𝓐𝓵𝓮𝔁𝓪
Aprii gli occhi lentamente, la luce del mattino filtrava attraverso le tende. Le braccia forti di Alexander mi avvolgevano da dietro, mi stringeva come faceva ogni mattina. Era una sensazione di sicurezza che non provavo con nessun altro. Quel calore, quella protezione silenziosa, era diventato il mio rifugio.
"Sì... fidanzati," pensai. Quella parola mi risuonava ancora strana in testa, quasi surreale. Come se quella parte di me non fosse mai destinata ad appartenere a qualcuno. Eppure, eccoci qui, insieme.
Mi girai piano, cercando di non svegliarlo. Il suo respiro era lento, regolare. Il petto si alzava e abbassava, possente sotto le mie dita. Mi avvicinai a lui e iniziai a baciarlo, dolcemente, sul petto nudo. La sua pelle era calda, profumata di lui. Ogni bacio era un piccolo promemoria di quanto fossi legata a quell'uomo, nonostante tutto il caos che ci circondava.
Non si mosse, ma il suo braccio mi strinse ancora di più, come se, anche nel sonno, sapesse che ero lì, con lui. Mi persi a osservare i suoi lineamenti, così familiari ormai. La mascella forte, i capelli spettinati che avevano sempre quell'aria ribelle anche quando cercava di tenerli in ordine. Era perfetto, a modo suo. Perfetto per me.
Alexander aprì lentamente gli occhi, il suo sguardo assonnato ma dolce mi fece sciogliere come sempre. Quel sorriso appena accennato, che sembrava destinato solo a me, mi faceva battere il cuore più forte. Mi sollevai piano, appoggiando il gomito sul cuscino, il corpo ancora avvolto nelle lenzuola morbide, e mi misi a guardarlo.
C’era qualcosa di ipnotico nel modo in cui la luce filtrava dalla finestra e si posava sul suo viso, delineando i suoi tratti perfetti. I suoi capelli scompigliati, gli occhi leggermente socchiusi, quel sorriso pigro... per me, era l’uomo più bello del mondo, e non avrei mai smesso di ammirarlo.
«Buongiorno, piccola mia,» disse con la voce roca del sonno, facendomi sorridere ancora di più.
«Buongiorno, amore mio,» risposi, la mia voce più morbida di quanto mi aspettassi. Mi chinai leggermente e gli posai un bacio delicato sulla guancia, sentendo il calore della sua pelle contro le mie labbra.
Alexander si stiracchiò un po', ma senza staccarsi da me. I suoi occhi si fissarono nei miei, e per un attimo rimase semplicemente a guardarmi, come se volesse catturare ogni dettaglio del mio volto. C'era qualcosa di così intimo in quel momento, così puro, che mi fece sentire incredibilmente vicina a lui.
Mi accarezzò i capelli con una mano, passandola tra le ciocche in modo lento e delicato. Ogni suo gesto era pieno di affetto, quasi come se volesse trasmettermi tutto il suo amore senza bisogno di parole. «Sei bellissima,» mormorò, e io mi sentii arrossire leggermente. Non importava quante volte me lo dicesse, ogni volta mi faceva lo stesso effetto.
Gli accarezzai delicatamente il viso, tracciando il contorno della sua mascella con la punta delle dita. «Sei bellissimo, amore,» dissi, lasciando che le mie parole fluissero come un dolce sussurro.
Lui mi guardò con quegli occhi blu penetranti e, con un sorriso malizioso, disse: «Sei ancora nuda.» La sua voce era calda, come il sole che filtrava attraverso le tende, e il suo tono mi fece sorridere. Nonostante la leggerezza della conversazione, sapevo che anche lui era consapevole della nostra vulnerabilità. Io ero completamente priva di vestiti, mentre lui indossava solo un paio di slip neri che lasciavano intravedere il suo corpo scolpito.
«Sì,» risposi, «a te piaccio così.»
Feci dei cerchi immaginari sul suo petto muscoloso, tracciando una mappa invisibile delle sue linee. Lui chiuse gli occhi per un attimo, godendosi il tocco, poi mi baciò dolcemente sulla fronte, un gesto che parlava di una protezione e di un’affezione profonda.
Eravamo ancora in balia dei nostri demoni, entrambi consapevoli delle ombre che ci seguivano. Ma in quel momento, nella nostra intimità, sembrava che tutto potesse essere affrontato.
«Ho una sorpresa, amore,» disse, con un’aria di mistero che mi colpì. Rimasi quasi sorpresa; erano già due settimane che stavamo insieme e mi aveva fatto tanti regali. Ma l’idea di una sorpresa mi riempì di curiosità e gioia.
Lo baciai, un bacio breve e dolce, e chiesi: «Quali?»
Lui sorrise, quel sorriso che faceva battere il mio cuore più forte, e disse: «Ti ho scritto all'università.»
Sorrisi, il cuore mi si riempì di gioia e dissi, «Davvero?» Le sue parole erano come una melodia dolce che risuonava dentro di me. Lui annuì con fermezza, il suo sguardo intenso fissato nei miei occhi. «Sì, amore. Farei di tutto per te.»
Le sue parole mi avvolsero come un caldo abbraccio, e senza pensarci due volte, mi girai verso di lui, sentendo l’intensità del nostro legame crescere. «Ti amo,» dissi, lasciando che la verità scivolasse dalle mie labbra. «Ti amo, piccolina mia,» mi rispose, baciandomi dolcemente il viso, le sue labbra morbide che lasciavano un'impronta di calore su ogni parte della mia pelle che toccavano.
Ma poi, si staccò, con un'espressione di rassegnazione. «Vorrei scoparti, ma devo andare a lavorare.» La realtà dei nostri impegni ci colpì come un fulmine, portando via un attimo di pura intimità.
Si alzò, lasciandomi seduta sul letto, avvolta nel calore delle coperte. Rimasi lì, il mio seno esposto e i miei pensieri che danzavano intorno a lui. «Sono tutta bagnata,» dissi provocatoriamente, «e non vuoi neanche toccarmi?»
