CAPITOLO 49-Dolore al petto

Mentre corro verso l'entrata dell'ospedale, ripenso a quello che è successo a casa di Adrien, e la mia mente si riempie di confusione; Vorrei tornare da lui per portarlo qui, ma nel profondo del mio cuore capisco che ora è meglio così, non voglio ingigantire questa faccenda portandomi appresso la persona che più mi porta preoccupazioni su questa terra, devo solo sapere se mia madre sta bene, nient'altro.

Mio padre mi sta aspettando nella hole, e appena i nostri sguardi si incrociano non posso fare a meno di buttarmi tra le sue braccia per essere poi stretta a sé.

"Marinette"

Mi separa da lui, guardandomi negli occhi con aria pacata. Quella che vedo sul suo volto cos'è? Pena?

"La mamma sta bene"
"Davvero?"

Domando, mentre sento la mascella tremarmi leggermente, nel tentativo di trattenere le lacrime.

"Si, vieni, gli ho già detto che saresti arrivata"

Mi guida verso una delle stanze ospedaliere del solito reparto, e questa cosa mi fa un attimo pensare.
Mentre i miei piedi varcano la soglia della porta, vedo mia madre parlare sdraiata sul letto con un dottore, che appena va via mi rivolge un sorriso caloroso.

"Mamma, stai bene? Che ci fai ancora sul letto? E la flebo?"
"Tesoro, non ti preoccupare, ho solo avuto un mancamento, devo rimanere qui per essere monitorata"

Sospiro. Sono incazzata, l'avevo detto ad entrambi di stare attenti, ma niente, non mi hanno ascoltato.

"Ho capito"

Gli afferro la mano e mi siedo accanto a lei. È inutile discutere, voglio solo sapere cosa pensa di tutta questa situazione.

"Tom, puoi lasciarci un attimo da sole?"

Mentre i miei occhi si perdono nel nulla, mio padre esce dalla stanza e vedo mia madre sorridermi cordialmente.

"Marinette, lo so a cosa stai pensando. Credi che ne io ne tuo padre abbiamo intenzione di cambiare la nostra vita al passo della chemio, perché entrambi non vogliamo affrontare il fatto che d'ora in poi tutto cambierà"
"È vero"

Affermo, lasciando le sue calde mani scoperte. Credo che stia tentando di capirmi più di chiunque altro, ma non sono sicura di poterglielo permettere.

"Lo so, e so anche che tu hai ragione"

Alzo lo sguardo, e la osservo seria.

"Il fatto è che tutto cambierà, incluso noi stessi. Ed è per questo che stiamo cercando di fare finta di nulla, perché abbiamo paura che questo cambiamento possa portare a qualcosa di fin troppo pesante da sopportare. Ma tu Marinette... Nonostante sappia quanto tu sia stata male a causa delle mie scelte, ho ignorato ciò che provavi e ho pensato a proteggermi, mi dispiace..."

Rimango in silenzio per pochi secondi, cercando di capire il motivo di tutto questo discorso.

"perché mi stai dicendo questo, mamma?"

Sospira, accarezzandomi leggermente la guancia. E' tutto così strano, non lo capisco.

"Perché ho paura di perderti"

Subito mi chiedo perché lo dica, poi capisco; all'inizio di tutta questa storia sono stata malissimo, tutto a causa del fatto che mi sentivo sola e impotente. In realtà ancora adesso mi sento spesso patetica, ma so di non essere completamente sola, so di avere a fianco persone che valgono la pena avere vicino, e qualcuno per cui valga la pena lottare.

"Tranquilla, stai certa che non mi perderai"

Le sorrido, baciandole la guancia e alzandomi dalla sedia.

"d'accordo"

Lei mi osserva serena, ed io posso salutare mia madre con tranquillità. Esco dall'ospedale dopo aver incontrato mio padre e avergli chiesto quando sarebbero rientrati a casa, e me la faccio a piedi fino alla fermata dell'autobus, su cui salgo due minuti dopo.
Osservo il paesaggio parigino passare davanti ai miei occhi come macchine sfreccianti, e mi accorgo solo ora di come la luce estiva si stia facendo avanti col passare del tempo. Manca pochissimo alla fine del liceo, chissà Adrien cosa vorrà fare dopo... In realtà non ne abbiamo mai parlato, ed ora che ci penso credo sia giunto il momento di farlo, in fondo, si tratta del nostro futuro. Tra un pensiero e l'altro, i miei occhi si incantano su quelli di un bambino mulatto, e non mi accorgo subito della telefonata che mi sta arrivando...

Adrien Pov's

Ancora qui.
Sono ancora qui, davanti alla porta d'ingresso a fissare il vuoto. Quanto tempo è passato?
Abbasso la testa affranto afferrando il telefono per vedere l'orario; è tardi, Marinette sarà ancora all'ospedale? Perché non mi ha ancora chiamato? Possibile sia successo qualcosa di veramente grave? E io che volevo solamente averla a casa per una notte... Dio se sono egoista, un egoista patentato.
Che faccio? Ho capito che lei non voleva che venissi con lei ma... Dovrei starmene qui con le mani in mano?
Provo a chiamarla ma non risponde. Ha il telefono occupato, perché? Cazzo richiamami.
Poco dopo la suoneria si attiva, quasi come una magia inaspettata; è lei.

"Dove sei? Stai bene?"

Chiedo, forse in maniera troppo frettolosa.

"Si, sono uscita dall'ospedale già da una decina di minuti"
"È successo qualcosa di grave?"

Sento la sua voce affranta darmi i brividi, spero stia davvero bene.

"No, c'è... Non ci voglio pensare. Sto tornando da te"
"Va bene, ma non sarebbe meglio rimanere con i tuoi?"

Un momento di silenzio rende più evidente il suono delle cicale aggirate per il giardino: Se già a maggio c'è così caldo, non voglio immaginare a luglio.

"No, voglio venire da te"

Rimango un secondo zitto. Anche se è egoista, il fatto che lei voglia stare qui con me mi consola enormemente.

"Va bene, ti aspetto"

Riattacco il telefono. Ho la testa che scoppia e un dolore al petto lancinante... Perché mi sento così male? Non capisco.

Arriva presto.


ANGOLO AUTRICE

Salve miei piccoli budini al cioccolato 🍫

Finalmente sono tornata dopo tanto tempo *risatina di circostanza*
Ho cambiato un po' quello che doveva essere il continuo della trama dato che non ho più avuto un ricordo chiarissimo di quello che volevo scrivere, ma in fin dei conti questo capitolo era già praticamente pronto da molto tempo perciò ho anche voluto lasciarlo così com'è.
Il prossimo capitolo arriverà presto, spero siate pronti a vederne delle belle hehehe
(vi lovvo)

Detto ciò a presto, spero di esservi mancata💔

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