64. Non io - Not me

Patrick sentiva i piedi affondare nell'altra dimensione, il vuoto sotto di sè gli fece temere per un attimo di aver fatto male i conti nei confronti del druido. Quello stolto si era rivelato più agguerrito e pericoloso di quanto avesse previsto, ma non abbastanza per fermarlo.
Con un incantesimo fece apparire una liana con cui si aggrappò a una colonna del monastero e iniziò a tirarsi su con tutte le forze che aveva in corpo. Il risucchio del vortice era talmente forte da sferzargli le gambe come un vento tempestoso.

Roxen vide la liana e combattendo contro le ossa rotte che le impedivano di camminare alla svelta, la raggiunse. Catturò lo sguardo sgomento di Patrick, l'odio imperversava nei suoi pensieri prendendo il comando delle azioni. Si lasciò andare a quei sentimenti di rabbia e vendetta che le bruciavano nel petto, stese la mano dinanzi a sè, attirò l'ascia di Lionel e chiuse le fredde dita attorno all'elsa dell'arma mentre i suoi occhi di lava verde traghettavano quelli azzurri di lui verso l'inferno. Alzò il braccio sulla testa e con un colpo ben deciso tagliò la liana. Un vago senso di libertà le fece battere più velocemente il cuore, in un crescendo di gioia e soddisfazione. Non poteva crederci.

Patrick si aggrappò con tutte le forze al terreno. Sfregò con le dita scavando la terra e intanto il portale richiedeva la sua intera persona. - Drei! - urlò disperato cercando un contatto col fratello. 

Alexander voltò la testa dalla parte opposta tappandosi le orecchie. - Drei! - urlò ancora Patrick e Alexander fece ancora più pressione ai lati del capo per non sentirlo. Serrò gli occhi e pregò con tutto se stesso di poter porre fine a quella storia.

Roxen posò le mani sulle spalle di Patrick, gli conficcò le dita nella carne, lo spinse con forza verso il basso per accelerare la sua entrata nella dimensione infernale e ignorò le proprie ossa che scricchiolarono sotto lo sforzo della spinta. Lo fissò negli occhi con gelida furia, si sentiva completamente espiantata da ogni sentimento umano di pena o compassione. Lo voleva morto. Punto. Dava forza alle braccia per farlo sprofondare sempre di più e non le importava se rischiava di cadere anche lei, il saperlo in una dimensione infernale, dove sarebbe stato torturato per l'eternità, era il desiderio più grande che avesse.

Si fermò notando un ghigno che si allargava sempre di più sul viso di Patrick fino a prorompere in una risata tetra. Il guizzo dei suoi occhi celesti la fece tremare ancora una volta di paura. Lo vide indugiare divertito su Milacre e poi rilanciare lo sguardo su di lei, aprì le palpebre e gli occhi fuoriuscirono dalle orbite mentre continuava a sghignazzare squassando l'aria. Roxen capì il suo piano e staccò prontamente le braccia cercando di avvertire il druido, ma il vampiro recitò la formula di scambio così rapidamente che non riuscì a evitarlo. 

La strega afferrò immediatamente le mani di Milacre, mentre le gambe erano già completamente sommerse nell'altra dimensione. - Aggrappati! - urlò sentendolo scivolare sotto le dita. 

Samuel corse in suo aiuto, l'afferrò per la vita e la tirò verso di sè, facendola indietreggiare e trascinando fuori Milacre di qualche centimetro appena. La forza del vortice era tale che perfino la forza di un vampiro era nulla a confronto.  

Alexander si alzò a sua volta deciso a soccorrere Roxen,era l'unico in grado di poter affrontare Patrick: Sara era distrutta, Lucy priva di sensi e Samuel era impegnato a cercare di tenere a galla Milacre. Mosse un piede con rigidità, come se si fosse intorpidito, l'altro rimase bloccato a terra. Le gambe erano inchiodate al suolo. Colto dal panico vide le sue stesse mani afferrare la spada e puntarla contro di sè. Non riusciva a dominare il proprio corpo, non lo percepiva più, era come uno spettatore inerme. Davanti a lui il fratello stava immobile. Due iceberg lo fissavano privi di qualsiasi emozione e capì di essere sotto il suo controllo mentale.

