Recensioni Tremende - L'isola degli spiriti - Lista 4.3
Questa è la recensione dell'opera L'isola degli spiriti di valy_t
La recensione qui presente non intende essere offensiva, è un mio parere personale. Sono caustica, lo so. Ma lo sono sull'opera, non su di voi. Non sono attacchi personali, lo devo specificare perché qualcuno purtroppo fraintende. Potete prendervela, e anche tenervela. Sorry, not sorry.
Let's go!
Inizio con una premessa doverosa. Non sono fan degli Urban Fantasy con demoni e compagnia bella per un motivo che ti vado a spiegare. Non capisco mai le regole del gioco. Chi può fare cosa, quali sono i limiti e gli off limits, chi sta con chi, perché, come e dove sono scritte le regole, etc, etc, etc. Per questo ogni volta che mi approccio a un libro che rientra in questa categoria, nutro sempre un po' di sospetti, perché spesso tutto si risolve con un grandissimo barbatrucco che gabba il lettore con l'entrata in scena di un deus ex machina a due righe dalla fine che mi resta addosso come una grandissima presa per la fondue.
Ora, questo è un mio pregiudizio di cui sono consapevole, e di cui purtroppo, non mi scuserò.
Grammatica/Ortografia/Sintassi. Buona la grammatica, la sintassi, la costruzione delle frasi e anche delle scene. Si vede che c'è una buona padronanza dello strumento lingua. Forse, ogni tanto, sei un po' avida di virgole, ma non a livelli patologici, ovvero la scarsità non va a avvelenare la comprensione della frase. Quindi, qualità molto buona.
Ho trovato, ogni tanto qualche dettaglio stonato che prontamente ti segnalo.
Cap.1 "ciò che contava era che quel viso era identico alla foto sul cellulare." Quel viso fosse, suonerebbe meglio.
Cap. 1 "Lei lo fissò come se fosse pazzo. "Davvero confortante." Ancora una volta non sembrava turbata ma piuttosto perplessa.
Cominciava a chiedersi..." Ho delle perplessità sulla gestione dei soggetti. Ammesso che il davvero confortante sia detto dalla ragazza, e il modo in cui è incastonato farebbe propendere per questa visione delle cose, la frase seguente cambia il soggetto senza esplicitarlo, e questo crea qualche confusione. Attenzione a questi cambi di punti di vista che vanno gestiti con precisione chirurgica, pena appunto, lo smarrimento totale.
Cap. 1 "La maggior parte è tornata a casa sana e salva, con una piccolissima percentuale di caduta in coma irreversibile." La parte dopo il con suona davvero strana. Capisco il senso generico inteso, ma mi sembra allacciata proprio male male. Una piccola percentuale di cosa? Della maggior parte o della parte più piccola o di una parte oltre la maggior parte? Urgh. Mettiamole insieme: una piccola percentuale della maggior/minor parte... Scusa, per me è no. Forse una nuova frase potrebbe rendere più scorrevole il concetto grazie al ghigliottinamento del con.
Cap1. "Forse quel dettaglio sarebbe stato meglio evitarlo." Quel + evitarlo crea ridondanza. "Forse sarebbe stato meglio evitare quel dettaglio." Easy-peasy.
Cap. 2. ""Invidia, uno spirito superiore di cui non aveva neanche saputo l'esistenza prima di scontrarsi con lui..." Metterei una virgola prima di prima. Non/neanche è doppia negazione e in questa frase abbastanza densa, appesantisce ulteriormente la lettura. La frase tecnicamente non è sbagliata, è solo messa giù in maniera un po' artificiosa. Si potrebbe smussare con qualche sinonimo, tipo non sapere-> ignorare, scontrarsi con lui -> affrontarlo. Oppure mettendo un imperfetto al posto del trapassato prossimo. Insomma, la riscriverei, per alleggerirla, ecco. Ma questa è un'opinione mia, obviously.
