Capitolo 33.
Sono sveglia già da qualche minuto, ed è da qualche minuto che non faccio altro che pensare a quello che è successo qualche ora fa. Di come d’un tratto i miei sentimenti siano riaffiorati ancora più forti di prima e di come i nostri corpi, uniti, si amassero tra di loro.
E’ stata una cosa straordinaria, una cosa spaventosa, una cosa inaspettata, una cosa desiderata. Arrossendo scuoto il capo cercando di mantenere un respiro costante, eppure il pensiero delle sue mani su di me mi fanno involontariamente mordere un labbro.
Coprendomi il viso col cuscino penso a quanto tutto ciò nonostante sia stato irresponsabile mi sia piaciuto tanto. Sono riuscita a fidarmi di lui, a tal punto di lasciarlo stringermi tra le sue braccia. Ripenso ai suoi occhi verdi, così impressi nei miei e ad i suoi sospiri sulle mie labbra.
Eravamo un’unica magia, un pensiero che improvvisamente mi fa sorridere come una scema.
Ad accompagnare il mio viaggio nella realtà è il suono del mio telefonino che suona indisturbato, faccio un lungo sospiro e lo prendo dal comodino. Sinceramente mi aspettavo una chiamata dal mio amico francese, infatti rimango sorpresa leggendo il nome di mio padre.
«Ehi.» Lo saluto, rimettendomi seduta sul mio grande e disordinato letto.
«Ciao tesoro, come stai?» Sorrido al pensiero di come potrei rispondere. Ho appena avuto un orgasmo, come vuoi che stia?
«Perfettamente.» Mi schiarisco la voce, coprendomi il corpo col lenzuolo. «Papà ho un problema, non so quando riuscirò a venire da voi. Ho avuto una lettera dal proprietario di casa, vuole sapere cosa ho intenzione di fare con l’appartamento. E, non solo credo mi abbiano staccato l’acqua calda, ma sono pronta a dirti che la casa è un disastro.» Faccio un sospiro di lamento. «Ora che vivo da sola è diventato più difficile ambientarsi in questo posto grande ma stretto, c’è troppo disordine.»
«Sei una ragazza, si suppone che tu sia ordinata.» Ride di me.
«Già, si suppone.» Innalzando gli occhi al cielo continuo a parlare. «Ho bisogno di un posto dove stare prima del college, sul serio.»
«Starai da noi fino a settembre.» Propone, anche se sembra più che me lo stia ordinando.
«Uhm.» Non so che dire, ora che le cose con Harry sembrano aver trovato una giusta strada non vorrei partire e dover ricominciare tutto dall’inizio. Sarebbe stressante e quasi impossibile, lui è quel tipo di persona che lo prendi una vola sola.
«Oppure potresti farti ospitare qualche settimana da Mitchell.» Spalanco gli occhi.
«Mamma mi ucciderebbe, papà.» Ridiamo insieme ed io mi accorgo che mi stava volontariamente prendendo in giro. Improvvisamente ripenso a Mitchell, mi chiedo se lui sappia qualcosa di quello che è successo in questi ultimi giorni.
Insomma, sono sparita da un giorno all’altro e a lui non è importato niente?
E’ cambiato tutto troppo presto tra di noi, ed ora che Barney è partito io ho davvero bisogno di una spalla sostenitrice. Potrei parlare di come mi sento con Tessa, ma non so se mi capirebbe sul serio.
«C’è un appartamento molto carino a qualche miglia dalla LSU, me ne ha parlato un mio amico che lavora nei paraggi. Non costa molto, potremmo darci un’occhiata insieme. Oppure, nelle migliori delle ipotesti, potresti accettare l’idea di tua madre di andare in un dormitorio all’università.» Improvvisamente l’idea di andare a vivere dal parigino e il mezzo americano mi sembra più allettante.
«Già, ci penserò.» Ovviamente non ho idea di andare a vivere in un dormitorio, troppo affollato e invadente. «Dov’è mamma?»