Lui mi guardò, il suo viso teso e i suoi lineamenti perfetti si contrassero in una lotta interiore. Si mise i pantaloncini e, con un sorriso triste, disse: «Non farmi diventare il cazzo duro, amore. Devo andare a lavorare.»
Era un mix di desiderio e responsabilità, e il suo tono mi fece sentire una fitta di piacere e frustrazione. «Ma non posso resistere,» aggiunse, stringendo i denti, come se ogni parola fosse un modo per mantenere il controllo su di sé.
Mi alzai lentamente, ancora nuda, mentre mi avvicinavo a lui. Con un gesto di sfida, presi la sua felpa dal letto e la indossai. Era grande e calda, avvolgendo il mio corpo e portando con sé il suo profumo, un misto di sapone e della sua essenza maschile che mi faceva sentire al sicuro e desiderata.
«Fai attenzione,» disse, un sorriso malizioso spuntò sulle sue labbra. «Non puoi portare via il mio profumo e poi pretendere che io vada a lavorare senza pensarti tutto il giorno.»
Presi la sua mano, le mie dita si intrecciarono con le sue, e dissi, «Voglio sentire il tuo profumo tutto il giorno.» Le parole scivolarono via con una dolcezza che mi fece sentire vulnerabile, ma anche incredibilmente audace. Alexander mi guardò, un misto di sorpresa e divertimento nei suoi occhi. «Capisco che sei di fretta, amore,» aggiunsi, mentre mi misi in punta di piedi, avvicinandomi a lui.
Le sue labbra erano morbide e calde quando le sfiorai con le mie. Quello bacio, sebbene breve, era carico di passione e promesse inespresse. Il suo sapore rimase con me, un ricordo indelebile che mi seguiva mentre mi allontanavo, camminando verso la cicina, tenendo ancora l’altra mano nella mia.
Il nostro contatto era elettrico, ogni passo carico di intimità. Mentre ci muovevamo insieme, sentivo il calore delle sue dita che si adattavano perfettamente alle mie. Mi girai per dargli un ultimo sguardo, e lo trovai con un sorriso malizioso, gli occhi brillanti. «Non puoi semplicemente lasciarmi con questo desiderio,» dissi, ridendo, mentre entravo in cucina.
La cucina era luminosa, con la luce del sole che filtrava attraverso le finestre, illuminando ogni angolo e facendomi sentire a casa. Aprii il frigorifero per prendere un succo d'arancia, ma la mia mente era ancora rivolta a lui, alla sua presenza avvolgente e al modo in cui i suoi occhi scorrevano su di me, pieni di desiderio.
Mentre versavo il succo in un bicchiere, mi girai per vedere Alexander che si era avvicinato. Le sue mani erano in tasca, e il suo sguardo si era fatto serio. «Mi fai venire voglia di restare,» disse, la sua voce bassa e intensa. «Ma so che non posso.» Le sue parole furono come un colpo al cuore, un promemoria della realtà che ci separava.
«Perché non dovresti?» chiesi, cercando di mantenere il tono leggero mentre mi sentivo persa nei suoi occhi. «Possiamo fare qualcosa di divertente prima che tu vada. Magari un altro bacio?»
«Un altro bacio?» ripeté, sorridendo, ma i suoi occhi rivelavano un’intensa battaglia interna. «Sarebbe più di un semplice bacio, Alexa.» Mi avvicinai, quasi come se il mondo intorno a noi fosse scomparso, e lo tirai verso di me, prendendo la sua faccia tra le mani.
«Voglio solo un altro assaggio di te,» sussurrai, mentre lui si avvicinò a me, i suoi occhi pieni di desiderio e urgenza. Le sue labbra trovarono le mie in un bacio che sembrava eterno, un incontro di anime che superava ogni barriera. Le nostre lingue si muovevano in un lento e sensuale duetto, danzando in una melodia che solo noi potevamo sentire.
In un attimo, mi sollevò e mi appoggiò sulla penisola della cucina, la superficie fredda a contatto con il mio sedere nudo. Il suo corpo si avvicinò al mio, e il calore emanato dalla sua pelle mi avvolse, come una coperta di sicurezza. Sentii i suoi muscoli tesi mentre mi stringeva a sé, il battito del suo cuore in perfetta armonia con il mio, una sinfonia di emozioni che si mescolavano in un solo momento.
Mi aggrappai alle sue spalle, le dita che si intrecciavano nei suoi capelli scuri e mossi, mentre lui si avvicinava ancora di più. Ogni bacio era un brivido che correva lungo la mia spina dorsale, una sensazione di urgenza che cresceva con ogni istante. Non c’era nulla di più desiderabile del suo corpo contro il mio, la sua presenza che riempiva lo spazio vuoto che avevo cercato di ignorare.
«Non dovremmo farlo…» sussurrò tra un bacio e l’altro, la voce rotta dall’eccitazione e dall’istinto. «Ma non riesco a resistere.»
«Nemmeno io,» ammettei, mentre i suoi baci scivolavano lungo il collo, il calore delle sue labbra che incendiava la mia pelle. Ogni tocco era un’onda di piacere, un desiderio che pulsava tra di noi, inebriante e irresistibile. «Voglio sentirti, Alexander. Voglio perdermi in te.»
Mi tolse la felpa e il suo tocco era una promessa di piacere che mi fece rabbrividire. Mi strinse più forte, e la sua bocca si spostò sul mio seno. Le sue labbra morbide e calde lasciavano una scia di fuoco lungo la mia pelle, e il suo respiro pesante e carico di desiderio faceva pulsare il mio cuore. Ogni volta che i suoi denti sfioravano la mia pelle, un brivido intenso mi attraversava, come una corrente elettrica che accendeva ogni fibra del mio essere.
Sentivo il suo cuore battere sotto le mani, ogni colpo un richiamo alla vita e alla passione. La tensione tra di noi era palpabile, e non riuscivo a trattenere un gemito mentre mi abbandonavo al suo tocco. La sua bocca si muoveva lentamente, esplorando ogni centimetro della mia pelle, fino a scendere più in giù.
