ᵈᵘᵉ

Ascoltate la canzone perché è troppo bella (I hate myself for lovin' you, Joan Jett e The Blackhearts)

Lo aveva baciato ed era scappato via, lasciandolo solo e interdetto. Dopo un po' tornò anche Shirabu dagli altri, Semi era con loro ma non lo degnò di un singolo sguardo e ciò ferì nel profondo il castano.

Salirono sull'autobus che li avrebbe riportati all'accademia, Shirabu, come suo solito si sedette da solo e infilò le sue amate cuffie facendo partire la riproduzione casuale. Poggiò la testa sul finestrino e chiuse gli occhi, perdendosi nei suoi stessi pensieri, continuava a pensare ai pochi, ma meravigliosi, secondi in cui le labbra di Semi erano poggiate sulle sue. Lentamente, con questi pensieri ancora in testa, scivolò in un sonno profondo.

Venne risvegliato più tardi da qualcuno che gli scuoteva la spalla.

Con fare pigro stropicciò gli occhi e mise a fuoco la figura di Kawanishi.

<<Sbrigati a svegliarti, siamo quasi arrivati bella addormentata>> Shirabu ringraziò, con tono leggermente scocciato del sarcasmo di Taichi, il ragazzo con i capelli color zenzero, e tornò a guardare fuori dal finestrino per capire a grandi linee dove si trovavano, effettivamente erano vicini alla scuola.

Kawanishi, forse per infastidire ulteriormente il castano si sedette di fianco al castano senza fare nulla, solo lo osservava attraversato da chissà quali pensieri. Shirabu cercò di non farci caso e continuò a farsi i fatti suoi.

Si voltò verso il sedile di Semi, il quale stava parlando con Tendo, o meglio, il fulvo stava farneticando su chissà cosa mentre l'altro lo ascoltava semplicemente. Era così dannatamente carino e la sua sola presenza agitava l'anima di Shirabu, facendogli provare mille emozioni contrastanti.

Si rese conto di essere rimasto troppo tempo a fissarlo, quando sentì il ragazzo di fianco a lui tossicchiare. La mente di Kenjiro stava viaggiando in pensieri che mai avrebbe ammesso ad alta voce e le sue gote si tinsero di un rosso chiaro mentre distoglieva lo sguardo imbarazzato.

<<Cosa vuoi, Taichi?>>

<<Sempre delicato proprio come una donzella, eh?>>

<<Taglia corto prima che ti butti fuori dall'autobus>> Kawanishi sbuffò divertito.

<<Non potresti farlo, Shirabu, mi vuoi troppo bene>>

<<Questo lo dici tu, stronzo>> l'altro lo guardò male, forse si era offeso a quelle parole, pensò Shirabu. Sussurrò uno "scusa" visibilmente dispiaciuto.

<<Tranquillo... Comunque, ti piace vero?>> Sul suo viso era dipinto un sorrisetto malizioso.

<<Chi?>> Chiese Shirabu, confuso. Che lo avesse già capito?

<<Ma come "chi"?>> Taichi si avvicinò di più al castano abbassando la voce a un lieve sussurro <<Semi, è palese>>

Shirabu arrossì di botto allontandolo con un gesto della mano, non gliene andava bene una quel stramaledetto giorno.

<<Non è vero, e poi io lo odio, lui odia me!>> nella bocca sentiva il gusto amarognolo della menzogna, lui amava Semi, però il biondo era scappato. E pensarci faceva così male...

Kawanishi allacciò un braccio intorno alle spalle di Shirabu, attirandolo ancora più vicino a sé – i loro visi adesso erano molto vicini e il castano sentiva una leggera ansia divorarlo dentro – il biondo inclinò la testa guardandolo indagatorio.

<<Pensi per caso che io sia stupido? Ti prego, ogni fottutissima volta che voi litigate sento nell'aria una certa attrazione sessuale che potreste fare invidia a chiunque>>

Oh, se solo Taichi avesse saputo cosa era successo solo poco prima...

Davvero, come avrebbe reagito?

Kawanishi, vedendolo zitto, continuò a parlare.