Ansimò. Le dita erano bianche, le braccia tremanti e tese evidenziarono le vene gonfie. Doveva opporsi, non poteva lasciarglielo fare. Vide le mani sollevarsi di colpo verso l'alto e brandire la spada minacciosamente. Si agitò, si impose di fermare i suoi arti, si concentrò, desiderando con tutto se stesso di tornare al comando delle proprie azioni e contrastare Patrick.

Per lo sforzo la pelle iniziò a lacerarsi. Si oppose con così tanta determinazione che il corpo entrò in conflitto e gli procurò piccole ferite sul viso e sul petto. Sentì l'epidermide tendersi e aprirsi come fosse lacerata da lamette. La punta della spada intanto si era avvicinata pericolosamente al petto e ne avvertiva il pungolamento metallico e freddo premuto sulla maglietta.

Ricordò le parole di Samuel durante gli allenamenti - Non devi concentrarti o sforzarti. Devi agire come fosse un capriccio o una cosa dovuta. Tu domini tutti e tutti devono sottostare al tuo volere. - Lui era il Principe delle Tenebre e tutti i sovraumani dovevano sottomettersi a lui. Come se il fratello gli avesse letto nel pensiero, spalancò le palpebre e la lama dell'arma si conficcò nel torace, tra le costole. Altre lacerazioni si aprirono su braccia e mani, procurandogli altro dolore. Avrebbe voluto piegarsi su se stesso. Avrebbe voluto urlare, piangere, distruggere. Ma gli era impossibile farlo.

Roxen sentì l'aria mancare dai polmoni, come fosse stata risucchiata tutta in una volta. Non era per lo sforzo di trattenere Milacre. Il petto le faceva male, sentiva bruciare in un punto preciso e smaniava per l'esigenza di massaggiarsi e alleviare così il dolore. Non comprendeva nemmeno lei come avesse fatto a non cedere immediatamente all'istinto di lasciare le mani Milacre, ma era certa che non lo avrebbe mollato per nessuna ragione al mondo.

Sentì Samuel allontanarsi da lei, inclinò la testa di lato per seguirlo e lo vide correre da Alexander. Un singulto spaventato le scappò dalle labbra. Posò lo guardo su Milacre e di nuovo sul suo alleato. Se non avesse salvato Alexander sarebbero morti in tre e i mondi ne avrebbero pagato le conseguenze, ma non se la sentiva di lasciar andare Milacre nella dimensione demoniaca. Sgranò gli occhi allarmata quando sentì le dita allentare la presa, da sola faticava a reggere il peso e in quel momento il druido prese la decisione al suo posto: la spinse via e la guardò severo. - No! - Roxen si gettò rapida verso di lui per tentare di afferrarlo ancora, ma Milacre immerse le braccia nel vortice, impedendole di raggiungerle.

- Devi salvare Alexander. Lui è il prescelto, non io. - le onde del portale gli avvolsero il torace, ma il suo sguardo fiero non vacillò nemmeno per un secondo.

Roxen cadde ginocchia a terra e i detriti le si conficcarono nella pelle. I polmoni le bruciavano così come la gola e gli occhi. - Verrò a prenderti - promise mentre una patina di lacrime le offuscò la vista su Milacre che veniva lentamente inghiottito dal vortice.

- Ne sono convinto - le parole vennero sopraffatte dalle onde che si avvolsero come una spirale di vento e acqua intorno al viso e alla testa, lasciando scoperti solo due occhi grigi e sinceri.

                                                                                               *** 

Il portale si chiuse in un risucchio muto e tutto sotto di esso torno esattamente come prima, come se fosse mai stato aperto.

Roxen fissò quel punto per diversi secondi, si alzò in piedi ricordandosi solo in quell'istante di avere ossa rotte e un dolore lancinante al petto. Un piede cedette sotto il suo peso, ma la rabbia prese ancora una volta il sopravvento e tutto il resto svanì.