Mi ginocchiò davanti a me, e un’ondata di anticipazione mi travolse. Le sue mani si posarono sulle mie cosce, aprendo delicatamente le mie gambe, e io ansimai, sentendo il desiderio crescere dentro di me. Quando le sue labbra si posarono sul mio clitoride, un grido di piacere mi sfuggì dalle labbra. Succhiava con una dolcezza infinita, e il suo ritmo era perfetto, una melodia che vibrava in sintonia con il mio corpo.
Con la testa inclinata all’indietro, non potevo fare altro che stringere i suoi capelli con forza, la sensazione del suo caldo respiro contro di me che mi portava al limite. Ogni suo movimento era un atto di adorazione, e mi sentivo completamente persa in quel momento di pura estasi.
Ma improvvisamente, il suono del telefono interruppe la magia. «Cazzo,» mormorò Alexander, alzandosi di scatto, i suoi occhi che riflettevano il desiderio mischiato all’urgente necessità di rispondere.
Mi baciò dolcemente il petto, il calore delle sue labbra lasciava una scia di desiderio che si espandeva in tutto il mio corpo. «Amore, devo andare,» disse, la voce roca mentre il suo sguardo si perdeva per un attimo nel mio.
In quel momento, mi ricordai che la sua macchina si era rotta e che Simon lo stava accompagnando all’università. Il pensiero di lui che riparava l’auto mi fece sentire un po’ in colpa. Non volevo che il nostro momento finisse, ma la realtà stava reclamando la sua attenzione.
Alexander si alzò e si diresse verso la porta, e nel suo tono c’era un urlo che conoscevo bene: «Alexa, vestiti!» Mi sentii come un animale in gabbia mentre scendevo dalla penisola, ma sapevo di dovermi preparare. Era un messaggio chiaro: dovevo tornare alla realtà.
Afferrai la felpa di Alexander e me la misi sopra, cercando di nascondere il mio corpo ancora esposto. Sentii il suo profumo, un misto di tabacco e muschio, e non potevo fare a meno di sorridere al pensiero che in qualche modo era rimasto impresso in quel tessuto. Era una sensazione di sicurezza che avvolgeva il mio cuore.
Entro Simon, i suoi passi leggeri riempirono la cucina, mentre il sole filtrava attraverso le tende, gettando una luce calda su di noi. «Buongiorno, Alexa,» disse, il suo sorriso sincero portava con sé un tono di familiarità che mi mise a mio agio.
Nel frattempo, vidi Alexander salire le scale, i suoi muscoli tesi e il passo deciso, come se stesse affrontando il mondo con determinazione. «Pensi sempre a lui,» osservò Simon, con un tono quasi divertito ma anche serioso, mentre posava gli occhi su di me. Non potevo nascondere il modo in cui il mio cuore si illuminava ogni volta che Alexander era nelle vicinanze.
Guardai Simon, e in quel momento, i nostri sguardi si incrociarono. Sapevo che lui e Alexander avevano finalmente fatto pace, dopo le rivelazioni sul passato tormentoso di Alexander. Un passato di ombre e battaglie interne che avevano plasmato l’uomo che amavo. Simon aveva avuto il coraggio di condividere quelle storie con me, e in quel momento capii quanto fosse importante quel legame tra loro. Era come se avessero ricostruito un ponte tra le loro esperienze, una connessione che andava oltre il conflitto.
«Sì, non riesco a farne a meno,» risposi, la mia voce un po’ più bassa, come se avessi rivelato un segreto. Non era solo un pensiero, era una costante nella mia mente. Ogni attimo passato con lui era un regalo, e la sua presenza era diventata parte del mio quotidiano, tanto da farmi sentire incompleta senza di lui.
Simon annuì, comprendendo. «Capisco. È difficile non pensare a qualcuno che ti colpisce così profondamente.» Il suo sguardo divenne serio per un momento, come se stesse riflettendo su un’esperienza personale. «Ma lui ha bisogno di te, Alexa. Non sottovalutare il tuo ruolo nella sua vita.» Le sue parole risuonarono in me, come un’eco di verità. Sapevo che Alexander portava con sé i suoi demoni, ma la mia presenza poteva essere una luce, una guida nei momenti bui.
Dalla cima delle scale, Alexander si fermò e ci osservò, i suoi occhi scuri penetranti, pieni di una miscela di curiosità e apprensione. «Di cosa state parlando?» chiese, un sorriso accennato sulle labbra.
Mi avvicinai a lui, sentendo il calore del suo corpo avvicinarsi al mio. «Niente di cui preoccuparsi,» risposi con un sorriso che cercava di rassicurarlo. Non volevo che si sentisse sotto pressione o che dubitasse del legame che stavamo costruendo. Ogni giorno con lui era una nuova avventura, e ogni momento di intimità mi avvicinava di più alla sua anima.
«Dovevo solo chiedere a Simon come stavi,» aggiunsi, mentre lo guardavo negli occhi. In quel momento, tutto il resto svanì. Eravamo solo noi due, e il mondo esterno si dissolse in un semplice sfondo.
Alexander si avvicinò, appoggiando una mano sulla mia vita, e sentii un brivido di elettricità. «Bene, ora sai che sto bene,» disse, il suo tono sereno e affettuoso.
Mi baciò con dolcezza, le sue labbra calde che sfioravano le mie in un gesto che mi riempì di una dolcezza familiare. «Ci vediamo più tardi, amore,» disse, distaccandosi da me con un sorriso che illuminò il suo viso.
«Simon, andiamo,» aggiunse, mentre si sistemava la camicia, cercando di sembrare più professionale possibile per la giornata di lavoro che lo ha attendeva. I suoi occhi si posarono su di me un’ultima volta, come se volesse imprimere nella sua memoria il momento che avevamo appena condiviso.