«E’ andata dal fioraio, sai quanto lei adori quelle piante dagli strani colori esotici.» Immagino mio padre fare una smorfia a quel pensiero e scoppio istantaneamente in una sonora risata, ad interrompere il mio momento di divertimento è il campanello che suona incessantemente.
«Papà devo andare, ci sentiamo presto.» Lo salutai tornando seria.
«Ti chiamerò domani, così potremo parlare meglio, ciao tesoro.» Sorrido amando il modo in cui mio padre cerca sempre il meglio per me, provando a non farmi mancare mai nulla. Cercando di tenere stretta a lui l’ultima figlia che possegga.
Lascio il cellulare sul letto ed infilo una maglia e dei pantaloni della tuta larghi, raccogliendomi i capelli in un codino domando chi c’è alla porta prima di aprire. Non faccio lo stesso errore due volte, non dopo che mi sono ritrovata con una porta barcollante e una casa piena di ubriachi cammionisti.
«Un coniglio gigante.» Ride la voce roca dall’altra parte della porta.
Faccio un mezzo sorriso e mi alzo sulle punte appoggiandomi le mani sullo stipite della porta. «Barney, sei tu?»
«Che?» Sento un calcio sulla porta e sussulto trattenendo una risata. «Ti do due secondi per aprire questa cazzo di porta, Chee.»
«Credevo ti fossi portato le chiavi.» Aggrotto la fronte mentre lascio che mi sorpassi per entrare.
«Sì, lo credevo anch’io.» Indica il mazzo di chiavi dimenticato sul tavolino all’ingresso. E’ più distratto di me in queste cose.
«Cosa hai preso?» Domando fissando le buste che ha tra le mani.
«Tacos!» Esclama entusiasta posandoli sul tavolo della cucina. «Però ho bisogno di una doccia, mettili in un piatto che arrivo subito.» Sto per prendere le buste che lui mi spinge nelle sue braccia tirandomi per un polso, gli tocco il petto con le mani mentre lui fa scendere la sua bocca sulla mia.
Inspiro il suo profumo di autunno, sento un formicolio familiare su tutto il corpo e le sue mani che stringono i miei fianchi portandomi sempre più vicino al suo copro. Quando mi ritraggo lentamente, i suoi occhi cercano i miei, sbattendo le palpebre più volte cerco inutilmente di riprendermi.
«Che c’è?» Chiede con un sorrisetto.
«Non sono sicura se devo farci l’abitudine.» Confesso in un sussurro.
Lui risponde specchiandosi nei miei occhi, mi lascia interdetta con un sorriso sulle labbra di entrambi prima di sfilarsi la maglia e gettarmela in faccia. «Corro a farmi una doccia, dammi tra dieci minuti.»
Quasi mi sorprendo che non mi abbia chiesto di farla con lui o qualcosa del genere, ma forse sto correndo un po’ troppo con la fantasia. Fisso la sua maglia bianca, calda e col profumo della sua pelle sopra. La fisso per un po’, prima di sorridere non appena mi viene un’idea familiare.
«Questo scambio di vestiti è insolito.» Sorride Harry cercando di infilarsi la maglia grigia che gli ho dato. Ovviamente è di sua proprietà, ma l’ho tenuta qui con me con un tempo tanto lungo da fargliela dimenticare.
Ha appena finito di farsi la doccia e non è sembrato infastidito di scoprire i miei cambi d’abiti.
«Io direi che è alla pari.» Scrollo le spalle ammirando la maglia bianca che ho ora io addosso – sempre sua.
Mangiando i tacos chiariamo ancora un paio di cose, principalmente tutto ciò che riguarda la decisione di Harry nel consegnarsi alla polizia. Non ho smesso di urlargli contro un solo secondo, e lui accoglieva i colpi alzando più volte gli occhi al cielo, la cosa che mi da più fastidio è che non accetta che il suo è stato un gesto realmente amorevole.
