che non avesse razionalizzato abbastanza quel pensiero, a domandarmi come ci fosse finita un'idea del genere dentro la sua piccola testa scettica. Poi quando un mesetto fa mi ha detto convinto che voleva impegnarsi sul serio nel nostro futuro matrimonio, che lui non si rimangia le parole, e che è deciso a frequentare la sacra messa insieme a me, ho realizzato sul serio quanto sia determinato e affidabile. Per questo motivo ci troviamo già da mezz'ora in chiesa, insieme anche a mia madre che è rimasta molto stupefatta dal gesto premuroso di Raul. Lei ritiene che ci deve tenere davvero tanto a me per sacrificare il suo pensiero e per venire in questo luogo di sua spontanea volontà. E io non ne potrei essere più contenta, è una dimostrazione d'amore grandissima.

Colta da un'improvvisa tenerezza gli prendo la mano e gliela stringo facendo scivolare le mie dita sulle sue.

''La volete smettere voi due di parlare in continuazione?'' mamma ci guarda entrambi di lato come se stesse sgridando i suoi due bambini che fanno sporcizie con il cibo. Quasi mi strozzo quando Raul prende alla lettera ogni sua parola e, ammutolito, rosso dalla vergogna per essere stato ripreso, abbassa il capo come risentito chissà da quale colpa.

''Oh andiamo..che bimbo che sei!'' gli stampo un bacio sulla soffice guancia e vedo il suo viso ammorbidirsi.

Mezz'ora dopo in cui mi sbatto la mano in fronte sentendo mamma cantare le canzoni del coro, per poi vantarsi del fatto che ha sempre avuto una bella voce, usciamo dalla parrocchia e sono costretta a salutare Raul perché dobbiamo entrambi rincasare sennò si potrebbe fare troppo tardi per il pranzo della domenica. Il pomeriggio lo passo con le mie compagne di classe le quali hanno deciso di riunirci per rimanere in contatto in queste ferie che non ci potremmo vedere costantemente. Passo una bella serata tra gossip e risate finché non è giunta l'ora di tornare a casa. Quando mi accomodo nella vettura di mio padre l'aria è strana, più strana del solito. La tensione è palpabile e il fatto che la motivazione di ciò non è chiara mi rende ancora più nervosa facendomi sentire come se dovessi affrontare il peggio da un momento all'altro. Come quando in una giornata afosa si scatena la tempesta. Papà per un attimo mi guarda negli occhi dallo specchietto retrovisore, un lato della sua bocca si alza all'insù e non mi sembra nulla di rassicurante. Il suo ghigno mi fa sentire impotente sotto il suo potere. Una volta a casa per evitare ogni tipo di approccio con mio padre scappo letteralmente dentro la mia camera. Con il respiro corto mi affretto a chiudere la porta a chiave dietro le mie spalle e mi lascio scivolare fino a terra contro di essa. Indugiando un po' se avvertire Raul di qualche pericolo o meno, vedo le mie mani tremare e lentamente estraggo il cellulare da dentro la tasca.

Io: ''Sento che sta per succedere qualcosa di grave, papà ha una strana espressione che sta a significare molte cose, ho paura che si sia arrabbiato e che possa scoppiare da un momento all'altro. Non so ancora per cosa. Se non rispondo è perché sono nei guai. Ps: ti amo''

Nel momento in cui finisco di digitare la porta dietro di me vibra, papà sta iniziando ad urlare contro mamma ma non riesco a scandire le loro parole. Poi una mano batte contro il legno e prima di aprire prendo un grosso respiro e tasto la zona dove sta il mio cuore. Fortunatamente è Todd che in lacrime chiedeva di entrare. Gli lascio il giusto spazio necessario per strisciare i suoi piedi per terra finché non si è introdotto del tutto e poi chiudo di nuovo la porta come se fosse l'unica fonte di sicurezza su cui contare.

''Ehi, che c'è? Che succede?'' chiedo come se non sapessi già che Todd odia quando i miei litigano, si spaventa molto e si lascia trasportare dalle emozioni.

Mi abbasso alla sua altezza e cerco di tenerlo fermo per le spalle, ma mi è quasi impossibile. Abbassa il capo e poi si asciuga le lacrime con la manica della sua maglia. Se fosse un'altra situazione lo riprenderei per il gesto poco igienico appena fatto.

Prova a spiccicare qualche parola ma la voce lo tradisce e poi scoppia a piangere più forte quando qualcuno batte di nuovo alla porta. Abbassa e riabbassa la maniglia nel tentativo di aprirla. Riconosco l'ombra delle mani possenti quando le batte contro il vetro e ho paura si possa rompere.

