XXIII: Lotta senza speranza

"Mai più," disse Ron, rialzandosi a fatica. "Mai, mai più... è stata la peggiore..."

"La prossima volta ci Smaterializziamo," concordò Chris, mentre passava dal verde acido al suo colorito normale.

Hermione e Ginny arrivarono al loro fianco; Neville saltò giù tremando; Luna scivolò lungo il fianco del Thestral con fluida eleganza.

"E adesso dove andiamo?" Mi chiese con educato interesse, come se si trattasse di una gita di piacere. 

"Da questa parte." Precedetti gli altri verso la vecchia cabina telefonica e la aprii.

"Dentro!" Li incitai, vedendoli esitare. Ron, Ginny e Chris obbedirono; Hermione, Neville e Luna si strizzarono dietro di loro. "Il più vicino al ricevitore faccia il numero sei due quattro quattro due!"

Ron eseguì, e per riuscirci dovette torcere il braccio; nella cabina risuonò la solita fredda voce femminile. "Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore dichiarate il vostro nome e il motivo della visita."

"Harry Potter, Ron Weasley, Hermione Granger, Ginny Weasley, Neville Paciock, Luna Lovegood, Chris Cole... Siamo qui per salvare qualcuno, a meno che il Ministero ci riesca prima di noi"

"Grazie," disse la fredda voce femminile. "Il visitatore è pregato di raccogliere la targhetta e assicurarla sul vestito," Mezza dozzina di spille rotolarono fuori dalla fessura di metallo che di solito sputava le monete di resto. Sopra la mia c'era scritto: Harry Potter, Missione di Salvataggio. "Il visitatore del Ministero ha l'obbligo di sottoporsi a perquisizione e di presentare la bacchetta perché sia registrata al banco della sorveglianza, all'estremità dell'Atrium."

"Bene!" Gridai, mentre la cicatrice ricominciava a pulsare. "Adesso possiamo muoverci?"

Il pavimento della cabina vibrò e il marciapiede scivolò al di sopra delle pareti di vetro; le tenebre si chiusero sopra le nostre teste mentre calavamo nelle viscere del Ministero della Magia. Una fessura di soffusa luce dorata toccò i nostri piedi e si allargò, alzandosi fino a illuminarli completamente.

L'Atrium sembrava deserto. I camini incassati nei muri erano spenti, ma quando l'ascensore si fermò senza un sussulto vidi che i simboli dorati continuavano a muoversi sinuosi sul soffitto blu scuro. "Il Ministero della Magia vi augura una piacevole serata," disse la voce femminile.

La porta della cabina si spalancò; ruzzolai fuori, seguito a ruota da Neville e Luna.

"Venite," sussurrai, precedendoli di corsa oltre la fontana. Ero sicuro che ci dovesse essere qualcuno di guardia, e altrettanto sicuro che la sua assenza fosse un brutto segno.

Chiamai il più vicino, premendo il pulsante discesa: arrivò quasi subito, e la grata si aprì con un gran fragore. Schiacciai il pulsante numero nove. Il giorno che ero venuto col signor Weasley non mi era reso conto di tutto quel rumore; ero certo che avrebbe messo in allarme gli addetti alla sorveglianza nell'edificio, eppure quando ci fermammo la fredda voce femminile annunciò "Ufficio Misteri," e la grata ci mostrò un corridoio deserto. 

Guardai la nuda porta nera davanti a me. Finalmente, dopo averla sognata per tanti mesi, era lì.

"Ora, sentite," dissi, fermandomi a un paio di metri dalla porta. "Forse... be', qualcuno dovrebbe restare qui... di guardia..."

"E come facciamo ad avvertirti, in caso di pericolo?" Chiese Ginny, inarcando le sopracciglia. "Potresti essere chissà dove."

"Lasceresti indietro il tuo miglior duellante? Ritiro ciò che ho detto sul buon capo," disse Chris, facendoci alzare tutti gli occhi al cielo.

"Noi veniamo con te, Harry," disse Neville.

"Avanti!" Esclamò Ron.

Non avrei voluto portarli tutti con me, ma a quanto pareva non c'era scelta. Mi voltai di nuovo verso la porta e la raggiunsi: proprio come nel sogno, quella si spalancò al solo sfiorarla. 