Cap 2. "Sembrava troppo bello per essere vero." In effetti sembra un grosso amo da pesca nel mezzo del capitolo, con scritto sopra a lettere lampeggianti SPOILER ALERT, ma ne parlo meglio in zona Trama.
Cap. 3 "e quando la macchina si fermò nel parcheggio di una palazzina, ormai..." Questa palazzina è monca di attributi e mi lascia lì, appesa ad aspettarli. Capisco che dopo me la descrivi con tutti crismi, ma qui, nella sua prima apparizione, sembra quasi essere stata dimenticata sul comodino in maniera sommaria. Dimmi che è una palazzina di periferia, dimmi che è diroccata, che è fosforescente, anonima, un bosco verticale, un giardino pensile, dimmi qualcosa che mi inquadri la palazzina in qualche modo. Oppure dimmi solo che si fermano in un parcheggio e basta. Poi allarghi lo zoom e me la descrivi. Così la palazzina è zoppa. E no, non puoi usarlo come aggettivo.
C'è un marcato abuso delle oggettive "telefonate", come ad esempio:
Quello che non capiva era...
Quello che non aveva detto era..
quello di cui non era sicuro era...
Era chiaro che...
Ogni tanto va bene, può dare enfasi a un passaggio particolare e ci sta. Quando però questo tipo di struttura diventa la prassi, c'è un appesantimento generale e il ritmo e la scorrevolezza ne risentono. Meno giri di parole e più diritti al punto. Così si crea anche una gerarchia tra quello che vuoi sottolineare e quello che invece è "ordinaria amministrazione".
Troppi imperfetti. L'imperfetto è un piccolo bastardo che suona molto convincente alle nostre orecchie, ma porta a casa solo risultati parziali. Attenzione, soprattutto nelle costruzioni in cui si gioca sulle relazioni temporali al passato, nel discorso diretto, al futuro nel passato. Incartarsi è un secondo.
cap. 3. " protestò... il labbro che si arricciava ... " Allora questo labbro o si arriccia o non si arriccia. Tanto più che prima c'è un passato remoto e l'imperfetto - anche se vuole veicolare il processo di arricciatura - ci fa un po' a pugni. A questo punto metti un participio passato e ti levi tutti i grattacapi dalla testa. Che poi non è che l'imperfetto sia sempre completamente sbagliato, è quello che frega. Solo che la metà che non suona in modo ottimale, va spesso di traverso.
Troppi aggettivi/pronomi dimostrativi, quel, questo, etc... ma cosa devono dimostrare? Non lo so. Nel frattempo, rallentano il traffico.
Ah, e ho perso il conto di quante occhiate sono state gettate. Non immagino il casino sui pavimenti...
Ho notato una vera e propria venerazione per il trapassato prossimo, nei molti (troppi) flashback che metti. Va bene, sono grammaticalmente corretti, ma talvolta appesantiscono la frase.
Cap 7. "Tutto quello che aveva desiderato era stato di scoprire..." Valuta se il trapassato (qui pure doppio... te possino!!!) sia assolutamente necessario o se anche un semplice imperfetto potrebbe essere adatto, oltre che molto più snello. E lo so, prima ho detto che c'erano troppo imperfetti. È una questione di equilibri. Visto che usi molto i flashback e la ricostruzione di pensieri/azioni che sono stati già pensati/fatti, analizza di volta in volta la singola frase per valutare quale sia il modo migliore di renderla e il tempo migliore da usare. A volte puoi anche rivoluzionare la struttura e fare affidamento su qualche tempo indefinito, pur di portare a casa il risultato e la scorrevolezza. Un mero Voleva solo scoprire il nascondiglio di Invidia potrebbe fare al caso tuo, a metà tra lo stream of consciousness, la motivazione delle azioni della sera precedente, e anche una spinta che, visto come sono andate le cose, potrebbe anche essere un pensiero/desiderio che perdura nel presente. Ci sono più strati in questa frase, più emozioni, rispetto alla prima che risulta, oltre che pesante, anche inutilmente didascalica.
