9. Si inizia a fare sul serio
La notte del Messaggero, fu una notte lunghissima per Roxen e Alexander. Era ormai chiaro che la Minaccia Primordiale li volesse morti e avesse smesso di giocare. Per loro era arrivato il momento di mettere da parte qualsiasi dubbio e comprendere la vera natura del nemico. Per farlo occorreva avere la conoscenza, per cui Soriana fece mandare un messaggio urgente al Monastero del Monte Dorak, dove i Monaci custodivano i segreti della creazione dei Mondi e gli scritti sulla Minaccia Primordiale. Chiese di far accedere in tempi brevi Roxen al Monastero e che le consentissero di consultare i libri proibiti.
La veggente contava di ricevere la risposta entro la sera del giorno dopo, nel frattempo avrebbe preparato Roxen alla rigidità del Monastero, augurandosi che almeno in quel luogo rispettasse le regole.
Alexander, invece, sarebbe partito per Bran con il primo volo diretto. Anche se non era felice di far ritorno a casa, non poteva più rimandare: lì avrebbe trovato chi possedeva le giuste informazioni.
Fu inoltre deciso che, in assenza dei Prescelti, Lionel e Sara avrebbero protetto la città di Mediana dai mostri e cercato di individuare lo squarcio nel Velo. Giada e Algidea li avrebbero aiutati e se fosse stato necessario, anche gli stregoni di Gridoror avrebbero dato il loro contributo.
Lionel protestò: il suo ruolo di protettore dei Prescelti era appena iniziato e già era stato messo da parte per dare la priorità alla città di Mediana.
«Io non capisco. Ci siete voi a guardia di Mediana, io dovrei almeno andare insieme a uno dei due».
Alexander chinò il capo davanti a Soriana, «Posso parlare, Capo Magistra?»
Roxen quasi si stupì della deferenza con cui il ragazzo si rivolgeva alle Consorelle più anziane, era come se fosse abituato alle buone maniere, quasi fosse un nobile di altri tempi.
«Certo, Alexander, hai il pieno diritto di parola».
Ancora una volta chinò il capo e poi si rivolse a Lionel con una serietà che fece scattare sull'attenti lo stregone. «Non puoi seguire nessuno dei due. A Bran si insospettirebbero se tornassi con qualcuno e per prima cosa devo capire che aria tira da quelle parti. Al Monastero non si può accedere così facilmente, già occorre sperare che accettino Roxen, tu in quel caso rallenteresti solo la sua ammissione» .
«Mi accamperò fuori dal monastero, chiederò a Gridoror di scrivere una lettera a sua volta per farmi accedere...» Lionel strinse le mani a pugno sbattendole sulle ginocchia.
«Oh, insomma, smettila di fare il bambino e accetta la realtà dei fatti: io e te resteremo a Mediana, chiuso il discorso! Non sei l'unico a essere in ansia per la sorte di Roxen e Xander!» Sara cercò con lo sguardo l'approvazione di Alexander e fu in quell'istante che Roxen comprese.
Tutti erano a conoscenza del ruolo di Lionel tranne lei e, Sara, che lei reputava una semplice umana, era in realtà una vampira. Quella fu la cosa più difficile da accettare, tanto da non riuscire più a guardarla e a rivolgerle la parola. Così mentre le Consorelle anziane e Alexander discutevano sul da farsi, Roxen si chiuse nei suoi pensieri, con la mente che vagava da Sara a quella potente energia che le aveva trasmesso il vampiro. Non riusciva a decidersi se fosse più arrabbiata per non essere stata in grado di riconoscere nell'amica una vampira, o più sconcertata dal comportamento del suo alleato.
Alexander si era completamente fidato di Roxen, seguendo le indicazioni che lei aveva dato ad Algidea per trovare il Messaggero e infine l'aveva sostenuta nella battaglia, offrendole quella straordinaria energia e incoraggiandola. Ma allo stesso tempo si era sentita presa in giro, scoprendo di essere l'unica all'oscuro di Lionel.
Tutto ormai procedeva contro la sua volontà: dalla partecipazione alla missione, all'alleanza col vampiro e infine la permanenza al Monastero. Soriana insisteva tanto per quel cavolo di posto, ma lei non era così sicura di volerci andare. Eppure non protestò, rimase inerte, seduta nella Biblioteca a osservare gli scambi di opinione di tutte quelle persone e piano piano si addormentò, esausta.
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La sera dopo, Roxen si ritrovò con una valigia in camera senza ricordarsene bene il motivo. Si domandava come fosse finita in quell'ennesima trappola senza aver opposto resistenza.
Giada se ne stava seduta sul letto con le gambe ciondolanti, mentre la fissava stare immobile davanti alla valigia. «Mio fratello dice che là la tecnologia non esiste» le disse, quasi con sadismo.