Ci trovavano in una grande stanza circolare. Tutto era nero, pavimento e soffitto compresi; nelle pareti nere si susseguivano a intervalli regolari porte nere tutte uguali, prive di contrassegni e di maniglie, e fra l'una e l'altra ardevano grappoli di candele dalle fiammelle azzurrine.

"Qualcuno chiuda la porta," borbottai.

Neville obbedì ed io subito rimpiansi d'averlo detto. La stanza diventò così buia che per un momento le uniche cose visibili furono i gruppi di frementi fiammelle azzurre sulle pareti e il nostro spettrale riflesso sul pavimento.

In sogno, una volta là dentro, mi ero sempre diretto verso la porta che avevo di fronte. Ma ora ce n'erano almeno una dozzina. Mentre tentavo di decidere quale fosse quella giusta, udii un forte rombo e le candele cominciarono a muoversi. La stanza circolare stava ruotando.

Mentre il moto accelerava, le fiammelle azzurre attorno a noi si confusero fino a somigliare a lunghi tubi al neon, finché, di colpo com'era iniziato, il rombo si spense e la stanza si fermò.

Per un istante non riuscii a vedere altro che le striature azzurre rimaste impresse nelle mie pupille.

"Che cosa succede?" Chiese Ron spaventato.

"Credo che serva a non farci ritrovare la porta da dove siamo entrati," rispose Ginny con voce sommessa.

Aveva ragione: ormai riconoscere la porta per tornare indietro era impossibile quanto scorgere una formica sul pavimento nero; e quella che avremmo dovuto varcare poteva essere una qualunque delle tante attorno a noi.

"Come faremo a tornare indietro?" Chiese inquieto Neville. 

"Per ora non ha importanza," replicai, sbattendo le palpebre nel tentativo di cancellare le striature azzurrine e stringendo con più forza la bacchetta. "Prima dobbiamo trovare Sirius..."

"Non chiamarlo però!" Esclamò ansiosa Hermione; ma non avevo mai avuto meno bisogno del suo consiglio: l'istinto mi suggeriva di fare meno rumore possibile.

"Da che parte andiamo, allora?" chiese Ron.

"Non lo so...Nei sogni varcavo la porta in fondo al corridoio degli ascensori ed entravo in una stanza buia: è questa. Poi la attraversavo ed entravo in una stanza che... scintilla, tipo. Dobbiamo provarne un po'," aggiunsi in fretta. "Riconoscerò la strada giusta quando la vedrò. Muoviamoci."

Seguito dagli altri, andai verso la porta che avevo di fronte, posai la mano contro la fredda superficie levigata e la spinsi, tenendo la bacchetta levata, pronta a colpire. Dopo il buio dell'altra stanza, le lampade fissate al soffitto facevano sembrare la lunga camera rettangolare molto più luminosa, però non c'erano le luci guizzanti e mobili che avevo visto in sogno. La stanza era vuota, a parte qualche scrivania e un'enorme vasca di cristallo al centro, piena di un liquido verde scuro, abbastanza grande perché potessimo nuotarci dentro tutti quanti; vi galleggiavano pigramente diversi oggetti di un bianco perlaceo.

"Che roba è?" Sussurrò Ron.

"Non saprei," risposi.

"Pesci?" Mormorò Ginny.

"Larve di Aquavirius!" Esclamò Luna, eccitata. "Lo diceva, papà, che il Ministero stava allevando..."

"No," disse Hermione. Si fece avanti per scrutare nella vasca attraverso la fiancata. "Sono cervelli."

"Cervelli?"

"Sì... chissà a che cosa servono."

Mi avvicinai. Sì, a quella distanza non c'erano dubbi. Luccicavano sinistri, fluttuando nel liquido verde, vagamente simili a cavolfiori viscidi.

"Usciamo di qui. Non è la stanza giusta. Dobbiamo provare un'altra porta."

"Ma ci sono altre porte anche qui," obiettò Ron, indicando le pareti.

Mi sentii mancare: quanto era grande quel posto? "Nel mio sogno passavo direttamente dalla stanza buia nella seconda. Meglio tornare lì e riprovarci."

Rientrammo in fretta nella stanza circolare. Provammo tante altre porte, inclusa una con uno strano arco di pietra che per poco non mi fece impazzire. Ogni porta errata veniva contrassegnata da Hermione con una X fiammeggiante, così da non perderci. 

Finalmente, trovai una porta diversa dalle altre. "È... chiusa... a chiave,"

"Dev'essere questa, allora, no?" 

"Alohomora!" Tentò Hermione, ma non successe nulla.

