Amo le tue curve e i tuoi spigoli
Tutte le tue perfette imperfezioni
Dammi tutto di te, darò tutto me stesso a te
Sei la mia fine e il mio inizio
Anche quando perdo, vinco
Perché ti do tutto di me
E tu mi dai tutto di te
All of me – John Legend
24 dicembre 2022, pomeriggio
Liam avrebbe potuto trascorrere ore a guardare Phie senza stancarsi mai. Era una verità destinata a non mutare, lo aveva capito in tutti quegli anni al suo fianco.
La sua ragazza era seduta sulla sedia di fronte alla scrivania, con un ginocchio piegato al petto e una gamba distesa. Il piede tamburellava sul pavimento, seguendo il ritmo di una vecchia canzone dei Poison Dust – Euforia – riprodotta da Spotify, mentre faceva scivolare le dita sul touchpad. L'immagine nel programma di grafica cambiava forma e colori a seconda di come lei muoveva la freccia sullo schermo.
Il sole sbiadito del primo pomeriggio si insinuava nella camera di Sophie attraverso le imposte. Il pulviscolo danzava nei sottili fasci di luce, che terminavano sul suo volto concentrato e ne ammorbidivano i lineamenti concentrati.
Lo sguardo di Liam si soffermò sulla ruga sulla sua fronte, sugli occhi socchiusi. Indugiò sulla linea del collo, lasciato scoperto dai capelli raccolti in una crocchia raffazzonata sopra la nuca. Phie sospirò e si portò una mano proprio sul punto che Liam stava guardando. Si massaggiò con piccoli movimenti della mano, ma non staccò lo sguardo dallo schermo del computer.
Gli piaceva osservare i suoi piccoli gesti, quelli che lei compiva quando pensava di non essere notata. Come, ad esempio, quel sospiro che tradiva stanchezza.
A volte Liam aveva ancora la sensazione che Sophie fosse sfuggente come il vento e che nessuno al mondo, neppure lui, fosse capace di imbrigliarla.
Ma Phie non aveva bisogno di qualcuno che la imbrigliasse. Lei era libera: non si poteva imprigionare l'aria.
Quei pensieri lo colmarono di inquietudine, la stessa che lo accompagnava da giorni.
Tanto prima o poi ci devo provare.
Si schiarì la gola, sistemando meglio le mani dietro la nuca. Fece ondeggiare la gamba piegata e distese l'altra sul materasso. Spostò gli occhi sulla parete. I poster non c'erano più, erano stati sostituiti dalle loro foto.
Quel muro raccontava tutti i tre anni della loro relazione. C'erano scatti dei backstage, degli shooting; momenti spontanei rubati da Liam con il cellulare e persino fotografie dei loro viaggi.
La sensazione di inquietudine crebbe fino ad attorcigliargli lo stomaco. Deglutì, ma non aveva più saliva nella bocca.
Spostò gli occhi dal muro alla figura di Sophie, ancora china sul portatile. La canzone, adesso, era Il suono della neve. Le voci di Daisy e Yukine si univano nel ritornello come se fossero nate apposta per amalgamarsi in un unico suono.
«Ci ascolti ogni giorno, non ti sei ancora rotta le palle?» Liam sfoggiò un sorriso sbilenco, mentre si sistemava meglio sul letto e appoggiava la schiena contro la testiera.
Phie sbadigliò e si strofinò le palpebre. «Sono una fan, che vuoi farci...» replicò.
«Oggi è la Vigilia, non dovresti staccarti da quell'aggeggio? Per un giorno i tuoi clienti non moriranno.»
Phie lasciò il touchpad e portò le braccia verso l'alto, stiracchiandosi. Dopodiché girò la testa verso di lui. «Abbiamo tempo fino alla cena di stasera, mi porto un po' avanti.» Gli sorrise, divertita. Le sue iridi scure si accesero di malizia. «Avevi in mente un altro modo per passare il pomeriggio?»
Liam ammiccò. «Se vieni qui te lo mostro.»
«Mmh.» Il sorriso di Sophie si allargò. «Mi stai tentando.»
Il chitarrista scoppiò a ridere, poi le indicò il posto accanto a sé con un cenno del mento. «Vieni qui» ripeté. «Altrimenti penserò che preferisci i clienti a me.»
«Beh, forse qualcuno di più carino in effetti c'è...» Sophie sollevò gli occhi al cielo, picchiettando il labbro con l'indice. Quel gesto lo costrinse a osservarle la bocca soffice. Il desiderio si accese come una miccia, risvegliandosi.
«Oh, peccato» iniziò lui con voce roca. «Allora ti perderai le cose che sto immaginando di farti. Ma puoi sempre chiedere al tuo cliente carino di farle al posto mio.»
Sapeva che Phie stava cedendo, lo percepiva dal suo sguardo ora più attento e dalla sua espressione furba.
Infatti, la ragazza si inumidì le labbra con la lingua. Non gli rispose, ma si alzò dalla sedia lentamente.