''Apri immediatamente questa porta prima che la sfondo a calci!''

Sì è sicuramente mio padre.

Con il cuore in tumulto mi avvicino quanto basta per girare la chiave e poi mi riallontano di tre passi per mantenere una certa distanza.

''Vieni di lì. C'è una cosa che mi devi spiegare'' il suo tono rude e forte mi fa sussultare sul posto. Aspetto prima che si allontani e che inizi ad incamminarsi e poi, con gli occhi sgranati, mi dirigo anche io in salone con una marcia molto lenta. Mamma è di lì che mi aspetta appoggiata contro la tavola e sembra molto preoccupata. Si passa una, due, tre volte le mani tra i capelli e non fa altro che comunicarmi qualcosa con lo sguardo, ma non riesco a scorgere altro che terrore e brutto presentimento. D'altro canto mio padre che ha avuto giusto il tempo di spogliarsi e di mettersi il pigiama scuote il mouse sulla sua scrivania per illuminare il monitor del suo computer. Quando l'immagine finisce di caricarsi mi si mozza il fiato e sento il peso di tutti i problemi che avverranno da questo giorno in poi schiantarsi sul mio corpo minuto. Goccioline di sudore iniziano a scendere dalla fronte in giù, talmente grosse che sento il loro percorso. Chiudo per un secondo gli occhi e immagino se io avessi un padre con un carattere differente come sarebbero cambiate le cose.

Forse sono dei pensieri cattivi ma, se io avessi un padre totalmente differente, mi ammonirebbe con lo sguardo per non averglielo detto subito, fisserebbe a lungo l'immagine sul monitor di me e Raul che ci baciamo, e dopo essersi finto offeso, avrebbe aperto le braccia per rinchiudermi in un abbraccio, per darmi le sue congratulazioni, per darmi la sua approvazione sul fatto che sono fidanzata e sarebbe stato felice del fatto che sua figlia sta crescendo.

Invece succede tutt'altro che questo.

''La fotografia chi ritrae?''

''R-raul, quell'amico che è venuto a cenare qui molto tempo fa'' mormoro a bassissima voce.

''Ho sentito bene? Hai per caso detto amico? No perché nella foto le vostre labbra sono appiccicate. Quindi con questo vorresti dirmi che baci tutti gli amici che hai?'' si prende beffe di me e dopo questo penso che la mia fine è già segnata. Non ci saranno vie di uscite, lui non si calmerà e andrà a finire come l'ultima volta. Mi proibirà di vedermi anche con Raul, e dovrò stare altri mesi in punizione senza avere il permesso di uscire nemmeno per comprare il pane. Inizio a chiedermi quand'è che mi concederà la libertà che bramo, quel poco in più che serve a farmi respirare e a vivere tranquillamente come una normale ragazza della mia età.

Senza accorgermene sto già piangendo sia per la paura che mi metta le mani addosso sia perché ho costruito troppo con Raul fino ad ora, e ho scoperto che lui è un ragazzo troppo d'oro per lasciarlo andare e per permettere che stia con una qualunque. Una che non sappia apprezzarlo nel giusto modo, una che non gli dia la giusta importanza, una che non lo ricopra dell'affetto che si merita. Una che non sia capace di farlo ridere, una che non sia profonda abbastanza da rapire la sua mente.

''Papà..per favore..'' non riesco a finire la frase perché neanche io so di che supplicarlo. Forse di lasciarmi andare? Di permettermi di stare con lui senza problemi? Di riconoscere che è un bravo ragazzo al contrario del mio ex? Di non farmi del male? Di non prendersela come al solito con mamma?

Inizio a tremare da capo a piedi, le gambe sono improvvisamente molli e non so fino a quando mi sorreggeranno ancora. Mi mordicchio il labbro inferiore quando vedo che avanza pericolosamente verso la mia figura.

Adesso che sento la vibrazione dei messaggi di Raul contro la mia coscia, mi rendo conto che devo fare di tutto per convincere mio padre. Devo almeno provarci.

E' il momento per me di venire fuori allo scoperto, di dirgli tutta la verità nel tentativo che possa apprezzare questo gesto.

''Ti dirò tutto. Io..noi..siamo fidanzati quasi da un anno, tra qualche settimana è il nostro anniversario. Ti giuro papà, volevamo dirtelo, Raul soprattutto, insisteva sul fatto che avrei dovuto dirtelo fin da subito perché è stato difficile per noi essere fidanzati per tutto questo tempo di nascosto! Ma io non prendevo mai coraggio e non sembrava mai il momento giusto per rivelarlo. Avevo paura della tua reazione, di questa reazione. Insomma se solo tu fossi..'' mi muoiono le parole in gola e non riesco più a riprendere tanto dei fremiti che mi scuotono.

