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Dirsi addio non è mai semplice. Non è mai abbastanza. Non è mai ciò che concretamente vorresti fare. Dirsi addio non è mai...
I colori sono infiniti, le sfumature altrettanto. Si scopre qualcosa di nuovo e temporaneamente si abbandona altro.
Dirsi addio non è definitivo, non è un ulteriore punto aggiunto ad una vita di virgole, punto e virgola e daccapo. L'addio può divenire un arrivederci o il futuro. Un rimandare per rincontrarsi.
Affori ha le strade, tutte, cementate. Sono scure, nere, con qualche buca rattoppata. Sono lunghe, interminabili, talvolta intervallate da sensi unici o vicoli ciechi. I palazzoni da cinque piani ed oltre adombrano i marciapiedi e i lampioni si illuminano ben presto. Le gomme dell'auto sono perennemente lisce, talvolta sgonfie, ma voglio dire, ci sta. Basta recarsi in un distributore di benzina e chiedere di metterle apposto. È la prima volta che mi capita. A Minori avevo due possibilità, o l'auto parcheggiata o le ruote sporche di terra. Tendenzialmente la prima opzione era la prediletta, poi subentrava la bicicletta o la moto...
Sono partita all'alba. La Panda rossa caricata la notte prima. Ho chiesto alla vicina del terzo piano di poterla posteggiare per una notte nel suo box auto, evitando così di lasciarla stracarica alla mercé di chiunque. Una macchina di dimensioni discrete, sovraccarica di borse e buste, può far gola, a me compresa, che in ogni pacchetto rinvengo un frammento di me stessa. Nessuno in questi dodici mesi mi ha messa in pericolo, nessuno mi ha infastidito. Mi sono sempre sentita al sicuro. Ma il sol pensiero che qualcuno possa guardare la mia esistenza inscatolata, mi crea un disagio non indifferente. Probabilmente non ci avrei dormito la notte e comprenderete che non sarebbe stato il massimo dovendo percorrere svariati chilometri. Del mio essere non è rimasto che i pacchi nell'auto.
Jessica mi ha preparato dei panini con prosciutto per il viaggio, Riccardo una borsa termica con acqua ghiacciata e Manuel un sacchetto con caramelle e cioccolatini da consumare per ingannare il tempo.
Dirsi addio non è mai semplice, soprattutto quando hai a che fare con persone così oneste, così normali e così dannatamente fuori dal comune. Avere una certa sensibilità e disponibilità verso terzi oggi è un lusso che appartiene a pochi.
Ho appoggiato l'orecchio sul cuore di Jessica. Ho chiuso gli occhi, sussurrandole di non perdermi mai di vista, di non abbandonarmi, perché sebbene io non sarò più con lei, avrò a maggior ragione bisogno delle sue parole calde, delle sue riflessioni pacate. Di quel sorriso che infonde fiducia.
Manuel ha posto sul mio capo il cappello nero in stoffa che puntualmente indossa per fare lo smargiasso. Ho ricambiato con un bracciale di cotone, quelli da spiaggia, i porta fortuna. Qualcosa di apparentemente banale, che conserva un segreto. L'auspicio della persona che lo indossa. Qualcosa che si desidera ardentemente, qualcosa di nuovo per il futuro.
Mi sono messa seduta sul lato guidatore, li ho salutati con la mano. Li ho adorati tutti per la loro bellezza, la loro generosità, ma non meno per il loro cuore. Come si fa per le cose piccole, quelle che reputi scontate quando le hai a portata di mano. Quelle che nella quotidianità rappresentano una routine, ma delle quali avverti l'assenza non appena scompaiono. Minuscoli frammenti che compongono un emozione, tutto ciò di estremamente indispensabile.
Non so se Milano mi rivedrà e se io rivedrò lei. Sta di fatto che non la dimenticherò con tanta facilità e che avrò per sempre cura del suo ricordo nella mia mente e nella parte più segreta del mio io.
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Fine settimo capitolo.
Baci e a presto❤
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