Simon si mosse verso l'uscita, ma prima di lasciare la cucina, si fermò e si avvicinò a me. «Ci vediamo più tardi, piccola,» mi sussurrò, inclinando la testa per darmi un bacio sulla fronte. Era un gesto affettuoso e protettivo, ma dietro le sue parole si celava una promessa, un’intesa che solo noi due potevamo comprendere. Il suo sguardo suggeriva che la nostra intimità non era destinata a finire con la giornata.
«A dopo,» risposi, mentre lui usciva, lasciandomi sola con i miei pensieri e il ricordo del bacio di Alexander.
Sapevo che, anche con i demoni del passato che ognuno di noi portava, c’era una luce in quella nuova vita che stavamo creando insieme.
Dovevo andare anch'io lasciai la cucina e salii le scale, ogni gradino mi portava più vicina al momento in cui avrei dovuto affrontare la giornata. Entrai nel l'armadio.
Scelsi un maglione bianco morbido che mi copriva il collo, caldo e confortevole per la giornata che mi aspettava. Accanto, una gonna bianca a pieghe che arrivava poco sopra il ginocchio, perfetta per bilanciare il caldo del maglione. Presi anche dei collant bianchi, leggeri ma eleganti, e un paio di stivali alla caviglia dello stesso colore. Entrai in camera nostra mia e di Alexander e sistemai tutto con cura sul letto prima di dirigermi verso il bagno.
Una volta lì, aprii la doccia e lasciai che l'acqua calda iniziasse a scorrere. Il vapore riempì rapidamente la stanza, avvolgendomi in un abbraccio rilassante. Mi spogliai lentamente, ogni capo cadendo a terra uno dopo l'altro, lasciandomi libera di sentire il calore dell'acqua. Entrai sotto il getto e chiusi gli occhi, lasciando che l'acqua lavasse via il peso dei pensieri e delle preoccupazioni.
L'acqua scorreva lungo la mia schiena, giù per le gambe, e la sensazione mi calmava, riportandomi in uno stato di quiete. Mentre mi insaponavo, riflettevo su quanto fosse cambiata la mia vita. Le ultime settimane erano state un turbine di emozioni, eppure ogni volta che ero con Alexander mi sentivo al sicuro, come se tutto il resto non importasse.
Passai le mani tra i capelli bagnati, massaggiando il cuoio capelluto, godendomi quei minuti di tranquillità. Poi, velocemente, sciacquai via il sapone, e lasciai che l'acqua scivolasse via, pulendomi del tutto. Il rumore dell’acqua che colpiva il pavimento della doccia era l’unico suono nella stanza, come una melodia che mi avvolgeva.
Spensi l’acqua e mi avvolsi in un grande asciugamano morbido, tamponandomi delicatamente. Poi mi guardai allo specchio, il vetro appannato dal calore della doccia. Cancellai con la mano una parte della condensa, e i miei occhi incontrarono il mio riflesso. C'era qualcosa di diverso in me, una nuova determinazione, forse una nuova consapevolezza di chi ero e di quello che volevo.
Lasciai il bagno e mi diressi in camera. Sistemai con cura i collant, facendoli scivolare lungo le gambe, sentendo il tessuto delicato sulla mia pelle. Poi infilai la gonna, la stoffa morbida che si posava sulle mie cosce, e per finire il maglione bianco che mi avvolgeva in una morbidezza rassicurante. Misi gli stivali ai piedi e mi guardai allo specchio: il bianco del mio abbigliamento contrastava con la mia pelle, e tutto l'insieme mi dava un'aria fresca, quasi innocente.
Presi il mio telefonino dal comodino e scorrendo le notifiche, notai un messaggio di Addison. Aprii la conversazione e rimasi colpita da una foto che mi aveva inviato: il suo profilo silhouette, dolce e materno, con le mani che accarezzavano il suo pancione. Era bello vedere quanto fosse felice di aspettare un bambino, e non potei fare a meno di mandarle un cuore, sentendo una leggera ondata di gioia per la sua nuova avventura.
Dopo aver messo via il telefono, presi il mio cappotto nero lungo, il tessuto morbido scivolò sulle mie spalle mentre lo indossavo. Era perfetto per la giornata: elegante, ma non troppo pesante. Controllai velocemente il mio riflesso nello specchio, sistemando una ciocca di capelli che mi cadeva sul viso. Sorrisi a me stessa, pronta ad affrontare il mondo.
Uscì di casa, chiudendo la porta dietro di me con un click deciso. L’aria fresca mi colpì il viso, e un brivido di eccitazione mi attraversò il corpo mentre mi mettevo in cammino. Il sole splendeva alto nel cielo, e la luce calda illuminava la strada davanti a me.
Iniziai a camminare a passo sostenuto, godendomi il profumo della natura e il canto degli uccelli. Le persone passavano accanto a me, immerse nelle loro conversazioni, ma io ero in un mondo tutto mio. Pensavo a quanto fosse bello avere Alexander nella mia vita, e a come tutto fosse cambiato in così poco tempo.
Addison era una donna fortunata. Dopo tutta la violenza che aveva subito da mio padre, finalmente sembrava aver trovato un po' di pace nella sua vita. Aspettava un bambino da Simon, e mentre osservavo la sua felicità su quel messaggio, non potevo fare a meno di chiedermi se fossero davvero una coppia felice. Spesso, mi chiedevo se dietro il sorriso di Addison si nascondessero delle ombre.
Era una donna forte, lo sapevo. Aveva sempre affrontato le difficoltà con un coraggio che a volte mi lasciava senza parole. Ma nel club, tra le ombre e il fumo delle sigarette, non avevo mai visto la sua vera forza. La vita nel club ci aveva segnate entrambe, ognuna in modi diversi.
Invece, io mi sentivo fragile, vulnerabile. Anche se stavo accanto all'uomo che amavo, dentro di me c'era un vuoto che sembrava crescere ogni giorno di più. Alexander era tutto per me, ma il suo rifiuto di avere figli mi lasciava un senso di insoddisfazione. Volevo costruire una famiglia, dare vita a qualcosa di bello in questo mondo così cupo. Eppure, la sua visione della vita era diametralmente opposta alla mia.