"Vediamo se la mia chiave funziona," disse Chris, estraendo un barattolo di ceramica con una cordicella. Notai che la maneggiava con estrema attenzione. Mi venne un terribile sospetto.

"È-È una b-bomba?" Chiesi leggermente inquieto.

"Precisamente!" Rispose lui con fin troppo entusiasmo. "Beh, in realtà si tratta di una pozione di Erumpent, lievemente modificata. Ci sarebbe un modo per ottenere esplosivi tradizionali come la nitroglicerina dagli ingredienti per Pozioni, ma è lunghissimo e richiede strumenti particolari che la scuola non possiede. Un'occasione sprecata, se posso dirlo, ma per questa volta farò di necessità virtù." Mentre continuava a blaterare, aveva piazzato il barattolo vicino ai cardini della porta con del nastro adesivo, e stava svolgendo la miccia fino ad una distanza di sicurezza. Quando finì estrasse la bacchetta e disse, "Protego Horribilis!"

"Come fai a conoscere quell'incantesimo? È complicatissimo," Chiese Neville meravigliato.

"Appunto, meglio allontanarsi un altro po'," disse lui, addossandosi al muro. Tutti lo imitammo. Accese la miccia con la bacchetta, e ci fece segno di coprirci le orecchie.

KA-BLAM!

Il botto fu tremendo. Fortunatamente, lo scudo resse e nessuno subì danni, a parte lieve mal di testa. Sfortunatamente, la porta era intatta. Chris si avvicinò per esaminarla, pensieroso.

"Potrei sbloccarla se avessi un altro paio di centinaia di queste," disse, tirando fuori un'altra bomba simile, "il problema è che ne ho soltanto...una decina, più...cinque mie personali, due bengala incendiari, un razzo di segnalazione..." Mentre parlava continuava a tirare fuori dalle tasche altra roba, molta di più di quante potrebbero contenerne.

"Per caso è un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile quello sulle tue tasche?" Chiese Hermione.

Quando lui annuì, Neville disse orripilato, "Ma è illegale!"

Chris lo guardò stranito. "Siamo fuggiti da scuola, ci siamo intrufolati illegalmente nel Ministero della Magia, neanche trenta secondi fa ho fatto esplodere una bomba all'interno del suddetto Ministero, e le mie tasche ti scandalizzano?"

"Beh, non ha torto..." disse piano Ron.

Hermione sbuffò. "Ah, lasciamo perdere. Sicuramente non è questa. Nel sogno, Harry apriva tutte le porte."

La parete riprese a ruotare. Quando si fermò, con un senso di disperazione crescente, spinsi un'altra porta.

"È questa!" Riconobbi subito la bella luce danzante che brillava diamantina. "Da questa parte!" 

Col cuore in gola, li guidai nello stretto corridoio fra i tavoli e puntai verso la sorgente della luce: la campana di vetro, alta quasi quanto me, che sembrava piena di un turbinoso vento luccicante. Oltre essa c'era un'altra porta.

"È di qua..." Mi voltai a guardarli; avevano tutti la bacchetta pronta e l'espressione seria, ansiosa. Tornai a fissare la porta e la spinsi. Si spalancò. Eravamo arrivati, avevamo trovato il posto giusto: una stanza alta come una cattedrale, piena di enormi scaffali zeppi di piccole, polverose sfere di vetro che luccicavano scialbe nella luce diffusa dai candelieri fissati in testa agli scaffali. Come quelle della stanza circolare, anche queste fiammelle ardevano azzurrine.

Mossi qualche passo e sbirciai nel corridoio buio che separava due file di scaffali. Non sentii alcun rumore, e nemmeno scorsi la minima traccia di movimento.

"Hai detto che era la fila novantasette," sussurrò Hermione.

"Sì." Alzai lo sguardo all'inizio della fila più vicina. Sotto le fiammelle azzurre di un braccio carico di candele scintillava un numero argenteo: cinquantatré.

"Dobbiamo andare a destra, credo, bisbigliò Hermione, strizzando gli occhi verso quello successivo. "Sì... cinquantaquattro."

"Tenete le bacchette pronte," dissi. Avanzammo cauti, guardandoci alle spalle, superando una dopo l'altra file di scaffali le cui estremità lontane svanivano nell'oscurità quasi totale.

ottantaquattro... ottantacinque... 