''Che io fossi cosa? Hai pure il coraggio di ribaltare la situazione quando poi sei tu che hai fatto schifo? Sono stato l'ultimo che è venuto a saperlo, lo sapevano tutti tranne me, mi hai mentito per un anno intero, un anno di bugie. E non riconquisterai tanto facilmente la mia fiducia'' inizia di nuovo ad avvicinarsi e sembra che stiamo giocando a 'giro giro tondo' quando non faccio altro che percorrere il perimetro della tavola e lui dietro di me.

''Lasciala stare, non permetterti di torcerle un solo capello, mi hai sentita? Non ha fatto nulla di male, tutte le ragazzine alla sua età si trovano il fidanzatino'' ed è quando interviene mamma che scoppia il caos. Mio padre odia terribilmente il fatto che mia madre prenda le mie difese, però dopotutto se non lo fa lei chi è che ci pensa a me?

La ringrazio velocemente nella mia testa di essere così buona, di sacrificarsi e di correre ogni volta dei pericoli per i disguidi tra me e mio padre.

''Tu non puoi proprio metterti in mezzo! Ed è così che la difendi vero? Scommetto che per tutto questo tempo l'hai aiutata a fare la puttana! Ma da una mamma come te cosa ne poteva uscire?'' BAM BAM BAM!

Lo urla talmente forte che ho paura che lo notizia sia arrivata forte e chiara pure ai nostri vicini. E non biasimerei nessuno se adesso qualcuno sentendo le urla venisse qui a dare un'occhiata e ad assicurarsi che vada tutto bene.

Dopo l'ennesima volta che vengo chiamata in quel preciso modo non riesco a capire più nulla. Mi colpisce all'altezza del petto proprio come l'ultima volta che mi è stato affibbiato lo stesso denominativo, però da Vincent. Solo che adesso non si tratta di un ex arrabbiato e rammaricato, ma di mio padre, la persona che mi ha messo al mondo. Dovrei esserci abituata comunque, nel corso degli anni mi ha detto tante di quelle cattiverie che ne ho perso il conto. Perciò che non mi spiego perché io provi ancora qualcosa al suono di queste parole. So di non essere come lui mi ritrae, so di non essere la povera illusa, bambina precoce, che pecca solo se in tutta la sua vita si è messa con più di un uomo.

Mi distraggo un attimo dal loro litigio solo per rispondere a Raul e dirgli che qui le cose stanno decadendo e che quando gli farò il segnale, se necessario, dovrà chiamare la polizia. Oramai posso contare solo su un aiuto esterno, perché qui ci troviamo tutti in trappola.

Velocemente nascondo di nuovo il cellulare dalla vista dell'uomo con i capelli scuri brizzolati, che non riesco a riconoscere più come mio padre, mentre è intento a fare del male fisico e morale a quella poverella di mia madre.

Mi accuccio in un angolo della stanza, con gli arti superiori che mi abbracciano il corpo, e nel frattempo riesco ad udire solo alcuni spezzoni di quello che si stanno dicendo.

''Tu sei insopportabile! E' impossibile convivere con un uomo come te, non lasci respirare a nessuno della famiglia. SEI PAZZO, MI HAI SENTITO? SEI COMPLETAMENTE FUORI DI TESTA, E SE NON LA SMETTI DI AGGREDIRMI CHIAMERÒ LA POLIZIA E TI FARÒ SBATTERE IN CELLA!'' grida mia madre costatando la sua legittima difesa.

Oh quanto vorrei che tu lo facessi, quanto vorrei che tu lo denunciassi e mettessi fine a tutto questo una volta e per tutte, mamma!

''Si te lo consiglio proprio, perché sennò questa sera andrà a finire male''...

...''Tu sei più disgustosa di tua figlia perché le dai una mano a fare la puttanella in giro! Io già lo so come andrà a finire, farà la stessa fine tua: uscirà con la testa da fuori al sacco, farà lo stesso tuo errore e si rovinerà per sempre la sua vita'' ed ecco che mio padre rimette in mezzo la carta della gravidanza inaspettata di mamma, incolpando solo lei di essere stata poco prudente e facendo sentire me ancora più indesiderata e sbagliata. Mi chiedo se l'uomo che sta sputando tutte queste cattiverie sulla sua famiglia abbia avuto un solo momento in cui si sia reso conto di volermi bene, oppure mi abbia odiata dal primo momento fino all'ultimo.

