𝐗𝐗𝐈𝐈𝐈

Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo - la canzone è "Hey Kids" di Molina
⚠️Leggere lo spazio autrice alla fine del capitolo⚠️

Forse i ragazzi sono riusciti a trovare una pista di seguire, quantomeno lo sperano. Sono anche consapevoli che non si può fare tutto in fretta o desterebbero sospetti.
Nel frattempo è bene mettere in atto il piano di Tiger e Goyle e già questo potrà dare dei risultati, negativi o positivi almeno potranno togliersi un dubbio.
I due ragazzi organizzano le poche parole da dire e in che modo iniziare il discorso, e sistemano il necrologio nel manuale dove è stato rinvenuto. È tutto pronto per il giorno dopo.
Seguono le lezioni, l'ennesima giornata è andata bene, meglio di tutte le altre che hanno trascorso nella loro linea temporale.
Forse quando torneranno indietro (cioè, torneranno avanti) mancherà a tutti e quattro la pace di quei giorni.

Scorpius e Albus si assicurano che Draco sia solo questa sera, non volendo aprire quel discorso davanti ad Esme, e soprattutto quando lui è con la ragazza non ha tempo né voglia di dedicarsi ad altro.
Lo trovano a frugare per la piccola libreria in sala comune ed inizia il loro perfetto teatrino.
«Draco!» esclama Vincent Tiger (ovvero il giovane Smith) verso l'amico, accompagnato da una rumorosa risata da sciocco «Guarda cosa abbiamo trovato oggi in biblioteca!»
«Spero per voi sia una cosa interessante, perché ho da fare... ma dubito conoscendovi» un ghigno appare sul suo volto ma ancora non li rivolge lo sguardo, preso nella ricerca di qualche libro.
«Stanno dei nomi troppo da imbecilli!» continua l'amico.
I due si mettono da un lato e l'altro del biondo, stringendolo tra le loro spalle grosse e massicce.
«Hezekiah Williamson» ride Gregory Goyle, poi viene seguito a ruota dall'amico: «Zephaniah Hendriks!»
«Mi spiegate cosa volete da me? E chi sono queste persone? Mi state solo dando fastidio» sbuffa rumorosamente e scuote il capo.
Viene costretto a lasciar stare la sua ricerca e abbassa lo sguardo.
«Idioti che non siete altro è un necrologio!» esclama esterrefatto dalla loro stupidità «Non avete rispetto nemmeno per i morti? Certo che sapete sempre stupirmi.»
Draco non sa proprio come fare con quei due tonti, forse Esme ha ragione a dirgli che dovrebbe allontanarsi da due persone con una nocciola al posto del cervello.

«Adelaide Primrose Rowle... Primrose? Ma chi chiamerebbe così una persona!» ma Scorpius continua quella scenetta, non possono mollare.
Sentendo quel cognome lui corruga la fronte e gli tira una gomitata: «Abbassa la voce e porta rispetto, quella donna la conosciamo».
Bingo.
«La conosciamo? Mi sarei ricordato una donna con un nome così scemo» ride Albus e batte il cinque con l'amico, per mantenersi nella parte.
«Ho detto di abbassare la voce» parla a denti stretti e sospira «La famiglia Rowle, non avete presente? Nemmeno io li conosco così bene, non so nemmeno com'è la faccia di molti di loro, ma di certo so chi è Thorfinn... e dovreste saperlo anche voi. Quindi, ripeto, portate rispetto.»
«È vero! È l'amico di papà!» esclama e si poggia una mano contro la fronte Tiger.
«Ma io non ho mai sentito di questa "Primarosa"» scuote le spalle l'amico «Conosciamo altri con un nome così strano?»
«Anche Adelaide non scherza. È un nome da vecchia, nessuno si chiamerebbe così adesso! Ad esempio Jessica è un nome nettamente migliore.»
Draco ha la faccia inorridita, non ha fine la loro stupidità.
«Vi rendete di cosa state parlando, ah?»
«Davvero, Draco, conosci altre persone che si chiamano Adelaide?» fa il finto tonto Scorpius, addirittura ride.
«Metà delle donne di quella famiglia di chiamano così, imbecilli» scuote la testa e rotea gli occhi al cielo «Ed è un nome normalissimo. Ma anche se non lo fosse mi state facendo perdere tempo!»
Bingo, di nuovo.
Adesso sanno che non esiste solo quella Adelaide Rowle, bisogna solamente capire se c'è qualche giovane donna incinta con quel nome che magari sta scrivendo una lettera per il futuro.