A passi lenti e misurati giunse davanti ad Alexander, lo guardò percependo la sua sofferenza. Anche lei aveva quella lama piantata nel petto, anche lei bruciava e respirava velocemente divorando l'aria che la circondava, con esigenza vitale. La spada era d'argento, un altro centimetro ancora e sarebbe morto.

Posò entrambe le mani sull'elsa, chiedendo a Samuel di allontanarsi. Le strinse con foga, immaginando che al posto del metallo ci fosse il collo di Patrick e tirò verso di sè. Il viso le si deformò con le sopracciglia incurvate verso il basso e la mandibola così ben serrata da sentire i denti scricchiolare sotto la pressione. Tirò ancora verso di sè e riuscì a estrarre la spada.

Alexander non poté urlare, ma lo fece lei, graffiando la gola con il suo grido. Singhiozzò, sentiva il disperato bisogno di piangere e urlare con l'onnipresente frustrazione di non poterlo fare, non in quel momento. Gettò la spada a terra e posò la fronte sulla spalla del vampiro.

Patrick rise sguaiatamente mandando la testa all'indietro. Roxen si scostò da Alexander quel tanto che bastava a guardarlo in faccia: era rosso dalla rabbia, le risate del fratello lo stavano incendiando come stavano incendiando lei.  Gli posò una mano sulla ferita e la carne si cicatrizzò emanando una luce vermiglia, lo vide stringere i denti mentre i lembi si ricucivano. Restò un segno verticale, in rilievo sotto il gambo del marchio.  

Alle loro spalle il nemico stava lanciandosi contro di loro, ma Samuel lo braccò afferrandolo per le spalle e buttandolo a terra con tutto il suo peso. Roxen non riusciva più a trattenersi, si avvicinò tremante all'orecchio del suo alleato - So che è tuo fratello, so che hai aspettato tanto per incontrarlo, ma non è più quello che ricordavi - i singhiozzi le ruppero le parole sulle labbra - me ne occupo io. - si girò senza guardarlo e marciò decisa verso Patrick.

L'uomo rotolò sulla schiena e si liberò di Samuel, ma prima che potesse cantare vittoria si trovò dinanzi la figura di Roxen contornata da un'intensa aura scarlatta. Le sue palpebre si spalancarono e cercò di rimettersi in piedi alla svelta.

- Fuori - Roxen teletrasportò tutti i suoi compagni e i monaci superstiti fuori le mura della fortezza e con colpo secco chiuse il portone alzando il ponte levatoio.

Piccole gocce di sudore imperlavano la pallida fronte del vampira di fronte a lei. Il tremolio del suo labbro inferiore le fece capire che quell'essere aveva paura. - Avanti piccolo strega - balbettò quello - cosa pensi di farmi? Le tue magie sono nulle contro di me - un ghigno prese coraggio sul suo volto facendolo apparire sfrontato.

Roxen tacque. Con una mano sollevò il rudere di una panchina e lo scagliò contro il vampiro, che mettendo le dita a croce davanti a sè si protesse con uno scudo. Roxen disegnò un cerchio a terra, sollevò le braccia in avanti e distrusse l'incantesimo protettivo dell'avversario.

Patrick digrignò i denti capendo il motivo di tanta preoccupazione da parte di Origine nei confronti di quella strega. Dominava diversi incantesimi con estrema facilità e sembrava non esaurire energia magica. Con sgomento se la ritrovò a pochi centimetri dalla faccia, indietreggiò ritrovandosi con le spalle al muro. Non poteva farsi sconfiggere da una ragazzina. Origine lo aveva scelto per i suoi poteri, lo aveva fatto diventare il vampiro più forte di tutti i mondi, non poteva soccombere in quel modo insignificante. Le dita avvolsero la pietra alle sue spalle che divenne malleabile come argilla, la plasmò sotto lo sguardo di fuoco della strega e con gesto rapido gliela scagliò addosso imprigionandola.

La pietra si arpionò alla carne di Roxen impedendole qualsiasi movimento, ma lei non si arrese e chiamò a raccolta tutto il potere del fuoco. - Lo sai che il mio caro fratellino è ancora sotto il mio controllo mentale? - sghignazzò Patrick girandole attorno come una iena affamata. - Potrei richiamarlo e farti uccidere da lui, così morireste insieme e io non mi sporcherei neanche le mani - il veleno delle sue parole fu la scintilla della miccia di Roxen.