Pensai al bacio tra Marie e lui, un’immagine che continuava a tormentarmi. Non riuscivo a togliermela dalla testa, nonostante non fossi presente quel giorno. Ma il pensiero che l'unico figlio di Alexander fosse Marie, la donna che l'aveva portato sull'orlo dell'alcolismo, era come una lama affilata che si conficcava nel mio cuore. Marie, con il suo fascino e la sua eleganza, aveva una parte di lui che io non avrei mai potuto avere.
Ero nel mio mondo, così immersa nei miei pensieri che non mi accorsi neanche di essere arrivata alla caffetteria. La familiarità del posto mi avvolse come un caldo abbraccio, e appena varcai la soglia, l'aria si riempì del profumo di caffè appena fatto e di dolci freschi.
C'era Molly, con il suo sorriso contagioso e la sua energia instancabile. Quando mi vide, esclamò: «Sei in ritardo!». La sua voce squillante mi riportò alla realtà, e finalmente la fissai negli occhi, cercando di mettere da parte i miei pensieri angoscianti. «Sono venuta a piedi, Alexander ha la macchina rotta,» risposi, cercando di sembrare più allegra di quanto mi sentissi.
Molly portava dei vassoi carichi di tazze e piatti, sempre in movimento. «Sei una donna fortunata,» mi sussurrò, e la sua affermazione mi colpì. Non avevo mai pensato di essere fortunata. Le sorrisi debolmente, grata per la sua presenza, mentre toglievo il cappotto e lo riponevo sulla sedia accanto a me.
Mi misi comoda, accendendo il faro del mio laptop e aprendo il mio notebook. Dovevo concentrarmi sul lavoro e, in un certo senso, sul recupero della mia vita. Iniziai a girare nei tavoli, la routine quotidiana di servire caffè e dolci ai clienti già accorsi. Ogni volta che fissavo i volti sorridenti, i momenti di felicità che condividevano tra loro, mi ricordavano quanto mi sentissi vuota.
La caffetteria era un rifugio. Ogni tavolo raccontava una storia, ogni sguardo nascondeva un'emozione. Ma per me, quel giorno, il mondo sembrava grigio. Continuai a muovermi tra i tavoli, servendo cappuccini e muffin, mentre la mia mente tornava incessantemente a pensieri su Alexander, Marie e la vita che desideravo.
La giornata alla caffetteria arrivi al termine. Stavo per finire l’ultimo giro quando ricevetti un messaggio da Alexander. Mi scrisse che non aveva fame, quindi pranzai da sola, cercando di scrollarmi di dosso quella sensazione di solitudine che mi accompagnava da qualche giorno.
Da quando era tornato, Alexander si era chiuso nel suo ufficio senza uscire nemmeno per salutarmi. Il che non era strano, succedeva spesso quando era sommerso dal lavoro. Ma questa volta, c’era un’ombra dietro ai suoi silenzi, un peso che sentivo nell’aria ogni volta che mi guardava. Qualcosa non andava.
Misi i piatti nella lavastoviglie, osservando la cucina che si svuotava. Camminai lentamente lungo il corridoio che portava al suo ufficio, il suono dei miei passi rimbombava nelle mie orecchie, ogni piccolo rumore sembrava amplificato in quel silenzio. La porta era socchiusa, lasciando intravedere una luce fioca che si diffondeva dall'interno. Bussai leggermente prima di entrare.
Entrai nel suo studio, il cuore che batteva forte nel petto. Sapevo che era incazzato, già con l'università, e l'atmosfera tesa che riempiva la stanza ne era la prova. Le sue spalle larghe si tendevano mentre scrutava il computer, la mascella serrata come un blocco di pietra.
«Stai bene?» chiesi, cercando di rompere il ghiaccio.
«Stai zitta, Alexa,» mi rispose, la voce bassa e carica di frustrazione.
Mi zittii immediatamente, sapendo che era meglio non provocarlo ulteriormente. Mi misi a osservare il modo in cui si passava una mano tra i capelli, visibilmente stressato. Volevo aiutarlo, ma il suo atteggiamento mi bloccava.
Dopo un momento di silenzio, decisi di avvicinarmi a lui. «Posso fare qualcosa per te?» dissi, sperando di trovare un modo per abbattere quelle barriere che ci separavano in quel momento.
Alexander alzò lo sguardo, i suoi occhi scuri che si fissarono sui miei. «Non lo so,» ammise, il tono più calmo ma ancora teso. «Questo posto è un casino e non ho bisogno di problemi aggiuntivi.»
Lo osservai mentre si raddrizzava sulla sedia, il suo corpo robusto e potente. Era evidente che stava lottando con qualcosa di più profondo di un semplice stress universitario. La sua vulnerabilità mi fece desiderare di avvicinarmi di più, di mostrargli che era amato, anche nei momenti di difficoltà.
«Alexander,» iniziai, ma lui mi interruppe.
«Ti ho detto di stare zitta. Non voglio discutere.» La sua voce era più dura questa volta, e mi ferì.
Eppure, dentro di me, sentivo un'incredibile determinazione a non lasciarlo solo. Non avrei mai potuto abbandonarlo proprio ora, quando aveva più bisogno di me. Mi misi a pensare a come avrei potuto aiutarlo, a come avrei potuto farlo sentire meglio senza spingerlo oltre il limite.
Gettó i fogli sul tavolo, il rumore dei fogli che volavano in aria sembrava risuonare come un eco della mia frustrazione. «Odio chiedertelo,» disse, la voce ferma. Si alzai in piedi e si avvicinai a me, avvertendo la tensione nell’aria che vibrava tra di noi.
«Ho bisogno di te,» continua, mentre mi abbracciavo forte, cercando di trasmettermi tutto il calore e il sostegno che sentivo nel cuore. La sua voce si fece più dolce, mentre sentivo il suo corpo rispondere al mio abbraccio, come se cercasse un rifugio nella mia presenza.
