Capitolo 22

Ero stata una dipendente del Wickendale per 4 mesi e 26 giorni. Lavoravo otto ore al giorno, cinque giorni a settimana. 760 ore totali. Sebbene fosse la solita giornata lunga e triste, negli ultimi giorni trascorsi in istituto, era cresciuta dentro di me una sensazione che non avevo mai provato prima. E non avrei mai pensato di provarla; perlomeno, non con uno psicopatico.

C'era qualcosa che ci univa, qualcosa che non riuscivo ad ignorare; se avessi lasciato questo posto non sarei riuscita a perdonarmi il fatto di averlo lasciato qui.

Ma in queste ore al Wickendale, durante le quali ero riuscita a  conoscere Harry, avevo anche appreso tante altre cose. Alcune non erano molto importanti: avevo imparato a pulire decentemente una ferita o un graffio, ero diventata molto brava ad applicare i punti di sutura. Ma c'erano anche altre cose, e quest'ultime non erano tanto banali: imparare ad evitare un killer. E cosa più importante, sapere che questo killer fosse James. Sapere che la Signora Hellman fosse sua madre. Sapere che Cynthia fosse scomparsa.

Avevo accettato questa verità, e avevo ingoiato tutto questo orrore. Ma non era la verità a farmi paura.

Ciò che sembrava spaventarmi era l'ignoto, le infinite possibilità. Dove era finito James? Cosa stava tramando? Oggi non era venuto a lavoro ed io non avevo idea di ciò che stesse facendo. Non sapevo neanche cosa fosse accaduto a Cynthia, la sua sorte rimaneva un mistero. Non ero neanche a conoscenza del fatto che Norman si stesse lentamente risvegliando dal suo coma.

Ed ancora più spaventoso era non sapere neanche come fare per far fuggire Harry dal Wickendale. Tutte queste cose mi spaventavano. Ma oggi avrei fatto qualcosa di diverso rispetto agli altri giorni; oggi avrei cercato di scoprire l'ignoto e di ottenere risposte alle mie domande.

Ero stanca di sentirmi debole e di guardare Harry soffrire nella sua prigione, quando lui non se lo meritava. Per cui oggi avrei ottenuto delle risposte. Dovevo fare più attenzione del solito, dovevo cercare di ricevere delle informazioni. A volte mi capitava di ignorare involontariamente delle parole e delle azioni importanti, poiché mi lasciavo facilmente distrarre.

Da Harry. Già, lui era la mia distrazione.

Tuttavia, la Signora Hellman mi aveva ordinato di stare lontana da lui, per cui oggi non mi sarei lasciata distrarre da niente.

Così, invece di pensare ad Harry, l'immagine di Cynthia Porter balenò nella mia mente non appena vidi Thomas. Stava attraversando il grande corridoio del reparto medico, nel quale c'erano diverse barelle, letti di ospedale, sedativi e cartelle cliniche.

Il mio turno non era ancora iniziato, così pensai di parlargli. Era l'unico che poteva dirmi qualcosa riguardo Cynthia, dal momento che era stato lui a portarla in sala operatoria. Di solito, odiavo parlare con le persone che non conoscevo, ma considerando le circostanze, Thomas era un'eccezione.

"Ciao Thomas," dissi.

Lui non disse niente in risposta ma continuò a camminare.

"Thomas," lo chiamai di nuovo, con la speranza di attirare la sua attenzione.

"Cosa vuoi?" chiese piuttosto maleducatamente.

"Um. . .potrei parlarti per un secondo? Devo chiederti una cosa."

Sospirò, fermandosi e guardandomi come se fossi una bambina fastidiosa. "Di cosa si tratta?"

Non sapevo esattamente come elaborare la domanda, per cui dissi le prime parole che mi vennero in mente.

"Cosa è successo a Cynthia?"

Come vi avevo detto prima, oggi non mi sarei lasciata distrarre né da Harry né da qualsiasi altra persona/cosa per cui notai come la sua espressione fosse subito cambiata a causa della mia domanda; era diventato ansioso.

"Non so di cosa tu stia parlando." La frase era piuttosto convincente come se lui fosse veramente confuso.

"Guarda che io ti ho visto portarla nella sala operatoria un paio di settimane fa. Noi puoi aspettarti che io ti creda."

"Non so di cosa tu stia parlando. Mi dispiace, non posso aiutarti," disse, anche se non sembrava affatto dispiaciuto. "Ora, se vuoi scusarmi, ho del lavoro da fare."

Si girò ed iniziò a camminare, ma io non avevo ancora finito.

"Cosa le hanno fatto lì dentro? Le hanno eseguito dei test al cervello o cose del genere?"

Si fermò di botto. Per un momento rimase lì fermo ma dopo si girò per guardarmi. "Quindi lo sai?" Domandò, la sua voce diventò più silenziosa.

"Quindi è vero," dissi, anche se era più una domanda che un'affermazione.

I suoi occhi si spostarono da una parte all'altra come se qualcuno ci stesse guardando.

