Capitolo 2

La mattina seguente mi stiracchiai lentamente assonnata, tastando la parte del letto dove la notte prima aveva dormito lui. Sorrisi estasiata ricordando le ore appena passate, pregando che ce ne potessero essere molte altre al più presto. Ero tentata di proporgli di passare tutte le notti nella mia stanza quando dovevo passare i mesi caldi con mia madre, così saremmo potuti stare insieme almeno quelle poche ore di notte. Dopotutto nei mesi estivi amministrare la luna era compito di Ecate, che non ci avrebbe mai tradito e Selene mi stava passando il compito di amministrare una delle fasi lunari. Ampliai ulteriormente il mio sorriso, avrei dovuto assolutamente parlargliene. Quando stavo per alzarmi, trovai un bellissimo anello con uno zaffiro incastonato e mi fece ridacchiare come la bambina che ero.

Dopo poche ore ero già sulla terra insieme a mia madre, a portare la primavera ovunque servisse. Le ultime settimane passarono lentamente, tristi e vuote senza mio marito al mio fianco, le ore pesavano come macigni sul mio cuore. Come se non bastasse, mia madre non faceva altro che criticare e offendere pesantemente mio marito, non avendo riguardo per i miei sentimenti. Benché io la mettessi sempre a tacere in malo modo, lei ripartiva dopo poco tempo, usando un climax di parole sempre più offensive. Lei non capiva che offendendo lui, feriva a morte anche me. Un giorno mi trovavo sulle rive di un laghetto, osservando le placide acque limpide quando una giovane donna dai capelli chiarissimi si sedette a fianco a me. Era così pallida che sembrava trasparente, nulla nella sua forma aveva un qualsiasi tipo di colore, ma era una bellezza da mozzare il fiato, nessun uomo, Dio o mortale, sapeva resisterle. Il suo carattere mansueto, docile, le sue labbra simili a un bocciolo di rosa, i suoi occhi turchesi, molte volte sentivo i mortali domandarsi chi tra le due fosse la dea, per poi arrivare alla conclusione che fosse lei. Questo mi faceva provare un'invidia immensa, ma non potevo odiarla, era una delle persone più care che avevo.

"Hey Persefone, cos'hai?"

"È solo che... mi manca molto Ade!"

"Beh pensa a questo, tra meno di una settimana lo vedrai."

"Il punto è che mia madre sta facendo delle scene per convincermi a restare, mi ha addirittura detto che potrebbe morire se me ne andassi."

"Guarda il lato positivo," io mi voltai a guardarla con gli occhi funerei mentre lei mi sorrideva divertita "risolveresti il problema a quel punto. Lei vivrebbe in eterno con te e tu non dovresti più viaggiare e... non dovresti mai più lasciare Ade."

"Non credo che Ade l'accetterebbe."

"Sì forse hai ragione, la manderebbe nel Tartaro!"

"No, c'è il rischio che si metta nel letto con me e Ade!"

"Oh a quel punto penso che la spedirebbe dritta nell'Acheronte!"

Scoppiammo entrambe a ridere per quel pensiero. Benché io amassi molto mia madre, odiavo il fatto che mi volesse lontana da lui, era come dire ai mortali 'state lontano dall'aria che vi tiene in vita'. Impossibile!

Fortunatamente la settimana era passata velocemente e io non stavo più nella pelle all'idea di poter riabbracciare nuovamente mio marito. Mi era stato annunciato che sarebbe venuto mio marito in persona per condurmi negli Inferi e io non potevo credere a ciò che mi avevano detto. Mio marito, l'uomo più austero e stoico tra i mortali e gli immortali, uno degli dei più potenti, antichi e forti, il re del territorio più vasto tra i tre, colui che è conosciuto per non lasciare mai, in nessun caso, il suo imperioso palazzo, sarebbe salito sulla terra, per quel singolo atto di amore che mi stava riservando. Magari non proprio sulla terra perché bandito da mia madre, sarebbe salito presso il lago nell'Averno, uno degli ingressi per gli Inferi ma faceva lo stesso. Credevo di svenire. Saltellavo su un piede all'altro, giocando continuamente con le mani per l'impaziente attesa. Mia madre se ne era accorta e mi guardava torva per tutto il tempo che attendemmo.

"Kore, non ti sembra esagerato per quello lì?"

"Madre, quello lì come lo chiami tu, è mio marito, nonché il re di uno dei più potenti regni, se non il più potente dell'intero cosmo. E..." continuai prima che potesse replicare "è il re più ricco di qualsiasi dio o mortale, più ricco del re della Licia, più ricco di tuo fratello Zeus."