«Ma non penso quelle siano giovani!» azzarda Albus.
Il biondo si volta per un attimo da lui e gli mostra uno sguardo confuso: «Probabilmente sì, non lo so e francamente non mi interessa saperlo».
Il giovane Draco non sa ancora tutte le dinamiche dei mangiamorte e delle famiglie vicino alla sua, non è ancora stato marchiato ed è ancora lontanissimo da quelle vicende. Si ricorda qualche nome e qualche volto solo perché è un ragazzo attento, non per altro.
Infatti non sa nemmeno com'è è fatta quella è che la madre di Scorpius, non conosce nessun Rowle eccetto quel Thorfinn nominato prima.
I pochi aneddoti che conosce è per via dei discorsi che sente a tavola dai genitori.

«I Rowle sono geniali, Narcissa! Hanno quasi sempre lo stesso nome per poter firmare documenti e concessioni» sogghignò Lucius una sera mentre si godevano un'ottima cena a base di pesce.
«O forse con una memoria così breve da dover sempre dare lo stesso nome per non dimenticarlo!» scherzò lei e la battuta fece ridere anche il figlioletto, che all'epoca aveva circa dodici anni.

I due ragazzi non hanno aggiunto altro, per ora basta questo.
Dovranno investigare e magari andare direttamente a vedere con i loro occhi.
La notte spesso escono di nascosto da Hogwarts per qualche investigazione, possono farlo andando nella casa dei Rowle.
Quella sarà facile da trovare, magari useranno qualche trucchetto per nascondersi e intrufolarsi dentro.
Non devono nemmeno porre troppe domande a Draco o risulterebbe sospettosi.
Adesso devono solamente continuare quelle ricerche in compagnia delle ragazze.
«Draco!» sentono la voce squillante di Esme «Ho finito prima questa sera!»
«Sparite, idioti» li spinge via con entrambe le mani e si divincola da quei due grandi e grossi che lo stanno ancora stringendo in mezzo a loro.
Il volto del biondo si ammorbidisce, il ghigno diventa un piccolo sorriso e segue l'amica senza aggiungere altro.
«Certo che tuo padre è innamorato perso» sussurra Albus vicino all'orecchio di Scorpius, che annuisce trattenendo un riso.

Anche loro vanno via, raggiungono le amiche che gli stavano aspettando nella Stanza delle Necessità.
«Novità?» domanda frettolosa Rose.
«Ci sono altre Adelaide, sappiamo solo questo e Draco sa solo questo» risponde il moro.
La rossa agita la bacchetta e per il momento libera gli amici dall'incantesimo, facendoli tornare con il loro bel volto.
«Può essere un inizio, secondo me dobbiamo continuare su questa pista» afferma Emily.
«Anche secondo me. Ho l'impressione che potrebbe essere quella giusta» Scorpius sente dritto in pancia che stanno lavorando bene. Devono solo continuare a farlo.
«Dobbiamo prenderci del tempo per trovare casa dei Rowle, andare a vedere che succede» dice Albus «So che rimarremo qui per altro tempo ma è necessario se vogliamo fare tutto per bene e senza combinare alcun danno.»
Gli amici annuiscono, e poi non dispiace a nessuno di loro rimanere lì per un altro po'.
La serata si conclude parlando di quello che devono fare nei prossimi giorni e si sentono abbastanza soddisfatti dei progressi che stanno facendo (quantomeno sperano di starli facendo).

