1. Cambio
«Nessun errore, signorina. Il suo posto precedente è già stato assegnato a un'altra candidata. Devo per forza reindirizzarla all'ufficio centrale dove potrà scegliere un nuovo ruolo nel mondo.»
A nulla erano servite le proteste di Miriam, «il Sistema non sbaglia mai» era tutto ciò che aveva ottenuto in risposta alle sue obiezioni.
Intanto il numero di persone in fila dietro di lei era aumentato, insieme al mormorìo di chi era incapace di sostenere l'attesa e il fatto che qualcuno arrivato prima si prendesse tutto il tempo necessario a risolvere il proprio problema; ma era solo una questione di prospettive, poiché al proprio turno, ognuno di loro avrebbe fatto altrettanto, in tutta calma.
L'impiegata dall'altro lato della scrivania guardò Miriam qualche istante, tradendo l'impazienza di servire il prossimo. Teneva a mezz'aria un piccolo plico di fogli in attesa che Miriam li accettasse, insieme al tacito invito ad andare via.
«Arrivederci!» concluse secca, per rafforzare il concetto, senza guardarla. Alla ragazza non restò che prendere quei fogli, insieme a tutto lo sconforto che derivava dalla piega inattesa che aveva preso la sua vita in meno di mezza giornata, e avviarsi verso l'uscita dell'ufficio.
Sapeva di avere poco tempo a disposizione per scegliere un altro ruolo, prima che i tratti distintivi di quello occupato finora svanissero del tutto. Gli smarriti: venivano definite così le persone perdute nel Salto, per incapacità di scegliere, per qualche intoppo burocratico o per un errore di Sistema che, contrariamente a quanto ripetuto da quella donna poco prima, si verificavano eccome.
Miriam aveva troppa paura di finire come loro, doveva assolutamente risolvere la questione il prima possibile.
Entrare nell'androne del palazzo ospitante gli uffici centrali del C.R.E.P.A. (Controllo Ruoli Esperienze Personalità e Ambizioni) la disorientò al punto da stordirla.
A occhio e croce tutti i presenti si potevano dividere in due categorie: da un lato chi lavorava nel palazzo, spinto da una (fino a un certo punto) comprensibile fretta di raggiungere la propria postazione lavorativa in tempo; dall'altro tutte le altre persone, ugualmente di fretta, ma animate bensì dall'ansia di trovare l'ufficio giusto in cui ricevere un aiuto.
Miriam entrò di diritto nel secondo gruppo e appena individuata la sua destinazione accelerò inconsciamente il passo, adattando la sua marcia a quella di tutti i presenti.
Una volta raggiunta la grande sala della segreteria notò subito che qui non c'erano code agli sportelli. A ogni turno scattava un timer, e un piccolo display posto in alto sopra lo sportello mostrava il conto alla rovescia di duecento secondi, a partire dal momento in cui l'utente iniziava a parlare con l'operatore.
«Mi scusi...» si sforzò di essere gentile nonostante avesse poco più di tre minuti, «oggi il mio ruolo nella società è stato riassegnato, dovrei sceglierne uno nuovo, mi hanno dato questi moduli...» Miriam lasciò in sospeso la domanda sperando di non dover aggiungere altro per il momento. Il display segnava soltanto centonovantatré.
«Sì, signorina, ha ricevuto la lettera a casa, vero? In questi giorni stanno riassegnando un bel po' di posti nel mondo. Può fare domanda all'ufficio del terzo piano, in genere il cambio avviene in un paio d'ore; però doveva venire qui stamattina presto, a quest'ora le parti migliori sono già state prese.»
Miriam annuì deglutendo pesantemente. Non aveva considerato un cambio di ruolo su larga scala. Aveva creduto ingenuamente che solo il suo ruolo e pochi altri fossero vicini alla scadenza o alla ricollocazione. Si sentì animata da una fretta maggiore, se possibile.
«È che stamattina come prima cosa sono andata all'altro ufficio, quello dall'altra parte della strada, e così tra la fila e la consulenza ho perso un po' di tempo. Lì mi hanno dato questi moduli. Non è qui che li devo consegnare?»
«Mmh... faccia vedere... signorina questi sono i moduli del Salto precedente, è sicura di averli ricevuti stamattina?»
«Eh sì» rispose lei, turbata dal dubbio dell'impiegata.
«Dovrò chiamare e dire che stanno consegnando i modelli sbagliati allora» sbuffò intanto la donna. «Le hanno dato i moduli sbagliati!» ribadì, poi alzando la voce di molto, forse troppo.