Avevo le orecchie tese, pronto a cogliere il minimo movimento, ma Sirius poteva essere imbavagliato, svenuto... 

o, disse una voce non richiesta dentro la mia mente, già morto... 

Lo avrei sentito, replicai in silenzio, il cuore che pulsava contro il pomo d'Adamo. Lo saprei già.

"Novantasette!" Mormorò Hermione. Ci raggruppammo all'inizio del corridoio, scrutando l'oscurità. Nessuno.

"È laggiù in fondo," dissi, la bocca arida. "Da qui non si vede." Li precedetti tra le file torreggianti di sfere di vetro; alcune brillarono fioche al nostro passaggio...

"Dovrebbe essere qui vicino...qui...molto vicino......da qualche parte... qui...»

Non c'era nessuno. Solo polveroso ed echeggiante silenzio.

"Potrebbe essere.....o forse..."

"Harry. Non... non credo che Sirius sia qui," bisbigliò Hermione. Nessuno parlò.

Non avevo il coraggio di guardarli. Avevo la nausea. Rifeci la strada di corsa in senso inverso, fino a raggiungere i  miei compagni che mi fissavano a occhi sgranati. Nessun segno di Sirius, e nemmeno tracce di lotta.

"Harry...Hai visto questa?" disse Ron.

"Che cosa c'è?" Chiesi. Forse era un segno della presenza di Sirius, un indizio. 

"C'è... c'è il tuo nome scritto qui," disse Ron.

Mi avvicinai. Dovetti allungare il collo per leggere l'etichetta sullo scaffale sotto la piccola sfera impolverata. Una calligrafia spigolosa vi aveva scritto una data di più o meno sedici anni prima, e subito sotto: S.P.C. a A.P.W.B.S. Oscuro Signore (?) Harry Potter 

"Che roba è? Che cosa ci fa il tuo nome quaggiù?" Chiese Ron, teso.

Cedendo a un impulso avventato, chiusi le dita sulla superficie polverosa della sfera. Sembrava che fosse rimasta al sole per ore, come se la tenue luce interna la riscaldasse. Aspettandomi, quasi sperando che succedesse qualcosa di drammatico, qualcosa di eccitante che dopotutto giustificasse il nostro lungo, pericoloso viaggio, tolsi la sfera di vetro dallo scaffale e la fissai. 

Non accadde niente di niente. Gli altri mi si strinsero attorno, fissando la sfera mentre la strofinavo per liberarla dalla polvere. Poi, proprio alle nostre spalle, risuonò una voce strascicata. 

"Molto bene, Potter. Adesso voltati lentamente, da bravo, e dammela."

Forme nere affiorarono dal nulla circondandoci, bloccando ogni via di fuga, gli occhi scintillanti attraverso le fessure dei cappucci, tredici bacchette puntate contro di noi. A Ginny sfuggì un gemito di orrore.

"Dammela, Potter," ripeté la voce strascicata di Lucius Malfoy, tendendo la mano, il palmo rivolto verso l'alto. 

Mi sentii sprofondare dentro, nauseato. Eravamo in trappola, e per giunta in netto svantaggio numerico.

"Dov'è Sirius?"

Alcuni Mangiamorte scoppiarono a ridere; "L'Oscuro Signore sa sempre tutto!" Esclamò una voce femminile dietro Lucius. 

"Sempre," le fece eco Malfoy a voce bassa. 

"Dammi la profezia, Potter." 

"Voglio sapere dov'è Sirius!"

"Voglio fapere dov'è Filiuf!" mi fece il verso la donna alla sua sinistra. "Il piccino fi è fvegliato e ha fcopelto che il sogno ela velo," cinguettò la donna, nella parodia disgustosa di una vocetta infantile.

Sentii Ron muoversi accanto a me. "Fermo! Non ancora..." Gli sussurrai.

La voce di donna esplose in una risata rauca. "Ma lo sentite? Lo sentite? Dà ordini agli altri marmocchi come se s'illudesse di poter lottare contro di noi!"

"Mi sembra che il 'marmocchio' abbia sconfitto il vostro 'Oscuro Signore' senza problemi quando era ancora nella culla. Mi chiedo, Harry è un fenomeno, oppure Voldemort è un coglionazzo?" Disse Chris, portandosi avanti a me. Stava cercando di coprirmi, o stava solo facendo lo smargiasso?

"Confringo!" Urlò una voce nell'ombra. Chris riuscì a pararlo letteralmente all'ultimo istante.

