XIV CAPITOLO

Un urlo di frustrazione, disperazione, rieccheggiò nella stanza in cui era rinchiuso Moroni: il suo pranzo dopo molti tentativi per mangiarlo era finito per terra, condannando l'Angelo a soffrire in una lenta agonia famelica.

Non era abituato a perdere le sue battaglie, ma forse, pensò, con una stretta al petto, che questa sarebbe stata la sua ultima.

Guardò con rimorso e rancore il cibo per terra, quindi fece un sospiro profondo e si inumidì le labbra secche con la lingua pensando ancora a come liberarsi, distraendosi spesso per via dei morsi della fame che lo stavano mandando al manicomio, e sentendo che non gli veniva alcuna idea, perse le speranze chiudendo gli occhi e aspettando l'ora della sua morte.

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-Michael!- una voce anziana lo fece sobbalzare.

L'Angelo Vendicatore aprì gli occhi per poi richiederli quasi subito: una luce abbagliante glieli ferì facendoli lacrimare.

Aveva un forte mal di testa, gli sembrava di non aver dormito per mesi, anni.

-Michael!- ripetè la voce, più insistente di prima, e due mani gli presero il viso.

-Annie?- mormorò a fior di labbra Moroni. Aveva la gola secca e pronunciare quella parola lo fece soffrire fisicamente e spiritualmente.

-Michael. Apri gli occhi. Non sono Annie, chiunque lei sia. Tu davvero vuoi presentarti così ad un Arcangelo?-

Quelle parole furono come una doccia fredda: Michael prese un bel respiro e aprì gli occhi. Il volto familiare di Mananiel gli comparve davanti, preoccupato.

-Dove...?- iniziò a chiedere, ma il vecchio Arcangelo gli intimò di fare silenzio. -Sei in Paradiso, Michael. Ho voluto vedere come te la stessi cavando con la tua missione e vedo che stai perdendo la battaglia. Vorrei tanto aiutarti, ma sai com'è: la stirpe Angelica non è solidale, e quando un Angelo è in missione, deve riuscire a superarla da solo, e poi se raccontassi agli altri ciò che ho visto, il tuo corpo incatenato, mi prenderebbero per matto, cosa che in realtà già fanno. Sai, Mich, devo essere sincero, tu mi manc...-

-Fermo.- Michael lo guardò negli occhi azzurri come il cielo. Quegli occhi gli diedero una sensazione di disagio.

Non capì bene perché, forse per il timore di tutta la conoscenza contenuta in quelle iridi.

-Tu sai chi è la persona, l'aura, o la cosa che mi ha incatenato? Mi servono più informazioni possibili per sconfiggerla.-

La potenza curativa del Paradiso fece passare all'Angelo Vendicatore il mal di gola.

Il vecchio ridusse le sue labbra in una linea sottile e scosse leggermente la testa.

-No. Vorrei capirlo anche io. Non mi piace vederti soffrire, amico.-

Michael per tutta risposta annuì. Non capiva bene tutta quella confidenza che gli stava dando in quel momento l'Arcangelo, anzi, si ritrovò a pensare che Mananiel lo aveva iniziato a considerare un suo amico perché era l'unico Angelo che aveva la certezza che non aveva perso tutte le staffe.

A questo pensiero si ritrovò a sorridere malinconico, felice di essergli amico, ma anche triste per la solitudine del vecchio. Non deve essere per niente semplice venir allontanati dalla propria stirpe solo per una credenza falsa, solo per un'infamia.

Ad un certo punto l'Angelo Vendicatore sentì una voce femminile, sadica, maligna, chiamarlo.

-Michael... svegliati.- non capendo cosa stesse succedendo, i due Angeli si guardarono interdetti, finchè, dopo pochi secondi, Michael non si piegò in due dal dolore: per un attimo gli era mancata l'aria nei polmoni, come se qualcuno gli avesse tirato un pugno.

-Beh, vecchio mio, ci sentiamo.- Mananiel lo salutò agitando una mano callosa per aria, consapevole del fatto che non avrebbe potuto fare niente per fermare l'agonia dell'altro, quindi il Paradiso scomparve dalla vista dell'Angelo Vendicatore, facendolo rimanere per un attimo sospeso tra i due mondi, immerso in un buio totale.

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-Si saranno accorti della nostra assenza?- Jessie camminava a passo spedito verso il ristorante.

-Considerando quanto i nostri compagni tengano a noi, no.-

Fece un sospiro, per poi aggiungere:-Ma non si sa mai, Jess.-

Sam sorrise alla ragazza che guardava davanti a sè immersa in dei pensieri che non le facevano percepire lo sguardo di Sam sul suo corpo.