Scorpius, però, non ha sonno questa notte e decide che vuole rimanere per un altro po' di tempo in quella stanza, magari per leggere qualcosa o bere qualcosa di caldo.
Si siede davanti al camino, gli piace sentire il calore di quelle fiamme rossastre sulla pelle.
Ha preso tra le mani il primo libro che ha trovato e gli viene da sorridere perché gli ricorda i suoi genitori: Amleto, William Shakespeare.
Non è certo il loro libro d'amore ma quell'autore gli ricorda tutte le volte che ha trovato i genitori a rileggere le pagine di un loro vecchio libro, ormai ingiallito e sgualcito dal tempo.
All'interno di quel libro vi è anche un giglio, che sembra non appassire mai, e la firma sbiadita della madre.
Inizia la lettura, non sa perché non aveva mai preso quell'opera tra le mani.
Si rilassa, si fa trasportare dalle parole e non pensa più a niente.
«Leggi? Non sei stanco di farlo?» domanda una voce a lui famigliare.
Scorpius alza il volto e vede Emily, che si avvicina con un piccolo sorriso e si siede davanti a lui.
«Che ci fai qui? Non eri a letto?»
«Mi è passato il sonno e non mi andava di gironzolare per la scuola "vestita" da Astoria» scuote le spalle e si permette di prendere il libro dell'amico dalle sue mani.
Legge qualche riga ad alta voce: «Questo soprattutto: sii sincero con te stesso. E ne seguirà, come la notte il giorno, che non puoi essere falso con qualsiasi altro».
Poi alza il volto verso l'amico e gli mostra un mezzo sorrisetto: «Tu sei sincero con te stesso, Scorp?»
«Ci provo, almeno» scuote le spalle «Tu sei sincera con te stessa?»
«Penso che nessuno lo è fino in fondo» chiude il libro e lo passa nuovamente al ragazzo «Anche se ci proviamo, finiamo sempre per mentire a noi stessi in un modo o nell'altro.»

Ascolta bene le parole dell'amica e poggia quel manuale a terra, al momento sembra più interessante ciò che ha da dire.
«Non pensi che al mondo ci siano persone "vere"?» le domanda.
«Ci sono, ma è diverso dall'essere sinceri con se stessi. Perché ci diciamo sempre bugie, anche quando non ci accorgiamo di farlo. Essere "vero", forse, vuol dire ammettere questo. Le persone non gradiscono tutte le verità, per questo si convincono di bugie, nonostante cerchino di evitare questo aspetto.»
«Tu sai mentire a te stessa?»
«Il problema è che so quando lo faccio» accenna una risata e si sposta una ciocca bruna dietro l'orecchio «Ma l'ho accettato. Cerco di accettare un sacco di cose.»
Scorpius allaccia le braccia al petto, si tiene attento a ciò che dice e non si aspettava che in quel silenzio della notte potesse dire determinate cose.
Forse la mente degli adolescenti produce molto più di quella degli adulti.
Sarà l'effetto della giovinezza, e quando si cresce ad avere gli acciacchi non è solo la tua schiena ma anche il tuo animo.
«Tu sei sicuro di essere sempre sincero con te stesso?»
Lui sospira, scrolla di nuovo le spalle: «Ti ho detto, io ci provo. Ma ultimamente è difficile farlo».
«Per via di tua madre?»
«A quelle delle due ti riferisci?» ride.
«A quella che pensi alla quale mi stia riferendo.»
Emily ci sa fare con le parole, almeno quando si tratta di Scorpius. Sente dritto in petto ciò che gli deve dire.
«Esme è diversa da come la conosciamo...» cerca di riordinare le parole nella propria mente, di farle un discorso sensato «Sappiamo tutti quanto è forte, che la sua magia è sempre stata indistruttibile, ma parlo del suo umore, del suo modo di fare.»
«Era una ragazzina, è normale che sia più energica rispetto come l'hai conosciuta! Avanti... pannolini, lavoro, manutenzione della casa, la lettiera del vostro gatto... non accetti che si diventa adulti!» le viene da ridere, non riesce a capire come faccia Scorpius a non accettare che si cresce, che si cambia.
Ma il suo discorso è più profondo, diverso.