<<Adesso sto parlando seriamente, Kenjiro>> il castano deglutì, Taichi non lo chiamava mai per nome <<Semi è al suo terzo anno, tra qualche mese si diplomerà e molto probabilmente non avrete più occasione di parlarvi e avrai perso la tua opportunità di dichiararti. Come disse un tizio greco, carpe diem, cogli l'attimo>>

Shirabu, nonostante la serietà di quel discorso (cosa abbastanza strana visto il soggetto), scoppiò a ridere.

<<Orazio era un autore dell'antica Roma>>

<<Vabbè, è lo stesso. Che fosse greco, latino o giapponese, non me ne frega un cazzo, ma una cosa non cambia: devi confessarti a Semi>>

Shirabu annuì soltanto e tra i due calò il silenzio.

Nel frattempo l'autobus stava parcheggiando e i ragazzi si preparavano a scendere per tornare nei rispettivi dormitori. Così finì quell'estenuante giornata, alcuni di loro si erano chiusi nella propria stanza per riposare, altri si erano riuniti con altri studenti nella sala comune.

Shirabu affondò la testa nel cuscino mentre si buttava a peso morto sul letto, era stanco ma non riusciva ad addormentarsi, era troppo pensieroso.

Rimase in quella posizione una ventina di minuti, o forse di meno, aveva perso la cognizione del tempo rimuginando sul da farsi.

Con la grazia di un elefante e le parole di Taichi ancora impresse nella sua mente, si alzò dal comodo letto e a passi trascinati uscì dalla porta, doveva per forza parlare con Semi, o almeno quello era stato il suo piano originale.

Arrivò di fronte alla stanza del biondo e bussò un paio di volte, ma nessuno aprì.

Riprovò e ancora niente.

"Forse non è nella sua stanza" pensò dopo aver bussato per la quarta volta. Ma Shirabu non voleva lasciar perdere, doveva parlargli e anche subito, voleva baciarlo e sussurrargli all'orecchio che anche lui lo amava e poi baciarlo ancora.

Pensava a lui e la sua mente andava in subbuglio, lo confondeva. Era proprio vero allora che tra amore e odio di differenza ce n'è davvero poca. Tutto era cambiato da un semplice gesto.

Il castano rise dentro di sé, chiunque lo conoscesse lo avrebbe descritto come una persona apatica e menefreghista, di solito l'unico sentimento che riusciva a esternare era l'astio. Da dove gli usciva tutto quel romanticismo?

<<Oi Shirabu>> dietro di sé sentì una voce bassa, abbastanza familiare. Si voltò ritrovandosi davanti i capelli scuri e lo sguardo penetrante di Ushijima.

<<Hey, sai dov'è Semi? Ho bussato, ma nessuno mi ha aperto>> chiese indicando la porta dietro le sue spalle.

<<Stanotte dorme da Tendo>> rispose con la sua classica freddezza, quasi inumana. Shirabu sentì qualcosa bruciargli nel petto. Mai prima di quel momento era stato geloso, ma adesso ardeva dalla rabbia, cercò comunque di tenerla a bada davanti al capitano della sua squadra.

In teoria lui e Semi non stavano insieme, quindi non aveva il diritto di sfogare la propria gelosia, o almeno non davanti a Ushijima... magari davanti al diretto interessato.

<<E a te non dà fastidio questa cosa? Tu e Tendō non siete fidanzati?>> chiese leggermente stizzito.

<<Satori è il mio ragazzo, ma Semi è il suo migliore amico. Non posso impedirgli di passare un po' di tempo con lui>> Shirabu sbuffò.

<<Vabbè non importa, gli parlerò domani mattina>>

"Migliore amico un corno" pensò mentre se ne andava.

La mattina dopo era arrivato il fatidico momento ma, vedendolo in mensa parlare con Tendo, Ushijima e Reon, perse tutto il coraggio. Avrebbe preferito trovare un momento in cui erano entrambi da soli.

Eppure Semi, come se avesse capito le sue intenzioni, sembrava sfuggirli. Le poche volte in cui si incrociavano nei corridoi era sempre in compagnia di qualcun altro ed evitava di incrociare il proprio sguardo con quello del castano.

Per tutta quella settimana aveva saltato ogni allenamento di pallavolo, con la scusa di un ipotetico malore. Però Shirabu sapeva perfettamente che Semi stava benissimo, era soltanto una stupida scusa per non incontrarlo, per non essere costretto a passarci del tempo insieme.