Dopo aver letto alcune pagine del libro avevano controllato l'orario che segnava le ore in cui si doveva pranzare, quindi avevano nascosto la loro ancora di salvezza, anche se Jessie voleva portarlo con loro. E se glielo avessero rubato? Se quel libro avesse qualche strano potere o qualche strana energia per cui gli Angeli più potenti potevano percepirlo a lunga distanza e glielo avessero requisito?

-Jess, stai bene?- Sam le poggiò una mano sulla spalla e i due si fermarono davanti all'entrata del ristorante, ritrovandosi a guardarsi negli occhi, quelli preoccupati di lui in quelli sognatori di lei.

Jessie annuì piano e una ciocca di capelli ribelli le cascò davanti agli occhi.

Ridendo, Sam gliela sistemò dietro all'orecchio con una rapida carezza sulla gota arrossata di lei, che sorrise a sua volta.

-Ragazzi, mi dispiace interrompervi, ma non è il momento di amoreggiare. Entriamo nel ristorante, che stanno arrivando i vostri compagni. Forza!-

La Fray passò davanti a Sam entrando nel ristorante, quindi i due ragazzi la seguirono mano nella mano. Forse al tavolo sarebbero riusciti a fare una conversazione in cui sarebbero arrivati a trovare delle risposte alle molteplici domande sorte quelle due giornate. Tutto dipendeva da Sky, che poteva sedersi, o meno, al loro tavolo.

Sempre che fosse arrivata...

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-Caspita!- Moroni imprecò censurandosi, quindi tossì così forte da fargli mancare per un attimo l'aria, per poi accorgersi che ciò che aveva tossito non era solo saliva, ma anche sangue.

Era la sua anima che si ribellava a quella agonia.

Una risata femminile lo fece trasalire.

-Oh, Michael, non mi piace il fatto che tu possa solcare liberamente la linea sottile che divide Paradiso e Terra. Per quanto mi riguarda, da oggi in poi tu vivrai solo sulla Terra, e perché no, magari riesco a spedirti all'Inferno...-

La voce rise nuovamente e colpì allo stomaco l'Angelo prima che potesse replicare, quindi gli prese la gola tra le mani sogghignando.

Michael ormai avvertiva solo lontanamente la stretta gelida provocata da quelle dita familiari, lunghe, sottili, femminili.

Pallini neri iniziarono a danzare davanti agli occhi dell'uomo, che prima di perdere del tutto i sensi capì cosa stava facendo la figura: lo stava indebolendo per impossessarsi di lui.

In quel momento scorse un bagliore dorato che cascava dal cappuccio della ragazza e finalmente capì chi era il suo assalitore.

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-Non sono sicuro di quello che sto per dire, però, se non mi sbaglio, Samaniel aveva una figlia.- Sam stava masticando un pezzo di pane mentre pronunciava quelle parole.

Con il fatto che nessuno dei loro compagni si era seduto con loro, potevano parlare liberamente.

-Sì, eh? Alla faccia delle regole! E dove l'hai letto?-

Gli occhi schiariti dal sole di Jessie si posaronl curiosi sul Cherubino, che le sorrise.

-Un po' di anni fa, quando ancora mi piaceva studiare, nella grande biblioteca del Paradiso ho trovato un libricino simile al tuo con dentro altri segreti. Probabilmente era lì per errore. Là ho letto che Samaniel ha una figlia, solo non rammento il nome...-

Sam si fece pensieroso mentre Jessie sorrideva beffarda.

Accorgendosene, il ragazzo le chiese, scherzoso:-Che c'è?-

-Ma da quando esiste la parola "rammento"?- rise, divertita.

-Ehi! Guarda che esiste! Va' sul dizionario una volta ogni tanto!- Sam mise su il broncio, ma chi voleva prendere in giro? Si stava divertendo anche lui, e neanche poco, infatti si unì subito alla risata della ragazza. Contagiosa. Melodica.

Solo allora si accorse di quanto l'amava, e che avrebbe dato la sua vita per lei, per la sua felicità.

Poco dopo Sam divenne d'un tratto serio:-Jess, forse mi ricordo la prima lettera del nome...- lo sguardo di nuovo pensieroso. -penso sia una "S".-

Jessje lo guardò attentamente prendendo un po' di mollica dal pane e portandosela in bocca. -Mmmhh... "S"? Sarà forse Sam?-

Il Serafino la guardò di traverso:-Ti sembro forse una ragazza?-

-Mh, sì, una ragazza molto attraente.- i due risero, ma furono interrotti da un loro compagno che interpellò Sam.