«Mh, mh» Roxen le diede appena ascolto, poi spalancò gli occhi realizzando l'informazione. «No, aspetta, cosa?»
«Al Monastero, non c'è nessun tipo di elettrodomestico, né connessione internet... però avrai l'acqua calda e credo il riscaldamento nella tua celletta!» Le rispose l'altra, giuliva.
Roxen guardò con nostalgia il cellulare abbandonato sul letto, con il led che lampeggiava. Era un messaggio di Alexander in cui le chiedeva di uccidere un ultimo mostro insieme prima di partire. Per essere un vampiro è piuttosto sentimentale, il ragazzo, aveva pensato leggendo l'anteprima senza rispondere.
Tornò a concentrarsi sulla valigia «Che tipo di clima c'è sul Monte Dorak? Tuo fratello è un Monaco, giusto? E vive là da qualche anno, no? Sono sue quelle lettere noiosissime e prolisse, che ci costringi ad ascoltare».
Essere Monaco voleva dire avere la Conoscenza di ciò che è stato e Comprendere ciò che è. Nel mondo magico era ritenuta una figura molto importante, al di sotto degli Dei e sopra i Capi Magistri.
Giada le passò un maglione di lana con un ghigno divertito «Molto, molto rigido!»
«Oh, perfetto!» Roxen infilò con stizza altri due maglioni nel bagaglio.
Odiava il freddo, l'umido e tutto ciò che le ricordava la stagione invernale. Forse a causa del suo elemento predominante, il fuoco, amava i climi più secchi e caldi, per questo motivo non era affatto entusiasta di dover rinchiudersi in un monastero tra le gelide montagne che circondavano la punta nord est di Mediana.
Dopo circa mezz'ora la sua valigia straripava di scarponcini da neve, calzettoni e maglie termiche. Roxen la guardò come se rischiasse di esplodere da un momento all'altro e con un moto di dispiacere la chiuse, realizzando definitivamente che l'indomani mattina avrebbe abbandonato la Congrega per passare il tempo tra libri impolverati, monaci alteri e privata dei comfort della vita quotidiana, senza sapere quanto tempo vi avrebbe passato.
«Più che un aiuto a me sembra una punizione» sbuffò, afferrando il cellulare e degnandosi finalmente di rispondere ad Alexander.
Giada le rubò uno scatto davanti alla valigia con aria affranta. «Voglio ricordarti così e ringraziare gli Dei di non essere una prescelta!»
Ovviamente ne seguì un litigio, per cui alla fine Roxen venne invitata caldamente da Algidea a raggiungere Alexander il prima possibile e a lasciare per qualche ora la Congrega nella quiete serale.
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Giunse al parco di Mediana, quando il sole era ormai calato e aveva lasciato come ricordo solo una striscia arrossata all'orizzonte. Roxen si abituò velocemente allo sfarfallio dei lampioni che si accendevano e individuò subito Alexander, accovacciato sotto un albero con un'espressione tesa in volto.
La salutò appena, sfuggendo al suo sguardo e Roxen pensò che quell'atteggiamento non presagisse nulla di buono. Sentiva puzza di fregatura in arrivo.
Gli si sedette accanto, evitando accuratamente anche solo di sfiorarlo: temeva che quel legame magico che si era creato tra loro la sera prima, potesse ripresentarsi e lei non avrebbe più avuto scuse per rinnegare la loro collaborazione. Perché ci aveva pensato tutto il giorno e l'unica risposta che si era data era che la loro condizione di prescelti li portasse a instaurare legami magici e... profondi.
Roxen aveva cercato di non badarci, ma da quando Alexander l'aveva circondata premendo le mani sulle sue, era come se le avesse lasciato addosso una traccia di sé. E, pur avendo fatto diverse docce e lavata le mani più volte, percepiva ancora il tocco caldo, pieno di energia magica del ragazzo e questo l'aveva turbata al punto da accettare remissivamente il soggiorno al Monastero.
«Allora? Di mostri nei paraggi non ne vedo, quindi suppongo fosse una scusa per parlami».
Alexander misurò con lo sguardo la distanza tra loro prima di rivolgersi a lei. «Beccato», disse senza ironia.
Roxen si accorse che lui stava sforzandosi di mostrarsi il solito sbruffone, ma il suo corpo lo tradiva costantemente, svelandone l'inquietudine. Decise di non infierire, sorprendendo persino se stessa e attese paziente che lui proseguisse.
Il parco si era fatto silenzioso e anche gli ultimi umani avevano fatto ritorno alle loro case. L'erba sotto i loro palmi aveva iniziato a essere fresca e a bagnarsi di umidità e fu solo per quello che Roxen sentì un brivido percorrerle la schiena quando Alexander si decise a parlare.