Scuote la testa, forse deve spiegarsi meglio.
«I suoi occhi sono affaticati, Em» parla «Non affaticati per i giorni a lavoro o i piatti da pulire. Anche mio padre era diverso e non per il giardinaggio o la cena da preparare. Io vedo che c'è qualcosa dentro di loro che manca, che stanno cercando di colmare qualcosa ma non so cosa!»
«Non pensi che siano esausti?» sospira.
«Non parlo del lavoro, te l'ho detto!»
«No, Scorp» scuote la testa «Io non so molto della tua famiglia, ma guarda come sono adesso: spensierati, senza problemi. E tra qualche mese tuo padre verrà marchiato da Voldemort e tua madre porterà il peso delle sue Antenate. Non pensi siano stanchi di aver passato tutto questo?»
Rimane in silenzio, il suo discorso sembra avere senso, ma soprattutto sembra averlo capito.
«Tua madre forse è ansiosa perché ha paura del ritorno di uno stregone! Lo sai, si chiamano traumi quelli. E magari tuo padre teme che tu possa essere un imbecille come lui» le sue parole hanno senso «Non pensi che ciò che hanno vissuto li abbia segnati? Questo viaggio segnerà anche noi, non vuol dire che siamo impazziti da un giorno all'altro. Quello che ci circonda, quello che ci capita, ci porterà sempre a mutare. Non cambiare noi stessi, ma semplicemente avremo consapevolezze differenti.»

Dannata Emily, forse ha ragione.
«Non ti sto dicendo che devi tornare indietro, che devi avere stima di loro, ma cerca di comprendere. Sono brave persone... lo sono sempre state.»
«Sempre? Mio padre mi ha solo detto di quanto facciano schifo i mezzosangue» mostra una risata amara «Non capisco come faccia ad essere cambiato così tanto da amarmi! Ti rendi conto? Non fa altro che trovarli repellenti.»
«Capisco lo shock, ma anche mio padre era un estremista. Certo, non quanto il tuo, ma non ha mai frequentato persone babbane o quantomeno non nobili. Invece è finito per sposare una babbana per giunta senza un soldo in tasca!» anche lei è sorpresa, ma non quanto l'amico «La gente non cambia, sono d'accordo con te, ma può migliorare.»
«Mio padre sembra proprio aver cambiato idea, Em. Ed è assurdo.»
«Tuo padre era un lavato di cervello! Con Esme ha capito quali sono i veri valori e chi amare, ma ha sempre avuto la capacità di farlo.»
«Di amare?»
«Dannazione, protegge tua madre anche quando non dovrebbe! È una ragazza insopportabile, per quanto sia davvero brava e altruista. Ammettilo: combina sempre qualche guaio, si è imboscata in un gruppetto di esaltati per insegnare la difesa contro le arti oscure, non fa altro che litigare e cercare di salvare anche l'insalvabile!»
Però a Scorpius viene da sorridere, non sa perché ma quel lato della madre le piace un sacco.
«Io pensavo di essere terribile, ma tua madre lo era di più!» e non sbaglia. Anche Emily ha un caratterino molto forte, ma niente in confronto alla Smith.
«Mio padre dice che è una "paladina".»
«E lo sei anche tu» risponde secca «Anche tu a scuola vieni chiamato così. Non ti rendi conto che sei molto più simile a lei di quello che tu possa pensare e questo perché ti ha educato ed amato fin dal primo giorno. Puoi dire che ha tanti difetti, ma dopo questo viaggio io spero tu possa capire che quelle persone ti amano.»