"Thomas, cosa sai?"

I suoi lineamenti erano tesi mentre mi guardava, mentre leggeva la mia espressione. Sembrava come se fosse sul punto di parlare, ma la sua voce fu interrotta dal rumore di passi. Guardò qualcosa dietro di me e mi girai per scoprire la fonte di questo rumore. Era la Signora Hellman, che ci stava venendo incontro.

Mi girai per tornare a guardare Thomas, ma lui era già sparito; ma non mi importava, avevo ricevuto abbastanza risposte. Cynthia era stata sottoposta ad un test; il Wickendale era un posto orribile.

"Rose, devo parlarti." Mi disse la Signora Hellman.

Sobbalzai per la sua vicinanza. Non aspettò la mia risposta, ma continuò a parlare.

"Dal momento che Harry ti ha attaccata ieri, non ti avvicinerai più a lui."

Annuii, sapendo che questo fosse inevitabile. Forse aveva dimenticato o ignorato le mie grida che confessavano di essere stata io a baciarlo. Ma ormai il danno era stato fatto e non volevo aggravare la situazione.

"E non voglio più problemi da parte tua, Rose. Sei qui per una sola ed unica ragione, e cioè lavorare. E se non sei all'altezza, non c'è alcuna ragione per cui debba continuare a tenerti qui. Sono stata chiara?"

"Sì," annuii, frenandomi dal prendere a pugni la sua stronzaggine.

Andò via senza dire un'altra parola, lasciandomi sola nel grande e buio corridoio.

HARRY'S POV.

Queste stupide manette del cazzo scavavano dentro la mia pelle con ogni movimento che facevo e la mia schiena bruciava ancora da morire. Il mio corpo era sfinito e la mia mente era annebbiata, i miei pensieri erano l'unico suono che riempiva le mie cellule.

Il pavimento era pieno di polvere ed avevo appena ucciso il terzo ragno.

Nonostante tutto, la scorsa notte ero riuscito a dormire molto bene. Avevo le mie sigarette e Rose; tutto ciò di cui avevo bisogno in questo posto dimenticato da Dio.

Mi stavo trasformando in un ingenuo, lo sapevo, come quando stavo con Emily. Stavo di nuovo iniziando a sentirmi in quel modo. Ma se diventare un ingenuo mi faceva dormire meglio, allora non mi importava.

Non avevo idea di quanto a lungo avessi dormito, ma cinque minuti prima di svegliarmi, Brian era venuto per portarmi in mensa, di conseguenza, ipotizzai di aver dormito per un bel po'.

Entrammo in mensa e mi sedetti al solito tavolo, ma Rose non c'era. Se ne stava nel retro della stanza, nel posto in cui l'avevo vista il primo giorno di ritorno al Wickendale. Dio, era così bella. I suoi capelli erano sciolti; il mio commento di ieri era servito a qualcosa. Persino da qui, riuscivo a vedere il colore blu-verde dei suoi occhi. Ogni giorno sembravano diversi, a volte di un colore molto vicino al mio, ed altre volte dello stesso blu dell'oceano.

I suoi occhi incontrarono i miei quando mi colse intento a guardarla, ed io mi leccai lentamente le labbra, mentre i miei occhi affamati esaminavano il suo corpo. Stavo cercando di farla arrossire, e rimasi soddisfatto, quando lei lo fece davvero. Ridacchiai mentre lei distoglieva lo sguardo, un sorriso imbarazzato spuntò sul viso insieme a delle guance rosse.

Il resto del tempo lo passammo a rivolgerci facce strane, o a ridacchiare quando lei cercava di non ridere. Le parole non potevano essere dette tra di noi, ma noi non ne avevamo bisogno.

Ma poi, una guardia cominciò a fissarci e ci fermammo immediatamente, non volendo correre rischi, anche se non stavamo facendo nulla di male. Ma non volevo farmi frustare di nuovo.

In qualche modo, però, sapevo che ci sarebbero state tante altre punizioni, ma in quel momento, decisi di non pensarci.

ROSE'S POV.

Dopo aver lasciato il pranzo, trascorso principalmente ad assistere alle linguacce di Harry, mi diressi verso l'ufficio di Kelsey. Avevo un paio di minuti liberi e pregai che anche lei li avesse. Nonostante vivessi con lei ora, avevo bisogno di parlare.

Bussai e lei urlò, "Entra!" per cui ipotizzai fosse libera.

Chiusi la porta dietro di me e la trovai dietro la sua scrivania, mentre leggeva un documento.

"Hey! Che succede?" Chiese, probabilmente sorpresa di vedermi.

Non persi tempo e le raccontai della conversazione avvenuta tra me e Thomas; ma in cambio, non ottenni nessun conforto, ma solo dei rimproveri.

"Rose! Ti avevo detto di restarne fuori! E se andasse a dirlo alla Signora Hellman? Voglio dire, so che è terribile ciò che stanno facendo, ma-"

"Ma cosa? Eseguono test sui cervelli e uccidono delle persone! Cosa dovrei fare, credere semplicemente che Cynthia sia scomparsa nel nulla e fargliela passare liscia?"