Presentazione e sviluppo dei personaggi. L'unico vero personaggio che si delinea, in questi dieci capitoli, è Alex. Alex è un pirla, non so come altro definirlo. Però è un pirla coerente, che probabilmente sa di essere pirla, gli sta pure bene e veste i panni con il giusto sforzo. L'ho trovato ben tratteggiato, coerente e credibile. Checché, se ne dica, scrivere di un pirla con la faccia da pirla (cit.) non è semplice. Purtroppo, non ispira per nulla simpatia, almeno a me, e se dovessero tagliarli anche la testa oltre che la mano, passerei serenamente oltre. Non gli tengo la parte, anzi lo trovo addirittura fastidioso e mi verrebbe da aprirgli la testa (prima che gliela taglino) per vedere cosa c'è dentro. L'antipatia è comunque meglio del disinteresse. Ma non sono molto coinvolta nelle sue paturnie. Oltretutto c'è la tendenza a fare degli spiegoncelli su quello che pensa e come si sente, che sono pericolosamente sul filo del rasoio dell'infodumping. Sì, capisco la necessità di far vedere oltre la superficie, ovvero la faccia da pirla, ma cammini su un terreno minato. Oltretutto il tizio è un pirla anche oltre la facciata, ergo...
Cristiano è quello serio. Ma anche qui, devo dire, che la caratterizzazione, per quanto più stringata, è tridimensionale e il personaggio risulta plausibile. Come mai uno serio si accompagni a un pirla rimane una domanda irrisolta, ma è anche vero che nella vita succedono cose ben più strane.
Per il resto ho poco da dire. I personaggi secondari passano e se ne vanno senza infamia e senza lode. La bambina mi sta sui maroni, che prima si mette nei guai e poi dà la colpa al pirla, ma si sa che i bambini sono un po' stronzi quando gli fa comodo.
E tutti gli altri spiriti e spiritelli sono un po' incolori. Iris mi sembra Campanellino, ma a parte lei, il resto è una massa informe sullo sfondo che ogni tanto si scompone per causare casino. Dubbi e perpessità.
Descrizioni Le descrizioni sono fatte piuttosto bene, ci sono i dettagli giusti, forse a volte usi più parole del necessario in costruzioni che mettono in campo inutili fiumi di parole che, come si sa, prima o poi ci portano via (cit.)
Cap 3. "un timido e inefficace tentativo di dargli un'aria più nuova era stato fatto dipingendolo di un verde lime, con l'unico risultato di renderlo un pugno in un occhio."
A parte la costruzione passiva che non aiuta nessuno, ci sono troppe parole per un dettaglio tanto insignificante su una palazzina che due righe fa appunto era solo "una palazzina". E di nuovo quelle strutture temporali sempre un po' borderline, mai del tutto scorrette, ma che ti lasciano sempre lì un po' sul chi-va-là.
Non è sempre così. Di solito sono ben poste e aiutano a crearsi le immagini giuste nella testa. Non le ho trovare particolarmente briose, però. Arrivano, fanno il loro lavoro senza creare i fuochi d'artificio nella testa, e se ne vanno. Se è una scelta, la rispetto, se non lo è... peccato.
Trama. Bella la sinossi iniziale. Scritta davvero come si deve. Inquadra subito il problema e fa presagire tutto il casino che deriverà quando il personaggio si troverà a dover affrontare le sue bestie nere. Ben centrata, dritta al punto e con l'appiglio giusto per il lettore. Per me è super sì.