Una fiamma divampò dal corpo della strega con una furia tale che lui fu scaraventato a terra e le ultime colonne rimaste in piedi vennero spazzate via dal vento, lasciando solo cumuli di cenere incandescente.

Roxen respirava velocemente, i suoi occhi erano due cerchi rossi, i vestiti brandelli bruciacchiati. Allargò le braccia libera di muoversi e come una venere che sorge dalla spuma di mare, lei sorse da tizzoni ardenti, lasciando una scia nera e rossa al suo passaggio. Con il movimento del palmo schiuso arrestò Patrick a un muro superstite e senza indugio rese le sue mani roventi. Gliene posò una sulla guancia provocandogli dolore - Questo è per Lionel! - dichiarò ferma.

Lo sentì dimenarsi sotto il suo tocco e lo vide aggrapparsi al suo braccio nel disperato tentativo di spostarla, ma non riuscì a muoverla di un solo millimetro.

- Congelo! - Patrick rese il proprio corpo freddo, ma il punto in cui Roxen teneva la mano restò ustionante.

Lei posò l'altro palmo sul petto del vampiro, all'altezza del cuore e le sue vesti si incenerirono in un solo secondo provocandogli un'altra ondata di dolore  - Questo è per i tuoi genitori. - il tono monocorde non lasciava trasparire alcuna emozione.

Un altro grido disperato da parte di Patrick e l'ennesimo tentativo di allontanarla da sé attraverso un uragano fallirono miseramente. Sconvolto e con il sangue che pulsava velocemente sotto la pelle ustionata si lasciò andare a pensieri deliranti e decise di usare una magia che lui stesso era incapace di padroneggiare.

Combattendo contro la presa di Roxen voltò il capo di scatto e quando lei lo riportò di fronte a sè, gli occhi azzurri brillarono scatenando una bomba di energia pura. Roxen cadde a terra sbattendo violentemente la testa. La bomba si dissolse lentamente lanciando qua e là qualche fulmine argentato, continuando a martoriare la strega inerme al suolo.

Patrick si inginocchiò posando le mani a terra. Le bruciature non gli davano tregua, ma la follia irrompeva in lui come un fiume in esondazione: doveva distruggere la strega e suo fratello? Bene, lo avrebbe fatto nel modo più teatrale possibile, perchè tutto il mondo doveva sapere della sua enorme potenza! Conficcò le dita nel terreno e recitò una formula nella lingua morta degli stregoni - Cnosè tiridium rabiri! -  

Il terreno si frammentò in zolle, che si mossero su e giù forsennatamente. Roxen spalancò gli occhi terrorizzata, le mura del monastero si sgretolarono cadendole addosso e un masso enorme le bloccò le gambe impedendole di fuggire. Tra la contusione alla testa e il panico non riuscì ad agire per liberarsi, si sentì soffocare sotto le macerie e per poco non perdette completamente i sensi. Udì la risata sguaiata e fastidiosa di Patrick, le bastò per riprendere forza. - Che il Fuoco mi salvi dalla Terra - una fiamma gigantesca si eresse tra i cumuli di detriti aprendo un varco tra di essi. 

La strega si rialzò ricacciando indietro le lacrime per l'improvvisa fitta che le aveva attraversato la testa. Patrick smise immediatamente di ridere e la sua espressione divenne tesa. - Catene - recitò Roxen e diversi anelli di metallo si intrecciarono attorno al corpo del vampiro bloccandolo.

Patrick si sentì pervadere dalla rabbia - Rumpo! -  disse, ma le catene si strinsero ancora di più a lui. Il cuore gli batteva all'impazzata, il respiro si faceva sempre più breve e irregolare mentre la morsa delle catene si faceva via, via più ferrea. Dov'è la forza promessa dalla Fonte Proibita? Dov'erano gli immensi poteri che gli spettavano? 