''Non c'entra nulla questo, avere un fidanzato non significa per forza essere condannati a vita! Non le è ancora permesso di fare queste cose. L'ho educata bene e ti assicuro che ci vorrà ancora tempo per parlare di sesso. Non è il suo caso''

Mi dispiace mamma per deludere le tue certezze. Spero che verrai il più tardi possibile al corrente che il giorno in cui ho perso la verginità è assai remoto. E ancora me ne pento, non sai quanto.

...''Andiamo Raul è un bravo ragazzo, non è come il precedente. Lasciala stare per una buona volta. Io mi sono scocciata di mettermi sempre tra voi due''...

''Questo però non giustifica il fatto che ne ha già scambiati due per adesso. E quando si lascerà in futuro anche con quest'altro, poi ne cambierà come minimo altri cinque prima di trovare quello giusto per lei'' non posso far a meno di sentirmi chiamata di nuovo in causa con il suo sguardo accusatorio puntato dritto sui miei occhi lucidi. Ed è proprio in questo momento che scoppio e mi gioco tutto lasciandomi andare in balia dei sentimenti. Non so bene se mi ha smosso di più la sua frecciatina o il fatto che io e Raul ci lasceremo. Io non voglio che accada, sto così bene con lui. Ammetto che non posso prevedere il futuro, ma sono talmente sicura sul nostro amore sincero che nemmeno le parole di mio padre mi potrebbero far mai dubitare.

Perciò che mi metto in ginocchio davanti a lui e faccio ciò che mi è rimasto. Pregarlo. Gli prego di fare in modo che io possa continuare a frequentare il soggetto della discussione. Gli prego di comprendermi. Gli prego con le mani giunte, con la voce strozzata e le lacrime amare.

''Non portarmelo via..io..ecco..io lo amo'' e mai avrei potuto dire cosa più vera e significativa di questa dinanzi ai miei genitori. Dopo la mia rivelazione papà sembra ammorbidirsi quanto basta per non picchiarmi seduta stante, e mia madre mi incinta con lo sguardo di andare in camera promettendomi che se la vedrà lei.

Adesso mi sento così stanca che non riesco nemmeno a spogliarmi, a struccarmi o lavarmi i denti. Con i movimenti delle gambe mi disfo delle mie scarpe e mi infilo sotto la trapunta del letto, perché anche se è estate alle prime ore del mattino l'aria fredda inizia a farsi sentire.

Riesco a malapena a tenere gli occhi aperti per il tempo necessario di guardare ciò che scrivo a Raul. Dopo molte cancellature e sbagli dovuti alla mia stanchezza improvvisa, riesco ad avvertirlo del fatto che non c'è più bisogno di chiamare le forze dell'ordine, che non mi ha fatto nulla per adesso, e che prometto di raccontargli tutto per filo e per segno l'indomani.

Dopodiché mi lascio cullare delle braccia di Morfeo.

L'unica cosa che però riesco ancora ad udire prima di crollare del tutto è che mamma vuole il divorzio.

SPAZIO AUTRICE:

Salve bella gente. Sono così mortificata per tutto, ammetto che stavolta è passato davvero tanto tempo dall'ultimo aggiornamento, ma ho delle spiegazioni. Semplicemente sono successe molte cose in questo periodo che mi hanno ostacolato la scrittura. Infatti non ho avuto nemmeno il tempo di fare i compiti e come al solito mi ridurrò all'ultimo secondo (chi è nella mia stessa situazione?)

Diciamo che non me la sono vista molto bene perché sono dovuta stare per una settimana chiusa in casa ad accudire mio fratello con la febbre. Successivamente l'ho presa anche io, e quando mi è passata ho avuto un mal di gola atroce e poi ancora mi sono venute le mestruazioni. (Ne parlo così liberamente perché penso di avere più lettrici femmine che maschi. Ma se qualche sesso opposto sta leggendo, vi porgo le mie più sincere scuse)

Poi quando mi sono finalmente decisa a prendere in considerazione il capitolo, mi mancava l'ispirazione e infatti tutt'ora non penso che sia granché.

Vi volevo avvisare inoltre che siamo agli sgoccioli e che mancano pochi capitoli prima che il libro finisca, dunque se mi prendo del tempo in più è per fare un buon lavoro. Anche perché a parere mio sono i capitoli più importanti questi che avverranno.

Bando alle ciance, se volete ditemi come sono state le vostre vacanze di Natale (io le ho passate da schifo) e auguri in ritardo!

Baci.

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