«Non sarebbe stata comunque la prima volta.» Sollevando lo sguardo dal suo tacos perde le sue iridi nelle mie, stringendo le labbra lascio che la storia vada avanti. Non lo interrompo nemmeno per un secondo mentre mi racconta di come, qualche anno, prima finì per una decina di giorni dietro le sbarre, mi ha detto che è stato beccato con della roba addosso.
Semplicemente sono rimasta impressionata, anche se magari è una cosa che avrei già dovuto aspettarmi da Harry. La cosa che ora mi stupisce più di tutte è chi sia questo Heath – Harry mi ha detto che è stato lui a dirgli di portare in giro questa roba, ed è stato lui stesso ad invocarlo a spacciare quando era appena maggiorenne.
«Sei ancora in contatto con lui?» Domando mentre lui mi aiuta a sparecchiare il tavolo dopo aver cenato, ricevo solo una lunga occhiata prima che neghi scuotendo il capo.
Spesso credo di non sapere letteralmente nulla di lui, ma ho sempre un’oscura paura che il saper troppo mi ucciderà. «Posso farti una domanda?»
«Provaci, ma non ti assicuro che ti risponderò.»
«C’è una ragione precisa per cui hai fatto tutto questo?» Capendo di non essermi spiegata bene riprovo: «Intendo il motivo per cui hai iniziato a darti al mercato della droga, le cannabis, le corse clandestine ed i combattimenti.»
I suoi occhi si spostarono sul pavimento pur di non incontrare i miei, notai le nocche stringere il bancone sotto le sue mani. La mia domanda è troppo, non avrei dovuto porla, non riesco mai a stare zitta. «Scusami non dovevo intromettermi.»
«Tranquilla, è apposto.» Fa un sorriso sforzato drizzando la schiena. «Che ne dici se andiamo a letto? Domani chiariamo un paio di cose e ti dico come sono andati gli interrogatori della polizia, va bene?» Semplicemente annuisco e lascio che la sua mano mi guidi all’interno della mia camera da letto.
Harry’s point of view.
Cercai disperatamente di afferrarle la mano ma lei la si scostò da me in modo brusco, i suoi occhi celesti erano arrabbiati e faceva di tutto pur di non piangere.
«Ti giuro, non lo sapevo.» La pregai mordendomi il labbro inferiore in modo autolesionistico, i suoi occhi sembravano non potermi perdonare.
«Non capisco perché lo fai!»Mi urlò contro sorpassando per uscire dalla casa di mio padre, cercai di raggiungerla ma lei sembrava non volersi voltare.
«Ero arrabbiato, sai che cosa succede quando..» Ricevetti uno schiaffo in quell’esatto momento, sentii gli occhi bruciare di rabbia insieme a tutto il sangue che girava nelle mie vene.
«Tu non sei il ragazzo che voglio! Non posso vivere con qualcuno che continua ogni dannato giorno a mettere la propria vita in pericolo, non posso vivere con qualcuno che prende pillole come se fossero caramelle, non posso stare con qualcuno come te!» Pianse spingendomi per le spalle, accolsi ogni colpo lanciato fuori dalle sue labbra semplicemente abbassando lo sguardo e sorridendo istericamente. «Sei un disastro, lo capisci? Ti rendi conto di quello che hai fatto?!» Urlò più forse, e la sua voce fece eco nelle quattro mura di quella piccola casa. «Distruggi la gente, Harry, è così che fai.» La sua voce si abbassò dandomi il coraggio di guardarla negli occhi. «Ci hai rovinato le vite, le hai segnate per sempre.» Si pulì il labbro tremolante con la manica della camicia, il mascara le era colato dagli occhi ed i capelli scuri erano attaccati disordinatamente alla fronte.
Non era più quella bellezza che credevo di aver visto mesi fa, non era più la ragazza che desideravo. Lei, come tutti gli altri, si era lasciata sconfiggere dal disastro che ero e che continuavo ad essere. Non era pronta ad aiutarmi, non era pronta ad essere la mia ancora di salvezza, ed io non ero pronto ad essere lasciato di nuovo da solo.