Misi le nostre fronti unite, cercando di creare un legame che potesse oltrepassare l'oscurità del momento. «Non sei solo, Alexander. Sono qui.» Lo guardai negli occhi, vedendo la lotta che stava affrontando.
La sua espressione si ammorbidì leggermente, i muscoli della sua faccia si allentarono mentre il suo sguardo si faceva più vulnerabile. «Alexa…» mormorò, la voce carica di emozione, ma le parole rimasero bloccate nella sua gola.
«Parlami,» insistetti, la mia voce quasi un sussurro. «Dimmi cosa ti turba.»
Mentre Alexander mi strinse a sé, la sua mano scivolò sul mio sedere e lo strinse forte. Un gemito involontario sfuggì dalle mie labbra, il calore del suo contatto invadendomi. «Non voglio parlare, voglio scoparti a modo mio, amore,» disse con una voce che vibrava di desiderio e possessività.
Le sue parole mi attraversarono come un brivido, facendomi sentire viva e vulnerabile allo stesso tempo. Sapevo che in quel momento il suo bisogno di possesso si univa al mio desiderio di abbandonarmi a lui completamente.
«Alexander…» dissi, cercando di mantenere la voce ferma, ma il tremore rivelava quanto avessi voglia di lui. Volevo perdermi nel suo abbraccio, nella sua passione. «Sì, voglio anche io…»
Con un movimento deciso, mi avvicinò, le sue labbra si posarono sulle mie in un bacio che era sia dolce che travolgente. Il suo sapore mi fece girare la testa, mentre la sua mano continuava a stringere il mio sedere, guidandomi verso di lui.
«Sei così perfetta,» sussurrò contro le mie labbra, le sue mani che si muovevano lungo il mio corpo, esplorando ogni curva, ogni angolo di me. Il mio respiro si fece affannoso mentre la sua presenza mi circondava, e la mia pelle bruciava dove mi toccava.
«Portami dove vuoi,» dissi, la voce più bassa e carica di desiderio. Sentivo il battito del suo cuore accelerare, e il suo sguardo si fece intenso, come se potesse leggere ogni pensiero nel mio cuore.
«Preparati, Alexa,» disse, la sua voce era un mix di dolcezza e urgenza. Mi sentii avvolta dal suo desiderio, e non potevo fare a meno di gemere ancora mentre lui si preparava a prendere ciò che desiderava, ciò che entrambi desideravamo.
Mi prese e mi appoggiò con dolcezza alla scrivania, il legno freddo contrastava con il calore del suo corpo. «Dimmi se esagero, va bene?» mormorò, il suo sguardo penetrante che cercava il mio. Le sue labbra si avvicinarono alle mie e mi baciò, tirandomi il labbro inferiore con una dolcezza che mi fece tremare.
Sapevo che era nervoso, ma il desiderio nei suoi occhi mi parlava chiaro. Voleva me, e io lo volevo ardentemente. La sua presenza era come una forza magnetica che mi attirava verso di lui, rendendomi vulnerabile e allo stesso tempo incredibilmente viva.
«Non preoccuparti,» dissi, la mia voce un sussurro carico di eccitazione. «Fai ciò che vuoi.»
La sua espressione cambiò, diventando più intensa, come se avesse ricevuto il permesso di esplorare ogni angolo di me. Senza esitare, iniziò a baciarmi di nuovo, le sue labbra che danzavano sulle mie, portandomi in un mondo dove esistevamo solo noi due.
Le sue mani si mossero lungo il mio corpo, scivolando sotto la mia gonna, esplorando la mia pelle con una passione che mi fece gemere. «Voglio che tu ti senta bene,» disse, i suoi occhi fissi sui miei, cercando conferma.
«Mi sento bene, Alexander.»
Era appoggiata sulla scrivania, il cuore che batteva all’impazzata mentre il suo sguardo penetrante si posava su di me. Alexander era magnetico, un mix di potere e mistero che mi faceva perdere la testa. La luce soffusa della stanza si rifletteva sui suoi tratti marcati, e in quel momento sapevo che tutto ciò che desideravo era lui.
Con un movimento deciso, mi alzò il maglioncino bianco, rivelando la mia pelle nuda. Sentii un brivido correre lungo la schiena quando le sue labbra si chiusero attorno ai miei capezzoli turgidi. Il suo tocco era caldo e umido, e ogni suzione faceva crescere il mio desiderio. Le sue mani esploravano il mio corpo, e io non potevo fare a meno di accarezzargli i capelli, sentendo la forza che emanava da lui.
«Alexander...» mormorai, il mio respiro già irregolare.
«Te li rimproverò,» disse, strappandomi via i collant bianchi con un gesto deciso e provocante. La stoffa si lacerò, lasciandomi vulnerabile e desiderosa di più. Non avevo mai provato niente di simile. La combinazione del suo tocco e del suo sguardo intenso mi faceva sentire viva e desiderata.
Lui si abbassò, lasciando una scia di baci lungo la mia coscia, e ogni bacio era come una fiamma che accendeva il mio desiderio. Le sue mani si posavano su di me, esplorando senza fretta, come se stesse mappando ogni centimetro della mia pelle. Mi sembrava di essere sospesa nel tempo, ogni istante si prolungava all’infinito, e il mondo esterno svaniva.
Quando le sue labbra si riavvicinarono ai miei capezzoli, non riuscii a trattenere un gemito. «Non smettere,» implorai, la voce rotta dal desiderio.
Alexander alzò lo sguardo, i suoi occhi scuri brillavano di passione. «Non ho intenzione di farlo,» rispose, la sua voce un sussurro carico di promesse.
Con un movimento fluido, si alzò, i muscoli tesi sotto la pelle, mentre si avvicinava a me. Ogni parte del mio corpo bramava il suo, e quando le sue mani mi afferrarono per i fianchi, sapevo che stavo per perdere il controllo. La sua bocca si posò sulla mia, il bacio carico di una frenesia che mi fece tremare. Ogni movimento, ogni tocco, era un richiamo a lasciarmi andare completamente.
