prologo

[2017, Cambridge, Massachusetts]

Un suono ritmato e ripetuto di tacchi sul pavimento si stava percependo chiaramente per il campus dell'MIT. Per la facoltà d'ingegneria meccanica, se vogliamo proprio essere precisi.

China si trovava nella sua stanza singola e stava studiando per un esame. Cosa che effettivamente non era una novità. Poche volte la si vedeva in compagnia di qualcuno o più semplicemente fuori dalla sua stanza.

Stava sparando a raffica le informazioni di meccanica che le servivano, tutte giuste ovviamente, quando qualcuno bussò alla sua porta.

Solitamente le opzioni più plausibili erano le sue sorelle che si intrufolavano nel campus dopo aver corrotto zio Daniel, insegnante di analisi 1 e 2 alla stessa sua facoltà, oppure qualcuno che chiedeva un aiuto per gli esami o direttamente gli appunti di una determinata materia.

Dopo aver aperto la porta, ritrovarsi davanti il rettore della facoltà fece saltare un battito alla ragazzina. Era sorpresa, non spaventata. China non si spaventa mai.

«rettore Collins, a cosa devo questa sua visita? Sa, stavo studiando per l'e...» «la fermo subito, signorina, c'è una persona importante che la aspetta in caffetteria. La accompagno»

«subito?» era vestita con una maglia della NASA e dei pantaloncini da basket rubati a Laurie. Ai piedi aveva delle infradito consumate che aveva preso quella volta che era andata in Brasile per un convegno. «si, ha molti impegni» «okay, capisco. Mi faccia mettere delle scarpe. La faccio attendere giusto un minuto»

Si allacciò delle scarpe da ginnastica prese a caso dalla scarpiera e seguì il rettore fino alla caffetteria. In quel momento era chiusa al pubblico. Non era mai chiusa agli studenti: apriva alle cinque e mezza e chiudeva a mezzanotte. Trovarla chiusa è una cosa più unica che rara.

"quanto è importante questa persona?" Pensò quasi ridendo.

Le piaceva pensare di essere importante. Amava essere la migliore e in quel momento, in quel luogo e in quella situazione sapeva benissimo di essere la più intelligente.

Era lì perché voleva rimanere nel campus e, non meno importante, per avere quell'insulso pezzo di carta che era la sua seconda laurea. Non le serviva seguire le lezioni. I professori li incontrava solo se voleva avere una conversazione con qualcuno che stimava, oltre che per gli esami.

Nessuno dei suoi professori sapeva perché si trovava ancora lì. "Non posso fare l'ingegnere, se non ho quel pezzo di carta" aveva risposto al suo prof di meccanica quella mattina, indicando il quadro con incorniciata la laurea ormai ingiallita che era appeso sul muro dietro la sua scrivania.

Il rettore si fermò alla porta. «devo entrare da sola?» «sei sempre stata perspicace, China» la rossa annuì.

Lesse bene se sulla porta c'era scritto "spingere" o "tirare" e, dopo aver appurato che doveva spingere, entrò.

«ciao China»

Poteva aspettarsi chiunque, non Lewis Hamilton. Era seduto a un tavolo con davanti un toast: probabilmente era appena atterrato all'aeroporto e non aveva neanche mangiato.

«Lewis» lui l'aveva chiamata per nome, quindi non doveva essere scortese ricambiare con il suo nome.

Si sedette di fronte a lui.

«vorrai sapere perché sono qui» «oh, credo di saperlo già. Non sai quante mail mi sono arrivate in questi giorni»

Su Instagram aveva ormai molti follower, da quando era diventata una divulgatrice scientifica.

In una storia dello stesso social, rispondendo alla domanda "che lavoro vorresti fare?", rispose "l'ingegnere in F1".

Non dovette aspettare molto prima di ricevere una proposta di lavoro, che in poco sono diventate dieci: una per ogni team. Cambiavano le cifre, cambiavano i ruoli. Non cambiava l'ambizione di averla dalla loro parte.

«dieci» «dieci per un miliardo» specificò lei, togliendosi uno dei suoi ricci rossi dalla fronte.

Sospirò, guardando per la prima volta il suo interlocutore negli occhi. Non lo faceva spesso, solo con persone che rispettava.

«e ti devo dire, Lewis, sette sono già finite nel cestino» non accetterebbe mai una paga non consona o un lavoro che non la vede come leader.

Rimanevano Ferrari, Red Bull e Mercedes. Lo disse all'allora solo tre volte campione del mondo, ma vicinissimo al suo quarto titolo iridato.

«cosa sposterebbe il tuo interesse su Mercedes?»

China scosse le spalle. Non lo sapeva, doveva solo aver del tempo per scansionare tutte le proposte.