Roxen sorrise nel vedere il panico negli occhi del nemico - Sto usando un incantesimo che annulla la magia di altri, ti dice qualcosa? - Patrick spalancò le palpebre terrorizzato, sbiancando di colpo. L'incantesimo che stava utilizzando la strega era lo stesso che aveva usato lui coi monaci e contro la squadra dei prescelti.

Qualsiasi tipo di incantesimo o magia il vampiro tentasse di usare, veniva risucchiata dalle catene e neutralizzata.

Roxen camminò sulle macerie fino a raggiungere Patrick che, come un povero topolino in gabbia, provava a liberarsi dalla stretta delle catene.

                                                                                                     ***

Attraverso i resti della mura Alexander riuscì ad aprirsi un varco e a entrare in quel che restava del Monastero. Aveva aspettato che Lucy si riprendesse e le aveva chiesto di portare tutti a Mediana, soprattutto Sara che non si era minimamente allontanata dal corpo di Lionel. Quando aveva sentito il terremoto e aveva visto sgretolarsi sotto gli occhi la fortezza il suo corpo aveva trovato la forza per rompere il controllo mentale del fratello ed era riuscito così a liberarsi e a fae in modo che gli altri se ne andassero da lì in fretta, ma lui era rimasto. Doveva aiutare Roxen, affrontare Patrick... o almeno fare in modo di catturarlo e portarlo a Bran nelle segrete. Una piccola parte di lui sperava ancora di poter riavere indietro suo fratello. Un antidoto, aveva pensato ingenuamente e con quello spirito si stava addentrando nel Monastero. 

Quando si trovò davanti Roxen la fissò quasi intimorito, non la riconosceva più. Quello sguardo non era il suo, troppo freddo. E le movenze? Neanche, troppo meccaniche. No, quella non era la Roxen con cui aveva intrapreso quella missione.

La strega non si accorse della presenza di Alexander, nei suoi occhi c'era spazio solo per Patrick e la sua crescente paura. Invocò la spada forgiata con l'argento di Lionel e ne posizionò la punta esattamente al centro del petto dell'uomo e vide il lampo di follia che aveva intriso le sue pupille fino ad allora svanire completamente, lasciando spazio al terrore di morire. 

- I... io sono immortale! Nulla può uccidermi - balbettò incerto, come se solo in quel momento si fosse reso conto della propria fallibilità.

Roxen diradò le catene facendole scendere verso il basso, stringendogli le gambe per evitare che potesse scappare e per avere il torace di Patrick libero da qualsiasi tipo di protezione. Spinse la punta un po' più a fondo e iniziò a forare la pelle, piccole gocce di sangue fuoriuscirono bagnando la lama e cadendo lungo il ventre. 

Patrick si sentì pizzicare e il cuore batté ancora più veloce. - Non è da codardi uccidere un uomo che non può difendersi? - cercò di far leva sui buoni sentimenti di Roxen, ma non aveva capito che ormai lei era preda di una rabbia fredda e calcolatrice.

La strega spinse con più forza la lama nella carne di Patrick, sentendolo gemere di dolore.

Alexander non resistette più e corse da lei per fermarla. Non per risparmiare suo fratello, ma per impedirle di commettere qualcosa di cui poi avrebbe potuto pentirsi per il resto dei suoi giorni. Le posò con forza la mano su una spalla - Roxy, non farlo - la implorò. 

Patrick fu mosso da una malriposta speranza nei confronti di Alexander e si rivolse a lui con occhi lucidi - Drei, fratello mio, grazie - 

Alexander lo ignorò concentrandosi solo su Roxen - Non sei tu. la Roxen che conosco io non farebbe mai una cosa del genere! -

Roxen sorrise beffarda buttando la testa all'indietro. - Tu mi dipingi come un angelo, ma non lo sono affatto, Alex. - lui non capiva: da quando Patrick aveva rivelato la sua vera identità, non aveva pensato ad altro che alla vendetta. Tutti i sentimenti erano svaniti, la missione era svanita. C'era solo il risentimento e il grande buco nero che la stava inghiottendo. - Anzi, levati dai piedi o sarà peggio per te! - afferrò veloce dalla cintura di Patrick un pugnale d'argento se lo portò al petto.