«Sei mia,» disse, il suo tono autoritario che mi fece accapponare la pelle.
Quando finalmente sentii il suo corpo entrare dentro di me con forza, un'esplosione di piacere si diffuse in ogni fibra del mio essere. La sensazione era travolgente, ogni parte di me si contrasse attorno a lui, accogliendolo con bramosia. «Alexander,» dissi, il suo nome un sussurro carico di desiderio e vulnerabilità.
Lui mi baciò le labbra, un gesto che sembrava unire le nostre anime mentre iniziava a muoversi dentro di me, forte e deciso. Ogni spinta era un'affermazione, un atto di possesso che mi faceva sentire viva. La scrivania scricchiolava sotto il peso dei nostri corpi, ma in quel momento, nulla importava. Esistevamo solo noi, immersi in un vortice di passione e desiderio.
«Ti amo,» dissi, la voce tremante e sincera, mentre la mia anima si apriva completamente a lui. Era una confessione che andava oltre il corpo, un legame profondo che si stava formando tra di noi.
Alexander rispose con un bacio ardente sul collo, la sua bocca calda e umida che lasciava una scia di brividi lungo la mia pelle. Le sue labbra si spostarono lentamente, percorrendo il mio corpo, fermandosi di nuovo sui miei capezzoli, dove iniziò a succhiarli con passione. Ogni movimento della sua bocca sembrava carico di elettricità, e io non potevo fare a meno di gemere, sentendo un'ondata di piacere invadere il mio corpo.
Le sue mani si afferravano ai miei fianchi, tenendomi ferma mentre si muoveva dentro di me con ritmo e intensità. Il suo corpo si adattava perfettamente al mio, come se fossimo stati creati l'uno per l'altro. La mia mente si riempiva di immagini e pensieri, ogni spinta portava con sé una nuova esplosione di sensazioni, ogni carezza un invito a lasciarmi andare completamente.
«Dimmi di più,» sussurrò, gli occhi fissi nei miei, cercando una connessione che andasse oltre il fisico. «Cosa provi per me?»
In quel momento, non potevo trattenere i miei sentimenti. «Sei tutto per me,» risposi, la voce rotta dal desiderio, mentre il suo corpo continuava a muoversi in modo irresistibile. Ogni parola sembrava un giuramento, un'eco del profondo legame che si stava creando tra di noi.
L'intensità aumentava, e il mio corpo rispondeva in modo istintivo, avvolgendolo completamente, facendomi perdere in un oceano di sensazioni. Alexander continuava a succhiare i miei capezzoli, e il suo tocco esperto mi portava sempre più vicino al culmine, un punto in cui tutto il resto svaniva e rimaneva solo il nostro amore.
Non avrei mai potuto immaginare che questo momento, così intenso e reale, sarebbe diventato un ricordo indelebile nel mio cuore. Con un ultimo movimento potente, sentii la marea del piacere travolgermi, e tutto ciò che potevo fare era abbandonarmi a lui, al nostro amore, mentre il mondo intorno a noi si dissolviva in un secondo infinito di pura estasi.
«Amore, devo venire anch'io adesso,» disse Alexander, il suo respiro affannoso e carico di desiderio. Le sue labbra si posarono sulle mie, un bacio intenso che mescolava passione e bisogno, come se volesse trasferirmi tutto ciò che provava in quel momento.
La sua forza mi catturò, e in un attimo mi sollevò, appoggiandomi al muro con un gesto deciso. Le sue braccia erano forti e sicure, e mi sentii avvolta dalla sua potenza. I nostri corpi erano in perfetta sintonia, e il mio cuore batteva all’impazzata mentre lui iniziava a muoversi dentro di me con forza, senza pietà.
Ogni spinta era una dichiarazione, un’esplosione di pura passione che si propagava in tutto il mio corpo. Mi aggrappai al suo collo, i piedi sollevati da terra, mentre il muro mi sosteneva. Sentivo le sue muscolature contrarsi mentre si muoveva in me, ogni movimento scatenava onde di piacere che mi travolgevano come un mare in tempesta.
«Sei così perfetta,» sussurrò contro la mia pelle, i suoi occhi ardenti di desiderio. «Non riesco a resisterti.»
Le sue mani si posavano sul mio corpo, accarezzandomi e stringendomi con passione. Ogni tocco era come una scarica elettrica che percorreva il mio corpo, portandomi sempre più vicino all'orlo del piacere. Le mie labbra si aprirono in un gemito involontario, incapace di trattenere il brivido che mi attraversava.
«Alexander, ti voglio,» dissi, la voce spezzata dall’emozione. La mia mente era un turbinio di pensieri, ma in quel momento esistevamo solo noi, immersi in un momento di pura connessione.
Con un movimento potente, lui accelerò il ritmo, il suo corpo che spingeva dentro di me con una furia che mi lasciava senza fiato. Ogni colpo era intenso, come se volesse scatenare tutto il suo amore e la sua frustrazione in un unico momento.
«Stai per farmi venire,» dissi, il desiderio che cresceva come un fuoco inestinguibile. «Non fermarti.»
Alexander scosse la testa, i suoi occhi scuri carichi di determinazione. «Non smetterò, amore. Voglio che ci perdiamo insieme.»
La nostra danza si intensificò, il piacere che si accumulava dentro di me come un’ondata inarrestabile. Ogni movimento, ogni suono, era un’armonia perfetta che risuonava nelle nostre anime. Mi sentivo avvolta dalla sua passione, e quando le sue labbra trovarono di nuovo il mio collo, un urlo di piacere sfuggì dalle mie labbra, mentre il mio corpo si preparava a esplodere.
«Alexander, sì!» implorai, le parole uscirono come un mantra, mentre lui continuava a muoversi dentro di me con una ferocia che mi lasciava senza fiato.
Le sue labbra si posavano sulle mie con una dolcezza intensa, mentre preparava l'ultimo movimento. Il suo corpo si contraeva, e con un'ultima spinta potente, sentii il suo liquido caldo esplodere dentro di me. Era un momento di pura estasi, un’onda di piacere che ci travolse entrambi, mentre il nostro respiro si fondeva in un unico ritmo.