Gli occhi di Sophie, scuri e profondi come un abisso, non abbandonarono mai i suoi. Erano animati da una luce intensa di sfida. Le sue dita strinsero il bordo del maglione e, piano, lo fecero scivolare verso l'alto, scoprendo l'addome liscio e il reggiseno sportivo che conteneva il seno abbondante. La pelle della ragazza si increspò di brividi, forse per la bassa temperatura. O forse per l'anticipazione.
Liam immaginò di leccarle e baciarle ogni centimetro della sua epidermide. Avrebbe riconosciuto il suo sapore ovunque, sarebbe stato in grado di distinguerlo tra centinaia simili. Quel pensiero bastò a rendere insopportabile l'erezione costretta nei pantaloni.
Si sedette sul letto, osservandola avido, mentre lei gettava a terra il maglione e si scioglieva la capigliatura con un rapido gesto. Sophie scrollò la testa e liberò i folti capelli scuri, che ricaddero oltre le spalle e sul busto come baffi di inchiostro su una tela.
«Forse il cliente carino può aspettare il suo turno» mormorò Sophie. Avanzò verso il letto, posò entrambe le mani e un ginocchio sul materasso e si sporse verso Liam.
Il chitarrista assaporò il fiato caldo di lei che gli accarezzava la bocca. Era delizioso. Le iridi di Sophie, scintillanti di desiderio e malizia, si incastonarono in quelle di lui.
Liam sfoderò un sorriso sbilenco e affondò le dita nella sua chioma. Si avvicinò al suo orecchio, lambendolo piano con la punta della lingua. «Perché hai ancora i pantaloni?» le sussurrò.
Lei mugolò e quel verso annientò la ragione a favore dell'istinto.
Le mordicchiò la pelle tra la mandibola e il collo, mentre lei respirava più velocemente. I polpastrelli della ragazza gli premettero le spalle, scesero a disegnare l'intreccio di muscoli che doveva conoscere a memoria.
Liam le strinse i fianchi con le mani e, facendo leva con le braccia, la fece sedere a cavalcioni su di sé. Il suo sesso turgido premette su quello di lei, coperto ancora dai pantaloni, e quasi ringhiò per la frustrazione.
«Toglimeli tu» sussurrò Sophie, come se gli stesse leggendo la mente.
Lui le morse l'incavo della spalla, mentre spingeva la propria erezione con un colpo di bacino. Pregustava il momento in cui sarebbe entrato in lei, sognava già di sentirla calda e umida, accogliente ... gemette contro la sua pelle, muovendo il bacino con un'altra spinta che tolse il fiato a entrambi. Il calore lo infiammò con un'unica vampata. Il seno di Phie, morbido, era premuto sul suo torace. Voleva liberarlo dal reggiseno, voleva mordicchiarle e succhiarle i capezzoli fino a farle gemere il suo nome.
«No» rispose con la voce spezzata.
Ma le sue dita erano già sull'elastico dei pantaloni.
Sophie rise, reclinando la testa all'indietro. Quel movimento mosse l'aria impregnata del suo odore di vaniglia. Le narici di Liam accolsero quel profumo. Per lui non esisteva fragranza migliore al mondo.
'Fanculo, adesso lo faccio.
Si fermò, congelato da quel pensiero improvviso che gli irrigidì tutti i muscoli.
Il cuore iniziò a incepparsi, a battere senza un ritmo preciso.
Poggiò il mento sulla spalla di Sophie e le accarezzò con dolcezza i capelli, mentre chiudeva gli occhi.
Era giunto il momento, ormai, anche se ne aveva paura.
Con lei era sempre così: faceva un passo avanti col timore di cadere nell'abisso. Era impossibile prevedere come Phie avrebbe preso certi discorsi, perché lei non era una ragazza semplice. Aveva ancora l'impressione di non essere riuscito ad afferrarla del tutto e, forse, non avrebbe mai potuto farlo.
Quindi quello che aveva in mente era davvero un azzardo.
Si sentiva come un acrobata in equilibrio su un filo a diversi metri di altezza. Un movimento impreciso, e sarebbe precipitato.
Tuttavia, doveva tentare. Stavano insieme da anni, lui desiderava qualcosa di più.
Phie dovette leggere qualcosa di diverso nel suo atteggiamento. «Stai bene?» chiese, allarmata.
Lui le baciò il collo. «Sì» rispose. «Devo chiederti una cosa.»
«Ora inizio a preoccuparmi sul serio.»
Liam prese un altro respiro profondo, le strinse le braccia e si allontanò da lei per scrutarla negli occhi. Annegò nelle loro profondità, scavò in cerca di una crepa, di una debolezza.
Della chiave.
La stessa chiave che gli aveva permesso di accedere alle parti più profonde della sua anima.
Lei sembrava fatta di acciaio, ma era soltanto un'illusione. Possedeva delle fragilità che probabilmente aveva lasciato scorgere soltanto a lui.
Le sorrise, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio con un gesto lento, ponderato.
«Non pensi che la casa a Soho sia troppo... stretta, per noi?»
Sophie si accigliò. «Cosa intendi? Yukine e Daisy non ci abitano più. È una villa molto grande.»
Liam rimase un attimo in silenzio. Tentò di raccogliere i pensieri per proseguire.