Per un attimo sembrò impaurito, poi si riprese. "WHOO! Mi avevi quasi beccato, sai?"

"Possiamo rimediare, se vuoi." La persona a che aveva lanciato l'incantesimo si fece avanti. Era difficile dirlo, dato che la maschera alterava la sua voce, ma sembrava una donna. La cosa strana, però, è che suonava più giovane rispetto agli altri.

"Ferma, essere inutile! Non puoi danneggiare la profezia!" Le urlò contro Lucius, afferrandole il mantello e spingendola di lato. La donna arretrò, ringhiando come un animale. Ma non era questo l'importante. Era la sfera che cercavano, e non potevano rischiare di romperla. Dovevo trovare il modo di sfruttare il vantaggio.

"A cuccia, bella! Fa' parlare i grandi," La prese in giro Chris. Qualunque fosse il suo obiettivo, speravo continuasse a parlare. Mi serviva tempo per pensare ad un piano di fuga. Ma eravamo in inferiorità e circondati, cosa potevamo fare? Forse con un diversivo, ma di che tipo?

"I grandi? Ti credi grande, tu? Sei solo un bambino, un moccioso piagnucolante che crede di essere un duro. Dimmi, cosa farai adesso? Ti metterai di fronte a Potter implorando pietà? Ci chiederai di prendere te al suo posto?"

Chris si irrigidì. "Tu...tu eri uno di quelli..."

"Esattamente, e siamo qui per finire il lavoro," rispose la donna di prima.

"Dovresti esserne contento," continuò Lucius. "Potrai finalmente rivedere quella feccia di tua madre e di tua sorella. Com'è che si chiamava? Claire?"

"Non pronunciare quel nome," ringhiò Chris, facendo un passo avanti. Provai a bloccarlo, ma dovetti ritirare subito la mano perché scottava. Guardandolo meglio, notai un lievissimo bagliore rosso attorno a lui. Cosa stava facendo?

"Oohh, il piccino è pericoloso. Se solo fosse stato così potente quando doveva proteggere Claire!" Continuò Lucius.

Ormai era questione di secondi prima che Chris si scagliasse contro i Mangiamorte, dunque approfittai del chiasso per bisbigliare a Hermione, muovendo appena le labbra: "Spacca gli scaffali..."

Chris fece un movimento strano col braccio, come se si preparasse a lanciare qualcosa. "Prova a dire quel nome ancora una volta."

"...quando dico ora... "

Lucius Malfoy, fece un sorrisetto sprezzante, dopodiché aprì le braccia con gesto teatrale. "Clai-"

Chris estrasse dalla manica un pugnale dalla lama a serpente, e lo scagliò contro Lucius. Il Mangiamorte neanche si accorse del movimento, finché non notò un rivolo di sangue scendergli dalla mano, ove il pugnale era penetrato fino all'elsa.

Sfruttando l'attimo di sgomento generale, Chris si lanciò addosso a Lucius, scaraventandolo a terra.

"ORA!" urlai.

Alle mie spalle, cinque voci diverse gridarono, "REDUCTO!" Cinque maledizioni volarono in cinque direzioni differenti: gli scaffali davanti a noi esplosero e l'intera torre di ripiani ondeggiò mentre un centinaio di sfere si infrangevano.

"CORRETE!" Agguantai Hermione e la trascinai via, proteggendomi la testa con un braccio mentre scaffali e sfere rovinavano a terra.

Dal polverone emerse un Mangiamorte che si lanciò su di me, ma gli tirai una gomitata sul volto mascherato; tutt'attorno era un coro di urla, gemiti di dolore e schianti, mentre gli scaffali cadevano e le voci spettrali di Veggenti sgorgavano dalle sfere.

Qualcosa di pesante mi colpì a una guancia, ma io chinai il capo e continuai a correre; poi sentii una mano calarmi sulla spalla, Hermione gridare: "Stupeficium!" e la presa subito allentarsi.

Avevamo raggiunto l'inizio della fila novantasette; sentii uno scalpiccio alle mie spalle e la voce di Hermione che incitava Neville; davanti a noi, la porta da dov'eravamo entrati era spalancata e al di là poteva scorgere lo scintillio della campana di vetro; la superai sfrecciando, la profezia ancora ben stretta in pugno, e attesi che gli altri lo raggiungessero prima di chiudere il battente alle loro spalle...