Il suo tono assunse sfumature marcate, come la traccia di magia che le aveva lasciato addosso. «Visto il tuo comportamento con Sara, direi che peggio di così non possa andare, per cui ti dirò tutto».
Roxen si irrigidì. Il suo cuore saltò un battito e lei si ritrovò a fare il pieno d'aria. Si sentiva impaurita da quella dichiarazione, perché non aveva più insistito nel cercare la verità, si era forzata a credere a quelle poche informazioni che Alexander le aveva rivelato e si era obbligata a non essere paranoica, cercando di seguire il consiglio di Soriana e Algidea: fidarsi del vampiro.
«Ho sempre sospettato che tu fossi una strega, ma evidentemente il tuo desiderio di solitudine ha sempre reso la tua aura di difficile interpretazione. Sara doveva solo avvicinarti, ma ha finito con l'affezionarsi davvero a te, anche se non so come possa sopportarti con il caratteraccio che ti ritrovi...» Sorrise ammiccante per poi tornare di nuovo cupo, mentre le guance di Roxen si scaldarono indispettite. «Lei non ha colpe, se non quella di essere nata vampira, ha solo cercato di farmi un favore e lo ha fatto anche a te, diventandoti amica».
Roxen alzò gli occhi al cielo, trattenendosi dal lanciargli contro qualche epiteto poco gentile. In quel caso non sarebbe stata colpa sua se le fosse sfuggita una sfera di fuoco, Alexander l'aveva palesemente provocata, ma dovette rendersi conto che il ragazzo voleva solo far da paciere tra lei e Sara e per questo si limitò a qualche smorfia di sfottò.
Il vero problema era che Roxen si era sentita tradita su più fronti e non sarebbe riuscita a sorvolare sulla questione "vampira" così facilmente, e Alexander non voleva arrendersi con altrettanta facilità.
«Non so se hai capito che la situazione è grave, sei davvero sicura di voler partire senza aver fatto pace con l'unica amica che ti ritrovi?»
Le loro ombre erano allungate dalla luce artificiale dei lampioni e Roxen si ostinò a concentrarsi su esse, piuttosto che dare a vedere ad Alexander di essere sopraffatta dalla sua logica, anche se aveva ragione. Sara le mancava ed era davvero la sua unica amica all'infuori della Congrega, ma aveva anche bisogno di tempo per cancellare l'amarezza che l'aveva invasa.
«Ho capito». Socchiuse gli occhi in un gesto di resa, «Puoi dire a Sara che non sono arrabbiata con lei, ma ho solo bisogno di abituarmi all'idea?» Guardò Alexander, che aveva ripreso lineamenti più distesi e che le annuì compiaciuto, scatenando in lei sentimenti contrastanti di imbarazzo e irritazione.
Fu in quell'attimo che si sorprese a pensare a quanto sarebbe stato facile parlare con Alexander se non fosse stato un vampiro pieno di sè. Se non fosse stato un vampiro.
Lo vide alzare la testa verso le fronde dell'albero, come se stesse pregando e ogni sua baldanzosità svanì, persino la voce da profonda assunse una nota stridula, quasi avesse paura della reazione di Roxen. «Senti, sei ancora decisa a non darmi il tuo aiuto per ritrovare mio fratello?» Domandò tutto d'un fiato.
Il vento gelido agitò quelle stesse fronde che Alexander aveva fissato e Roxen si sentì raggelare, come se una cascata d'acqua l'avesse appena travolta. Si strinse un po' nella giacca, cercando di tagliare fuori gli spifferi.
Aveva sempre sospettato che dietro il comportamento fin troppo condiscendente di Alexander si agitasse un secondo fine, ed eccolo lì. Aveva accettato la missione solo per avvicinarla e chiederle di ritrovare un altro stramaledetto vampiro.
«Cosa ti fa pensare che io possa aver cambiato idea?» Non voleva essere sgarbata, ma risultò comunque molto aspra.
Alexander si strinse nelle spalle. Forse si era aspettato molto peggio e quella domanda doveva averlo perfino confortato. «Nulla, è solo la mia speranza. Ma vorrei davvero che tu mi aiutassi, io e lui siamo gli unici superstiti della famiglia Kropowoskij. Mi è rimasto solo lui».
A quelle parole un altro pezzetto del muro di Roxen crollò e la ragazza si trovò a essere nuovamente incuriosita dalla verità che celava il vampiro, con in più un pizzico di empatia verso di lui.
«Quando tornerò dal Monastero te lo dirò».
Angolo Autrice
Volevo avvisare i nuovi lettori che se trovate differenze di impaginazione dei dialoghi è perchè sto rimettendo a posto e correggendo, quindi non fateci caso :D
Grazie mille
Anna
P.S Votate e commentate se volete che adoro leggere cosa ne pensate!
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