51.
Liam's pov.
«Che c'è?» sorrido avvicinandomi un po' di più a lei.
Le poso un braccio dietro alla schiena scontrandomi col suo petto, di conseguenza Emily sospira al gesto.
«Cosa?» chiede timorosa proseguendo a studiarmi con quei suoi occhioni verdi.
«Continui a guardarmi», sussurro appoggiandomi alla testata del letto per osservarla meglio.
Lei ridacchia. «Non posso farlo?»
«Dipende.»
Corruccia le labbra.
Labbra che vorrei divorare in ogni istante.
È divertita. «Da cosa?»
«Da ciò che pensi quando lo fai», mormoro afflosciandomi nuovamente sul cuscino.
Appena compio la mossa si accosta a un millimetro da me.
Mi posa un bacio sul mento, procurandomi un sorriso.
«Fidati, se lo sapessi vorresti che ti guardassi tutto il tempo», bisbiglia dopo un po' facendomi battere il cuore ancora più velocemente.
«Non sai quante cose vorrei da te», la seduco notando le sue guance arrossire.
Mi scontro su di lei cominciando a pizzicarle i fianchi.
«No! Liam il solletico no!» strilla contorcendosi sotto al mio busto.
Rido a crepapelle in compagnia sua, sino a farmi salire le lacrime agli occhi, e mi sorprendo l'ennesima volta dell'effetto che questa ragazza ha su di me.
Mi rende felice.
Mi completa.
«È così bella la tua risata», ammette, ancora gioiosa per il mio solletico.
Ispiro appagato. «Tu sei bella.»
Non sembra crederci, difatti abbassa lo sguardo e si rintana nuovamente contro al mio petto.
Decido di alzarle il mento, stufo di queste sue insicurezze. «Perché non lo capisci?» pronuncio soavemente.
Mi esamina con aria interrogativa. «Cosa?» parla talmente piano che fatico quasi a sentirla.
«Che vedo solo te.»
La sento rabbrividire così proseguo. «Ogni cosa... ogni persona sparisce quando ci sei te», le rivelo. «E non capisco come cazzo tu faccia a dubitare di te stessa. Di ciò che sei.»
«Non si tratta di te...»
«Ed è questo il problema...» La circondo con le mie braccia, provando a farle capire quanto tengo a lei. «Perché hai questa bassa autostima di te stessa?»
Lei ci pensa un po' su.
«Non è tanto il fatto di me come persona. Più che altro mi comparo con altre.»
Le scosto una ciocca di capelli dal viso. «Tipo?»
«Le tue amiche di Boston... Samantha...»
«Samantha?» domando stupito.
«È più bella di me», mormora cose non vere, con la vergogna che le dipingi i lineamenti.
«In più mi sento molto più brutta in confronto a te.»
Sono sbalordito e lei sembra accorgersene perché fa una risatina per stemperare la situazione.
«Cos'è la bellezza per te?» porgo questa richiesta, senza neanche rifletterci.
Lei non riesce a rispondere così proseguo, dopo averle accarezzato una guancia con dolcezza.
«Davvero pensi che l'importante sia l'aspetto esteriore? Che l'importante sia essere più fighe per non avere queste titubanze di merda?
Emy a me non frega un cazzo se una persona ha qualche chilo in più o in meno! Se ha il naso storto o la bocca piccola.
Ciò che conta è come mi fa sentire, cosa provo quando la guardo, come mi capisce...
Credimi se dico che sei la persona più bella che abbia mai conosciuto», le rivelo con il cuore che scoppia per quante altre parole vorrei far uscire, solo per farle comprendere ciò che lei è per me.
Noto i suoi occhi annebbiarsi e un enorme sorriso comparirle sulle labbra.
Il tempo sembra volare nel momento in cui si innalza dal letto afflosciandosi sopra al mio corpo.
Mi prende le spalle tra le mani e incolla le labbra sulle mie, spiazzandomi.
È il milionesimo bacio che ci siamo dati, ma ogni dannata volta le sensazioni sono le stesse.
Le sfioro la nuca con una mano, mettendola il più vicino possibile a me.
Ricambio il bacio con ardore, cercando di farle scomparire tutto ciò che la turba, le faccio capire che per me c'è solo lei.
Da sempre. Per sempre.
Io sono suo dal primo momento e questa pensiero mi fa quasi paura.
Mi fa comprendere tutto il potere che ha su di me.
Credo realmente che non riuscirò mai e poi mai a smettere di amarla. Il che forse è un guaio.
Mi ero messo con Samantha semplicemente per cercare di dimenticare lei.
E solo adesso mi rendo conto dello schifo che ho compiuto.
Ho usato Samantha. Per me era solo una distrazione.
E non se lo merita.
Ma io non posso cambiare ciò che sento. Non posso trascurare l'amore che provo per questa biondina che mi sta baciando, che mi sta rendendo vivo.
«Ti amo», sussurra sulle mie labbra e io quasi griderei dalla gioia.
«Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo...»
La stoppo incalzando la mia lingua all'interno della sua bocca.
Le circondo la vita con le braccia spiaccicandola a me, udendo il suo cuore in sintonia con il mio. Entrambi con un ritmo sin troppo frenetico.