"Colloportus!" Ansimò Hermione, e la porta si auto-sigillò con uno strano squittio.

"Dove... dove sono gli altri?" Rantolai. 

Pensavo che Ron, Ginny, Chris e Luna fossero davanti a noi, che ci aspettassero in quella stanza, ma non c'era nessuno.

"Mi sembra di aver visto Ginny andare dietro Chris prima," bisbigliò atterrita Hermione. "Forse è rimasta indietro..."

"COSA!?" Al diavolo la storiella strappalacrime. Se fosse successo qualcosa a Ginny per colpa sua, lo avrei appeso alla Torre di Astronomia.

"Ascoltate!" Sussurrò Neville.

Sentimmo un Mangiamorte abbiaiare ordini ai suoi compagni da dietro la porta.

"Non resteremo ad aspettare che ci trovino. Via di qui!"

Sforzandoci di fare meno rumore possibile, corremmo verso la porta che dava nella stanza circolare. L'avevamo quasi raggiunta quando sentii qualcosa di grosso e pesante urtare contro quella che Hermione aveva bloccato.

"Fatevi da parte! Alohomora!" Mentre la porta si spalancava, io, Hermione e Neville ci tuffammo sotto i tavoli, e da lì vedemmo l'orlo della veste di due Mangiamorte avvicinarsi rapidamente. 

"Controlliamo sotto i tavoli."

Non appena vidi piegarsi le ginocchia dei due Mangiamorte, puntai la bacchetta e gridai: "STUPEFICIUM!" Uno zampillo di luce rossa colpì il Mangiamorte più vicino, che barcollò all'indietro e urtò contro una pendola, facendola cadere.

Il secondo però riuscì a schivare l'incantesimo con un balzo e puntò la bacchetta contro Hermione, che stava uscendo allo scoperto per prendere meglio la mira."Avada... "

Mi tuffai sul pavimento e gli agguantai le gambe, atterrandolo e facendogli sbagliare la mira. Nell'ansia di aiutarmi, Neville rovesciò un tavolo e puntò tremando la bacchetta contro di noi, gridando: "EXPELLIARMUS!" Le bacchette mia e del Mangiamorte schizzarono via verso la porta della Sala delle Profezie. 

Un attimo dopo stavamo correndo tutti: il Mangiamorte in testa, io alle calcagna e Neville dietro, chiaramente inorridito dal risultato del suo incantesimo.

"Levati di mezzo, Harry!" Gridò Neville, deciso a riparare il danno. Mi tuffai di lato mentre Neville prendeva di nuovo la mira e urlava: "STUPEFICIUM!" Uno zampillo di luce rossa volò oltre il Mangiamorte per centrare una vetrinetta appesa al muro. Il Mangiamorte aveva recuperato la bacchetta, finita sul pavimento accanto alla scintillante campana di vetro. Mi tuffai dietro un altro tavolo. Il mio avversario si voltò, ma il cappuccio gli era scivolato sugli occhi impedendogli di vedere; se lo strappò con la mano libera e gridò:" STUP... "

"STUPEFICIUM!" lo precedette Hermione, che ci aveva raggiunti. 

Da una stanza vicina venne un urlo, seguito da un tonfo e un grido.

"RON!" Chiamai. "GINNY! LUNA!" 

"Harry!" gridò Hermione.

"Venite!" Ordinai; corremmo verso la porta aperta all'altro capo della stanza, quella che conduceva nell'oscuro atrio circolare. Eravamo a metà strada quando vidi altri due Mangiamorte attraversare la stanza nera; subito scartai a sinistra, m'infilai in un piccolo ufficio buio e ingombro e mi richiusi la porta alle spalle.

" Collo..." Cominciò Hermione, ma prima che potesse completare l'incantesimo, la porta si era spalancata e i due Mangiamorte avevano fatto irruzione.

Trionfanti, urlarono: "IMPEDIMENTA!" Io, Hermione e Neville fummo scaraventati all'indietro.

Neville volò oltre la scrivania e sparì; Hermione finì contro uno scaffale e fu sommersa da una valanga di grossi libri; io sbattei il capo contro la parete alle mie spalle e per un momento fui troppo stordito e confuso per reagire.

"LO ABBIAMO PRESO!" Urlò il Mangiamorte più vicino. "IN UN UFFICIO..."

"Silencio!" Gridò Hermione, e la voce dell'uomo si spense. La sua bocca continuò a muoversi dietro il foro del cappuccio, senza emettere alcun suono. Il suo compagno lo scostò bruscamente.