-Oh, sai dov'è Moroni?- gli chiese. I due Cherubini si guardarono un attimo negli occhi smettendo di ridere.

Effettivamente non lo sapevano ancora e dovevano mettersi all'opera per trovarlo. Sam scosse leggermente la testa e il loro compagno si voltò per andarsene sconsolato.

-Jess.- Sam guardò la sua ragazza abbassando la voce.

Aveva paura di sapere come stesse l'Angelo Vendicatore. Non sapeva cosa gli fosse successo, come stesse, e comunque gli voleva bene, era diventato come un padre per lui.

La ragazza si girò e una ciocca ribelle le solleticò il viso.

-Dobbiamo trovarlo. Ora. Andiamo.- il ragazzo fece per alzarsi, ma Jessie lo bloccò sporgendosi dal tavolo e toccandogli un braccio.

-E la Marianne cosa dirà? Va bene la Fray che c'avrebbe lasciati andare, ma la Marianne non sa della nostra natura e...-

-Fingiti malata. Da ora in poi hai la febbre- la interruppe Sam.

L'Angelo Custode lo guardò interdetta.

-Ma non è meglio se lo fai tu? Hai più esperienza...-

-Sì, ma tu hai i capelli più lunghi. Sta' al mio gioco e vedi che andrà tutto bene.-

Jessie era ancora più interdetta sul da farsi, ma si fidava di Sam, e sapeva che spesso le sue idee erano geniali, quindi si lasciò trascinare nel suo piano sperando di non fallire miseramente.

I due Angeli si alzarono, e Sam prese sotto braccio la ragazza, sussurandole:-Fa' sì che i tuoi capelli coprano il più possibile il tuo viso e pensa a qualcosa che ti fa paura o ti imbarazza, magari impallidisci o diventi rossa.-

La ragazza alzò gli occhi al cielo e piegò di un poco il busto mentre camminava verso l'uscita attaccata a Sam.

Una volta, quando era alle elementari, stava per andarsi a sedere al suo banco, e con il fatto che tutti i suoi compagni la escludevano (all'epoca non c'era Sam), decisero di farle uno scherzo: a terra, sotto la sedia, avevano versato un po' d'acqua, e mentre Jessie si stava per sedere, le avevano tolto la sedia e quindi la Serafina era caduta all'indietro, nella pozza d'acqua, e tutti le avevano iniziato a dire che era incontinente e che era bagnata perché non aveva fatto in tempo ad arrivare al bagno.

Questo pensiero fece arrossire la ragazza giusto in tempo: i due erano davanti alle professoresse e Sam aveva iniziato a parlare facendo un occhiolino nascosto alla Marianne ma molto visibile alla Fray, che sorrise complice.

-Professoressa, Jessie non si sente molto bene. Potrei portarla in stanza, magari la faccio riposare un po'?-

Jessie stava per mettersi a ridere, ma, accorgendosene, Sam le rifilò una piccola, quasi impercettibile gomitata nel fianco. Questo fece un po' male alla ragazza che per camuffare un gemito tossì.

-Okay, ma fateci sentire prima la sua fronte, magari ha la febbre. Però in gita ci venite, sempre che non si metta a piovere...- la Marianne guardò Sam negli occhi, come a sfidarla a mentire sostenendo lo sguardo.

-Oh, faccio io! Vieni, Jessie.- la Fray allungò una mano da sopra al tavolo, quindi la ragazza si avvicinò alla professoressa, la quale le sfiorò con le dita la fronte affermando:-Oh, Dio, scotta! Andate subito in camera e mettila sotto le coperte, che sta proprio male!-

Un altro occhiolino da parte della Fray.

Appena furono fuori, i due Serafini si staccarono e iniziarono a ridere a crepapelle.

-No, Sam, io non ci credo, è stato facilissimo! Poi la Marianne non s'è accorta di niente!- Jessie battè il cinque a Sam, che con un abile gesto le afferrò il braccio e l'attirò verso di sè, premendo le sue labbra su quelle dell'altra.

Un leggero venticello si era alzato e piccole gocce avevano iniziato a cadere, ticchettando al suolo.

-Meglio andare a cercarlo prima che si metta a diluviare. Oggi non andremo da nessuna parte.- Sam si staccò da Jessie e i due si avviarono, mano nella mano, dove il cuore li dirigeva.

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