Kelsey sospirò, sapendo che avessi ragione. "Non so, Rose. Non ho idea di che cosa stia succedendo ma non voglio farne parte. Di solito penso che queste cose siano interessanti ma questo succede soltanto nei libri; nella vita reale, non voglio intromettermi in queste situazioni. È davvero pericoloso, e per di più, non hai prove. Voglio dire, finora è successo soltanto ad una persona e non hai avuto neanche una vera confessione da parte di Thomas, giusto? Per cui la prossima volta, sta' un po' più attenta. Se vai in giro a chiedere di James e di qualsiasi cosa stia succedendo a Cynthia, allora accertati che la Signora Hellman non sia lì ad origliare. Quella donna è capace di tutto, per cui se vai in giro a fare la detective, fallo più silenziosamente."

Sospirai ed annuii. Aveva ragione, avrei mandato l'intera faccenda al diavolo se non mi fossi comportata nel modo giusto. Se avessi dimostrato ciò che veniva fatto qui dentro, avrei fatto chiudere questo posto. Ma prima ancora, dovevo far uscire Harry dal Wickendale.

E pensando ad Harry, un'ondata di panico mi travolse.

"Kelsey, e se Harry fosse il prossimo?"

"Cosa vuoi dire?" Chiese lei.

"E se lui fosse il prossimo ad entrare nella sala operatoria? E se provassero ad eseguire test su di lui e finissero per ucciderlo?"

"Rose, non lo faranno. Harry è troppo famoso, lo conoscono tutti. Sarebbe troppo rischioso."

Esalai un lungo respiro di sollievo. "Hai ragione. Scusa, è solo che è troppo da sopportare."

"Lo so," concordò lei. "Ma cercare di ricevere prove riguardo questi test è abbastanza rischioso. Aspetta e vedi se continua a succedere. In più, stai già cercando di fare uscire Harry dal Wickendale, quindi se io fossi in te, mi concentrerei più su quest'ultima parte."

Annuii, concordando. Aiutare Harry si trovava al primo posto nella mia lista, mandare James in galera al secondo. Se avessi potuto realizzare queste due cose, avrei pensato a come smascherare il Wickendale. Magari io ed Harry avremmo potuto farlo insieme, una volta libero.

"Rose?" Chiese di nuovo Kelsey.

"Sì?"

"Okay, allora non vorrei sembrare tua madre o qualcosa del genere ma c'è un'altra cosa sulla quale voglio metterti in guardia. Harry ovviamente è innocente e andare dalla polizia per James è una buona idea, ma solo perché Harry non ha spellato quelle donne, non vuol dire che non sia pericoloso."

"Cosa vuoi dire?" Chiesi sulla difensiva.

"Niente, è solo. . .non lo so, c'è ancora qualcosa che non quadra. Una persona che ha dato fuoco al proprio padre e che è cresciuta in un istituto mentale non può essere definita del tutto normale."

"Come fai a sapere ciò che ha fatto?" Chiesi.

"Ho il suo file, e i suoi vecchi documenti di quando è stato la prima volta qui. Non è stato un bravo bambino, Rose."

"Lavoravi qui quando lui era un paziente? Voglio dire, la prima volta che è stato qui."

"No," rispose. "Ma altri pazienti che sono ancora qui sembrano ricordarsi di lui."

"Cosa hanno detto su di lui?" Domandai.

"Non molto, ma una donna mi ha detto che era molto spaventata da lui. Mi ha detto che tutti lo erano. Veniva costantemente sedato e causava molti problemi."

"Oh," fu tutto ciò che riuscii a dire.

Tuttavia, questa nuova informazione non cambiò affatto i miei sentimenti per lui. Era cambiato da allora, non me avevo dubbi.

"E ascolta," continuò Kelsey. "So che dare fuoco a tuo padre dovrebbe automaticamente etichettarti come uno 'psicopatico' ma ho letto su un giornale che un altro ragazzo ha fatto la stessa cosa quando aveva 15 anni, ed è andato in un carcere minorile, non in un manicomio. Per cui, c'è qualcosa che non va. Non sto dicendo che non dovresti cercare di farlo uscire da qui, ma ripeto, io starei attenta."

Annuii, anche se non condividevo il suo pensiero. Harry ne aveva passate tante; era vissuto insieme alla violenza.

"Okay, grazie Kelsey. Devo tornare a lavoro."

Andai verso la porta, ma prima che uscissi, mi disse un ultima cosa.

"Fa' soltanto attenzione, Rose. Il tribunale lo ha dichiarato pazzo per due volte; ci deve essere una ragione."

Anche se feci del mio meglio per ignorare le sue parole, un brivido percorse la mia schiena. Non era pazzo, e lo sapevo, ma le parole di Kelsey avevano senso.

E solo tra pochi giorni, avrei visto quanto pazzo Harry sarebbe potuto essere.

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