«Io non volevo farlo.» Provai a fare un passo avanti ma lei mi rinviò con forza contro il muro, rimasi meravigliato della sua forza. La sua mano si poggiò contro la il mio petto, stringendo la maglia nera nella piccola mano scarlatta.
«Io non voglio mai più vederti, non ti denunceremo perché malgrado l’odio che io provi per te in questo momento l’amore che provavo nei tuoi confronti ieri è ancora più forte.» Non rimossi gli occhi dalle lacrime che le sfioravano persino la bocca. «Però, sappi, che devo sparire dalla mia vita oggi e per sempre. Non voglio più vedere la tua faccia da cazzo, non voglio più sentire il tuo squallido odore di alcool ed erba, mi fai letteralmente schifo.» Ricevetti un altro schiaffo e mi stavo quasi abituando al dolore, prima che lei mi tirasse anche un calcio sul ginocchio. Strinsi gli occhi e bestemmiai mentalmente.
«Sai una cosa? Questo mio amore prima o poi passerà per un essere ripugnante come te, ma quello che sei te lo porterai dietro per tutta la vita. Ti spegnerai da solo Harry, mai nessuno vorrà di nuovo stare con te.» Si allontanò da me camminando verso la porta d’uscita, ammirai i suoi capelli arrivarle fino al fondoschiena che più a volte avevo avuto l’occasione di scoparmi.
«Sappi che la tua vita durerà ancora poco.» Sorrise istericamente chiudendo la porta alle sue spalle. In quel momento sentii un tuono venirmi da dentro, dei vetri distruggersi intorno a me e le vene pulsarmi in tutto il corpo.
Sento ancora quel tuono nello stomaco, le vene dei polsi mi palpitano e l’aria si assenta lentamente dai miei polmoni lasciandomi senza fiato. E’ tutto questo casino sul mio corpo a farmi svegliare di soprassalto eliminandomi le immagini di quel fottuto incubo, ancora più reale degli ultimi avvenuti in queste settimane.
Guardandomi intorno nel letto matrimoniale noto la splendida ragazza addormentata che stringe il cuscino tra le fragili braccia, mi sporgo accarezzarle la fronte ma mi fermo quando notò la mia mano tremare incontrollatamente.
Scatto in piedi dal letto e corro verso il bagno, mi accorgo troppo tardi di avere le fottute vertigini. Riesco a malapena a restare in piedi, la testa mi gira in un modo disumano e mi sto obbligando a non vomitare finché non sarò arrivato ai piedi del cesso.
Riesco a distinguere a malapena le cose, una volta in ginocchio di fronte alla tazza tutto quello che credevo avrei rimesso non si decide ad uscire fuori. Ci provo per circa cinque minuti, prima di alzarmi e tirarmi i capelli tra le mani, in preda ad un attacco di panico.
«Cazzo!» Urlò dando un calcio al muro, ovviamente non riesco a sentire dolore. Ho l’adrenalina nel corpo che mi ferma tutto. Bagnandomi il volto con l’acqua fredda filo di nuovo in camera, l’ombra della ragazza che si muove sul letto mi è confusa mentre cerco qualche pillola nei miei jeans sul pavimento.
«Cosa stai facendo?» Domanda la sua voce assonnata.
Le cerco, le cerco disperatamente avendo bisogno di qualche stupida droga pur di calmarmi. Sono arrabbiato, maledettamente innervosito con me stesso, non dovrei aver bisogno di questa merda quando i fottuti incubi tornano a tormentarmi.
«Harry, mi stai facendo preoccupare.» L’ombra diventa chiara grazie alla luce di una delle lampade, non le do ancora retta quando alla fine trovo il mio portafoglio. Caccio dal suo interno una delle pasticche rosse, non ricordo nemmeno quanto siano pesanti, ma il tipo che me le ha venduta ha detto che c’era qualcosa che fosse simile ad un narcotico al loro interno.