È difficile.
Non doveva chiederle nulla di complicato, a dire il vero, ma lei era Sophie. Quelle questioni, quei passi avanti nella loro relazione, erano complessi da fare.
«Stiamo facendo la spola da quella casa a questa, che è di contro molto piccola» le spiegò piano, scandendo bene le parole. «E poi stiamo praticamente vivendo con Darrell e Sean, e lo sai quanto sono appiccicosi.» Fece una finta smorfia infastidita.
Phie piegò la testa di lato. «Ti mettono a disagio? Sono così carini insieme.»
Liam sbuffò. «Ma per favore, non è questo il punto.»
«E qual è il punto, allora, Liam?» controbatté lei.
Il chitarrista posò la fronte sulla sua, senza distogliere gli occhi dai suoi.
Fece un altro respiro.
Affogò nelle sue iridi, aggrappandosi alla luce che ormai conosceva così bene.
«Andiamo a vivere insieme, Sophie.»
Sophie sbatté le palpebre. «Cosa?» farfugliò.
E lo vide, quel fottuto panico che le inondava lo sguardo. La sentì irrigidirsi sotto le sue mani. Era come se stesse stringendo cemento.
Serrò la mandibola, mentre una fitta gli trafiggeva il petto. Non riuscì a capire se fosse a causa della rabbia o della delusione, oppure un mix di entrambe.
Cercò di fare respiri profondi per calmarsi, per darle modo di assorbire la sua richiesta.
«Vorrei vivere da solo con te, in un posto che sia soltanto nostro, senza dividere la casa con qualcuno» disse ogni parola lentamente. «Nemmeno se questo "qualcuno" sono Darrell e Sean.»
«Vuoi comprare una casa, quindi?» Phie aggrottò le sopracciglia e si allontanò da lui. Gli scoccò uno sguardo severo che non prometteva niente di buono. «Con i tuoi soldi, immagino» commento aspra.
Ci siamo. Avrei dovuto prevederlo.
Liam alzò gli occhi al cielo. «Dovrei farla comprare a te? In pochi mesi guadagno più di quanto guadagneresti tu in vent'anni.»
Lei strinse le labbra e gli diede uno schiaffo sul braccio. Le sue dita, fottutamente sottili, sembravano delle fruste. La pelle colpita gli pizzicò subito.
Le lanciò un'occhiataccia e si massaggiò la parte lesa. «Ehi! Ritira gli artigli.»
Sophie rimase in silenzio a guardarlo torva. Incrociò le braccia sotto il seno, mettendone in risalto la curva morbida. Liam immaginò di sfiorarlo con le labbra. Il suo sesso apprezzò particolarmente quella fantasia.
«Allora?» la incalzò, nel tentativo di dirottare la mente verso altri pensieri e, soprattutto, di ottenere una risposta.
Non era stata un'idea improvvisa: ci aveva pensato per settimane. Era stufo di andare in quella topaia che lei si ostinava a chiamare casa, così com'era stufo di condividere quella a Soho con un'altra coppia. Aveva beccato spesso Darrell e Sean in atteggiamenti piuttosto compromettenti al limite della decenza.
Ricordava una volta in cui li aveva sorpresi in cucina – in cucina, porca puttana – e aveva urlato loro di prendersi una cazzo di stanza da qualche parte. Darrell gli aveva risposto che una stanza, in effetti, ce l'avevano già entrambi. Proprio in quell'appartamento.
Tuttavia, non era solo per quel motivo. Desiderava davvero iniziare una vita con lei. Il primo passo era vivere insieme, senza altri intorno, per capire se le loro esistenze si incastrassero e combaciassero.
Sophie sbuffò, ma gli cinse il collo con le braccia e avvicinò il viso al suo. Piegò le labbra in un sorrisetto divertito. «Soltanto se mi fai pagare le bollette.»
Liam, che si aspettava di dover combattere molto di più, rimase interdetto. Deglutì, sfiorandole il fianco con la punta delle dita.
«Mi stai dicendo di sì?»
Sophie gli lambì il labbro superiore con la lingua, poi modellò la bocca sulla sua, rubandogli respiro e pensieri. Liam ansimò.
Phie lo fece stendere sul materasso, premendoli le gambe ai lati del busto, e continuò a stordirlo con baci profondi.
I suoi capelli lisci, lunghi e profumati piovvero sul viso di Liam come una tenda. Il chitarrista affondò le dita sulla schiena di Sophie e la guidò verso la propria erezione con una spinta decisa. Voleva farle sentire l'effetto che gli stava facendo, l'effetto che gli avrebbe sempre fatto.
Sophie gemette.
«Verrò a vivere con te» gli rispose infine, in un sussurro scandito dai loro sospiri.
Quelle parole fecero sbocciare un calore incredibile nel petto di Liam. Non aveva nulla a che fare con il desiderio verso di lei; era estasi, una felicità abbagliante, che per un secondo gli annebbiò la mente.
Non avrebbe mai capito come catturare il vento.
Di certo, però, aveva imparato a lasciarsi cullare dolcemente dalla brezza.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top