All'idea che tutte le persone dietro di lei potessero sentire che si era presentata lì con dei moduli errati, anche se non per sua colpa, Miriam avvampò.
«Signorina, da quest'anno sono cambiati, deve compilare questi, tenga.»
Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Miriam prese la modulistica giusta, la confrontò rapidamente con quella in suo possesso, non notando sostanziali differenze se non nell'impaginazione e nel colore della carta, quindi ribatté: «Su questo giallo, come in quello che avevo prima, ho visto che devo scegliere tra una serie di esperienze da fare e nuove ambizioni da perseguire, ma io non ho ricevuto sufficiente preavviso, non sono ancora preparata al Salto. Non c'è modo di avere un po' di tempo per stilare l'elenco?»
Lo stupore della donna nel sentire quelle parole sembrò contagiare Miriam, che di rimando non riusciva a credere che la donna si sconvolgesse così tanto per la sua domanda. Davvero prima di lei nessuno si era presentato lì con un problema simile?
«No, mi dispiace», si mostrò più gentile l'impiegata, come se provasse compassione per quella ragazza sprovveduta e del tutto impreparata sullo stare al mondo, «ma questo le dovrà servire per la prossima volta. Bisogna prepararsi sempre per il ruolo successivo, non si sa mai quando si dovrà saltare.»
«Prossima volta? Per esempio lei quanti Salti ha fatto finora?»
Non era intenzione di Miriam sembrare provocatoria, ma l'impiegata aveva tutta l'aria di saperne parecchio, quindi la domanda le venne di getto, incurante dei secondi che passavano. Ancora centosessanta.
Inaspettatamente la donna non si indispettì, ma sorrise con indulgenza, scuotendo incredula la testa davanti a tanta ignoranza e ingenuità.
«Signorina, io ho ottenuto un impiego statale, nella vita noi facciamo solo due Salti, uno prima di iniziare questo lavoro e uno per smettere di farlo». Nel dirlo sembrava molto fiera della sua solidità raggiunta, ma in quel momento Miriam non provò invidia per lei, piuttosto un po' di rammarico. Come in un gioco di specchi la donna si sentì improvvisamente un po' dispiaciuta per quella giovane ragazza incastrata in un sistema a lei del tutto oscuro, a rischio di finire tra Gli Smarriti. Non aveva una famiglia, degli amici o dei colleghi per spiegarle queste cose?
«Comunque», riprese la donna restituendo a Miriam i suoi moduli, «se si sbriga troverà ancora qualcosa di libero per questo Salto. Le ho scritto qui il piano e la stanza in cui deve andare. Mi raccomando vada immediatamente senza perdere altro tempo e prenda il numero appena arriva. Mentre aspetta il turno inizi subito a pensare alla sua lista: il colloquio dura solo pochi minuti, le risposte devono essere rapide e precise. Scelga un'ambizione intermedia, ma poco particolareggiata: le aspirazioni più alte sono le prime ad essere prese, ma si stupirebbe nel sapere quanto in fretta vengono scelte anche quelle inferiori: gente che vuole mantenere un profilo basso, un lavoro umile, poco stress, senza pensieri. Se sceglie un'ambizione intermedia è più probabile che le venga affidato il ruolo giusto. O per lo meno non del tutto sbagliato. E che sia vaga: più è generica, meglio è. Le specializzazioni stanno via via scomparendo, ogni anno ne assegnano sempre meno, se si impunta su una cosa del genere rischia di non avere nessun posto, si fidi, ne ho visti...» aggiunse l'intera frase finale a voce più bassa, come se affidasse alla ragazza un segreto, una formula magica che solo lei, che per qualche motivo ora aveva preso in simpatia, aveva il diritto di sentire.
Miriam annuì in silenzio, dimostrando così di aver colto l'importanza di quella confidenza. Mancava ancora mezzo minuto. Tutto sommato era stata una conversazione davvero serrata, considerata la mole di nuove informazioni ora in suo possesso. Era quasi convinta che il limite dei duecento secondi non fosse completamente folle e che avesse una sua logica: sembravano potersi davvero risolvere dei problemi a quello sportello in poco più di tre minuti.
«Ok... quindi ora vado qui», ricapitolò indicando le note scritte a penna dall'impiegata, «prendo subito il numero e mentre aspetto scelgo dalla lista personalità, esperienze e ambizioni intermedie, poco specifiche, per un nuovo ruolo che non abbia troppe pretese, ma nemmeno che non ne abbia affatto, tutto giusto?»
Più facile a dirsi che a farsi.
«Perfetto. Buona fortuna.»
«Grazie. Grazie di tutto, arrivederci.»
«Addio.»
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