Sto per portarla alla bocca quando sento la sua voce pregarmi di non farlo. «Ti scongiuro di non ingoiarle.» Una mano calda mi sfiora la spalla, tremo ancora e cerco di metterla lentamente a fuoco. «Non farlo, Harry.» Due sue mani di posano sulle mie guance, prendendo il mio volto tra le sue mani vedo come lei, pian piano, cerca di farmi riprendere i sensi.
Respiro affannosamente e lei aspetta in modo paziente che io mi calmi. «Va tutto bene, sono qui.» Sento il suo abbraccio stringermi dolcemente, una cosa che non è mai successa prima in vita mia. Lascio che il mio respiro ritorni regolare mentre le sue braccia mi stringono contro di lei, seduti entrambi su uno stupido pavimento al freddo.
Non riesco a chiudere gli occhi, non riesco a prendere sonno, so solo che ho ancora quella pillola tra le mani quando la mia vera droga mi sta abbracciando. Sapevo che sarei morto per colpa di uno stupefacente, ma non credevo che esso sarebbe stato così bello e con degli incantevoli occhi di un perfetto verdazzurro.
Il suo profumo pian piano mi risveglia dal mio stato di trance, che, più o meno, è durato quasi quindici fottuti minuti. Le prendo una mano suggerendole di risalire sul letto, lei non si fa pregare nemmeno una volta e sorridendomi timidamente lascia che la porti di nuovo tra le coperte.
Non appena si stende sotto di esse mi accovaccio per poterle sfiorare le labbra con le mie, esito un secondo per poter sentire il suo respiro piacevole sulla mia bocca. Chiudo gli occhi premendo le mie labbra sulle sue morbide, quello che doveva essere un semplice grazie si trasforma ben presto in qualcosa di più ardente.
Socchiude lentamente le labbra dandomi il permesso di incontrare le nostre lingue, sentendo il calore inebriante delle nostre bocche non voglio altro che poterla sentire di nuovo. Salgo lentamente su di lei, posizionandomi tre le sue gambe. Lei porta le braccia intorno al mio collo, inebriandomi la mente di quelle familiari vertigini ed io mi sento di nuovo sotto l’effetto di qualche allucinogeno.
Le mie mani cercano la sua pelle sotto la mia maglia, porto le labbra sul suo collo cercando di farla star bene tanto quanto lei riesce a far star bene me. La sua pelle è la pelle più calda che io abbia mai sentito, il suo respiro è il più piacevole ed il suo profumo è il nuovo protagonista principale di tutto i miei pensieri.
Non so come spiegarti cosa significhi per me, vorrei dirle. E’ uno di quei momenti in cui non riesco a dire una sola parola, in cui mi basta la sintonia dei nostri corpi per stare bene.
E’ un momento di confusione, di estasi, di piacere e di schiocchi di labbra che si incontrano e si lasciano. Le sottraggo le labbra tra i denti e mi perdo nei suoi dolci gemiti, succhio il suo labbro delicatamente prima di ricominciare baciarla senza sosta.
Fa passare le sue mani nei miei capelli, tirandoli disperatamente, amo il modo in cui non riesce a trattenersi quando è con me. So di essere stato il primo, ed è una cosa che mi darà pace in eterno. Nessuno può sapere quanto sia bello starle così vicino, e nessuno dovrà mai saperlo.
Il nostro continuo andirivieni non finirà mai, io continuerò ad essere incasinato e lei continuerà ad essere l’unica persona a farmi uscire da questo bordello che è definita la mia vita. Ho desiderato così tanto che lei fosse di nuovo qui con me, ed ora che è successo mi sembra quasi impossibile.
Facendole scendere velocemente i pantaloni dalle gambe cerco con la mano che non si sta occupando di lei l’altro profilattico che avevo lasciato sul comodino, quando lo trovo lo strappo con i denti impaziente di possederla.
«Posso provare?» Sussurra, come se qualcuno possa sentirci. Le faccio un sorriso perverso vedendola arrossire, lascio che i boxer mi cadano di dosso mettendomi di schiena in modo che sia lei a prendere i comandi.