Mia madre non proferì parola mentre voltavo il viso indignata.

"Non hai nessun'altra cattiveria per me, sorella."

Io mi voltai istantaneamente nella direzione da cui proveniva la voce e non persi tempo, appena lo vidi, gli saltai immediatamente tra le braccia e lo baciai. Lui ricambiò istantaneamente disperato mentre mi alzava da terra per poi farmi ruotare in aria. Entrambi non potevamo nascondere l'immenso desiderio, la grande mancanza che avevamo provato nello stare l'uno lontana dall'altra. Ci stavamo ancora fissando negli occhi quando intervenne mia madre con i suoi soliti commenti velenosi.

"Spero che tu sia contento, hai corrotto la mia kore, ti sei approfittato di una bambina innocente!"

"Oh ma lei si fatta felicemente corrompere..." lui avvicinò le sue labbra al mio orecchio, sussurrandomi poi  soavemente "e approfitterò del corpo della mia bambina innocente per almeno una settimana."

Quella promessa mi fece sorridere come una scema, ignorando completamente gli spergiuri di mia madre, pregando solo che quell'ipocrita cerimonia di commiato si chiudesse velocemente per riscuotere la promessa di mio marito.

"Come ti permetti brutto mostro, la mia bambina non avrebbe mai potuto scegliere una creatura ripugnante come te al posto di un dio come Apollo."

A quelle parole Ade sembrava realmente ferito, facendo traballare un po' l'arroganza del dio dei morti. Io mi sentii stringere il cuore facendomi salire una rabbia incontrollabile.

"Smettila! Non voglio che ti rivolga MAI PIÙ a mio marito in questo modo o se no non rispetterò più l'accordo."

Vidi mia madre tentennare e balbettare a sentire quelle mie parole così decise.

"Che-che vuoi dire?"

"Che rimarrò tutto l'anno con Ade se mi costringi e posso assicurarti che in queste condizioni non sarà un grande sacrificio."

Mi voltai non degnandola di uno sguardo, portando Ade con me. Camminammo lentamente lungo il sentiero, aiutandomi a scendere galantemente i gradini, godendoci le nostre mani che si sfioravano, assaporando ogni momento, pensando a come recuperare i lunghi mesi di cui ci avevano privato. Lui mi prese in braccio e mi fece salire su Aetone, per poi salire dopo di me e mettersi dietro, stringendo con decisione le mie mani che avevamo afferrato le briglie, per poi spronare lo stallone al trotto. Mi lasciai inebriare dal profumo di mio marito e il calore del suo corpo. Mi appoggiai al suo petto chiudendo gli occhi, sentendo poi una delle sue braccia stringermi il ventre per avvicinarmi ancora di più a lui. Dopo un po' mi staccai leggermente da lui per poterlo affrontare, girando il viso verso di lui.

"Perché non hai risposto a mia madre?"

Lui non mi rispose immediatamente, continuò a guardare avanti a lui, con il suo solito sguardo ieratico. Insomma, lui non era conosciuto certo per la sua clemenza, parsimonia e pazienza! Avevo visto io stessa il suo temperamento, simile a quello dei suo fratelli, a volte spietato dove serviva, me lo aveva dimostrato durante le battaglie che avevamo combattuto insieme. Dopo molto tempo mi rispose, lasciandomi senza parole e con le lacrime agli occhi.

"È sempre tua madre Persefone, so che la ami molto e che è molto difficile tutta questa situazione per te, non voglio aggravare le circostanze che ti hanno intrappolata e se, per te devo spegnere il mio ego, sia pure!"

"E... e perché eri così turbato quando... quando mia madre ti ha detto quelle cose?"

"A me non importa quello che dicono gli altri, se mi considerano un mostro, un uomo senza cuore ma ho paura di quello che pensi tu."

Lui mi guardò con uno sguardo quasi implorante, quegli occhi così fragili mi fecero vibrare l'anima.

"Non potrei mai pensare male di te, ti amo troppo Ade."

Lui mi baciò la testa stringendomi a sé. Dopo aver superato l'Acheronte, arrivammo finalmente al meraviglioso palazzo di Aidoneus. Appena scendemmo il re dei morti mantenne la sua promessa ma di una cosa si sbagliò, non bastò una sola settimana.




Licia= usata come termine di paragone per la grande ricchezza della città, citata ad esempio anche da Saffo.

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