"Petrificus Totalus!" Urlai, mentre il secondo Mangiamorte alzava la bacchetta. Braccia e gambe dell'incappucciato si bloccarono di colpo, facendolo cadere faccia in giù sul pavimento, rigido come un pezzo di legno.

"Ben fatto, Har..." La bacchetta del Mangiamorte ammutolito da Hermione eseguì un brusco movimento di frusta, e una fiammeggiante stria purpurea colpì il petto della ragazza che lanciò un sommesso "Oh!" e crollò a terra, dove rimase immobile.

"HERMIONE!" Caddi in ginocchio accanto a lei, mentre Neville strisciava in fretta verso di noi sotto la scrivania, la bacchetta tesa davanti a sé. Il Mangiamorte gli tirò un calcio violento, spezzandogli la bacchetta e centrandogli il naso. Con un ululato di dolore, Neville si ritrasse premendosi una mano sul viso.

Mi voltai di scatto, levando la bacchetta, e vidi che il Mangiamorte si era strappato il cappuccio e aveva la bacchetta puntata su di me. Riconobbi la lunga, pallida faccia storta già vista sul La Gazzetta del Profeta: Antonin Dolohov, il mago che aveva assassinato i Prewett.

Sogghignando, Dolohov indicò con la mano libera la sfera di vetro che stringevo ancora, e poi Hermione.

Un lamento atterrito dentro la testa mi impediva di pensare con chiarezza: avevo una mano posata sulla spalla ancora calda di Hermione, ma non osavo abbassare lo sguardo per controllare come stava.

Fa' che non sia morta, fa' che non sia morta, è colpa mia se muore...

"Noddaiela, Harry!"  Biascicò coraggioso Neville da sotto la scrivania, abbassando le mani e mostrando il naso rotto da cui gocciolava sangue sulla bocca e sul mento. "Noddaiela!"

Sì udì uno schianto fuori dalla porta, e Dolohov si voltò: un altro Mangiamorte era apparso sulla soglia.

Colsi l'occasione al volo: "PETRIFICUS TOTALUS!" L'incantesimo colpì Dolohov prima che riuscisse a bloccarlo e lo fece cadere addosso al compagno; entrambi rimasero a terra rigidi come pezzi di legno, incapaci di muoversi.

"Hermione! Hermione, svegliati..."

"Ghe gosa le affaddo?" Chiese Neville. 

"Non lo so..."

Neville le cercò il polso. "Badde ancora, Harry, sciono scicuro."

L'improvvisa ondata di sollievo mi lasciò stordito per un attimo. "È viva?"

"Scì, penscio di scì."

Neville allontanò con un piede i pezzi della sua bacchetta, e insieme ci avvicinammo alla porta. "Mia nonna mi uggideà," biascicò Neville, gocciolando sangue a ogni parola, "era la vegghia bagghedda di papà."

Sbirciai cauto fuori. Ritrovammo Luna e Ron, quest'ultimo che ridacchiava e balbettava frasi senza senso a causa di chissà quale incantesimo.

Trascinai Ron verso una porta, ma l'avevamo quasi raggiunta quando se ne spalancò un'altra, e irruppero tre Mangiamorte, guidati da Bellatrix Lestrange. 

"Eccoli!" Strillò lei.

Diversi Schiantesimi attraversarono la stanza. Mi tuffai oltre la porta che avevo davanti, scaricai Ron senza troppi complimenti e tornai indietro per aiutare Neville a trarre in salvo Hermione: appena in tempo per riuscire a sbattere la porta in faccia a Bellatrix.

"Colloportus!" Gridai, mentre tre corpi cozzavano violentemente contro la porta, dall'altra parte.

"Non importa!" Sentii gridare una voce d'uomo. "Ci sono altri modi per entrare... LI ABBIAMO IN PUGNO! SONO QUI!"

Eravamo tornati nella Stanza dei Cervelli, dove tante altre porte si aprivano in ogni parete. Sentii molti passi affrettati nell'atrio alle loro spalle: a quanto pareva, altri Mangiamorte si erano uniti ai primi.

"Luna... Neville... aiutatemi!" Corremmo affannati da una porta all'altra, sigillandole; nella fretta, finii contro un tavolo e lo superai rotolandoci sopra.