Ma adesso tocca al ragazzo fare una domanda fondamentale all'amica: «Tu pensi che i tuoi ti amino?»
«Non voglio sapere la risposta a questa domanda» ammette, la voce ha un tono amaro.
Lui le si avvicina, gioca con le proprie dita, ma la guarda dritto negli occhi: «Spero che tu possa capire che quelle persone ti amano».
«Non lo hanno mai dimostrato...»
«Non sanno bene come farlo, suppongo. Ma penso che tua madre senza di te non potrebbe stare»
«Come fai a saperlo?» sogghigna.
«Io so solo che ti hanno tanto voluta. Desideravano una seconda figlia e hanno provato tante volte per averti» racconta ciò che ha saputo nella crescita dai propri genitori «Probabilmente non sanno come gestire un carattere forte come il tuo. I tuoi genitori sono animi gentili e delicati, devi accettarli anche tu.»
«Io non mi sento amata, Scorp» parla con severità «Non mi sento minimamente amata da loro. Quando sono a casa mi sento a disagio, mi sento frustrata! So che non sono perfetta ma ci sarà mai una persona in grado di apprezzarmi per come sono?»
Lui le posa una carezza sulla schiena, nota la foga con la quale sono uscite fuori quelle parole e l'enorme sconforto che sente al cuore.
«Non pensavo di chiamarmi "nessuno"» accenna un sorriso e continua ad accarezzarla «Anche se spesso mi fai innervosire a me piaci per come sei.»
Emily alza il volto verso il suo e corruga la fronte stranita, non si aspettava parole così delicate ma allo stesso tempo dette con sincerità.
«Sei una persona coraggiosa ed intrepida, non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno ma sai anche cosa voglia dire "giustizia". Sei molto intelligente e sei un'ottima giocatrice di Quidditch. Insomma, non hai niente che non va.»
«Questo è un elenco di cosa so fare. Ma sono meritevole di essere amata?»
«Tutti siamo meritevoli di essere amati» sospira «Però, riuscirai a capire quanto sei amata solo quando capirai questo.»

Certe volte ci capita di non sapere se si è all'altezza dell'amore, in tutti i sensi.
Ci chiediamo se qualcosa manchi in noi, se qualche pezzo del nostro cuore non è pronto per sentirsi rigoglioso come dovrebbe.
Le favole, le storie, le leggende, ci fanno immaginare amori di tutti i tipi: in famiglia, con gli amici, con una dolce metà. Spesso non pensiamo di appartenere a nessuna di queste categorie.
Purtroppo, però, il problema è che siamo noi stessi a non amarci abbastanza e finiamo nella "trappola del meritevole".
Come se l'amore fosse un premio e noi dovessimo guadagnarcelo, come se dovessimo sfidare qualche drago su per la montagna per sentirci dire ti amo.
La verità più dura è che siamo sempre amati da qualcuno ma non lo vediamo, troppo presi alla ricerca di un amore che, in realtà, non proviene da noi stessi e non dal prossimo.
Rendiamo scontati amici, genitori, nonni, zii, insegnanti, anche il semplice vento che ci soffia la mattina contro il viso per ricordarci quanto sia bello e per rinfrescare le nostre bocche secche.
Siamo circondati d'amore, bisogna solo imparare a vederlo.

La bruna abbassa lo sguardo per un istante e annuisce, non gli dice altro.
L'unica cosa che riesce a fare è posare la testa sulla sua spalla e lasciarsi cullare dal calore del camino.
«Davvero tutti lo siamo?»
«Sì, ma sta a noi decidere se esserlo o meno.»
Scorpius la lascia in quella posizione, non cerca nemmeno di riprendere il libro, e rimane ad osservare le loro ombre in silenzio.
'E siamo tutti meritevoli di amare' pensa.

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Spero che tu non ti senta immeritevole come Emily, che tu possa capire che non devi fare nulla di più di quello che fai per meritare l'amore che meriti.
Solo esistere ci rende sufficientemente meritevoli di essere amati.
(e ringrazio la mia migliore amica per avermelo fatto capire e avermelo detto in più di un'occasione, facendomi sentire sempre speciale).
Se qualcuno, quindi, non te lo ha ancora detto: sei amati e lo meriti. 💚

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se era piuttosto semplice.
Ci vediamo mercoledì, LadyD 💚

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