Una mattina, incrociandolo nel corridoio, aveva provato a rivolgergli la parola, pure cercando di essere il più gentile e carino possibile, ma lui , a testa china e con una semplice frase, era riuscito a distruggere ogni sua aspettativa.

<<Adesso ho da fare, vattene>> e si era allontanato senza degnarlo neanche di uno sguardo.

Da quell'avvenimento, l'umore del ragazzo era sotto i piedi , più di quanto già lo fosse di solito. Era spesso distratto e qualche volta capitava che non riuscisse a seguire bene le lezioni perché la sua testa era altrove, lui che da sempre era stato uno studente modello.

Anche la notte dormiva poco e niente, scervellandosi su come riuscire ad avere una conversazione decente con il biondo, a niente erano serviti i messaggi – tutti rigorosamente lasciati con il visualizzato – o le mille chiamate senza risposta.

Tutta questa difficile situazione gli aveva soltanto regalato delle orribili occhiaie e un'espressione ancora più incazzata del solito.

Shirabu stava soffrendo, in molti se ne erano accorti, ma a quasi nessuno sembrava importare qualcosa. Il ragazzo non se ne stupiva, non aveva molti amici – a nessuno interessava particolarmente legare con lui, la sua lingua tagliante aveva infastidito non poche persone – e non aveva nessuno che si preoccupasse per lui.

Tranne una persona.

<<Con quelle occhiaie potresti fare invidia a un panda... da quanto non dormi come si deve?>>

Junai Hajime, stessa classe e stessa sezione, banco davanti al suo. Un metro e ottantacinque di irritante gentilezza e innocenza.

C'era qualcosa di strano in quel ragazzo, e no, non si riferiva ai suoi capelli tinti di viola. Certo non era agli stessi livelli di Tendo, ma c'era qualcosa nel suo modo di fare che turbava Shirabu. Era una persona sempre dolce, solare e molto amichevole, forse un po' troppo loquace per i gusti del castano.

Spesso e volentieri aveva scacciato con freddezza i suoi tentativi di attaccar bottone, ma per qualche strana ragione lui tornava sempre senza che Shirabu ne capisse il perché.

<<Dormo quanto basta e poi non sono affari che non ti interessano>> Junai poggiò i gomiti sul banco del castano e lo squadrò a lungo.

<<Tu non stai bene, si vede, e hai bisogno distrarti un po'>> Shirabu chiuse di botto il libro che stava leggendo.

<<Eh?>>

<<Ti è successo qualcosa e per questo stai male, ma non credo sia colpa dell'ultima partita... c'è sicuramente qualcos'altro>> il ragazzo era stupito da come Junai l'avesse capito subito e, per una volta, decise di mettere da parte il suo orgoglio. Annuì a quelle parole.

<<Visto che avevo ragione? Comunque avevo pensato di farti staccare la spina dalla tua solita routine, chissà magari questo pomeriggio usciamo e facciamo un giro in qualche negozio, sempre se non hai altri impegni>>

<<No, non dovrei quindi ci vediamo dopo>>

<<Non posso crederci... ho parlato con Shirabu Kenjiro e ha pure accettato di uscire, se sto sognando vi prego di non svegliarmi>>

<<Junai, smettila>> a quell'affermazione il ragazzo storse il naso, nel suo tono di voce era tornata la stizza.

<<Oh scusami, hai ragione>> la loro conversazione fu interrotta dell'inizio delle lezioni e Junai tornò seduto al suo banco. Shirabu si perse di nuovo nei suoi stessi pensieri, non stava facendo nulla di male a uscire con Hajime, no?

La giornata scolastica volò in fretta e in men che non si dica il castano si ritrovò di fronte all'entrata del centro commerciale della città insieme a Junai.

Nonostante ciò che era accaduto di recente con Semi, adesso Kenjiro si sentiva più leggero e tranquillo mentre, parlando con Hajime, si rese conto di quante cose avessero in comune malgrado le apparenti differenze di carattere. Non lo avrebbe mai ammesso, ma iniziava a trovare il ragazzo dai capelli viola davvero simpatico e si trovava bene con lui, si sentiva a suo agio.