Stacco la bocca dalla sua e affondo il viso nell' incavo del suo collo, ispirando il suo profumo.
L'abbraccio per quelle che paiono ore, sfiorandole di tanto in tanto il collo con dei teneri baci.
Tento di darle tutta la serenità di cui ha bisogno.
Cerco di far scomparire tutti i suoi smarrimenti.
Dopo un po' intuisco la porta d'ingresso aprirsi e la voce di Richard e Trevor ovattata dalla lontananza.
Sbuffo sapendo già la reazione che avrà Emily.
Come non detto, alza lo sguardo fissandomi con una scintilla di tensione.
Le accarezza di nuovo la guancia, provando a calmarla.
«Stai tranquilla», sussurro attirandola ancora a me. Deposito un bacio sulla sua tempia, stringendola con tutte le mie forze.
Non riesco a staccarmi da questa ragazza, è più forte di me.
Lei però non sembra smettere di agitarsi. «Liam non voglio che ci veda insieme...»
Faccio un breve risolino, guardando il soffitto della mia stanza. «Vuoi davvero buttarti un'altra volta dalla finestra come una pera lessa?» la prendo in giro.
Lei mi guarda storto prima di scoppiare a ridere. «Giuro che diventerò una professionista.»
Quando scendo le scale non posso fare a meno di trattenere un sorriso sornione.
Guardare Emy calarsi dalla finestra è stato un bello spettacolo. Soprattutto l'atterraggio, nel quale mi ha gustato del suo lato b perfetto.
Nell'istante in cui entro in cucina però, tutta la pacatezza che mi portavo appresso sparisce.
Richard mi guarda rabbioso per poi lanciare la scatola dei cereali, che stava mangiando, nel pianale, e uscire dalla stanza scocciato.
Sospiro prendendo una birra dal frigo.
Ho bisogno di bere un po' se voglio sopportare il ragazzo che si è appena volatizzato dalla mia vista.
Torno in salotto trovandolo seduto sul divano.
Sto per scappare a gambe levate, ma la tentazione di provare a parlargli è decisamente alta.
«Dov'è Trevor?» chiedo sapendo già che, forse, non mi risponderà.
Sto per arrendermi e tornare in camera, ma stranamente mi risponde.
«È uscito.»
«Dove?»
«E che diamine ne so. Gli devo fare anche da padre?» sbotta senza un minimo di controllo e io devo serrare la mascella per non dirgliene di santa ragione.
«Non c'è bisogno di alzare la voce. Ci sento lo stesso», gli faccio presente, cosicché si volta fulminandomi con lo sguardo.
«Evita di fare lo spiritoso del cazzo prima che alzi il tono e dica cose che preferirei non ribadire», parla lentamente, forse per marcare al meglio la frase e per farmi intendere di non enunciare nient'altro.
«E tu evita di alzarmi la voce un'ennesima volta prima che ti prenda nuovamente a pugni», sghignazzo dando una lunga sorsata alla mia birra.
Sto per voltarmi e tornare in camera, ma quest'ultimo si è già alzato arrivando a un palmo da me.
«Prova a scherzare di nuovo e questa volta giuro che non mi tratterrò», mi avverte, ma a me non me ne può fregare di meno.
Rido in modo sarcastico. «Sì certo, perché l'altra volta ti sei trattenuto bene?» proferisco con ribrezzo. «Manco avessi dodici anni...» sputo in modo acido fissandolo quasi con sfida.
Se prima era un mio amico, adesso a malapena voglio incrociare il suo sguardo.
«Ah io comportamento immaturo?» sembra veramente sbalordito e incazzato allo stesso tempo. «Dopo che tu mi hai preso per il culo tutto questo tempo?! A me Emily piaceva!»
Sento le vene pulsare dalla rabbia.
«A te di Emily non fregava un cazzo!» esclamo in collera e lui sembra rimanere di sasso per un attimo. «Ti ho visto», proferisco senza un minimo di contegno, vedendolo sbiancare di colpo.
Lui apre bocca a vuoto. Molto probabilmente perché non sa che dire.
Scoppio a ridere dal ribrezzo. «Sei talmente senza pietà che non sei nemmeno riuscito a frenarti davanti a casa nostra.
Devo ammettere che la tua macchina ha un certo fascino quando dondola. Posso solo immaginare quante ragazze ti sei fatto mentre uscivi con Emily», sibilo infuriato per poi continuare. «Ma sai che ti dico? Da un lato meglio che tu non ti sia affezionato a lei perché mentre tu stavi scopando con una tipa a cazzo, Emily era proprio a casa nostra. Precisamente nel mio letto ad aspettarmi», scatto contento di vedere una reazione negativa sul suo volto.
Inspira infuriato avvicinandosi ancora di più a me. «Sarò anche un pezzo di merda, ma tu non sei da meno. Voglio proprio vedere la reazione di Samantha appena scoprirà la merda che sei diventato», esplode perentorio.
Dopodiché mi dà una spallata e poi sale le scale con lunghe falcate, fremente di rabbia.
Sarà un bel problema vivere con lui.
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