Mi baciò profondamente, le sue labbra morbide e calde che lasciavano una sensazione di completezza. La mia mente era un turbinio di emozioni, e quando finalmente mi liberò dentro di me, il mondo esterno svanì, lasciando solo il calore di quel momento.
Mi fece mettere i piedi a terra, e mentre le mie gambe tremavano ancora per l’intensità di ciò che avevamo appena vissuto, appoggiai la fronte alla sua. I suoi occhi scuri cercarono i miei, pieni di una vulnerabilità che non avrei mai pensato di vedere in lui. «Stai bene?» chiese, la voce morbida e preoccupata.
«Sì,» risposi, il cuore che continuava a battere forte nel petto. «E tu?»
«Ho esagerato,» ammise, il suo tono di voce mescolato tra un sorriso e un’espressione seria.
«No,» dissi con fermezza, stringendolo a me, desiderosa di rassicurarlo. In quel momento, non c'era nulla di cui preoccuparsi. Ci eravamo connessi in un modo che andava oltre il fisico.
Con un gesto deciso, mi prese di nuovo in braccio e si sedette sulla sua sedia, una poltrona di pelle scura che sembrava rispecchiare la sua personalità: forte e imponente. Mi appoggiò dolcemente alla sua spalla, e la sensazione di protezione e sicurezza mi avvolse come una coperta calda.
«Mi sento nervoso,» confessò, il suo tono grave ma vulnerabile. Non avrei mai pensato di sentire quelle parole da lui, così sicuro e dominante in ogni altro aspetto della sua vita.
«Lo so» dissi, accarezzando delicatamente il suo viso con la punta delle dita. La mia pelle si scaldava al contatto, e gli occhi di Alexander si chiusero per un attimo, come se volesse assaporare quel momento.
Lui mi coprì con la sua giacca, un gesto che mi fece sentire ancora più vicina a lui, come se volesse proteggermi dal mondo esterno. La sua giacca era calda e profumata di lui, un mix di fumo e pelle che mi avvolse come un abbraccio.
«Sei così bella,» mormorò, il suo sguardo che danzava sul mio viso, cercando ogni dettaglio, come se volesse memorizzarlo. In quel momento, capii quanto fosse importante per lui, quanto quel legame significasse.
Mi strinsi a lui, il cuore che batteva all’impazzata per l’intensità di ciò che avevamo vissuto e per la vulnerabilità che avevamo condiviso. E mentre rimanevamo lì, avvolti nella nostra intimità, sapevo che questo momento sarebbe rimasto con noi per sempre, un ricordo incancellabile nel profondo dei nostri cuori.
«Domani comincerai il tuo primo giorno all’università,» disse, sfogliando alcuni fogli sparsi, le dita che si muovevano con sicurezza e determinazione.
«Davvero?!» esclamai, la sorpresa e l'eccitazione che mi percorsero come un brivido. L’idea di iniziare un nuovo capitolo della mia vita era allo stesso tempo spaventosa e stimolante. E pensare che sarebbe iniziato in un modo così… inaspettato, rendeva tutto più intenso.
«Sì,» rispose lui, alzando lo sguardo verso di me, i suoi occhi che scintillavano di orgoglio e preoccupazione. «Ho organizzato tutto. Volevo che tu fossi pronta.»
«Non posso credere che stiamo parlando di questo dopo tutto quello che è successo,» dissi, ancora incredula. La mia vita stava per cambiare, e io ero con lui, il mio amore, che aveva reso tutto così reale e intenso.
«È importante, Alexa. Devi concentrarti anche sul tuo futuro,» disse, tornato serio. Le sue parole mi colpirono, facendomi sentire il peso della responsabilità che accompagnava ogni scelta.
«Lo so, ma... è tutto così travolgente,» ammettei, cercando di trovare le parole giuste. La sua presenza, però, mi rassicurava. Non ero sola in questo viaggio.
«Non provocarmi, va bene?» mi disse, la voce bassa e carica di tensione. Ma il suo sguardo tradiva la verità: era in preda a una passione che non riusciva a contenere.
«Perché?» risposi, cercando di mantenere un’espressione innocente, anche se dentro di me sentivo il fuoco crescere. «Perché non posso?» La mia voce era quasi un sussurro, e i miei occhi brillavano di malizia.
«Perché dovrò scoparti in classe, amore mio,» rispose, e le sue parole mi provocarono un brivido lungo la schiena. Non c’era mai stata una situazione del genere tra noi, e l’idea di essere così vicini, ma nello stesso tempo così inappropriati, mi faceva sentire viva.
Sorrisi e dissi, «Nessuno sa di noi due. Fai la brava,» dissi con un tono di sfida, sapendo benissimo che stavo giocando con il fuoco.
Lui mi guardò, un sorriso malizioso sulle labbra. «Non posso resistere a te, lo sai, vero?» Mi strinse la vita, avvicinandomi ancora di più a lui. Sentivo il calore del suo corpo, il battito del suo cuore che risuonava nel silenzio della stanza.
«E tu non hai idea di quanto possa essere pericoloso,» continuò, i suoi occhi fissi nei miei. Il suo sguardo era penetrante, e in quel momento tutto il resto svanì. Non c’erano più preoccupazioni, solo noi due e il desiderio che ci univa.
«Ma mi piace il rischio,» dissi, inclinando la testa, i miei capelli cadendo come una cascata sulle sue spalle.
«Sei una piccola diavoletta,» mormorò, le sue mani che scorrevano lungo le mie cosce, risvegliando ogni nervo della mia pelle. Sentivo il battito del mio cuore accelerare, e ogni movimento del suo corpo creava un’intensità che mi portava oltre i limiti della ragione.
«Magari,» risposi, e non potevo fare a meno di ridere. La situazione era impossibile, eppure ci trovavamo lì, intrappolati tra il desiderio e il divieto, e io sapevo che avremmo ceduto. Non c’era modo di resistere.
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