Avevano mangiato qualcosa al bar e poi Junai era entrato in un negozio di vestiti per comprare delle felpe, quando un figura attirò l'attenzione di Shirabu.

Di fronte al negozio di abbigliamento ce n'era un altro di articoli musicali, lì vendevano un po' di tutto da vecchi dischi in vinile agli strumenti musicali. E nella sezione dei dischi, girato di spalle, c'era una testa bionda con le punte più scure che conosceva molto bene, ma soprattutto era da solo.

Con un semplice "scusami, devo fare una cosa. Torno subito" piantò in asso Junai.

Entrò di corsa nel negozio di fronte, le sue narici percepirono un forte odore di cannella, sulle pareti, insieme alle chitarre e ai bassi, erano appesi poster di cantanti e gruppi musicali, soprattutto rock – Shirabu aveva riconosciuto giusto un paio di nomi –di sottofondo c'era una canzone rock, ma non aveva idea di quale fosse, e gli oggetti, la maggior parte dalle tonalità calde come il rosso e il marrone, lo facevano sentire in altri anni... come se quello fosse il portale temporale che lo aveva portato negli anni '80.

Shirabu era rimasto così inebriato da quel piccolo paradiso, che per qualche secondo si era dimenticato perché era lì.

Si risvegliò dai suoi pensieri e a passo spedito si diresse da Semi, il quale ancora non si era accorto di lui.

<<Semi!>> esclamò il suo nome a gran voce, tant'è che le poche altre persone nel negozio si girarono verso di loro. Anche Semi, sentendo chiamato il suo nome, si voltò, ma appena le loro iridi castane si incrociarono la sua espressione mutò da sorpresa ad arrabbiata e forse c'era anche paura, Shirabu non riusciva a capirlo.

<<Cosa ci fai qui?>>

<<Sei solo un idiota>> Semi si lasciò sfuggire un piccola risata.

<<Se sei qui solo per insultarmi, te ne puoi anche andare, non ho voglia di essere umiliato, da te poi. Se vuoi odiarmi ok, ma continua per fatti tuoi>>

<<Sei solo un idiota>> ripeté ancora Shirabu, per giorni non aveva fatto altro che pensare a come dichiararsi nel modo più dolce e romantico, ma adesso sembrava essersi dimenticato tutto <<anzi sei un coglione, una testa di cazzo perché quel giorno te ne sei andato senza lasciarmi finire di parlare. Mi hai lasciato solo e io aveva così tante cose da dirti>>

Stavolta Semi non si trattenne dal ridere sarcasticamente.

<<Certo, volevi sputarmi addosso tutto il tuo odio, o non è così?>> cercava di nasconderlo, ma Semi aveva già gli occhi lucidi. Non voleva piangere però di fronte alla persona che amava.

<<No!>> sentendo quella risposta il biondo sgranò gli occhi, incredulo.

<<Allora?>>

Shirabu non gli rispose, piuttosto si alzò in punta di piedi e fece combaciare le loro labbra in un bacio.

Si cercavano frenetiche e si desideravano ardentemente, entrambi sognavano questo piccolo contatto da troppo tempo. Si staccarono solo quando tutti e due si ritrovarono senza fiato.

Le ginocchia di Shirabu tremavano per la troppa felicità, non riusciva a credere che tutto ciò fosse reale, e raggiunse l'apice quando Semi, sorridendogli, avvicinò le proprie labbra al suo orecchio intonando il ritornello di una canzone.

<<I think of you every night and day

You took my heart, and you took my pride away

I hate myself for lovin' you

Can't break free from the things that you do>>

[ti penso ogni notte e giorno

Hai preso il mio cuore e hai portato via il mio orgoglio

Mi odio per amarti

Non riesco a liberarmi delle cose che mi fai]

ANGOLO DI UNA SCRITTRICE PAZZA

Prima che mi veniate a dirmi cose del tipo "ma quel Hajime è Iwaizumi?" o qualcosa del genere vi dico già di no, non centra nulla con il nostro amato iwa-chan ma è un altro personaggio completamente diverso.

allora perchè hanno lo stesso nome? non ne potevo scegliere un altro?

Sì, ma volevo un nome che avesse un significato che ricollegare con il finale della storia, infatti Hajime significa "inizio" ma non vi dico altro, altrimenti spoilero troppo.

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