«Fallo srotolare lentamente, cercando di non farci entrare l’aria.» Con la voce roca ed eccitata è ancora più difficile dare ordini, lei mi guarda con un sorriso divertito per la mia voce profonda e si mette all’opera.
Trattengo un gemito ogni volta che le sue mani sfiorano il mio membro già in erezione, eccitato in una maniera assurda pur di possederla ancora una volta. Leggo i suoi occhi sorpresi ed il suo petto che fa su e giù sotto i miei occhi, le sue mani salgono lungo il mio addome una volta aver finito il lavoro in basso, sento le sue dita calcarmi l’inchiostro indelebile.
La prendo per i gomiti riportandola sotto di me, cambiando la mia mente decido di voler di nuovo avere io il controllo. Bloccando il suo respiro con la mia bocca le mette dentro due dita abituandola ad una presenza minore, ma non so per quanto tempo riuscirò a continuare con i preliminari.
Quando la sua bocca si occupa del mio collo le divaricò le gambe posizionandomi su di lei, rimuovo le dita sostituendole con qualcosa di più piacevole. Accolgo con un bacio ogni suo ansiamo, sentendomi finalmente libero da ogni pensiero. Quella che doveva essere un’ora, si è trasformata in una giornata, e dovrebbe essere sempre così.
Sento lo stomaco rilassarsi ed i tuoni sparire dalla mia testa, i suoi occhi sono l’unica cosa che riesco a vedere nel buio della mia mente. Le mie mani sono intrecciate nelle sue, quasi non mi riconosco. Ho i formicolii lungo tutta la schiena, uno strano peso nel petto e le parole che rotolano fuori dalla mie labbra dopo ogni spinta.
«Non mi sono mai sentito così.» Ammetto cercando di nascondere il viso tra l’incavo del suo collo, ma lei non me lo permette rapendomi il labbro tra i denti per poi lasciarlo un secondo dopo. Sento di nuovo il cuore farmi male, ma in senso positivo per una volta.
«Ho paura di svegliarmi e di scoprire che tutto ciò è soltanto un sogno.» Ho paura di amare il sorriso che sta nascendo sulle sue labbra, il gemito che ne segue un secondo dopo mi colpisce allo stomaco in un modo quasi doloroso.
«Tra tutte le droghe che ho provato tu resti quella più letale e, allo stesso modo, quella di cui non mi stancherei mai.» Le bacio le labbra, sfiorandole appena. «Non sai quanto cazzo mi piaci.»
Sussulta per il modo rude in cui l’ho detto, sento le sue pareti vaginali stringersi intorno a me e capisco che anche se lo nasconde sotto un velo di imbarazzo le piace da impazzire.
«Harry.» Prega la sua voce respirando sulle mie labbra.
«Sto fottutamente impazzendo.» Respiro affannosamente alzando appena lo sguardo per vederla meglio, ora so cosa sto provando. «Perché credo di essere maledettamente innamorato di te, Chee.»
Una pausa infinita tra di noi mi fa capire che, dopo un lungo sospiro, il mio cuore ha iniziato a prendere vita.
--
Per precisare: la storia non è ancora finita, mancano ancora un casino di cose lol.
Giù per lì ancora una ventina di capitoli, ci sono cose che ancora non avete scoperto c:
Domande:
1. Chi credere sia la ragazza del sogno?
2. Harry finalmente ha dichiarato il suo amore, come vi è sembrato? c:
3. La vostra frase preferita, mi aiuta saperlo lol.
Facebook "Sabrynex's group"
Instagram per i volti dei personaggi e video extra "SABRINE_WATTPAD"
Sul gruppo di facebook ho aperto "una richiesta", chiedendovi se vi andasse di creare una copertina per entrambe le storie, quelle che ritengo le migliori le uso come copertina dei libri.Sarebbe gentile da parte vostra, dato che le mie le odio lol. In cambio potrei farvi anche un po' di pubblicità c:
Grazie di tutto! x
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top