Io non seguo le regole

Lo inchiodo con lo sguardo al muro di mattoni della stazione. Lo avevo seguito fin lì. Che ci faceva uno stregone nel locale dei miei genitori? Nessuno sembrava essersi accorto di lui. Doveva aver utilizzato un qualche incantesimo di mimetismo, un incantesimo molto difficile e potente. Eppure io sentivo la puzza della sua magia. Si era seduto al bancone e aveva osato ordinare del sangue, che invece di bere aveva versato in un'ampolla di vetro nascosta sotto il mantello.

«Che cosa sei venuto a fare al Campo di Marte?» gli domando con rabbia, rivelandogli la mia presenza. Il patto di San Lorenzo confinava i mostri di Firenze in tre zone circoscritte, affinché non potessimo combatterci a vicenda: i mannari all'Isolotto, gli stregoni al centro storico e noi al Campo di Marte.

I suoi occhi azzurri si posano su di me. Sono di un freddo intenso sotto il fascio argentato della luna piena. Chi diamine è? 

«Oh ma guarda, la più incantevole delle vampire» commenta sarcastico. «Buonasera Calysta».

Gli mostro i miei denti, agguerrita.

«So benissimo che non dovrei essere qui. Ma sto sbrigando una commissione, perdona la mia fretta. Non posso fermarmi a parlare con te» annuncia sbrigativo, dopo essersi passato una mano sulla barba appena accennata.

Mi punto le mani sui fianchi. «Tu non vai da nessuna parte. Hai rubato del sangue».

«Non per berlo. L'ho preso soltanto in prestito» ridacchia e dal palmo fa scaturire un globo di piccoli lampi azzurri per intimorirmi. «Piccola, è mezzanotte. Non dovresti essere a cena? O questa sera non hai appetito?».

«Potresti essere tu la mia cena. Se non rispondi» ruggisco furiosa. Quel giochetto doveva finire.

Chiude il pugno e i lampi si dissolvono. «Un morso da te me lo prenderei volentieri, ma devo proprio andare». Si teletrasporta sul tetto di un treno e io mi lancio a seguirlo. In una frazione di secondo lo raggiungo, dopo essermi arrampicata sul bordo del veicolo.

«Sei stato così stolto da infrangere le leggi soltanto per un distillato di sangue?» gli chiedo sempre più curiosa.

«Io non seguo le regole» risponde con un mezzo sorriso. Il vento gli scompiglia i capelli corvini. «Ora levati di mezzo». Nella sua voce non c'è più alcuna traccia di scherno.

«No! Puoi occultarti agli altri vampiri. Ma non a me» mi impongo e in un attimo sono davanti a lui e gli sbarro la strada tenendo le braccia aperte, come un crocifisso.

Lui emette un sospiro. «Voglio spargere questo sangue all'Isolotto e creare un diverbio tra voi e i lupi. Il tuo cadavere potrebbe rendere più reale la scena, visto che ci tieni tanto a far parte del progetto. Così dopo che vi sarete uccisi a vicenda, gli stregoni torneranno a dominare Firenze». Da sotto il mantello estrae un paletto appuntito. «Anche se mi dispiace ucciderti, dopotutto tua madre era una di noi, prima di passare al lato oscuro».

Spalanco gli occhi. Mai prima d'ora nessuno aveva osato pianificare di rompere la pace.

«Non sarà così semplice uccidermi, stregone» sorrido anche io, preparandomi a combattere per l'incolumità del mio popolo.


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