Preferiva però di gran lunga studiare, piuttosto che prendere decisioni.

«rigiro la domanda: la Mercedes per cosa mi prenderebbe?»

«sei il futuro dell'ingegneria» «non voglio essere il futuro. O vengo là e progetto la macchina o me ne sto qui»

Lewis più guardava la ragazza e meno percepiva i suoi vent'anni, quasi ventuno. Sembrava già una donna in carriera. Era obiettiva su ciò che voleva e la determinazione non mancava.

«pensi di essere la migliore» «so di esserlo. Lo sono sempre stata, anche davanti a scienziati di fama mondiale»

«chi ti farebbe abbassare la cresta?» «Heisenberg, Fermi, Einstein, Bohr e così via...tutti morti, purtroppo»

«anche migliore di Adrian Newey, secondo te, come ingegnere» «sarebbe interessante lavorare con lui...e non è in Mercedes, o sbaglio? Mi stai spingendo verso Milton Keynes? Sono ancora in dubbio se accettare la loro di richiesta» la presenza di Adrian Newey era un buon pretesto per accettare la proposta della scuderia austriaca. Voleva però sapere cos'altro avevano da dire.

Hamilton ridacchiò, scuotendo il capo. «quando Toto mi ha mandato qui, pensavo fosse un compito facile, China...» Aveva fatto una pausa nel suo discorso, ma non aveva finito. L'americana lo interruppe.

«Per la cronaca, non ho mai detto che la mia presenza in un team sarebbe stata "comoda" o "facile", ma avete perso Max Verstappen perché Toto non voleva farlo salire subito in Formula 1 e so quanto Wolff stia rosicando per questo. Volete fare lo stesso errore?»

«non hai una laurea in ingegneria meccanica» «dammi tempo fino al primo gennaio» quattro mesi per tre anni di esami.

Un dettaglio non da poco è quello che lei quella facoltà l'aveva iniziata da meno di due mesi. I prof però non si erano trovati sorpresi dal suo chiedere al rettore di fare subito gli esami. "non mi interessa studiare ingegneria, voglio fare l'ingegnere" aveva detto.

Il suo vero mondo era la fisica, ma non era nel suo stile stare in un laboratorio a sperare di scoprire qualcosa per ottenere il Nobel. A lei quel premio non serviva.

«ricapitolando: cosa vorresti per entrare?» «lavorare sulla monoposto come uno dei capi ingegneri. Mi va bene affiancare Allison, non voglio stare sotto, però. La paga va bene quella scritta nella mail, per ora»

Lewis Hamilton fece una chiamata al capo, ricapitolandogli le condizioni. Mise in vivavoce.

«cosa ti fa scegliere noi?» rifece quella domanda Toto «siete stati i più veloci a portare qualcuno qui per me. Fate bene il vostro lavoro»

«sei schietta, ragazzina» China ridacchiò.

Wolff sospirò «se entro il primo gennaio mi mandi i voti di tutti i tuoi esami, ti affianco ad Allison come capo ingegnere. Se no, dovrai andare da qualcun'altro»

Lei si alzò subito, salutando Hamilton.

«dove vai?» «domani ho un esame»

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[dicembre 2017]

Prima delle vacanze di Natale, Toto Wolff ricevette una mail. Ridacchiò, vedendo cosa c'era scritto. 

"Caro Sig. Wolff, 

Qui in allegato, tutti i voti degli esami a me necessari per laurearmi. In questi giorni sono presa dalla scrittura della tesi, che presenterò davanti a una commissione dopo la pausa natalizia, il 7 gennaio. Volevo invitare lei e i suoi piloti (ed eventuali consorti) alla festa. Spero nella vostra presenza.

Un buon Natale, 
China Henrica Nolan"

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[2018]

Alla sua laurea, di suoi conoscenti c'era la sua famiglia e l'unico amico che si era fatto. Poi una sala piena solo per vedere la discussione con i professori.

Prima di quella, China andò a presentarsi di persona a Toto Wolff, consegnandogli la sua laurea. Un libro con la copertina argentata e le scritte bianche. "come progettare una F1 da zero, dagli anni 50 al 2017" era il titolo.

Quando lui, Lewis e Valtteri la sentirono parlare, avevano sentito sulla loro pelle i brividi.

Parlava come se facesse quel lavoro da decenni, come se avesse progettato lei tutte le macchine più vincenti nella storia.

In sala non si sentiva volare una mosca. Chi osava parlare a una voce un po' più alta, veniva subito zittito da una miriade di persone.

«lei chi è, esattamente?» chiese il finlandese a bassa voce, quando la Nolan non aveva neanche finito il discorso.

«non lo so, Val, ma è dalla nostra parte» rispose Hamilton.

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