La trama è ben orchestrata fin dal primo problema e si vede che è stata pensata e studiata in maniera approfondita. Ora però, siccome io sono abbastanza smaliziata, ho due domande in merito:
1. Il pirla ha un conto in sospeso con un demone X. Possibile che appena questo (il pirla) è in giro a farsi i fatti suoi il primo spiritello che incontra pur di salvarsi la pellaccia gli "venda" info proprio sul demone in questione? Demone di cui, nessuno sa più nulla da ben tre anni. Io che sono una della squadra a pensare male si fa peccato ma ci si prende, mangio subito la radicchia e m'immagino che la cosa sia un'esca bella e buona proprio per attirare il pirla (che in quanto pirla ovviamente ci casca come una pera cotta - vedi Harry Potter con Sirius, ma almeno lì la gabola era costruita per bene, visto che c'erano dei precedenti a sostegno della falsa visione), che a quanto pare serve al demone in questione per le sue faccende. La cosa mi sembra quantomeno sospetta, ecco. Mi sono autospoilerata il finale e ho visto che ho ragione. Mi sento superfiga. Sappilo. Però, se fossi una lettrice convinta, mi sminchierebbe questo trampolino di trama. Troppo palese, spiattellato lì in prima pagina senza un minimo di suspense. Metti almeno un minimo di depistaggio, diamine.
2. Altro punto che non ho capito. All'inizio il serpente /demone è dentro il cerchio di sale. Come fanno due sorci a impugnare un bastoncino di legno per spostare il sale? La meccanica dell'azione mi risulta quantomeno improbabile. Vedi che la mia premessa sul fatto di non aver chiare le regole dell'universo si incaglia su questi particolari? Mi vengono delle domande di cui non trovo risposta nel testo e se non trovo risposta, tutto mi sembra una forzatura piegata alle necessità dell'autore. Può anche essere che sia io a non capire una fava, ovvio.
Anche la faccenda dello scontro con i demoni dopo la morte di Anna, mi sembra troppo telefonata. Tutti lì, in attesa che arrivi il pirla, che in quanto pirla appunto, arriva puntuale come Kant. Uff. Scontaterrimo. Dove la cosa è troppo scontata, l'emozione si sgonfia e io mi sento presa per scema, una sensazione che in linea di massima non apprezzo mai molto.
Varie ed eventuali.
Non farò l'elenco di frasi come faccio di solito, ma faccio un discorso più generale. La qualità del testo è davvero buona, si vede che la trama è pensata a fondo e i personaggi non agiscono a caso, o peggio, mossi da un attore esterno. Ho già manifestato la mia perplessità sulla casualità/non casualità dell'incontro con i primi demoni che guarda a caso sanno proprio quello che il pirla sta cercando, e guarda a caso vogliono dirglielo per salvarsi la pelle, e della grandissima rotolata di occhi che ciò mi ha causato.
Quello che voglio trattare qui è il tono generale. È tutto troppo pettinato. Le frasi, i pensieri, le supposizioni, sono esposte in maniera estremamente didascalica e questo rende il quadro generale un po' asettico. È come se queste costruzioni fossero troppo spazzolate e coprissero le emozioni. Non so se si capisce cosa intendo. La forma è talmente impegnata a esercitarsi per risultare corretta che non si preoccupa di sotterrare la sostanza nel processo. Sento poche emozioni. Forse non riesco a empatizzare con il personaggio e con le sue disgrazie perché affogo in un mare di frasi, attente a presentarmi cosa è successo e cosa è stato pensato e cosa si sarebbe voluto fare, invece che dire di meno, e lasciare un grammo di pathos esca dalle righe bianche e le azioni mi avviluppino alla sedia. O forse lui è un pirla, e io non riesco a empatizzare con i pirla, e basta. Anche questo è possibile. Resto comunque dell'idea che un alleggerimento della forma, gioverebbe al ritmo di lettura.
Concludendo.
Mi ripeto per la n volta. La qualità è buona e non ho grosse segnalazioni da fare. Sicuramente una forma più scorrevole aiuterebbe il testo a fare il salto di qualità. Mi rendo conto che la valutazione su dieci soli capitoli in questo caso, è estremamente sommaria. Siccome sembra essere tutto piuttosto in ordine, forse sarebbe il caso di arruolare una beta reader che consideri il testo per intero, l'evoluzione del personaggio, la trama, l'equilibrio tra gli elementi, il conflitto, la costruzione delle scene e tutte le cose che si devono esaminare per valutare in maniera efficace una storia. Io ho offerto il mio contributo come punto di partenza, ma mi fermo qui.
Fine
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