How the end began

Non ricordo bene come ebbe inizio tutto questo.

Erano i primi di settembre, e mi ricordo che pioveva.
Il mio turno era finito e avrei dovuto tornare a casa.
E beh, fu quello che feci.

Quasi.

Camminavo fischiettando una melodia improvvisata sul marciapiede, ero sereno, mio padre quel giorno sarebbe stato in casa, evento più unico che raro, quindi mi faceva piacere il pensiero di passare il pomeriggio in sua compagnia, cosa che non avveniva da un po', in verità.

"Tyler sbaglio?".

E la mia vita cambiò.
Quell'unica frase fece cadere tutte le mie aspettative, i miei principi morali, e tutto ciò in cui avevo creduto fino ad allora, tutte le mie certezze, crollarono, come in un castello di carte.

"Si, con chi parlo?" Il finestrino si abbassò, una donna dai capelli rossi si sporse leggermente, sorridendomi.

"Oh, chiamami Merylin" alzai un sopracciglio, e adesso da dove sbucava questa Merylin?.

"Posso aiutarla?" Chiesi gentilmente, "forse sono io quella che potrebbe aiutarti" corrugai la fronte.
Cosa significava?
"Non capisco" lei sospirò e si levò gli occhiali, "entra, avanti, riguarda tua madre" mi irrigidii e rimasi immobile, incapace di parlare.

Sapeva qualcosa della mamma?

"Come la conosce?" Lei mi invitó a salire, e fu lì che sbagliai, che presi la decisione che mi avrebbe sconvolto la vita, e non in modo positivo.

Mi porse una cartella clinica.
Francois Galpin
Rabbrividii.
Mi spiegò che erano molto amiche, che lei era una Reietta e che aveva studiato alla Nevermore, mi disse che era molto intelligente e molto bella, perfino che mi assomigliava.
Mi mostrò poi la parte negativa della storia, mia madre era una Hide.
Onestamente, non avevo ben chiara la definizione di Reietto, e non avevo la minima idea di cosa fosse un Hide.
Le chiesi cosa fossero questi Hide, e lei mi raccontò che erano dei mostri, dei mostri che avevano potere di uccidere, ma mi disse di non temere, perché mia madre era sempre stata una donna dal cuore d'oro, che il suo lato di Reietto interiore non si era mai palesato, fino a quando, un giorno, durante una lezione, una professoressa della Nevermore obbligò tutti i Reietti a mostrarsi per quello che erano.
Mia madre ovviamente obbedí, e fu in quel momento che si scatenò l'inferno.
Gli Hide sono imprevedibili, mi disse.
E lei venne espulsa e derisa solamente perché lei era un mostro, una persona da cui bisognava stare alla larga.
"È tutta colpa dei Reietti, soprattutto della Nevermore, lo capisci, Tyler?" Mi disse dolcemente, e cosa dovevo fare io? Dopo quello che avevo sentito, non potevo che trovarmi d'accordo.
Ero arrabbiato, non solo per il racconto di Merylin, ma anche, e soprattutto, per il fatto che mio padre non mi avesse mai accennato a questa storia, mi aveva mentito, si era inventato la storia del bipolarismo, e che si era suicidata non potendo sopportare i suoi comportamenti bipolari.
Merylin mi disse che invece furono loro, i Reietti, che la spinsero ad uccidersi per il fatto di non essere più accettata, di averla resa un mostro agli occhi di tutti, lei, che era sempre stata una donna speciale.
Aveva perfettamente senso, mi dissi.
Quindi mi disse che avrebbe potuto farmi riavvicinare a lei, che lei aveva trovato il modo giusto per fare comunicare i morti con i vivi, ma che dovevo fare un sacrificio.
Mi spiegò che avevo ereditato da lei il gene dell'Hide, ma che non si era mai palesato, in me, che era sempre stato nascosto in un angolo della mia anima, senza che io lo sapessi.
Ma che si poteva far si che quella parte potesse venire risvegliata, e che lei ne sarebbe stata capace.
Si inventò di tutto, mi raccontò migliaia di storie, con l'unico obbiettivo di accettare la sua offerta.
Risvegliare il mio Hide.
Non ero d'accordo, all'inizio, ma lei era così determinata, continuava a ripetere che i Reietti fossero persone orribili, che era colpa della Nevermore se mia madre si era tolta la vita, insisteva, insisteva.
Ripeteva la stessa storia, in una lente sempre più macabra, sempre più piena di odio, di disprezzo, con l'intento di trasmettere lo stesso sentimento in me, e ci riuscí.
Le chiesi cosa avrei dovuto fare di tanto rischioso e doloroso per risvegliare questo maledetto Hide, e lei mi spiegò che avrei dovuto esserle fedele per l'eternità.
Ma no, non volevo essere schiavo di nessuno.
Così rifiutai, ma lei mi afferrò il polso, lo strinse fino a farmi male.
"Non finisce qui Tyler, hai preso la decisione sbagliata" ripartí a tutta velocità lasciandomi sul marciapiede, confuso e dolorante nel punto in cui mi aveva afferrato.

Tornai a casa che ero su tutte le furie.
Trovai mio padre seduto sul divano, aveva un pacchetto di popcorn fra le mani e cercava un film da guardare, probabilmente aveva aspettato me per sceglierlo per poi guardalo insieme.
Aprii la porta con forza e lo guardai con la rabbia negli occhi, ma lui ricambiò con una smorfia confusa in viso.

Gli dissi tutto, tutto quello che Merylin mi aveva riferito, glielo dissi con rabbia, con lacrime amare sulle guance, urlandogli in faccia la verità, e lui rimase in silenzio, finché il mio sbotto ebbe fine.

Mi guardò come mai mi aveva guardato.
Era triste, ma c'era una scintilla di terrore nei suoi occhi stanchi, non disse niente.

Continuai a fissarlo, in attesta di una risposta.

"Hai ragione" mi disse prima di chiudersi in camera.

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