- Vattene e sparisci dalla mia vita, altrimenti ucciderò tutti e tre e porrò fine alle nostre sofferenze definitivamente - lo fissò decisa e si premette il pugnale contro il seno.

Alexander indietreggiò incredulo - Non vuoi farlo per davvero. Alla missione non ci pensi? - estrasse un frammento di carta dalla tasca e glielo mostrò - Guarda, ho il secondo frammento di pergamena! - glielo aveva dato Gensen, il monaco fratello di Giada che aveva aiutato Milacre. Ma lei invece che cedere affondò lievemente la lama nel petto.

- Vattene, Alex - batté le palpebre lentamente, due volte, e Alexander scomparve, lo aveva mandato a Mediana.

Patrick tremava di paura, invocò Origine balbettando, pensando ingenuamente che venisse a salvarlo. 

- In questo momento sono pronta anche per lui! - premette la lama della spada con più forza e la fece entrare ancora più fondo in Patrick.

- Se vuoi uccidermi fallo e basta! - la implorò lui urlando per il dolore. 

Roxen scosse la testa - Nono, non io - ridusse gli occhi a due fessure lasciandosi cullare dal sapore della vendetta e infilò ancora un po' la spada nel nemico. 

- Basta! Ti prego basta! - la scongiurò lui abbandonando ogni briciolo di spocchia.

- Anche mia madre ti implorò di non farle del male! Ricordo le sue grida, ce le ho impresse nella mente, sono sempre con me. Scommetto che anche i tuoi genitori ti pregarono di non ucciderli! - la rabbia le deformò il viso e il suo corpo si ricoprì di sfumature rossastre. - Lionel invece se n'è andato da vero uomo! Tu non hai avuto pietà per nessuno, perché dovrei averne io per te? Hai addirittura usato tuo fratello! Lo hai ingannato, illuso... - l'immagine di Alexander scioccato per la rivelazione di Ick le torse lo stomaco in una morsa che le mozzò il respiro - Sei l'essere più spregevole che abbia mai incontrato! - gli vomitò addosso tutta la rabbia che aveva in corpo. Tutto il risentimento nutrito contro i vampiri, contro di lui, per quei lunghi quindici anni!

Patrick chinò il capo tremante, guardò l'arma che aveva conficcata nel torace e cercò con angoscia lo sguardo di Roxen. - Tu sei la prescelta, non dovresti farti governare dalla vendetta. -

Roxen avrebbe voluto dargli ragione, ma tutti quegli anni passati a pensare come sarebbe stata la sua vita se i suo genitori non fossero stati uccisi da colui che aveva dinanzi non poteva sparire come se nulla fosse. Sentì gli occhi pizzicare, era esausta, ma il rancore che covava dentro di sè non le permise di fermarsi. Si abbandonò completamente all'ira e trafisse una volta per tutte il cuore di Patrick, guardandolo dritto dritto negli occhi - Esatto, mi hanno scelta per salvare il mondo, non per risparmiare i bastardi. -

Rese la lama della spada incandescente e bruciò il corpo di Patrick dall'interno, mentre lui urlava tra atroci sofferenze. Lo vide ridursi in cenere e coprirle i piedi nudi. Ecco la vendetta che tanto aveva bramato: si era risolta in un misero mucchietto di cenere. Aveva la faccia appiccicosa, se ne rendeva conto perchè la sentiva tirare ogni volta che arricciava la bocca. Lasciò andare l'elsa della spada, facendola cadere con un tondo e si guardò attorno. Non era rimasto niente del Monastero, solo detriti di macerie, neanche una torre diroccata. Polvere e distruzione.

Si allontanò lentamente da quel luogo e si incamminò senza una meta precisa.

                                                                               ***

Si era fermata sul ciglio della strada, dove quella mattina avevano ammirato l'alba, ora sorgeva la luna. Aveva ancora il volto sporco di sangue, le mani piene di graffi e il cuore completamente vuoto.