"Colloportus!" Passi rapidi risuonavano dietro le porte, e a tratti qualcuna tremava e scricchiolava sotto l'impatto di un corpo pesante. Luna e Neville stavano bloccando quelle sulla parete opposta... ma quando arrivai in fondo alla stanza sentì Luna gridare,

"Collo... aaaaaaaaargh!" 

Mi voltai in tempo per vederla volare all'indietro: cinque Mangiamorte avevano fatto irruzione; Luna urtò un tavolo, vi scivolò sopra e atterrò dall'altro lato, afflosciandosi sul pavimento, immobile come Hermione.

"Prendete Potter!" Strillò Bellatrix, lanciandosi verso di me. La schivai e attraversai di corsa la stanza, sapendo di essere al sicuro finché loro rischiavano di colpire la profezia...

"SDUPEFISCIUM!" Urlò Neville, ruotando su se stesso e agitando la bacchetta di Hermione contro i Mangiamorte sempre più vicini. "SDUPEFISCIUM, SDUPEFISCIUM!" Ma non successe niente. Un Mangiamorte gli lanciò uno Schiantesimo che non lo colpì per un soffio.

Ormai eravamo rimasti soltanto lui ed io contro i cinque Mangiamorte. Due di loro scagliarono fiotti di luce argentea che partirono come frecce e ci mancarono, ma aprirono un cratere nella parete.

Inseguito da Bellatrix Lestrange, corsi verso il centro della stanza tenendo la sfera di vetro alta sopra la testa, con l'unico pensiero di allontanare i Mangiamorte dai miei amici. Parve funzionare, perché mi inseguirono tutti, rovesciando sedie e tavoli, ma non osarono lanciare incantesimi per paura di colpire la sfera. Mi tuffai oltre l'unica porta aperta, quella da dov'erano entrati i Mangiamorte, pregando in cuor mio che Neville restasse insieme a Ron e Luna.

Ma avevo fatto solo pochi passi quando sentii il pavimento svanirmi sotto i piedi...

Stavo cadendo, rimbalzavo da un ripido gradino di pietra all'altro, finché con un tonfo mozzafiato atterrai di schiena nella cavità dove si trovava la piattaforma con l'arco di pietra. Le risate dei Mangiamorte echeggiarono nella stanza, e alzando lo sguardo vidi scendere verso di me i cinque che ci avevano attaccati nella Stanza dei Cervelli, mentre altrettanti sbucavano da varie porte e cominciavano a scendere agilmente la gradinata.

Mi alzai a fatica sulle gambe, così tremanti da reggermi a stento, la sfera ancora miracolosamente intatta nella mano sinistra, la bacchetta nella destra. Indietreggiai, guardandomi attorno, cercando di tenere sotto tiro tutti i Mangiamorte. Le mie caviglie urtarono qualcosa di solido: avevo raggiunto la piattaforma. Ci salii a ritroso.

I Mangiamorte si fermarono e mi fissarono. Alcuni ansimavano quanto me. Uno era coperto di sangue; Dolohov, liberato dall'Incantesimo Petrificus, sogghignava puntandomi la bacchetta dritta in faccia.

"La corsa è finita, Potter," disse con voce strascicata, togliendosi il cappuccio. "Adesso dammi la profezia, da bravo."

Mi sentivo in trappola, disperato. Sembrava che le ombre della stanza si stessero piegando verso di me.

Aspetta un attimo...le ombre si stavano davvero piegando verso di me!

Forse era una specie di maledizione, una usata dai Mangiamorte per intrappolarmi. Dovevo agire in fretta.

"Lasciate andare gli altri e ve la darò!" Urlai disperato.

Alcuni Mangiamorte risero. "Non sei nella posizione di trattare, Potter" ribatté Dolohov, il volto pallido arrossato di piacere. "A quanto pare noi siamo dieci e tu uno... o Silente non ti ha insegnato a contare?"

"BAAUUU!"

Un'enorme massa nera apparì all'improvviso di fronte a me, bloccandomi la vista. Arretrai per la sorpresa, ed inciampai sulla piattaforma, cadendo a terra. Dalla massa nera, che sembrava un animale di qualche tipo, scesero dieci persone, corazzate come antichi guerrieri; tutti loro brandivano spade, lance ed armi simili, alcune delle quali scintillavano come oro.

"Veramente, Muso Lungo," disse una voce che credevo appartenesse ad un traditore, "sei tu che devi imparare a contare."


Spigolo autore

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Alla prossima.

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