Si era inginocchiata, accasciandosi al suolo e dando sfogo a tutte le lacrime che aveva in corpo. Si era all'indietro, sull'asfalto, coprendosi il volto. Rivivendo davanti ai suoi occhi tutti gli eventi catastrofici di quelle ore. Solo in quel momento aveva realizzato che Lionel era veramente morto. Che il suo amico, il suo consigliere, non c'era più.

Aveva pianto tanto: silenziosamente, rumorosamente, urlando e perfino tirandosi i capelli nella disperata speranza di risvegliarsi da quell'incubo. Alla fine aveva esaurito tutte le lacrime che aveva in corpo e dopo un po' si era rialzata, mettendosi a sedere e guardando la vallata illuminata dai raggi di luna.

Nel momento in cui la Sacerdotessa la chiamò lei era sul punto di addormentarsi. - Strega! - Quell'accento così aspro la fece sorridere amareggiata: sapeva che la divinità si sarebbe fatta vedere, non per congratularsi, ma per punirla.

Non la lasciò parlare e sovrastò la voce della donna con la sua - Devi ridare i poteri ad Alex. - si impose. 

Milene la guardò con superiorità e compassione, come se fosse una povera pazza che chiedeva una cosa assurda. - Assolutamente no! Anzi, sono venuta a sospendere anche i tuoi poteri. - Roxen non le diede il tempo di finire la frase che si alzò, allungò il braccio e iniziò a chiudere le dita nel palmo della mano. Milene si sentì improvvisamente soffocare, si portò le mani alla gola cercando di liberarsi. 

- Sospendi pure i miei poteri, così la Minaccia Primordiale la sconfiggerai da sola! Io non so cosa tu credi che io ed Alexander siamo, ma di sicuro non puoi più giocare con noi! - la voce priva di inflessioni, piatta e ferma.

 La Sacerdotessa annaspò nell'aria, tentando di aprire quella mano invisibile che la stava strozzando.

- Lasciami - implorò col volto paonazzo e la voce strozzata. 

Roxen allargò la presa e la liberò. Lo sguardo minaccioso fece intendere alla donna che se solo avesse osato privarla seriamente dei poteri l'avrebbe uccisa, senza troppi preamboli. 

- Non capisco perché hai ceduto al sentimento di vendetta - la dea si massaggiò il collo riprendendo a respirare.

Roxen sbuffò disillusa - Molti pensano che i vampiri siano predisposti a cedere al lato oscuro, perché sono sovraumani e le leggende popolari li dipingono come mostri. Ma tra me e Alex quella che cade più facilmente nelle tenebre sono proprio io. - un triste sorriso e la consapevolezza di avergli fatto del male le infiammarono la gola. - Ridategli i poteri - le iridi verdi dardeggiarono un'ultima volta prima di venire ricoperte da un velo umido.

- Ci sono forze superiori in atto e se tu e il vampiro continuerete ad essere così fuori controllo, sarò costretta a far intervenire chi sta sopra di me e credimi non sarà affatto indulgente.- la minacciò, ma Roxen le voltò le spalle incamminandosi verso Mediana. Che dicesse quello che voleva, ormai non le importava più nulla.

- Volete che la Minaccia Primordiale sparisca dal nostro mondo, si o no? - la guardò appena da sopra le spalle e notò che il viso di Milene era contratto in una smorfia preoccupata. 

La divinità digrignò i denti, la strega aveva ragione anche se le costava molto ammetterlo - E sia. Ridarò i poteri al vampiro. Ma le vostre questioni personali non dovranno più interferire con la Missione. -

Roxen contrasse la bocca in una linea dura - È sempre una questione personale - sussurrò proseguendo per la sua strada.

Angolo Autrice

Salve,

ecco ci qua, siamo giunti al penultimo capitolo, molto lungo e pieno di combattimenti.

Il Prossimo capitolo sarà l'ultimo, ma non ci saluteremo (o almeno spero), il perchè ve lo spiegherò alla fine.

Intanto buona domenica!

P.S se riesco a finirlo entro domani potrei pubblicarlo già domani sera, altrimenti sarà per lunedì.

See you soon space cowboy!

Come se sempre se vi va lasciate pure commenti e stelline!

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